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Pane arance e fortuna

Andrea Parodi
Langue: italien


Andrea Parodi

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Testo e musica di Andrea Parodi
Nell'album:
Andrea Parodi: voce, chitarra
Jono Manson: voce
Michael Perry: basso
John Shepp: batteria, telecaster
Bocephus King: slide, omnicordo
Mary Ancheta: organo Hammond b3
Aldo Guarisco: chitarra


Sebbene scritta oramai da molti anni (perlomeno dal 2002), questa canzone è quella che introduce "Soldati", il secondo album di Andrea Parodi (che, lo ricordiamo, non ha niente a che fare con l'omonimo cantante dei Tazenda recentemente scomparso: si tratta di un fortuito caso di omonimia) uscito nell'ottobre del 2007 dopo una lunghissima gestazione. Lo stesso Andrea Parodi così a volte introduce questa canzone durante i suoi concerti: "Si tratta di un bambino che gioca in un cortile della sua scuola sotto i bombardamenti, e che malgrado questo non perde la capacità di sognare, di inventare, di sperare nella fortuna". [RV]

parodisoldati
"Ormai ho perso il conto degli anni che sono passati prima di pubblicare questo disco. Era dedicato a mio nonno che se n'è andato un giorno di aprile di cinque anni fa. Un concept album dal titolo 'Soldati' per raccontare attraverso storie e personaggi un senso di malinconia e di frustrazione davanti all'impossibilità di sentirsi liberi fino in fondo...con questa fotografia che mi ritrae con un fucile in mano e che faceva indispettire la mia adorata nonna Erina. In fondo lei lo sapeva il vero significato di quella foto, tante delle storie cantate in questo disco me le ha raccontate proprio lei. E forse per farlo uscire dovevo aspettare che anche nonna se ne andasse in cielo. Ora lo posso dedicare a tutti e due, ai miei nonni, il cui ricordo mette un paio d'ali al mio cuore e alla mia libertà...

Con affetto
Andrea

Dal libretto dell'album, fedelmente trascritto
Piovevano pietre nei campi dietro la scuola
Yuri giocava a fare il soldato

Santa Lucia
Prega per noi
Portaci in dono se puoi
Pane, arance e fortuna

Al nostro padrone piaceva bere e cantare
Poi scriveva sul muro chi doveva partire

Santa Lucia
Prega per noi
Portaci in dono se puoi
Pane, arance e fortuna

Cademmo in silenzio nei boschi dietro l’autunno
Yuri sparava contro l’arcobaleno

Santa Lucia
Prega per noi
Portaci in dono se puoi
Pane, arance e fortuna

SOLDATI
Recensione di Francesco Senia
francosenia



Mi riesce difficile parlare di un disco appena uscito (anzi, quasi uscito!) e che, in realtà, ho già cominciato ad ascoltare da più di tre anni fa. Per cui, proverò a parlarne parlando d'altro. Il disco è "Soldati", l'autore è il mio amico Andrea Parodi da Cantù, e la quasi-recensione potrebbe sembrare viziata dal fatto che mi onoro di reputarmi suo amico e, soprattutto dal fatto che, fra i "ringraziati", compare anche il mio nome e cognome. Ma così non è, oppure forse sì. Ma che importa?

Dicevo che il primo master del disco mi capitò di ascoltarlo nel dicembre del 2003. Mentre andavamo alle rampe di san Niccolò per suonare all'aperto, dopo un pranzo che chiamiamo "piola". In quella situazione, ricordo, Vittorio Merlo (milanese trapiantato nel Lussemburgo) fece un tuffo fuori stagione dentro l'acqua che dal piazzale Michelangelo scende verso l'Arno. Cose che capitano. Il disco è uscito, quando oramai nessuno ci credeva quasi più. La "lifegate" sembra abbia preteso di "addolcirlo" un po'. Il colore della copertina, da rosso, è scolorito in un verde marcio. E anche la stella, sul basco di Tania la guerrigliera (che è anche il titolo di una delle sedici canzoni), è sbiancata. Credo che non sia un piccolo prezzo per avere su un supporto "ufficiale" molte canzoni che hanno fatto spesso da colonna sonora a spostamenti in macchina e a serate fra amici. Ed è stato bello che anche il disco abbia potuto viaggiare, fino ad arrivare fra le mie mani, proprio grazie ad una sorta di staffetta fra amici. Ne sono arrivati sette, da Cantù a Parma, grazie ad Alberto che - in seguito ad una telefonata ad Andrea, in vacanza in Sardegna - si è fatto consegnare il "malloppo" dalla mamma del Parodi! Così il disco è arrivato in una situazione "particolare" (proprio una di quelle "piole"), a Torrechiara, vicino Parma. Dove abbiamo avuto modo di ascoltarlo, e di commentarlo.

Il disco è bello. A parte le battute sulla "batteria campionata" e la cover di Jackie Leven, "Ragazzo Padre", che nella versione italiana richiama pericolosamente "Bandiera gialla" di Gianni Pettenati. Ma, a parte gli scherzi, le suggestioni ci sono tutte. Da "Pane arance e fortuna" che apre il disco alla cover da Bocephus King, "Scavando la mia fossa", fino alla bellezza unica di "Rosa"; senz'altro la più bella del mazzo.

Il disco era bello, a Torrechiara nella splendida ospitalità - squisita e perfetta - di Alle e Sara (in ordine alfabetico), fra amici. Quelli veri. Quelli per il cui bene si riesce anche a passar sopra a molte cose. Forse a poche. Ma, davvero, ci sei mancato Andrea.

6/7/2007 - 11:44


ED AVEVAMO GLI OCCHI TROPPO BELLI...
Recensione di Federico Marini

L'abbiamo aspettato cinque anni questo disco, scherzando man mano che il tempo passava su come il titolo si modificasse lentamente in "reduci", prima, e "veterani", poi; l'abbiamo atteso cinque anni, dicevamo, ma ora eccolo finalmente uscito! Andrea Parodi (da non confondere con l'omonimo sardo) oltre ad essere un amico è uno dei cantautori più interessanti e validi dell'attuale scena musicale italiana e Soldati ne è la dimostrazione tangibile.

Nato come concept album su quella terra di confine che si situa, per riprendere l'espressione di un noto cantautore modenese, "tra la volontà ed il non potere", col passare del tempo il disco si è arricchito di collaborazioni prestigiose che lo rendono un vero gioiello.

Ad aprire il disco ci pensa Pane, arance e fortuna, una ballata che in anni di concerti abbiamo imparato a conoscere nei più diversi arrangiamenti - compreso quello martoriato da ore di "kill the nano" ;-) - e che ora si presenta in una bella veste tutta slide guitar ed hammond, impreziosita dalla voce di Jono Manson. E attraverso la parabola di Yuri, un tempo soldato solo nei giochi di bambino, ma in seguito di una guerra prima trasfigurata nel rapporto col padrone e poi demistificata nel suo snodo di corpi caduti tra i boschi sui monti, ci introduce, in medias res, al tema dell'intero lavoro.

E ci sono altri monti, in particolare l'Amiata, a fare da cornice alla storia successiva, ma il tessuto musicale e le suggestioni narrative potrebbero suggerire anche ambientazioni alternative, magari una polverosa cittadina messicana al tempo di Villa e Zapata. Una storia declinata lungo il crinale tra la libertà e la follia, un crinale che ha il sapore metaforico di un fiume solitario di cui seguire la corrente. Ma la follia non è l'unico sbocco della solitudine, sono tanti i piccoli rifugi che ciascuno si ritaglia per non sentirsi soli, la musica, ad esempio, o il contatto con un corpo di donna: è la voce di Claudio Lolli a raccontarci questa storia innestandosi sul respiro singhiozzante di un sax, un piccolo capolavoro.

La storia successiva è quella che costituisce il leit-motiv di tutto il disco, una lettera dal confine sotto forma di canzone; una lettera da uno quei figli che vivono dall'altra parte della storia, di una storia di cui dio o chi per lui si è fatto solo tacito spettatore, incurante della sostanza stessa di cui tale storia è fatta, sussurri e grida. Ma il senso di inadeguatezza e di malinconia può vestire anche tinte più leggere e scanzonate, cosicché il semplice ascolto di una canzone come Madame George di Van Morrison, novella madeleine, può rimandare a quando maria non c'era e, soprattutto, al culo della cameriera ;-).

Ma è solo un intermezzo, prima che un girotondo di voci di prim'ordine (Max Larocca, Marino Severini, Bocephus King, Samantha Parton e Claudia Pastorino) ci venga a raccontare la storia di Rosa, dei suoi figli e della sua faccia su tutti i giornali, una storia del Po che non stonerebbe lungo le rive del rio grande. La storia successiva viene dalla Scozia ed è un'altra storia di solitudine e perdita, un'altra storia di ricordi, presa in prestito dal grande Jackie Leven: Single Father o, nelle parole di Andrea, Ragazzo padre.

E dopo aver percorso praticamente metà disco, si incontra il volto immortalato nella copertina, Tamara Bunke, più nota come Tania, guerrilera, l'unica donna ad aver preso parte alla spedizione boliviana del che, e come lui uccisa in un'imboscata nella giungla. La voce e la chitarra classica di Suni Paz - che della canzone è autrice e che Andrea è andato a scovare a Los Angeles dove fa l'insegnante - versano gocce di America Latina su quelle "radici di sangue che cresceranno come il mare". Sono ancora donne le protagoniste delle due storie successive, donne in un modo o nell'altro prigioniere del proprio fascino, lolita di new orleans ed anna sono probabilmente due risposte diverse alla stessa domanda, che poi è ancora una volta un'altra parafrasi della domanda che è la base dell'intero disco.

La voce di Luigi Grechi ci conduce attraverso un'altra lunga metafora, situata geograficamente lungo le sponde del Tirreno, ed è ancora una volta una metafora di una sensazione di mancanza: già perché se è vero che Formia ha Gaeta, Gaeta Formia non ha, e così come lei tutte quelle situazioni che non offrono alla nostra visuale alcun lato positivo da scorgere.

Hotel est è la storia di un'altra separazione mentre scavandomi la fossa arricchisce il disco di una murder ballad - scritta a quattro mani con Bocephus King e raccontata a tre voci con Luca Ghielmetti e Laura Fedele - che non ha nulla da invidiare alle più blasonate del genere.

Com'è difficile avere pressappoco trentanni, ci dice andrea nella canzone successiva, ed è una riflessione in terza persona, parlata, quasi sussurrata, in un momento in cui i minuti passano più lenti degli anni, rincorrendo la propria immagine in ogni specchio e stringendo i pugni, sì, ma solo nelle tasche.

Tresenda è una città di confine della Valtellina ed è lì che si svolge la penultima storia del disco, la storia di marta e del suo eroismo quotidiano, giorno dopo giorno ad attraversare la frontiera facendo passare le merci per il paese dalla svizzera, fingendo di essere incinta.

Infine, a chiudere il disco, una storia più personale, il ritratto del nonno da poco scomparso, pochi tratti essenziali a delinearne la quotidianità (la schedina compilata da giocare nella tasca, una sola sigaretta...) e quella riflessione, suggellata dalle parole prese in prestito da De André, che chiude il cerchio su tutte le storie raccontate fino a questo momento: "aveva gli occhi troppo belli..... per essere un soldato".

6/7/2007 - 11:59


Andrea Parodi : "Soldati"
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di Salvatore Esposito

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Musicisti:
Andrea Parodi: Voce e chitarra
Jono Manson: Voce in Pane, Arance e Fortuna
Michael Perry: Basso
John Shepp: batteria, telecaster
Bocephus King: slide, omnicordo
Mary Ancheta: organo hammond b3
Aldo Guarisco: Chitarra
Aaron Chapman: "saw"
Giselle: Cori
Claudio Lolli: voce in Per Non Sentirsi Soli
Bob Mitchell: sassofoni
Laura Federe: voce in Sussurri e Grida
Flaviano Braga: fisarmonica in Sussurri e Grida
Luca Mirti: Cori "stones"
Samantha Parton: voce in Rosa
Massimiliano Larocca: voce in Rosa
Bocephus King: campane e voce in Rosa
Marino Severini:voce in Rosa
Claudia Pastorino:voce in Rosa
Jesse Zubot: violino
Suni Paz: voce e chitarra classica in Tania La Guerrigliera
Ramiro Fauve: chitarra acustica in Tania La Guerrigliera
Dario Polerani: contrabbasso
Andrea Rapisarda: pianoforte
Giacomo Tringale: percussioni
Giovanni Falzone: Tromba
Luigi Grechi: voce in Formia ha Gaeta ma Gaeta Formia non ha
Marco Castelli: pianoforte
Freddie: voce nano polacco in Formia ha Gaeta ma Gaeta Formia non ha
Davide Lino: risata polacca in Formia ha Gaeta ma Gaeta Formia non ha
Dave Stanitorth: chitarra


Tracklist

01. Pane arance e fortuna
02.Fiume solitario
03.Per non sentirsi soli
04.Sussurri e grida
05.Quando Maria non c’era
06.Rosa
07.Ragazzo padre
08.Tania la guerrigliera
09.Lolita di New Orleans
10.Anna
11.Formia ha Gaeta ma Gaeta Formia non ha
12.Hotel Est
13.Scavando la mia fossa
14.Pressappoco trentenni
15.Tresenda 43
16.Nonno



Andrea Parodi insieme a Massimiliano Larocca, Luca Mirti dei Del Sangre e Stefano Barotti, rappresenta quella generazione di giovani cantautori italiani, che ispirandosi tanto alla tradizione cantautorale italiana quanto a quella roots americana, potremmo definire, usando una fredda classificazione come Italian Roots Songwriter. Che i ragazzi avessero i numeri era un dato di fatto, visti gli ottimi dischi sfornati in questi anni, ma la dimostrazione lampante di come questa generazione di cantautori sia in netta ascesa ci arriva da "Soldati", il recente album di Andrea Parodi. Prodotto da Bochephus King e registrato nell’arco di cinque anni tra Canada e Italia, il disco, è una sorta di concept album sulla guerra e sulla lotta quotidiana per l'affermazione di sogni e passioni personali.

Sedici storie scritte con grande sincerità e cura compositiva, dense di suggestioni reali e metaforiche che Parodi usa per esaltare il valore della Memoria sia come valore umano ma anche dal punto di vista storico e politico. Le storie di "Soldati" hanno una memoria profonda che viene dal passato, quello dei nostri nonni (a cui Parodi dedica il disco) ma allo stesso tempo mantengono saldo un legame con l’attualità e a tratti toccano valori universali.
Chi ha avuto modo di vedere dal vivo Andrea Parodi, già conosce alcuni di questi brani, in versioni forse più scarne, ma non meno emozionanti, qui nel disco invece sono tutti i brani sono impreziositi tanto da efficaci e misurati arrangiamenti, ad opera di Bocephus King e John Shepp, e tanto da vari ospiti speciali che duettano con l’autore e che testimoniano le sue collaborazioni sui palchi di tutta Italia.

Ad aprire il disco è Pane, Arance e Fortuna, una ballata evocativa in cui compare alla voce il cantautore newyorkese Jono Manson e baciata da un arrangiamento in cui brilla l’ottimo intreccio tra slide guitar e hammond. Si passa poi alle tenui melodie spanish di Fiume Solitario, che introduce al primo vertice del disco, Per Non Sentirsi Soli, cantata in duetto con Claudio Lolli e arricchita un sax in grande evidenza.

Sulla stessa scia si pongono Sussurri e Grida e Quando Maria Non C’era, ma ancor più suggestiva è la corale border ballad Rosa, ballata di denuncia popolare cantata in più lingue con l’aiuto di Max Larocca, Marino Severini, Bocephus King, Samantha Parton e Claudia Pastorino, e che racconta la storia di una donna e dei suoi figli, della sua faccia su tutti i giornali, una storia del Po che tocca dritto il cuore dell’ascoltatore.

Molto intense sono le due traduzioni ovvero, Ragazzo Padre (Single Father del cantautore scozzese Jackie Leven), che racconta della solitudine di un padre che ha cresciuto suo figlio da solo, e la splendida Tania La Guerrigliera di e con Suni Paz, dedicata all’eroina, Tamara Bunke, più nota come Tania la guerrigliera, unica donna che fece parte della spedizione boliviana di Ernesto Che Guevara e come lui uccisa in un imboscata nella giungla.

Protagoniste dei due brani successivi, sono due donne, entrambe ma in modo diverso, prigioniere della loro bellezza, ovvero Lolita di New Orleans e Anna, mentre a farla da padrone in Formia Ha Gaeta ma Gaeta Formia Non Ha, è la voce di Luigi Grechi, che ci conduce lungo una metafora profondissima in cui si respira una sensazione di precarietà e di mancanza.

Se la synth ballad Hotel Est è un'altra storia di separazione e mancanza, Scavandomi La Fossa è una murder ballad, come solo Massimo Bubola in Italia era riuscito a fare, scritta a quattro mani con Bocephus King e cantata con Luca Ghielmetti e Laura Fedele, il brano è denso di potenza evocativa e pieno di ammiccamenti poetici tipicamente americani.
L’ultima parte del disco è forse quella più introspettiva con Pressappoco Trentenni, Tresenda e Nonno, questi tre brani pur molto diversi sembrano unite da un'unica ispirazione.

Il disco nonostante la durata vada oltre l’ora, non annoia mai, anzi regala emozioni e segnala la piena maturazione artistica di Andrea Parodi, dopo il buono seppur acerbo disco di esordio.

Oltre all’aspetto prettamente musicale c’è una particolarità che caratterizza questo disco, come tutti quelli della LifeGate, anche questo è stato realizzato con un packaging completamente ecologico e stampata su carta riciclata Cyclus e le emissioni di Co2 per la sua realizzazione sono state anch’esse ad Impatto Zero.

www.bielle.org

DonQuijote82 - 7/7/2010 - 20:30




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