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I treni per Reggio Calabria

Giovanna Marini
Langue: italien


Giovanna Marini

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[1973]
Testo e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat a sävel: Giovanna Marini
Album / Albumi: I treni per Reggio Calabria
Si veda anche / See also Reggio la rabbia esplode

Reggio Calabria, 22 ottobre 1972. foto tratta dall'archivio storico della CGIL
Reggio Calabria, 22 ottobre 1972. foto tratta dall'archivio storico della CGIL


Treni. Tra la fine degli anni sessanta e l'inizio dei settanta, la strategia della tensione e delle bombe, volta ad annegare nel sangue e nel terrore i movimenti di rivendicazione sociale, esplose anche al Sud, dove nelle lotte contro le gabbie salariali era emerso un elevato livello di protesta da parte della classe operaia. Contro le rivendicazioni dei lavoratori, sangue fu sparso ad Avola (dicembre '68) durante le lotte dei braccianti per ottenere miglioramenti contrattuali e a Battipaglia nelle manifestazioni contro la chiusura di alcuni tabacchifici.

A Reggio Calabria nel periodo luglio-settembre 1970 si susseguirono scioperi generali, occupazioni della stazione, dell'aeroporto, delle poste, per protestare contro il trasferimento del capoluogo regionale a Catanzaro. Le organizzazioni di estrema destra (Fronte Nazionale, Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale) risposero a questa ondata di protesta sociale scatenando la serie di attentati dinamitardi e di disordini di piazza noti come "i moti di Reggio Calabria", provocando vittime e feriti.

Il 22 luglio 1970 a Gioia Tauro una bomba fece deragliare il treno "Freccia del Sud", provocando 6 morti e 54 feriti. Il 4 febbraio 1971 venne lanciata una bomba contro un corteo antifascista a Catanzaro. Alla strategia del terrore si affiancava, da parte delle forze di destra, il tentativo di cavalcare le proteste sociali e di accreditarsi, al grido di "Boia chi molla", come i rappresentanti degli interessi degli emarginati.

In questo contesto di bombe e di terrore, i sindacati metalmeccanici decidono di organizzare una grande manifestazione di solidarietà al fianco dei lavoratori calabresi, direttamente a Reggio Calabria: per la prima volta sono gli operai del Nord e del Centro che scendono a manifestare al Sud, e non viceversa.

Lo storico appuntamento viene fissato al 22 ottobre del 1972. I neofascisti tentano di impedire l'arrivo dei manifestanti con una serie di attentati ai treni in viaggio verso Reggio Calabria (otto bombe nella sola notte tra il 21 e il 22 ottobre 1972), ma i compagni e le compagne che hanno deciso di raggiungere il Sud non demordono: arrivano in 40.000 a Reggio Calabria e ai treni speciali si aggiunge anche una nave, noleggiata da 1.000 operai dell'Ansaldo di Genova.

Quel viaggio drammatico e quella giornata memorabile sono narrati da questa celebre canzone di Giovanna Marini.
Andavano col treno giù nel Meridione
Per fare una grande manifestazione
Il ventidue d'ottobre del Settantadue
In curva Il treno che pareva un balcone
Quei balconi con la coperta per la processione
Il treno era coperto di bandiere rosse
Slogans, cartelli e scritte a mano

Da Roma Ostiense mille e duecento operai
Vecchi e giovani e donne
Con i bastoni e le bandiere arrotolate
Portati tutti a mano sulle spalle

Il treno parte e pare un incrociatore
Tutti cantano Bandiera Rossa
Dopo venti minuti che siamo in cammino
Si ferma e non vuole più partire

Si parla di una bomba sulla ferrovia
Il treno torna alla stazione
Tutti corrono coi megafoni in mano
E richiamano: "Andiamo via Cassino,

Compagni da qui a Reggio è tutto un campo minato
Chi vuole si rimetta in cammino»
Dopo un'ora quel treno che pareva un balcone
Ha ripreso la sua processione

Anche a Cassino la linea è saltata
Siamo tutti attaccati al finestrino
Roma Ostiense Cisterna Roma Termini Cassino
Adesso siamo a Roma Tiburtino

Il treno di Bologna è saltato a Priverno
È una notte, è una notte d'inferno
I feriti tutti sono ripartiti
Caricati sopra un altro treno

Funzionari responsabili sindacalisti
Sdraiati sulle reti dei bagagli
Per scrutare meglio la massicciata
Si sono tutti addormentati

Dormono dormono profondamente
Sopra le bombe non sentono più niente
L'importante adesso e' di essere partiti.
Ma i giovani hanno gli occhi spalancati

Vanno in giro tutti eccitati
Mentre i vecchi sono stremati
Dormono dormono profondamente
Sopra le bombe non sentono più niente

Famiglie intere a tre generazioni
Son venute tutte insieme da Torino
Vanno dai parenti fanno una dimostrazione
Dal treno non è sceso nessuno

La vecchia e la figlia alle rifiniture
Il marito alla verniciatura
La figlia della figlia alle tappezzerie
Stanno in viaggio ormai da più di venti ore

Aspettano seduti sereni e contenti
Sopra le bombe non gliene importa niente
Aspettano che è tutta una vita
Che stanno ad aspettare

Per un certificato mattinate intere
Anni e anni per due soldi di pensione
Erano venti treni più forti del tritolo
Guardare quelle facce bastava solo

Con la notte le stelle e con la luna
I binari stanno luccicanti
Mai guardati con tanta attenzione
E camminato sulle traversine

Mai individuata una regione
Dai sassi della massicciata
Dalle chine di erba sulla vallata
Dai buchi che fanno entrare il mare

Piano piano a passo d'uomo
Pareva che il treno si facesse portare
Tirato per le briglie come un cavallo
Tirato dal suo padrone

A Napoli la galleria illuminata
Bassa e sfasciata con la fermata
Il treno che pare un balcone
Qualcuno vuol salire attenzione

Non fate salire nessuno
Può essere una provocazione
Si sporgono coi megafoni in mano
E un piede sullo scalino

E gridano gridano quello che hanno in mente
Sono comizi la gente sente
Ora passa la notte e con la luce
La ferrovia è tutta popolata

Contadini e pastori che l'hanno sorvegliata
Col gregge sparpagliato
La Calabria ci passa sotto i piedi ci passa
Dal tetto di una casa una signora grassa

Fa le corna e alza una mano
E un gruppo di bambini
Ci guardano passare
E fanno il saluto romano

Ormai siamo a Reggio e la stazione
È tutta nera di gente
domani chiuso tutto in segno di lutto
ha detto Ciccio Franco a Sbarre

E alla mattina c'era la paura
E il corteo non riusciva a partire
Ma gli operai di Reggio sono andati in testa
E il corteo si è mosso improvvisamente

È partito a punta come un grosso serpente
Con la testa corazzata
I cartelli schierati lateralmente
L'avevano tutto fasciato

Volavano sassi e provocazioni
Ma nessuno s'è neppure voltato
Gli operai dell'Emilia Romagna
Guardavano con occhi stupiti

I metalmeccanici di Torino e Milano
Puntavano in avanti tenendosi per mano
Le voci rompevano il silenzio
E nelle pause si sentiva il mare

E il silenzio di quelli fermi
Che stavano a guardare
E ogni tanto dalle vie laterali
Si vedevano i sassi volare

E alla sera Reggio era trasformata
Pareva una giornata di mercato
Quanti abbracci e quanta commozione
"Il Nord è arrivato nel Meridione"

E alla sera Reggio era trasformata
Pareva una giornata di mercato
Quanti abbracci e quanta commozione
Gli operai hanno dato una dimostrazione.

envoyé par Riccardo Venturi - 2/6/2006 - 19:07




Langue: suédois

Tågen till Reggio Kalabrien: La versione svedese di Kjerstin Norén e Jan Hammarlund dall'album Några här, några där (1981)
Tågen till Reggio Kalabrien: den svenska versionen av Kjerstin Norén och Jan Hammarlund från albumet Några här, några där (1981)
Tågen till Reggio Kalabrien: the Swedish version by Kjerstin Norén and Jan Hammarlund from the album Några här, några där (1981)
Tågen till Reggio Kalabrien: la version suédoise de Kjerstin Norén et Jan Hammarlund tirée de l'album Några här, några där (1981)
Tågen till Reggio Kalabrien: Kjerstin Norénin ja Jan Hammarlundin ruotsinkielinen versio albumista Några här, några där (1981)

Una straordinaria trouvaille del nostro Webmaster, Lorenzo Masetti: cercando, a suo dire, una “fantomatica versione di Contessa in svedese” citata in un “libro sul '68”, si è imbattuto in un album intero di canzoni di lotta e proletarie italiane degli anni '60 e '70 tradotte in svedese e cantate da Kjerstin Norén e da Jan Hammarlund.

L'album si intitola Några här, några där – Jan Hammarlund och Kjerstin Norén sjunger sånger av Il Nuovo Canzoniere Italiano: Ivan Della Mea – Giovanna Marini – Paolo Pietrangeli (“Alcuni qui, alcuni là – Jan Hammarlund e Kjerstin Norén cantano canzoni del Nuovo Canzoniere Italiano: Ivan Della Mea – Giovanna Marini – Paolo Pietrangeli”), pubblicato dalla casa discografica Amalthea nel 1981 (Amalthea AM 17).

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Contiene, tra le altre canzoni, la traduzione svedese dei Treni per Reggio Calabria di Giovanna Marini, che qui presentiamo; di Sent on po' Gioan, te se ricordet (“Du minns Gioan”), Io so che un giorno (“Jag vet att en dag”, che pochi giorni fa è stata tradotta qui in svedese, ignorando totalmente che ne esisteva una antica traduzione) e El me gatt (“Min katt”, pure tradotta autonomamente in svedese in questo sito) di Ivan Della Mea, e numerose altre.

Come specifica opportunamente il Webmaster, l'album risulta totalmente introvabile. Su YouTube sono presenti solo due video caricati da Henrik Van Der Kwast: quello di Tågen till Reggio Kalabrien e quello di Unità-Festivalen (“La Festa dell'Unità” di Paolo Pietrangeli).

Il testo della traduzione svedese dei Treni per Reggio Calabria è stato finalmente trascritto il 29.5.2024 con una azione combinata tra il tool Turboscribe e ripetuti ascolti diretti della canzone, che hanno permesso di correggere e integrare la trascrizione automatica.

Tågen till Reggio Calabria

De åkte med tåg söderut från station
För att genomföra en stor demonstration
Den tjugoandra oktober sjuttiotvå.

Och tåget som åkte såg ut som en balkong
Som balkonger ser ut under fest och procession,
Och tåget var täckt av röda faner,
Paroller och tryckta och skrivna plakat.

Från Roma Ostiense kom 1200 jobbare,
Gamla, unga och kvinnor
Med ihoprullade banderoller
Som de i buntar var med sig på axeln.

Och tåget ger sig av som en kryssare till sjöss,
Alla sjunger Bandiera Rossa,
Men när det åkte 20 minuter
Stannar och kör inte vidare.

Och det talas om en bomb på rälsen,
Tåget vänder tillbaka till stationen,
Alla springer omkring med megafoner i händerna
Och ropar till: via Cassino.

“Kamrater, hela vägen till Reggio är som en minfält,
De som vill kan nu ge sig av igen.”
Efter en timme har tåget som ser ut som en balkong
På nytt gett sig av i procession.

Också i Cassino är linjen bryten,
Vi står alla och hänger i fönstren,
Roma Ostiense, Cisterna, Roma Termini, Cassino,
Nu är vi i Roma Tiburtino.

Och tåget från Bologna har stannat i Priverno,
Hela natten liknar ett inferno
De sårade har de fått flytta på,
De ska vidare nu med ett annat tåg.

Funktionärerna och ledarna från facket
Som ligger utsträckta på bagagehyllorna
För att bättre hålla upp sig på rälsen
Har nu allihop somnat in.

De sover och sover så tungt på sitt öre
Över bomberna, de kan inget höra.
Det viktiga är att ha kommit iväg,
Men ungdommarnas ögon är uppspärrade.

Och de går omkring och är upphetsade
När de gamla har uttömt sina krafter,
De sover och sover så tungt på sitt öre
Över bomberna, de kan inget höra.

Hela familjer i tre generationer
Har kommit tillsammans från Turin,
De åker till sina släktingar för att demonstrera
Och ingen har lämnat tåget.

Den gamla och dottern från monteringen
Och maken från karossfabriken,
Och dottern till dottern i sprutboxen
Har ju rest i över tjugo timmar.

De väntar lugnt på nästa station
Över bomberna, de bryr sig inte om dem.
De har väntat hela sitt liv,
De har väntat ett helt liv.

Under förmiddagarna, år efter år
På de äntliga ören i pension,
De är tjugo tåg starkare än bomberna nu,
Att se deras ansikten räckte.

På natten i järnvägsskenorna
Ses ljuset från månen och stjärnorna,
De har aldrig betraktats så uppmärksamt
Och aldrig har region av Italien

På en tågresa över syllarna
Blivit upptäckt så via stenarna,
Via gräsvallarna på sidorna,
I gläntar där havet skymtar.

Och steg för steg går det framåt,
Det var som om tåget drogs
I växeln som en häst
Som leddes av sin herre.

När tåget som ser ut som en balkong
Stannar vid Neapels upplysta station
Trist och förfallen i nattenstund,
Vill någon stiga på mäns ihop.

Låt ingen stiga på tåget,
Det kan vara en provokation!
De lutar sig ut med megafoner i händerna
Och med en fot på traktstegerna

Ropar och ropar ut vad de menar
Som vad på möten kan folket höra,
Och natten är över och det ljusnar,
Och stationen är full av människor.

Kalabrien passerar under våra fötter
Och vi ser hur hedar och bönder
Följer oss med blicken och glömmer sin jord,
På ett tak kan man se en kvinna som är tjock.

Göra en oförskämd gest mot oss
Och en grupp med barn
Som ser oss köra förbi,
Ger oss fascisternas hälsning.

Nu är vi i Reggio och stationen
Är alldeles svart med folk,
Imorgon slår alla butiker igen,
för då blir det kamp, har Ciccio Franco sagt.

Och på morgonen kände man rädsla,
Demonstrationen kom inte iväg,
Men arbetarna ifrån Reggio tog täten
Och kom i rörelse lite i taget

Och formade sig till en jättelik orm
Med ett huvud som var bepansrat,
Plakaten släckte upp längs sidorna
och höll samman de olika leden.

Provokationer och stenar flög genom luften
Men ingen vände sig efter dem,
Och arbetarna från Emilia-Romagna
Såg sig omkring med förvåning.

Metallarbetarna från Turin och Milano
Drog fram i täten och höll varann i handen,
Och rösterna bröt tystnaden
Och i pauserna hörde man havet.

Och tystnaden bland de som samlade
Stod bredvid och tittade på,
Och då och då såg man stenarna
Komma flygande från sidogatorna.

Och på kvällen var Reggio som förvandlat
Och såg ut som en dag när det var marknad,
Så många omfattningar, så mycket rörelse
Idag har Norden kommit till söden.

Och på kvällen var radio som förvandlat
Och såg ut som en dag när det var marknad,
Så många omfattningar, så mycket rörelse,
Idag har arbetarna demonstrerat.

envoyé par CCG/AWS Staff - 22/4/2019 - 22:48


Questa canzone l'ho sentita dal vivo cantata dalla Marini anni fa in una conferenza all'università "La Sapienza" di Roma. Una canzone tanto importante quanto difficilissima da cantare. L'esecuzione fu ottima, seduta su una cattedra, con solo una chitarra classica e la sua voce.

Luca 'The River' - 29/4/2011 - 02:33


Cantata da Lucilla Galeazzi il 29 agosto 2004 alla Festa Nazionale dell'Unità di Genova nel Concerto "Macchie di rosso"

Giovanni Bartolomei - 16/3/2023 - 23:23


CIAO GIOVANNA

giomarn.

L'Anonimo Toscano del XXI Secolo - 8/5/2024 - 22:00


GIOVANNA STORIA DI UNA VOCE è il titolo del film che lo scorso anno abbiamo proiettato al cineforum il film realizzato dalla regista Chiara Ronchini.

Purtroppo non è ancora in streaming e quindi vi mando il link a bel documentario realizzato col concerto per festeggiare i suoi 80 anni



Ciao Giovanna

Paolo Rizzi - 9/5/2024 - 10:03




Langue: italien

I TRENI PER GIOVANNA MARINI - Alessio Lega



iL 26 maggio c’era a Roma - nella Scuola Popolare di Musica di Testaccio - una sorta di cerimonia di laico saluto per Giovanna Marini. Mi chiamano, vado. Alla Stazione Centrale di Milano il treno preannuncia dai 50 ai 100 minuti di ritardo. Nello sconforto generale mi viene da pensare ad altri treni, ad altri passeggeri, ad una canzone ed a Giovanna. E così un gioco di ri-scrittura della sua canzone più celebre “I treni per Reggio Calabria” si è trasformato nel mio saluto a Giovanna, eseguito quella sera stessa.

Quello che segue è il mio testo. Quei matti che numerosissimi erano lì, mi hanno tributato une serie di ovazioni che mi ha reso più difficile concludere, più facile la commozione, più vera la speranza.
I TRENI PER GIOVANNA MARINI

E andavo con il treno nella Capitale per una strana sorta di funerale
E per dire che la morte non è mai un finale
E per sottolineare che nel collettivo perdi il tuo ego soggettivo
Seminando nel vento ciò che è ancora vivo

Il treno non parte dalla stazione, tutti guardano il cellulare
Atterriti si volgono al tabellone, non si stanno neanche a lamentare

Si annunciano ritardi indefiniti forse è vano stare ad aspettare…
Si parla di una linea che è saltata, di uno scambio tutto da rifare
Il treno che veniva è ora fermo a Salerno, c’è chi dice l’ha inghiottito l’inferno
E lo sguardo dei turisti giapponesi disperato vaga tutt’attorno

Bigliettai, responsabili e macchinisti non si fanno neanche più vedere
La gente s’è sdraiata sui bagagli, le valige sotto il sedere

Dormono dormono senza reazioni, e si affidano soltanto al destino
Non si parla di rivolte di rivoluzioni, e neppure di riprendere il cammino
Afferrare il tempo perduto con la fronte appoggiata al finestrino
Per cercare una stella nella notte che ci guidi fino al mattino

Famiglie disperate senza soldi, seppellite in una gabbia di rancore
Odiano i più poveri di loro, ma rimangono ad aspettare

Per un certificato mesi interi, anni e anni per un posto all’ospedale
Per la visita ambulatoriale si aspetta fino all’anno bisestile
Con il ticket te la puoi scordare, col privato fai in un paio d’ore
Ma restano ottusi, illusi e scontenti ad odiare tutti i migranti…

I fascisti arrivano al potere assieme ai razzisti della lega
Ma i treni non partono in orario: sono proprio una mezza sega!

Ma individuata una stazione dallo squarcio restato sopra il muro
Da un orologio sempre fermo e dall’ombra proiettata sul futuro
Il treno se Dio vuole è partito, Milano, Bologna poi Roma
La stagione col clima impazzito ha ridotto la campagna in coma

Dal tetto di una casa una signora bassa fa le corna e alza una mano
Tanto non è più reato fare il saluto romano

Ma i braccianti senegalesi dal fango con i magrebini
Li ho sentiti cantare un canto di lavoro come Giovanna Daffini
La morte sotto al camion dei crumiri al picchetto del supermercato
Che diceva di svegliare tutti i figli: cara moglie mica t’ho scordato

Sapesse contessa della prima classe che il treno alla fine è arrivato
Con la faccia da funerale sono sceso e mi sono avviato

E nel cortile c’era un po’ paura, la canzone non riusciva a partire
Ma quelli di Testaccio hanno fatto il coro e la banda si è mossa impalpabilmente
Ha preso coscienza è spessore
Si è levato come un canto di lotta, s’è levato come un canto d’amore

Volavano musica e parole diventavano una sola voce
C’è sempre qualcuno che resiste anche nel tempo più atroce
Gli operai alla GKN che si prendono la fabbrica per loro
Gli studenti negli atenei che chiedono la pace in coro

Nel silenzio dei disillusi, nel sonno degli indifferenti
I canti volavano ancora come pugni contro i potenti

Alla sera il cielo era rischiarato non sembrava manco un funerale
I compagni cantavano assieme, sembrava arrivato Natale
Alla sera il cielo era rischiarato come il sogno di una cosa
Non sembrava morto nessuno, sembrava nata qualcosa…

28/5/2024 - 12:54




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