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Capa negra, rosa negra

Adriano Correia de Oliveira
Langue: portugais


Adriano Correia de Oliveira

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Trova do vento que passa
(Adriano Correia de Oliveira)


‎[1963]‎
Nell’EP che si apre con la più celebre Trova do vento que passa
Música: António Portugal
Letra: Manuel Alegre
Intérprete: Adriano Correia de Oliveira
Musica di António Portugal
Testo di Manuel Alegre
Interpretazione di Adriano Correia de Oliveira


A partire dal 1960 ebbero luogo importanti fatti a livello sociale e politico che ‎indicavano una alterazione della situazione sociale portoghese che sarebbe poi culminata con la fine ‎del regime nel 1974. ‎
A livello internazionale il 1960 è l’anno segnato dalla dichiarazione dell’ONU contro il ‎colonialismo, mentre Salazar rifiuta il dialogo con il MPLA (Movimento per la Liberazione ‎dell’Angola) e con il PAIGC (Partito Africano per l’Indipendenza della Guinea e di Capo Verde) e ‎continua a designare i territori africani come Province di Oltremare e non come colonie. A livello di ‎politica e storia nazionale, nel 1960 si ha lo sciopero dei minatori di Aljustrel, che, nonostante la ‎violenta repressione, riesce a vedere soddisfatte alcune rivendicazioni. Questo anno è anche l’anno ‎in cui avviene la fuga di Álvaro Cunhal e di altri prigionieri politici dal carcere di Peniche.‎
Il 1961 è l’anno nero per la politica coloniale dell’Estado Novo, dato che accadono una serie di fatti ‎che isolano a livello internazionale il regime di Lisbona: Henrique Galvão assalta nel mar dei ‎Carabi il piroscafo Santa Maria, denunciando così a tutto il mondo il regime esistente in Portogallo; ‎in Angola l’ MPLA inizia il processo di lotta armata per la conquista e l’indipendenza del territorio; ‎l’Unione indiana annette Goa, Damão e Diu, e Salazar, incurante delle decisioni ostili al ‎colonialismo prese da organi internazionali come l’ONU e Assemblea Generale delle Nazioni, ‎proclama la politica dell’ “orgogliosamente soli”. Nello stesso anno avviene anche una rivolta ‎militare nella caserma di Beja.‎
Nell’anno seguente, l’anno della grande crisi accademica, il regime, violando l’autonomia ‎universitaria, perde il consenso di un considerevole numero di studenti, mentre il mondo dei ‎lavoratori è in continua agitazione; si registrano agitazioni a Oporto, a Aljustrel, a Lisbona, dove ‎‎500000 operai sfilano nel corteo del 1 Maggio, ed anche in Alentejo, dove i lavoratori rurali ‎conquistano le 8 ore di lavoro giornaliero. Verso la fine dell’anno si crea il Fronte Patriottico di ‎Liberazione Nazionale, che si radica ad Algeri, mentre si inizia a far sentire la contestazione alla ‎guerra coloniale. Dopo l’Angola è la volta della Guinea che avanza verso la lotta armata nel 1963, ‎così come lo fa il Mozambico nel 1964 con la FRELIMO e, nell’anno in cui il generale Delgado ‎viene assassinato dalla PIDE, l’opposizione, in occasione delle elezioni per l’Assemblea ‎Legislativa, denuncia la questione della guerra coloniale proponendo la sua risoluzione pacifica: ‎l’autodeterminazione.‎
Ma il regime, sempre più isolato, non sente nessuno e neanche la sostituzione di Salazar con ‎Marcelo Caetano nel 1968 presenta alcuna possibilità di risoluzione pacifica del conflitto. Il nuovo ‎presidente del Consiglio, con la sua politica della “rinnovazione nella continuità”, nonostante mostri ‎qualche piccolo segnale di apertura iniziale, fa poco di più che cambiare qualche nome all’apparato ‎repressivo – come PIDE in DGS o come “esame preventivo” al posto di censura. Di fronte alla ‎recrudescenza delle agitazioni dei lavoratori, del movimento accademico, di un movimento ‎popolare sempre più vasto, dove il canto di intervento sociale – tra cui i recital di musica e poesia – ‎ha un ruolo sempre più attivo, il regime si sente prigioniero di se stesso, incapace di fare un passo ‎contro l’ala oltranzista del partito, che reclama a gran voce il ruolo di crociati che i portoghesi ‎hanno in Africa. Nello stesso tempo, incalzato da un vasto movimento popolare che lo combatte – ‎adesso ancora più diversificato grazie alla comparizione di varie associazioni di stampo marxista ‎che ammettono anche la via armata al fine di risolvere la situazione – al regime resta soltanto la ‎possibilità di difendersi meglio che può censurando sempre di più, proibendo sempre di più, ‎incarcerando sempre di più […]‎



Adriano Correia de Oliveira, che era arrivato a Coimbra nel 1959, segna in modo profondo il ‎processo di rinnovamento del fado classico iniziando una proficua collaborazione tra la sua ‎ineguagliabile voce e Manuel Alegre e la sua poetica, tra la chitarra portoghese di António Portugal ‎e quella classica di Rui Pato. Ecco l’incontro tra la musica e la poesia, secondo quanto dice Manuel ‎Alegre che aggiunge: “Non bastava più la canzone dolente, nostalgica, malinconica. ‎Bisognava rivoluzionare il fado”. Ed è proprio quello che fanno: Alegre, partendo da un ‎classico “fado de Coimbra”, composto da Augusto Hilário, che parla del mantello degli universitari ‎come di un lenzuolo funebre, lo trasforma in una bandiera di speranza, dove è presente il tema della ‎rivolta presentato con una forte carica poetica, estetica ed ideologica.‎

‎(fonte: Fado e musica popolare)
Capa negra, rosa negra
Rosa negra sem roseira
Ergue-te bem nos meus ombros
Como ao vento uma bandeira

Ergue-te bem nos meus ombros
Vira costas à saudade
Capa negra, rosa negra
Bandeira de liberdade

Eu sou livre como as aves
E passo a vida a cantar
Coração que nasceu livre
Não se pode acorrentar ‎

envoyé par Bartleby - 23/2/2012 - 08:58



Langue: portugais

Scopro che esiste una versione leggermente diversa ma precedente a quella appena contribuita.‎
E’ del 1961 e le parole sono sempre di Manuel Alegre.‎
BALADA DO ESTUDANTE

Capa negra rosa negra
Rosa negra sem roseira.
Capa negra rosa negra
Rosa negra sem roseira.

Abre-te bem nos meus ombros
Como o vento na bandeira.
Abre-te bem nos meus ombros
Como o vento na bandeira.

Eu sou livre como as aves
E passo a vida a cantar.
Eu sou livre como as aves
E passo a vida a cantar.

Coração que nasceu livre
Não se pode acorrentar.
Coração que nasceu livre
Não se pode acorrentar.

Quem canta por conta sua
Canta sempre com razão.
Quem canta por conta sua
Canta sempre com razão.

Mais vale ser pardal na rua
Que rouxinol na prisão.
Mais vale ser pardal na rua
Que rouxinol na prisão.

envoyé par Bartleby - 23/2/2012 - 09:18




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