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Langue: grec moderne


Dimitris Zervoudakis / Δημήτρης Ζερβουδάκης

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O tehnokrátis
Στίχοι: Δημήτρης Ζερβουδάκης
Μουσική: Δημήτρης Ζερβουδάκης
Πρώτη εκτέλεση: Δημήτρης Ζερβουδάκης
Από "Έχε το Νου σου", 1994

Versi, musica e prima interpretazione di Dimitris Zervoudakis
Da "Έχε το Νου σου"/"Sta' ben attento", 1994

Volevo (voglio) collaborare al nuovo tema della scarsa attitudine all'operosità del popolaccio, ma non con il materiale che mi viene facile facile alla mano, magari nei vernacoli del nord Italia, tipo "La mia mama veul che file", oppure "Mangium, bevum, poca voeuja de laurà/ femm su na sigarèta/ de fa pasà la fam/ Angiola facia de tola/ mi hai rovinato", con quel che segue, sapendo che finirei subito subissato da quelle dei meridionali, i quali, come sfaticati, da queste parti si vocifera siano dei veri professionisti e chissà quante canzoni avranno prodotto e potrebbero mandare. No, volevo arare, nel mio campo di elezione, quello della canzone greca, il tema della τεμπελιά, cioè della scelta di vita che certo non respinge gli straordinari prolungati nelle notti per disordinati generi di fatiche, ma mal sopporta ogni regolare e onorato lavoro, con i suoi orologi, le sue sirene, i suoi capetti, i suoi doveri, e, se avanzano spiccioli al padrone, anche con il suo salario: scelta, o necessità, di vita che fu il presupposto della fioritura del rebetico.

Ma, avendo iniziato la ricerca, subito mi sono lasciato incuriosire da questa canzone, che con il rebetico c'entra poco, di Dimitris Zervoudakis, il quale oppone l'arida non-vita tecnologica alla pienezza dell' immaginazione. Non è esattamente in tema, rispetto al nuovo filone che AWS ha deciso di alimentare: ma a suo modo ci può stare, credo.

Con parole più alate (che, tuttavia, manderanno in estasi Riccardo), Odisseo Elitis scriveva degli anni Cinquanta nella sua fondamentale "Cronaca di un decennio" a proposito dell'arretratezza tecnologica del suo paese in confronto all'Europa occidentale (Svizzera e Francia), che stava visitando:

«Grecia infelice! Esistessero unicamente gli stranieri: invece ci si son messi pure i greci. I greci, e va bene; ma proprio quelli che si trovavano più vicini a noi, gli intellettuali? Essi guardavano al loro paese con condiscendenza, come se si trattasse di un qualsiasi paese del medio oriente; e ciò perché le università non avevano dei laboratori aggiornati, o piuttosto perché gli orinatoi non disponevano di occhio elettronico ! Ebbene, io lo confesserò con una sincerità sulla quale non è il caso di ironizzare: mi sentivo un aristocratico, l'unico ad avere il privilegio di chiamare il cielo ουρανός e il mare θάλασσα , esattamente come Saffo, esattamente come Romano il Melode, da migliaia di anni, e di vedere solo così veramente l'azzurro dell'aria e di sentire il gemito del mare... d'altronde, come ho ammesso, ero diventato un fanatico...».


Nel suo piccolo, il ragazzo di Zervoudakis vorrebbe pure lui un cielo e un mare greci, non da possedere attraverso il falso dominio della tecnologia, ma da cui farsi possedere, attraverso quello vero e umanissimo dell'immaginazione, e di poterli cantare con un piccolo "baglamàs", quel buzukino che ha permesso a tanti greci spregiati e marginali e "tembelides" (sfaticati) di esprimere la loro vita, pulsante nelle loro anime. Ma la saggia mammina, esperta del mondo e del progresso inarrestabile come un tram, lo ha costretto a diventare un altro. Un disadattato, come è oggi anche il suo paese, indotto a diventare altro da quel che era. (gpt)
Μάνα γιατί με σπούδασες
μ`έκανες τεχνοκράτη
δεν μου`μαθες το μπαγλαμά
να`χω ζωή χορτάτη.

Αεροπλανάκι θα γενώ
στους ουρανούς θα ανέβω
κι αν βρω και λίγο μαγικό
δεν θα ξανακατέβω.

Γιατί η ρημάδα η λογική
τα σωθικά μου τρώει
γιατί η ψυχή ξεκούρδισε
σαν το παλιό ρολόι.

Εγώ βαρκούλα θα γενώ
και τ`ανοιχτά θα πάρω
κι άμα με πιάσει ο καιρός
ήσυχα θα φουντάρω.

envoyé par Gian Piero Testa - 12/5/2012 - 00:01



Langue: italien

Gian Piero Testa.
Gian Piero Testa.

Versione italiana di Gian Piero Testa

Il testo greco indurrebbe a tradurre: Il Tecnocrate. Ma ho preferito "Il tecnologico", perché non mi sembra che il testo consenta di pensare a una figura capace di egemonia sulla società in virtù del suo "razionale" possesso delle "asettiche" soluzioni dei problemi dettate dalla scienza e dalla tecnica. Mi evoca, piuttosto, il ricordo di quegli ex compagni di Liceo che avevano scelto il Politecnico e che, pendolari come me sui treni della Nord, mentre "noi altri" umanisti ci scaldavamo in discussioni sul centro-sinistra, sul fondo di Baldacci, sull'ultimo film, sul nuovo romanzo, sugli scioperi degli elettromeccanici, quelli in un canto si esercitavano con il regolo calcolatore, che estraevano dal taschino un attimo dopo essersi seduti su quei sedili incandescenti del treno.
IL TECNOLOGICO

Mamma perché mi hai fatto studiare
mi hai reso tecnologico
e non mi hai insegnato il baglamàs
perché avessi una vita capace di saziarmi.

Creerò un aeroplanino
salirò su nei cieli
e se trovo un poco di magia
non scenderò mai più.

Perché la logica stringente
mi rode le budella
perché l'anima è scordata
come un orologio vecchio.

Creerò una barchetta
e mi metterò in mare aperto
e quando mi coglie la tempesta
andrò a fondo in santa pace.

envoyé par Gian Piero Testa - 12/5/2012 - 00:06


Bellissima la "metatesi testiana" sull'autore di questa canzone: da Ζερβουδάκης si è passati a "Zevourdakis". Gianpie', facci attenziò': se qualcuno cerca l'autore di questa canzone in versione traslitterata, può continuare tranquillamente ne' secoli de' secoli... (amen) :-PPP

Riccardo Venturi - 15/5/2012 - 10:59


Sapessi quante volte ho scritto Γαργαρουνάκης invece di Γαργανουράκης, povero Χαράλαμπος, voce cretese che sembrava ineguagliabile, e invece la uguagliò quella dell'Archànghelos. Anzi, ti prego di stare attento al mio prossimo invio, Riccardo, perché ho in mente un disco tutto di Garganourakis. O Garganourakis? Boh?

Gian Piero Testa - 15/5/2012 - 20:35


Incredibile, è successo anche a me la prima volta che ho scritto Γαργανουράκης. La stessa cosa tua. Ma questo succede perché in realtà, negli alfabeti con cui si ha consuetudine (l'alfabeto greco l'ho imparato a 13 anni) non si "legge": si capta l'intera parola come fosse un ideogramma cinese. E nell'estrema rapidità della cosa, qualche volta si sbaglia: succede sovente anche nella nostra lingua materna di pigliare fischi per fiaschi. Tu immagina cosa deve succedere a un polacco: a tale riguardo eccoti la famosissima "gag" di Grzegorz Brzęczyszczykiewicz. E' in tedesco con sottotitoli in ceco, ma fa ridere lo stesso; nello spezzone si sente la pronuncia esatta del cognome polacco, che segue comunque la corretta ortografia di quella lingua. Credevo fosse un cognome inesistente, ma ecco cosa ti spunta su Feisbuk!

Riccardo Venturi - 15/5/2012 - 21:47




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