There is a city of gold
far from this rat-race with the bars that hold
far from the confusion, eat's at your soul
There is a city of gold.
There is a country of light
Raised up in glory, angels wearing white
Never know sickness, never know night
There is a country of light.
There is a city of love
Way from this world, stuff dreams are made of
Fear of no darkness, stars high above
There is a city of love.
There is a city of hope
There ain't no doctor, don't need no dope
I'm ready and willing, throw down a rope
There is a city of hope.
There is a city of gold
Far from this rat race and these bars that hold
Rest for your spirit, peace for your soul
There is a city of gold
There is a city of gold
far from this rat-race with the bars that hold
far from the confusion, eat's at your soul
There is a city of gold.
There is a country of light
Raised up in glory, angels wearing white
Never know sickness, never know night
There is a country of light.
There is a city of love
Way from this world, stuff dreams are made of
Fear of no darkness, stars high above
There is a city of love.
There is a city of hope
There ain't no doctor, don't need no dope
I'm ready and willing, throw down a rope
There is a city of hope.
There is a city of gold
Far from this rat race and these bars that hold
Rest for your spirit, peace for your soul
There is a city of gold
There is a city of gold
envoyé par Bartleby - 22/3/2012 - 09:15
Langue: anglais
La versione dei Dixie Hummingbirds dal film “Masked and Anonymous”
Testo trovato su dylanchords.info
“[…] È dunque così brutto, Masked & Anonymous? Sì, assolutamente. È insalvabile? Sì, irrimediabilmente, se non per un particolare: che non si cura di essere salvato, e che nella sua vocazione al martirio sta assurdamente in piedi, come una creatura mostruosa con una gran testa, due gambe gracili e un buco al posto dello stomaco. […]
E l’allegoria politica (chiedono i fedeli)? E il fuoco apocalittico che dovrebbe inchiodare alla sua vergogna l’insano potere dell’uomo sull’uomo? C’è anche quello, come no, in quantità mai viste, e non è detto che sia la parte peggiore del film. Alcuni critici (pochi, per fortuna) si sono offesi perché Dylan ha osato rappresentare l’America come una dittatura sudamericana, quasi un Guatemala negli anni Settanta dopo il colpo di stato finanziato dalla Cia. Era la prova che Dylan è pazzo, che è megalomane, che forse è perfino antiamericano. […]
I critici che si sono risentiti della modesta distopia dylaniana sono gli stessi che trangugiano decine di film di fantascienza in cui l’America è ridotta a un carcere dominato da spietate corporazioni e feroci polizie, e il loro cuore patriottico non ne viene per niente ferito. Masked & Anonymous, in un suo strano modo, colpisce più a fondo di quei film di escapismo negativo. Nella sua orribile bruttezza, nella sua sconcertante faciloneria, nella sua totale sgangheratezza narrativa, l’invito di Masked & Anonymous a guardare l’America di oggi e di ieri come se fosse un universo parallelo dittatoriale è più inquietante di qualunque Terminator o di qualunque Fuga da New York. […]
Ci sono stati il Vietnam e Woodstock, Jimi Hendrix e Nixon, ma la Casa Bianca è un palazzotto circondato da stolidi vigilantes, e il vecchio presidente che agonizza sul letto di morte (simile al panamense Noriega, altra vecchia conoscenza della Cia), sta tirando le cuoia in quella che sembra una povera stanza da contadini, dotata però di uno stereo enorme, stile barrio di Los Angeles. Gli autobus percorrono strade polverose, tutt’altro che lisce freeways, e non arrivano in città ma in “quadranti”; il più importante network televisivo mondiale è controllato da una mafia nera e latino-americana, mentre l’ex-amante del presidente vive in una baracca di periferia e tira a campare prostituendosi negli alberghi. In altre parole, lo sfondo è quello de L’autunno del patriarca di García Marquez: impossibile capire se si svolga in un grande paese o in uno staterello da niente, impossibile capire se il dittatore chiuso nel suo palazzo sia stato un trascurabile tirannucolo o un presunto uomo della Provvidenza. In altre parole ancora, questi sono gli Stati Uniti come se fossero stati presi e schiacciati sulla loro periferia, come se una tenaglia scesa dal cielo avesse strappato il confine che li separa da quel Sudamerica che loro stessi hanno ricolonizzato, abolendo ogni distanza tra il nord e il sud del continente. […]”
da “La tortura della Maschera di Ferro. Su Masked & Anonymous”, di Alessandro Carrera, pubblicato su Maggie’s Farm
Testo trovato su dylanchords.info
“[…] È dunque così brutto, Masked & Anonymous? Sì, assolutamente. È insalvabile? Sì, irrimediabilmente, se non per un particolare: che non si cura di essere salvato, e che nella sua vocazione al martirio sta assurdamente in piedi, come una creatura mostruosa con una gran testa, due gambe gracili e un buco al posto dello stomaco. […]
E l’allegoria politica (chiedono i fedeli)? E il fuoco apocalittico che dovrebbe inchiodare alla sua vergogna l’insano potere dell’uomo sull’uomo? C’è anche quello, come no, in quantità mai viste, e non è detto che sia la parte peggiore del film. Alcuni critici (pochi, per fortuna) si sono offesi perché Dylan ha osato rappresentare l’America come una dittatura sudamericana, quasi un Guatemala negli anni Settanta dopo il colpo di stato finanziato dalla Cia. Era la prova che Dylan è pazzo, che è megalomane, che forse è perfino antiamericano. […]
I critici che si sono risentiti della modesta distopia dylaniana sono gli stessi che trangugiano decine di film di fantascienza in cui l’America è ridotta a un carcere dominato da spietate corporazioni e feroci polizie, e il loro cuore patriottico non ne viene per niente ferito. Masked & Anonymous, in un suo strano modo, colpisce più a fondo di quei film di escapismo negativo. Nella sua orribile bruttezza, nella sua sconcertante faciloneria, nella sua totale sgangheratezza narrativa, l’invito di Masked & Anonymous a guardare l’America di oggi e di ieri come se fosse un universo parallelo dittatoriale è più inquietante di qualunque Terminator o di qualunque Fuga da New York. […]
Ci sono stati il Vietnam e Woodstock, Jimi Hendrix e Nixon, ma la Casa Bianca è un palazzotto circondato da stolidi vigilantes, e il vecchio presidente che agonizza sul letto di morte (simile al panamense Noriega, altra vecchia conoscenza della Cia), sta tirando le cuoia in quella che sembra una povera stanza da contadini, dotata però di uno stereo enorme, stile barrio di Los Angeles. Gli autobus percorrono strade polverose, tutt’altro che lisce freeways, e non arrivano in città ma in “quadranti”; il più importante network televisivo mondiale è controllato da una mafia nera e latino-americana, mentre l’ex-amante del presidente vive in una baracca di periferia e tira a campare prostituendosi negli alberghi. In altre parole, lo sfondo è quello de L’autunno del patriarca di García Marquez: impossibile capire se si svolga in un grande paese o in uno staterello da niente, impossibile capire se il dittatore chiuso nel suo palazzo sia stato un trascurabile tirannucolo o un presunto uomo della Provvidenza. In altre parole ancora, questi sono gli Stati Uniti come se fossero stati presi e schiacciati sulla loro periferia, come se una tenaglia scesa dal cielo avesse strappato il confine che li separa da quel Sudamerica che loro stessi hanno ricolonizzato, abolendo ogni distanza tra il nord e il sud del continente. […]”
da “La tortura della Maschera di Ferro. Su Masked & Anonymous”, di Alessandro Carrera, pubblicato su Maggie’s Farm
CITY OF GOLD
There is a city of gold
Far from the rat-race that eats at your soul
Far from the madness and the bars that hold
There is a city of gold.
There is a city of light
Raised up in heaven, and the streets are bright
Glory to God, not by deeds or by might
There is a city of light.
There is a city of love
Surrounded by stars and the power above
Far from this world and the stuff dreams are made of
There is a city, city of love.
There is a city of grace
You drink holy water in a sanctified's place
one's afraid to show their face
There is a city, a city of grace
There is a city of peace
Where all [foul form of] destruction will cease
When the mighty have fallen and there's no police
There is a city, a city of peace
There is a city of hope
Across the ravines by the green sunlit slope
All I need is an axe and a rope
To get to the city of hope.
I'm headed for the city of gold
Before it's too late, before it gets too cold
Before I'm too tired, before I'm too old
I'm headed for the city of gold
There is a city of gold
There is a city of gold
There is a city of gold…
There is a city of gold
Far from the rat-race that eats at your soul
Far from the madness and the bars that hold
There is a city of gold.
There is a city of light
Raised up in heaven, and the streets are bright
Glory to God, not by deeds or by might
There is a city of light.
There is a city of love
Surrounded by stars and the power above
Far from this world and the stuff dreams are made of
There is a city, city of love.
There is a city of grace
You drink holy water in a sanctified's place
one's afraid to show their face
There is a city, a city of grace
There is a city of peace
Where all [foul form of] destruction will cease
When the mighty have fallen and there's no police
There is a city, a city of peace
There is a city of hope
Across the ravines by the green sunlit slope
All I need is an axe and a rope
To get to the city of hope.
I'm headed for the city of gold
Before it's too late, before it gets too cold
Before I'm too tired, before I'm too old
I'm headed for the city of gold
There is a city of gold
There is a city of gold
There is a city of gold…
envoyé par Bartleby - 22/3/2012 - 09:15
Langue: italien
Traduzione italiana della versione originale, a cura di Michele Murino da Maggie’s Farm
CITTÀ D'ORO
C'è una città d'oro
Lontano da questa corsa al successo
E' nella tua anima
Lontano dalla confusione
E dalle sbarre che imprigionano
C'è una città d'oro
C'è un paese di luce
Innalzato nella gloria
Gli angeli vestono di bianco
Non esiste malattia
Non esiste notte
C'è un paese di luce
C'è una città d'amore
Lontano da questo mondo
e dalla materia di cui son fatti i sogni
oltre il tramonto
oltre le stelle nel cielo
c'è una città d'amore
C'è una città di speranza
dove non servono dottori
non servono nemmeno droghe
Sono pronto e disposto
a gettar giù una corda
C'è una città di speranza
C'è una città d'oro
lontano da questa corsa di topi
e da queste sbarre che imprigionano
Pace per il tuo spirito
Riposo per la tua anima
C'è una città d'oro
C'è una città d'oro
Lontano da questa corsa al successo
E' nella tua anima
Lontano dalla confusione
E dalle sbarre che imprigionano
C'è una città d'oro
C'è un paese di luce
Innalzato nella gloria
Gli angeli vestono di bianco
Non esiste malattia
Non esiste notte
C'è un paese di luce
C'è una città d'amore
Lontano da questo mondo
e dalla materia di cui son fatti i sogni
oltre il tramonto
oltre le stelle nel cielo
c'è una città d'amore
C'è una città di speranza
dove non servono dottori
non servono nemmeno droghe
Sono pronto e disposto
a gettar giù una corda
C'è una città di speranza
C'è una città d'oro
lontano da questa corsa di topi
e da queste sbarre che imprigionano
Pace per il tuo spirito
Riposo per la tua anima
C'è una città d'oro
envoyé par Bartleby - 22/3/2012 - 09:16
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Una canzone mai incisa da Dylan ed eseguita dal vivo soltanto alcune volte tra il 1980 ed il 1981.
Molti anni più tardi ne ritroviamo una versione nella colonna sonora dell’ultimo film scritto da Dylan, “Masked and Anonymous” del 2003, diretto da Larry Charles, surreale profezia dylaniana del crollo dell’Impero americano. Però non è la leggenda del rock Jack Fate (il protagonista impersonato dallo stesso Dylan) ad interpretarla ma il gruppo gospel dei Dixie Hummingbirds.
Quella che segue è la versione originale risalente ai primi anni 80.
Testo trovato su dylanchords.info