Банька по-белому

"..."От какого впечатления явилась песня?.."
Вы знаете, я был тогда в Сибири, тогда были съемки... Очень много рассказов, очень много всяких ассоциаций, - наверное, все вместе, но конкретно - точно ничего. У меня почти никогда по конкретному поводу не возникают такого рода песни. Возникают - шуточные, и то, знаете, такие они - относительные шутки. А вот по поводу "Баньки" - нет, ничего конкретного не было..."

Владимир Высоцкий.
Москва, МВТУ им. Баумана,
26.03.79 г.

Qui sopra, in una conferenza all'istituto Baumann di Mosca tenuta tra mille difficoltà poco più di un anno prima di morire, Vladimir Vysotskij dichiarava sinceramente, alla domanda di che cosa veramente parlasse questa canzone, di non avere mai messo piede in Siberia. Né come condannato o perseguitato, né come libero cittadino. Ne aveva avuto molte occasioni per finirci nell'era brezhneviana, ma no, non c'era mai stato. Vysotskij disse quindi di non aver avuto nessun motivo concreto per scrivere una canzone del genere. Ciononostante, la scrisse. Scrisse una canzone indimenticabile, da brividi autentici, su chi in Siberia c'era finito per davvero, su chi era stato "venuto a prendere dall'autorità", che fosse quella degli zar o quella dei Gulag. Immaginandoselo (o forse immaginando se stesso) mentre faceva una delle terribili saune russe, una "banja po-belomu" (bagno alla bianca), che nell'originale russo è chiamato con il diminutivo affettivo, "ban'ka". Immaginandoselo (o forse immaginando se stesso, dato che sul petto ha tatuata "Marinka", ovvero la sua compagna, Marina Vlady) nella sua disillusione di uomo che aveva creduto in Stalin, nel "capo supremo". Siamo in un lager, e il protagonista, messe da parte le irruzioni autobiografiche, è un uomo comune. Si trova probabilmente adesso in qualche miniera. Un uomo che sente il peccato di una nazione intera, della sua accondiscendenza a Stalin, una condiscendenza che nella non-vita dei campi di lavoro egli percepisce come fango, come sporcizia che deve essere pulita, purgata anche nel corpo, mediante il vapore bollente. Ma, forse, il "bagno alla bianca" ha qui un doppio senso, lo stesso doppio senso del bagno penale. Nella bianca, bianchissima Siberia. Potrebbe essere una camera di tortura, e il vapore potrebbe uno strumento di coercizione per fargli denunciare i suoi "fratelli", gli altri rinchiusi. Ogni volta che mi capita di inserire una canzone di Vysotskij sono tentato di usare espressioni iperboliche, ma credo che siano giustificate. Questa non è solo poesia pura, questa è la voce di un popolo intero. Verrà il tempo in cui Vladimir Vysotskij troverà il suo giusto posto accanto a Tolstoj, a Puškin, a Turgenev, a Blok, a Esenin, a Majakovskij.[RV]

One of Vysotsky’s most emotionally charged songs is his “White Bath.” The rather depressing scene seems to be a Soviet labor camp, the hero – a common man who has foresaken his life-long belief in Stalin and is seeking an alternative to his society’s accepted values. The hero is a long-time inmate, who perhaps has been relocated “from Siberia to Siberia” due to crimes in his first prison; now he is at hard labor, probably in the mines. He feels the weight of the nation’s sin of acquiescence to Stalin, which pervades his being as a kind of dirt and filth that must be purged and cleansed from the body by the searing steam. Or perhaps the bath-house is a torture chamber, and the steam is to make him “come clean” and denounce his “brothers,” his fellow inmates. The poem is undoubtedly biographical, in tone if not in detail; Vysotsky sings that his chests are tattooted with Stalin and “Marinka” (i.e., Marina Vladi, Vysotsky’s wife). Surprisingly, Stalin is tattooed over the heart, as Vysotsky sings in his gravelly voice, so that the tattoo will make Stalin hear “ how our hearts explode.”

From: Robert Bird, Russian Writing, Writing Russia.