Μάνα γιατί με σπούδασες
μ`έκανες τεχνοκράτη
δεν μου`μαθες το μπαγλαμά
να`χω ζωή χορτάτη.
Αεροπλανάκι θα γενώ
στους ουρανούς θα ανέβω
κι αν βρω και λίγο μαγικό
δεν θα ξανακατέβω.
Γιατί η ρημάδα η λογική
τα σωθικά μου τρώει
γιατί η ψυχή ξεκούρδισε
σαν το παλιό ρολόι.
Εγώ βαρκούλα θα γενώ
και τ`ανοιχτά θα πάρω
κι άμα με πιάσει ο καιρός
ήσυχα θα φουντάρω.
μ`έκανες τεχνοκράτη
δεν μου`μαθες το μπαγλαμά
να`χω ζωή χορτάτη.
Αεροπλανάκι θα γενώ
στους ουρανούς θα ανέβω
κι αν βρω και λίγο μαγικό
δεν θα ξανακατέβω.
Γιατί η ρημάδα η λογική
τα σωθικά μου τρώει
γιατί η ψυχή ξεκούρδισε
σαν το παλιό ρολόι.
Εγώ βαρκούλα θα γενώ
και τ`ανοιχτά θα πάρω
κι άμα με πιάσει ο καιρός
ήσυχα θα φουντάρω.
envoyé par Gian Piero Testa - 12/5/2012 - 00:01
Langue: italien
Versione italiana di Gian Piero Testa
Il testo greco indurrebbe a tradurre: Il Tecnocrate. Ma ho preferito "Il tecnologico", perché non mi sembra che il testo consenta di pensare a una figura capace di egemonia sulla società in virtù del suo "razionale" possesso delle "asettiche" soluzioni dei problemi dettate dalla scienza e dalla tecnica. Mi evoca, piuttosto, il ricordo di quegli ex compagni di Liceo che avevano scelto il Politecnico e che, pendolari come me sui treni della Nord, mentre "noi altri" umanisti ci scaldavamo in discussioni sul centro-sinistra, sul fondo di Baldacci, sull'ultimo film, sul nuovo romanzo, sugli scioperi degli elettromeccanici, quelli in un canto si esercitavano con il regolo calcolatore, che estraevano dal taschino un attimo dopo essersi seduti su quei sedili incandescenti del treno.
IL TECNOLOGICO
Mamma perché mi hai fatto studiare
mi hai reso tecnologico
e non mi hai insegnato il baglamàs
perché avessi una vita capace di saziarmi.
Creerò un aeroplanino
salirò su nei cieli
e se trovo un poco di magia
non scenderò mai più.
Perché la logica stringente
mi rode le budella
perché l'anima è scordata
come un orologio vecchio.
Creerò una barchetta
e mi metterò in mare aperto
e quando mi coglie la tempesta
andrò a fondo in santa pace.
Mamma perché mi hai fatto studiare
mi hai reso tecnologico
e non mi hai insegnato il baglamàs
perché avessi una vita capace di saziarmi.
Creerò un aeroplanino
salirò su nei cieli
e se trovo un poco di magia
non scenderò mai più.
Perché la logica stringente
mi rode le budella
perché l'anima è scordata
come un orologio vecchio.
Creerò una barchetta
e mi metterò in mare aperto
e quando mi coglie la tempesta
andrò a fondo in santa pace.
envoyé par Gian Piero Testa - 12/5/2012 - 00:06
Bellissima la "metatesi testiana" sull'autore di questa canzone: da Ζερβουδάκης si è passati a "Zevourdakis". Gianpie', facci attenziò': se qualcuno cerca l'autore di questa canzone in versione traslitterata, può continuare tranquillamente ne' secoli de' secoli... (amen) :-PPP
Riccardo Venturi - 15/5/2012 - 10:59
Sapessi quante volte ho scritto Γαργαρουνάκης invece di Γαργανουράκης, povero Χαράλαμπος, voce cretese che sembrava ineguagliabile, e invece la uguagliò quella dell'Archànghelos. Anzi, ti prego di stare attento al mio prossimo invio, Riccardo, perché ho in mente un disco tutto di Garganourakis. O Garganourakis? Boh?
Gian Piero Testa - 15/5/2012 - 20:35
Incredibile, è successo anche a me la prima volta che ho scritto Γαργανουράκης. La stessa cosa tua. Ma questo succede perché in realtà, negli alfabeti con cui si ha consuetudine (l'alfabeto greco l'ho imparato a 13 anni) non si "legge": si capta l'intera parola come fosse un ideogramma cinese. E nell'estrema rapidità della cosa, qualche volta si sbaglia: succede sovente anche nella nostra lingua materna di pigliare fischi per fiaschi. Tu immagina cosa deve succedere a un polacco: a tale riguardo eccoti la famosissima "gag" di Grzegorz Brzęczyszczykiewicz. E' in tedesco con sottotitoli in ceco, ma fa ridere lo stesso; nello spezzone si sente la pronuncia esatta del cognome polacco, che segue comunque la corretta ortografia di quella lingua. Credevo fosse un cognome inesistente, ma ecco cosa ti spunta su Feisbuk!
Riccardo Venturi - 15/5/2012 - 21:47
×
Στίχοι: Δημήτρης Ζερβουδάκης
Μουσική: Δημήτρης Ζερβουδάκης
Πρώτη εκτέλεση: Δημήτρης Ζερβουδάκης
Από "Έχε το Νου σου", 1994
Versi, musica e prima interpretazione di Dimitris Zervoudakis
Da "Έχε το Νου σου"/"Sta' ben attento", 1994
Ma, avendo iniziato la ricerca, subito mi sono lasciato incuriosire da questa canzone, che con il rebetico c'entra poco, di Dimitris Zervoudakis, il quale oppone l'arida non-vita tecnologica alla pienezza dell' immaginazione. Non è esattamente in tema, rispetto al nuovo filone che AWS ha deciso di alimentare: ma a suo modo ci può stare, credo.
Con parole più alate (che, tuttavia, manderanno in estasi Riccardo), Odisseo Elitis scriveva degli anni Cinquanta nella sua fondamentale "Cronaca di un decennio" a proposito dell'arretratezza tecnologica del suo paese in confronto all'Europa occidentale (Svizzera e Francia), che stava visitando:
Nel suo piccolo, il ragazzo di Zervoudakis vorrebbe pure lui un cielo e un mare greci, non da possedere attraverso il falso dominio della tecnologia, ma da cui farsi possedere, attraverso quello vero e umanissimo dell'immaginazione, e di poterli cantare con un piccolo "baglamàs", quel buzukino che ha permesso a tanti greci spregiati e marginali e "tembelides" (sfaticati) di esprimere la loro vita, pulsante nelle loro anime. Ma la saggia mammina, esperta del mondo e del progresso inarrestabile come un tram, lo ha costretto a diventare un altro. Un disadattato, come è oggi anche il suo paese, indotto a diventare altro da quel che era. (gpt)