Contributed by Riccardo Venturi - 2006/6/18 - 17:29
La Shoah oggi? Ovadia: il nuovo Olocausto è nella fossa comune del Mediterraneo
"Io conosco la Shoah. Tuttavia ritengo che oggi essa venga strumentalizzata per altri scopi. Il giorno della memoria sta diventando il giorno della falsa coscienza e della retorica. L'Ebreo è divenuto il Totem attraverso cui ricostruire la verginità della civiltà occidentale. Ma l'ebreo di oggi è il rom, considerato ancora paria dell'umanità; è il musulmano, il palestinese; è il profugo che trova la morte nella fossa comune del Mediterraneo
Si è passati dallo sterminio degli ebrei alla israelianizzazione della memoria. Ho ascoltato politici, per me furfanti, uscire dal campo di concentramento di Auschwitz e dire "mi sento israeliano". Ma che affermazione è questa? Non sento nessuno affermare di sentirsi rom, omosessuale, antifascista, slavo o menomato. Eppure anche loro furono vittime dello sterminio. Vedete, distinguere tra morti è uno schifo. Primo Levi ha scritto un capolavoro assoluto della memorialistica e della riflessione, ma non l'ha intitolato 'Se questo è un ebreo' ma 'Se questo è un uomo'. Ricordiamoci degli esseri umani. Anche se noi italiani siamo specialisti in retorica e falsa coscienza, sfatiamo il mito degli 'italiani brava gente'. Ricordiamo che quello fascista è stato il regime dei genocidi: in Cirenaica, ad opera del generale Graziano; in Etiopia, il generale Badoglio ordinò lo sterminio col gas. Centotrentacinquemila morti civili, innocenti spariti in una volta sola. Ricordiamoci della ex Jugoslavia. Facciamo come i tedeschi. Loro hanno fatto chapeau. Loro, con la storia, ci hanno fatto i conti. Forse dovremmo iniziare a farlo anche noi".
Moni Ovadia
"Io conosco la Shoah. Tuttavia ritengo che oggi essa venga strumentalizzata per altri scopi. Il giorno della memoria sta diventando il giorno della falsa coscienza e della retorica. L'Ebreo è divenuto il Totem attraverso cui ricostruire la verginità della civiltà occidentale. Ma l'ebreo di oggi è il rom, considerato ancora paria dell'umanità; è il musulmano, il palestinese; è il profugo che trova la morte nella fossa comune del Mediterraneo
Si è passati dallo sterminio degli ebrei alla israelianizzazione della memoria. Ho ascoltato politici, per me furfanti, uscire dal campo di concentramento di Auschwitz e dire "mi sento israeliano". Ma che affermazione è questa? Non sento nessuno affermare di sentirsi rom, omosessuale, antifascista, slavo o menomato. Eppure anche loro furono vittime dello sterminio. Vedete, distinguere tra morti è uno schifo. Primo Levi ha scritto un capolavoro assoluto della memorialistica e della riflessione, ma non l'ha intitolato 'Se questo è un ebreo' ma 'Se questo è un uomo'. Ricordiamoci degli esseri umani. Anche se noi italiani siamo specialisti in retorica e falsa coscienza, sfatiamo il mito degli 'italiani brava gente'. Ricordiamo che quello fascista è stato il regime dei genocidi: in Cirenaica, ad opera del generale Graziano; in Etiopia, il generale Badoglio ordinò lo sterminio col gas. Centotrentacinquemila morti civili, innocenti spariti in una volta sola. Ricordiamoci della ex Jugoslavia. Facciamo come i tedeschi. Loro hanno fatto chapeau. Loro, con la storia, ci hanno fatto i conti. Forse dovremmo iniziare a farlo anche noi".
Moni Ovadia
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Interpretazione di Moni Ovadia
Nell'album de Les Anarchistes "La Musica nelle strade!"
Così racconta Moni Ovadia nelle note introduttive del suo disco Dybbuk:
"Canto paraliturgico del repertorio khassidico. Il testo iterato è il versetto 19 del salmo 118 di Davide. Questo tipo di canto veniva intonato dai khassidim mentre li conducevano alle camere a gas. Dediti allo studio delle scritture (Torah e Talmud) questi ebrei religiosi, impregnati di fede e devozione assoluta, non erano neppure sfiorati dall'idea di combattere, di versare sangue altrui. Il movimento khassidico, fondato dal grande maestro Israel Bal Shemtov nel '700 e diffusosi in tutta l'Europa dell'est, ha come carattere peculiare un rapporto diretto con il divino, improntato al fervore e alla gioia che si manifestano nel canto e nella danza. La lezione che proponiamo è del rabbino Shlomo Carlebach."
Moni ci ha fatto l'onore di ricantare questo brano sul nostro arrangiamento. (E voglio dire che ha gradito l'idea di Massimo di sostituire gli strumenti acustici con sonorità elettroniche). Qui c'è davvero la Voce del sacro - e il silenzio dell'homo sacer. - Marco Rovelli.
Il testo è stato riportato nell'alfabeto ebraico. Seguono la trascrizione in caratteri latini ripresa dal libretto dell'album e la traduzione italiana. [RV]