Mentre fai la tua scalata,
vecchio Sam che cosa vedi?
Cosa vedi? Cosa vedi?
Cosa vedi da lassù.
C'è una terra ormai bruciata
dove sei passato tu.
Ma ti trema sotto i piedi,
scricchiolando ogni piolo.
E insorgendo, fischia il vento,
a lasciarti ancor più solo.
Questo tuo isolamento
se non sai come si chiama:
Noi lo chiamiamo Vietnam!
Vietnam! Vietnam!
Dove vai su quella scala,
dove vai vecchio Zio Sam.
E tra i Bi-cinquantadue
mentre chiedi comprensione,
cosa senti, cosa senti,
cosa senti un po' più in là.
Anche sulle terre tue
sta crescendo un'altra età.
Un'età della ragione
che oggi prende la parola.
E con noi la grida il giorno
con la bianca e negra gola!
Questa età e questo giorno,
se non sai come si chiama:
Noi lo chiamiamo Vietnam!
Vietnam! Vietnam!
Dove vai su quella scala,
dove vai vecchio Zio Sam.
Ma perchè tra il gas che asfissia
lanci giù la fosca offerta,
pace a vampe, pace a vampe,
pace a vampe di napalm.
Una pace crocifissa
questa volta non si fa.
E' una pace assai diversa
questa che una terra invasa
chiede per la terra intera,
giù le mani, torna a casa!
Questa pace nuova e vera
se non sai come si chiama:
Noi lo chiamiamo Vietnam!
Vietnam! Vietnam!
Dove vai su quella scala,
dove vai vecchio Zio Sam.
Questo grido che ora senti
cresce e sale più deciso,
più di come, più di come,
più di come sali tu.
Per la rosa, va, dei venti,
est e ovest, nord e sud.
Unirà quel che hai diviso
più di quanto puoi pensarlo
porterà una stessa foce
anche il Volga e il Fiume Giallo.
Questa forza è questa foce
se non sai come si chiama:
Noi lo chiamiamo Vietnam!
Vietnam! Vietnam!
Scendi giù da quella scala,
scendi giù vecchio Zio Sam!
vecchio Sam che cosa vedi?
Cosa vedi? Cosa vedi?
Cosa vedi da lassù.
C'è una terra ormai bruciata
dove sei passato tu.
Ma ti trema sotto i piedi,
scricchiolando ogni piolo.
E insorgendo, fischia il vento,
a lasciarti ancor più solo.
Questo tuo isolamento
se non sai come si chiama:
Noi lo chiamiamo Vietnam!
Vietnam! Vietnam!
Dove vai su quella scala,
dove vai vecchio Zio Sam.
E tra i Bi-cinquantadue
mentre chiedi comprensione,
cosa senti, cosa senti,
cosa senti un po' più in là.
Anche sulle terre tue
sta crescendo un'altra età.
Un'età della ragione
che oggi prende la parola.
E con noi la grida il giorno
con la bianca e negra gola!
Questa età e questo giorno,
se non sai come si chiama:
Noi lo chiamiamo Vietnam!
Vietnam! Vietnam!
Dove vai su quella scala,
dove vai vecchio Zio Sam.
Ma perchè tra il gas che asfissia
lanci giù la fosca offerta,
pace a vampe, pace a vampe,
pace a vampe di napalm.
Una pace crocifissa
questa volta non si fa.
E' una pace assai diversa
questa che una terra invasa
chiede per la terra intera,
giù le mani, torna a casa!
Questa pace nuova e vera
se non sai come si chiama:
Noi lo chiamiamo Vietnam!
Vietnam! Vietnam!
Dove vai su quella scala,
dove vai vecchio Zio Sam.
Questo grido che ora senti
cresce e sale più deciso,
più di come, più di come,
più di come sali tu.
Per la rosa, va, dei venti,
est e ovest, nord e sud.
Unirà quel che hai diviso
più di quanto puoi pensarlo
porterà una stessa foce
anche il Volga e il Fiume Giallo.
Questa forza è questa foce
se non sai come si chiama:
Noi lo chiamiamo Vietnam!
Vietnam! Vietnam!
Scendi giù da quella scala,
scendi giù vecchio Zio Sam!
Contributed by Dead End - 2012/9/17 - 11:27
Non sapevo che questa canzone fosse di Ivan della Mea. Posso abbandonarmi a un ricordo? Nel 1965 (credo) mi ritrovai a Bologna, delegato a un congresso nazionale della F.G.C.I. (per i visitatori più giovani, la FGCI era la Federazione giovanile del PCI ). In quel congresso, Luigi Longo, già discretamente acciaccato dalla malattia, ci chiese il "sacrificio" di cedere Achille Occhetto al Partito [non poteva(mo) sapere che cosa quello ne avrebbe in seguito fatto, del partito] in cambio di...Claudio Petruccioli, che lì per lì apparve a me come un florido giovine romanesco più dedito alle fettuccine che alla lotta di classe. Ma di quel congresso (che traboccò anche in un sit-in in Piazza Grande, molto stigmatizzato dai compagni locali, perché una parte dei delegati era alquanto nervosa, e scalpitava per qualcosa di più di sinistra e di movimento), ricordo che la cosa migliore fu la canzone - quasi colonna sonora del congresso - che ripeteva quel "noi lo chiamiamo Viet Nam", che non ho più dimenticato: canzone di Ivan della Mea, scopro solo adesso, ritrovandola con immenso piacere in AWS. E a Ivan vada allora il mio accorato ringraziamento.
Gian Piero Testa - 2012/9/20 - 21:43
Oh bella !? ma che c'entra Ivan Della Mea, se - come un po' tardi leggo ora - la canzone è di Carpi/Socrate ? Me lo potete spiegare, sì che siano ringraziate le persone giuste?
Gian Piero Testa - 2012/9/21 - 00:01
Hai fatto tutto da solo, Gian Piero :)
La canzone era comunque nel repertorio di Ivan.
La canzone era comunque nel repertorio di Ivan.
Alberto - 2012/9/21 - 15:46
Canzone che ho avuto da sempre in memoria e nel cuore.
Poiché era un disco di Ivan dove l'ascoltavo a casa ed in sezione, ho sempre pensato che la canzone fosse sua, e l'ho amata come ogni sua canzone, ma vada agli autori reali il ringraziamento.
Poiché era un disco di Ivan dove l'ascoltavo a casa ed in sezione, ho sempre pensato che la canzone fosse sua, e l'ho amata come ogni sua canzone, ma vada agli autori reali il ringraziamento.
Corrado Marino - 2020/8/13 - 10:25
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Versi del poeta Mario Socrate, poeta e scrittore romano scomparso lo scorso 27 marzo [2012] al’età di 92 anni.
Musica di Fiorenzo Carpi
Singolo del 1966, poi anche nell’album collettivo “Compagno Vietnam”, edito nei primi anni 70 sempre dalla Dischi del Sole.
Testo trovato su Il Deposito
Sul lato B del 45 giri del 1966 c'era Illu Vietnam nostri compagni
Esecutori: Rudy Assuntino, Ivan Della Mea, Silvia Malagugini, Cati Mattea, Michele L. Straniero
Alla chitarra: Paolo Ciarchi, Umberto Napolitano
“Ho chiesto al generale Westmoreland che cosa gli servisse per far fronte a questa crescente aggressione. Me lo ha detto. E noi soddisferemo le sue richieste. Non possiamo essere sconfitti con la forza delle armi. Rimarremo in Vietnam.” (28 luglio 1965. Il presidente americano Lindon Johnson anuncia l’escalation militare nel sud est asiatico)
“[…] Anche Mario Socrate, poeta ormai canonico e reduce della Resistenza, scrisse il testo di una canzone sul Vietnam in cui giocava sulla parola ‘escalation’ che traduceva con ‘scalata’ per mostrare il punto di vista da cui lo Zio Sam poteva vedere le tragiche conseguenze di un imperialismo mondiale che Socrate riassumeva nella parola ‘Vietnam’ […]” (Alessandro Portelli, da “Note Americane. Musica e culture negli Stati Uniti”, Shake/Acoma edizioni, 2011)