A per pauc de chantar no•m lais,
quar vei mort jovent e valor
e pretz, que non trob’on s’apais,
c’usquecs l’enpeinh e•l gieta por;
e vei tant renhar malvestat
que•l segl’a vencut e sobrat,
si qu’apenas truep nulh paes
que•l cap non aj’a son latz pres.
Qu’a Rom’an vout en tal pantais
l’Apostolis e•lh fals doctor
Sancta Gleiza, don Dieus s’irais;
que tan son fol e peccador,
per que l’eretge son levat.
E quar ilh commenso•l peccat,
greu es qui als far en pogues;
mas ieu no•n vuelh esser plaies.
E mou de Fransa totz l’esglais,
d’els qui solon esser melhor,
que•l reis non es fis ni verais
vas pretz ni vas Nostre Senhor.
Que•l Sepulcr’a dezamparat
e compr’e vent e fai mercat
atressi cum sers o borzes:
per que son aunit siei Frances.
Totz lo mons torn’en tal biais
qu’ier lo vim mal et huei peior;
et anc pus lo guit de Dieu frais,
non auzim pueis l’Emperador
creisser de pretz ni de bontat.
Mas pero s’ueimais laiss’en fat
Richart, pus en sa preizon es,
lor esquern en faran Engles.
Dels reis d’Espanha•m tenh a fais,
quar tant volon guerra mest lor,
e quar destriers ferrans ni bais
trameton als Mors per paor:
que lor erguelh lor an doblat,
don ilh son vencut e sobrat;
e fora miels, s’a lor plagues,
qu’entr’els fos patz e leis e fes.
Mas ja non cug hom qu’ieu m’abais
pels rics, si•s tornon sordeyor;
qu’us fis jois me capdell’e•m pais
qui•m te jauzent en gran doussor
e•m sojorn’en fin’amistat
de lieis que plus mi ven a grat:
e si voletz saber quals es,
demandatz la en Carcasses.
Et anc no galiet ni trais
son amic ni•s pauzet color,
ni•l cal, quar selha qu’en leis nais
es fresca cum roz’en pascor.
Bell’es sobre tota beutat
et a sen ab joven mesclat:
per que•s n’agrado•l plus cortes
e•n dizon laus ab honratz bes.
quar vei mort jovent e valor
e pretz, que non trob’on s’apais,
c’usquecs l’enpeinh e•l gieta por;
e vei tant renhar malvestat
que•l segl’a vencut e sobrat,
si qu’apenas truep nulh paes
que•l cap non aj’a son latz pres.
Qu’a Rom’an vout en tal pantais
l’Apostolis e•lh fals doctor
Sancta Gleiza, don Dieus s’irais;
que tan son fol e peccador,
per que l’eretge son levat.
E quar ilh commenso•l peccat,
greu es qui als far en pogues;
mas ieu no•n vuelh esser plaies.
E mou de Fransa totz l’esglais,
d’els qui solon esser melhor,
que•l reis non es fis ni verais
vas pretz ni vas Nostre Senhor.
Que•l Sepulcr’a dezamparat
e compr’e vent e fai mercat
atressi cum sers o borzes:
per que son aunit siei Frances.
Totz lo mons torn’en tal biais
qu’ier lo vim mal et huei peior;
et anc pus lo guit de Dieu frais,
non auzim pueis l’Emperador
creisser de pretz ni de bontat.
Mas pero s’ueimais laiss’en fat
Richart, pus en sa preizon es,
lor esquern en faran Engles.
Dels reis d’Espanha•m tenh a fais,
quar tant volon guerra mest lor,
e quar destriers ferrans ni bais
trameton als Mors per paor:
que lor erguelh lor an doblat,
don ilh son vencut e sobrat;
e fora miels, s’a lor plagues,
qu’entr’els fos patz e leis e fes.
Mas ja non cug hom qu’ieu m’abais
pels rics, si•s tornon sordeyor;
qu’us fis jois me capdell’e•m pais
qui•m te jauzent en gran doussor
e•m sojorn’en fin’amistat
de lieis que plus mi ven a grat:
e si voletz saber quals es,
demandatz la en Carcasses.
Et anc no galiet ni trais
son amic ni•s pauzet color,
ni•l cal, quar selha qu’en leis nais
es fresca cum roz’en pascor.
Bell’es sobre tota beutat
et a sen ab joven mesclat:
per que•s n’agrado•l plus cortes
e•n dizon laus ab honratz bes.
Contributed by Bartleby - 2012/4/20 - 13:20
Language: Italian
Traduzione italiana di Antonella Martorano da Rialto, Repertorio informatizzato dell’antica letteratura trobadorica e occitana
PER POCO NON SMETTO DI CANTARE
Per poco non smetto di cantare,
perché vedo morti gioventù e valore
e pregio, che non trova dove nutrirsi,
perché ognuno lo respinge e lo getta via;
e vedo a tal punto regnare la malvagità
che ha vinto e soggiogato il mondo,
che a stento trovo un paese
di cui non abbia preso il capo al laccio.
A Roma il Papa e i falsi dottori
hanno messo in tale confusione
la Santa Chiesa, che Dio se ne adira;
perché a tal punto sono stolti e peccatori
che gli eretici alzano la testa.
E poiché sono loro che danno inizio al peccato,
difficilmente si trova chi possa fare diversamente;
ma io non voglio essere il loro avvocato.
E muove dalla Francia tutto l’orrore,
da quelli che solevano essere i migliori,
perché il Re non è puro né verace
verso il pregio né verso Nostro Signore.
Ha abbandonato infatti il Santo Sepolcro
e compra e vende e fa mercato
così come un servo o un borghese:
per questo sono disonorati i suoi Francesi.
Tutto il mondo va così per traverso
che ieri lo abbiamo visto male e oggi peggiore;
e mai da quando ha rotto la guida di Dio
abbiamo udito l’Imperatore
crescere di pregio né di bontà.
Ma se per questo ormai scioccamente lascia
libero
Riccardo, poiché è nella sua prigione,
gli Inglesi ne faranno il loro scherno.
Mi affliggo per i re di Spagna,
perché vogliono tanto la guerra fra loro,
e perché per paura mandano ai Mori
destrieri grigi e bai:
cosicché hanno raddoppiato l’orgoglio di quelli,
per cui essi sono vinti e soggiogati;
e sarebbe meglio, se loro volessero,
che fra loro ci fosse pace e legge e fede.
E mai si pensi che io mi umili
per i potenti, se diventano peggiori;
perché una pura gioia mi guida e mi nutre
e mi tiene felice in gran dolcezza
e mi fa vivere nella perfetta amicizia
di colei che più mi aggrada:
e se volete sapere chi è,
chiedetelo là nel Carcassese.
E mai ha ingannato né tradito
il suo amico né si è messa del trucco,
né le importa, perché il colore che in lei nasce
è fresco come rosa in primavera.
È bella sopra ogni bellezza
e ha saggezza mescolata a gioventù:
di questo si compiacciono i più cortesi
e ne dicono lodi e onorato bene.
Per poco non smetto di cantare,
perché vedo morti gioventù e valore
e pregio, che non trova dove nutrirsi,
perché ognuno lo respinge e lo getta via;
e vedo a tal punto regnare la malvagità
che ha vinto e soggiogato il mondo,
che a stento trovo un paese
di cui non abbia preso il capo al laccio.
A Roma il Papa e i falsi dottori
hanno messo in tale confusione
la Santa Chiesa, che Dio se ne adira;
perché a tal punto sono stolti e peccatori
che gli eretici alzano la testa.
E poiché sono loro che danno inizio al peccato,
difficilmente si trova chi possa fare diversamente;
ma io non voglio essere il loro avvocato.
E muove dalla Francia tutto l’orrore,
da quelli che solevano essere i migliori,
perché il Re non è puro né verace
verso il pregio né verso Nostro Signore.
Ha abbandonato infatti il Santo Sepolcro
e compra e vende e fa mercato
così come un servo o un borghese:
per questo sono disonorati i suoi Francesi.
Tutto il mondo va così per traverso
che ieri lo abbiamo visto male e oggi peggiore;
e mai da quando ha rotto la guida di Dio
abbiamo udito l’Imperatore
crescere di pregio né di bontà.
Ma se per questo ormai scioccamente lascia
libero
Riccardo, poiché è nella sua prigione,
gli Inglesi ne faranno il loro scherno.
Mi affliggo per i re di Spagna,
perché vogliono tanto la guerra fra loro,
e perché per paura mandano ai Mori
destrieri grigi e bai:
cosicché hanno raddoppiato l’orgoglio di quelli,
per cui essi sono vinti e soggiogati;
e sarebbe meglio, se loro volessero,
che fra loro ci fosse pace e legge e fede.
E mai si pensi che io mi umili
per i potenti, se diventano peggiori;
perché una pura gioia mi guida e mi nutre
e mi tiene felice in gran dolcezza
e mi fa vivere nella perfetta amicizia
di colei che più mi aggrada:
e se volete sapere chi è,
chiedetelo là nel Carcassese.
E mai ha ingannato né tradito
il suo amico né si è messa del trucco,
né le importa, perché il colore che in lei nasce
è fresco come rosa in primavera.
È bella sopra ogni bellezza
e ha saggezza mescolata a gioventù:
di questo si compiacciono i più cortesi
e ne dicono lodi e onorato bene.
Contributed by Bartleby - 2012/4/20 - 13:26
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Nell’opera di Jordi Savall “Le royaume oublié – La croisade contre les Albigeois - La tragédie Cathare” con gli ensemble di musica antica Hespèrion XXI e Capella Reial de Catalunya.
Siamo alla fine del XII secolo, la crociata contro gli Albigesi sarà bandita solo nel 1208 ma ce ne sono già tutte le premesse, ben enucleate in questa canzone di un trovatore che pure aborriva gli “eretici” e vedeva con favore le crociate, quelle contro i mori. Infatti la corruzione della chiesa cattolica insieme alla miopia, agli errori, alla cupidigia e alla litigiosità dei potenti sono viste qui come la cause principali del radicarsi del catarismo, anche se non certo come una risposta a quei mali ma piuttosto come l’ennesima piaga che dalle precedenti discende…
D’altra parte era dall’inizio dell’XI che senza sosta si bruciavano eretici un po’ dappertutto, da Orleans a Costantinopoli, da Soissons a Colonia e Bonn… A finire arrostiti erano allora i “Bogomili”, cristiani che credevano che l’uomo fosse stato generato da Satanael, il figlio cattivo di Dio. Il padre, avendo pena per quel povero essere sorto dalle mani del suo malvagio rampollo, ad un certo punto mandò sulla terra l’altro figlio, Michele, quello buono, incarnato in Gesù, con il compito di rimettere le cose a posto. Per fare questo Gesù privò il fratello della sua deità trasformandolo in Satana ma, per liberare lo spirito dell’uomo e riconsegnarlo a Dio Padre, non gli riuscì di meglio che abbandonare ancora una volta il corpo umano tra le grinfie del fratello demonio… Che Satana fosse figlio di Dio e che l’uomo fosse in sua balìa proprio non poteva andare giù alla chiesa che condannò e represse il bogomilismo prima e dopo il concilio di Reims (1157), convocato proprio per studiare come estirpare le eresie… I Bogomili furono duramente perseguitati e, di fatto, relegati in Serbia e Bosnia (dove poi nel XV secolo si convertirono all’Islam). Però in Europa il loro credo non andò perduto ma fu ereditato proprio dai Catari, come dimostra lo loro dottrina dualistica secondo cui il mondo e tutto ciò che è materiale, il corpo umano stesso, non sono altro che trappole di Satana per impedire allo spirito di liberarsi ed indirizzarsi verso Dio…
A Pèire Vidal tutta questa confusione - “falsi dottori”, “eretici che alzano la testa”, re che fanno “mercato come un servo o un borghese” o che “vogliono tanto la guerra fra loro” – proprio non andava giù e lo faceva stare male a tal punto che “per poco non smetto di cantare”… A fargli cambiare idea solo l’ “amor cortese”, il pensiero della bellezza e della fedeltà della donna amata, che si contrappone agli orrori e alle falsità del mondo…
E ancora una volta è il bene a prevalere, è l’ammore che vince e l’odio che pedde!