يا بشار يا جرثومة أقوالك مانا مفهمومة ,أخبارك أخبار البومة
ويلا إرحل يا بشار
لسه كل فتره حارامي شاليش و ماهر و رامي سروقو إخواتي و عمامي
ويلا إرحل يا بشار
و يا بشار طز فيك و طز بيللي بيحييك و الله مارح طلع فيك
و يلا إرحل يا بشار
و يا بشار حاجي تدور و دمك في حماه مهدور و خطئك مانو مغفور
و يلا إرحل يا بشار
و يا بشار و يا مندس و تضرب إنت و حزب البعث و روح صلح حرف الإس
و يلا إرحل يا بشار
و يا بشار يا كذاب تضرب إنت و هل الخطاب الحريه صارت عالباب
و يلا إرحل يا بشار
يا بشار مالك منا خود ماهر و ارحل عنا و شرعيتك سقطت عنا
و يلا إرحل يا بشار
و يا بشار ياجبان يا عميل الأمريكان الشعب السوري ما بينهان
و يلا إرحل يا بشار
يا بشار حاجي تدور و دمك في حماه مهدور و خطئك مانو مغفور
و يلا إرحل يا بشار
يا بشار و يا خاسيس و دم الشهداء مانو رخيص وضب غراضك بالكيس
و يلا ارحل يا بشار
يابشار ياملعون مفكر علينا بتمون ..دم الشهدا مابنخون
و يلا ارحل بشار
ووووووووبدنا نشيلو لبشار وبهمتنا القوية
سوريا بدا حرية .... سوريا بدا حرية .... سوريا بدا حرية .... سوريا بدا حرية
وبلا ماهر وبلا بشار وهالعصابة الهمجية
سوريا بدا حرية .... سوريا بدا حرية .... سوريا بدا حرية .... سوريا بدا حرية
ويلا إرحل يا بشار
لسه كل فتره حارامي شاليش و ماهر و رامي سروقو إخواتي و عمامي
ويلا إرحل يا بشار
و يا بشار طز فيك و طز بيللي بيحييك و الله مارح طلع فيك
و يلا إرحل يا بشار
و يا بشار حاجي تدور و دمك في حماه مهدور و خطئك مانو مغفور
و يلا إرحل يا بشار
و يا بشار و يا مندس و تضرب إنت و حزب البعث و روح صلح حرف الإس
و يلا إرحل يا بشار
و يا بشار يا كذاب تضرب إنت و هل الخطاب الحريه صارت عالباب
و يلا إرحل يا بشار
يا بشار مالك منا خود ماهر و ارحل عنا و شرعيتك سقطت عنا
و يلا إرحل يا بشار
و يا بشار ياجبان يا عميل الأمريكان الشعب السوري ما بينهان
و يلا إرحل يا بشار
يا بشار حاجي تدور و دمك في حماه مهدور و خطئك مانو مغفور
و يلا إرحل يا بشار
يا بشار و يا خاسيس و دم الشهداء مانو رخيص وضب غراضك بالكيس
و يلا ارحل يا بشار
يابشار ياملعون مفكر علينا بتمون ..دم الشهدا مابنخون
و يلا ارحل بشار
ووووووووبدنا نشيلو لبشار وبهمتنا القوية
سوريا بدا حرية .... سوريا بدا حرية .... سوريا بدا حرية .... سوريا بدا حرية
وبلا ماهر وبلا بشار وهالعصابة الهمجية
سوريا بدا حرية .... سوريا بدا حرية .... سوريا بدا حرية .... سوريا بدا حرية
envoyé par Bartleby - 18/2/2012 - 20:58
Langue: anglais
Traduzione inglese dal blog The Arabic Student
GET OUT, BASHAR
Get out, Bashar
Bashar you are not one of us
Take Maher and leave us
Your legitimacy has fallen
Get out, Bashar
Oh Bashar you liar
To hell with you and your speech
Freedom is at the door
Get out, Bashar
Oh Maher you coward
You agent of the Americans
The Syrian people will not be insulted
Get out, Bashar
Bashar, screw you
And screw those you salute you
We're tired and we will kick you out
Get out, Bashar
Bashar, stop hiding
Your blood is worthless in Hamah
Your mistake is not forgiven
Get out, Bashar
There are new thieves all the time
Shalish and Maher and Rami
They robbed my brothers and my uncles
Get out, Bashar
Bashar, you infiltrator
Screw you and the Ba'ath party
And go fix your letter "s" (*)
Get out, Bashar
We will remove Bashar by our strong determination
Syrian wants freedom
No Maher and no Bashar and no barbaric gang
Syria wants freedom
Get out, Bashar
Bashar you are not one of us
Take Maher and leave us
Your legitimacy has fallen
Get out, Bashar
Oh Bashar you liar
To hell with you and your speech
Freedom is at the door
Get out, Bashar
Oh Maher you coward
You agent of the Americans
The Syrian people will not be insulted
Get out, Bashar
Bashar, screw you
And screw those you salute you
We're tired and we will kick you out
Get out, Bashar
Bashar, stop hiding
Your blood is worthless in Hamah
Your mistake is not forgiven
Get out, Bashar
There are new thieves all the time
Shalish and Maher and Rami
They robbed my brothers and my uncles
Get out, Bashar
Bashar, you infiltrator
Screw you and the Ba'ath party
And go fix your letter "s" (*)
Get out, Bashar
We will remove Bashar by our strong determination
Syrian wants freedom
No Maher and no Bashar and no barbaric gang
Syria wants freedom
(*) Con riferimento al difetto di pronuncia che affligge il presidente siriano.
envoyé par Bartleby - 18/2/2012 - 22:42
Ibrahim Qashoush ha pagato con la vita la sua opposizione al regime sanguinario degli Assad, la dinastia che - è bene ricordarlo ogni tanto - governa la Siria col pugno di ferro non da ieri ma dal 1971 e che nel 1982 (tanto per spiegare meglio a chi gli fosse sfuggito perchè la città di Hama è oggi la roccaforte degli insorti) bombardò ininterrottamente per 27 giorni la città ribelle di Hama distruggendola parzialmente (senza cura nemmeno per gli inestimabili capolavori d'arte ed architettonici che ne facevano una delle più belle e preziose città del Vicino Oriente) e causando tra i 10.000 e i 40.000 morti, a seconda delle fonti (ma fu lo stesso fratello dell'allora presidente Hafez al-Assad, Rifaat, responsabile dell'operazione, a vantarsi di aver inflitto ai ribelli 38.000 morti)...
A Ibrahim Qashoush è stata tagliata la gola e poi dallo squarcio i suoi carnefici hanno estratto e reciso le corde vocali... Un assassinio terribile, realizzato con una metodica rituale...
E rituale è stata anche la feroce aggressione di cui è stato vittima Ali Farzat, uno dei più noti cartoonist siriani e dell'intero mondo arabo. Dal suo periodico "al-Domari" (Il lampionaio) Farzat negli ultimi 10 anni ha lanciato migliaia di bellissimi strali sotto forma di vignette contro il regime degli Assad...
Il 25 agosto del 2011, Ali Farzat è stato sequestrato in strada da uomini delle forze di sicurezza di Bashar al-Assad, mascherati. Gli è andata meglio che ad Ibrahim Qashoush, è stato ritrovato vivo, per fortuna, ma ridotto molto male, pestato a sangue. I suoi carnefici, ritualmente, si sono in particolar modo accaniti sulle sue mani, il suo strumento di lavoro, e gliele hanno spezzate entrambe, senza trascurare nemmeno un dito.
Ma Ali Farzat non si è perso d'animo e dopo poco ha ripreso a disegnare, dedicando personalmente al mandante dell'aggressione ricevuta, Bashar al-Assad, alcune bellissime vignette...
A Ibrahim Qashoush è stata tagliata la gola e poi dallo squarcio i suoi carnefici hanno estratto e reciso le corde vocali... Un assassinio terribile, realizzato con una metodica rituale...
E rituale è stata anche la feroce aggressione di cui è stato vittima Ali Farzat, uno dei più noti cartoonist siriani e dell'intero mondo arabo. Dal suo periodico "al-Domari" (Il lampionaio) Farzat negli ultimi 10 anni ha lanciato migliaia di bellissimi strali sotto forma di vignette contro il regime degli Assad...
Il 25 agosto del 2011, Ali Farzat è stato sequestrato in strada da uomini delle forze di sicurezza di Bashar al-Assad, mascherati. Gli è andata meglio che ad Ibrahim Qashoush, è stato ritrovato vivo, per fortuna, ma ridotto molto male, pestato a sangue. I suoi carnefici, ritualmente, si sono in particolar modo accaniti sulle sue mani, il suo strumento di lavoro, e gliele hanno spezzate entrambe, senza trascurare nemmeno un dito.
Ma Ali Farzat non si è perso d'animo e dopo poco ha ripreso a disegnare, dedicando personalmente al mandante dell'aggressione ricevuta, Bashar al-Assad, alcune bellissime vignette...
Bartleby - 19/2/2012 - 12:00
Ancora una bella vignetta di Ali Farzat (questo avrà fatto andare in bestia il presidente...)
Bartleby - 19/2/2012 - 12:19
Bella vignetta del cartoonist americano Everett Patterson, in solidarietà al collega siriano Ali Farzat, massacrato dagli sgherri del dittatore Bashar al-Assad.
Bartleby - 19/2/2012 - 15:03
«DOBBIAMO PORRE FINE ALLA RAZZA UMANA OPPURE L'UMANITÀ DOVRÀ RINUNCIARE ALLA GUERRA?»
Lo scrivevano Bertrand Russell e Albert Einstein nel 1955.
Sono passati quasi sessant’anni, ma l’umanità non ha ancora rinunciato alla guerra. Anzi, ancora una volta, viene presentata come l’unica opzione possibile per mettere fine a un conflitto.
Non lo è. L’abbiamo visto con i nostri occhi in Iraq, in Afghanistan, in Libia: le guerre “per la pace” hanno solo alimentato altra violenza e in questi Paesi i civili continuano a morire, ogni giorno.
Ai morti già causati dalla guerra in Siria se ne aggiungeranno altri, perché scegliere le armi oggi significa decidere sempre, consapevolmente, di colpire la popolazione civile: nei conflitti contemporanei il 90% delle vittime sono sempre bambini, donne e uomini inermi.
Centinaia di migliaia di persone hanno già abbandonato la Siria per cercare rifugio nei Paesi vicini. Li abbiamo incontrati anche in Sicilia, dove i nostri medici stanno garantendo le prime cure ai profughi che stanno sbarcando sulle coste di Siracusa.
In tutti questi anni abbiamo visto che la guerra è sempre l’opzione più disumana, e inutile.
Chiediamo che l’Italia rifiuti l’intervento armato e si impegni invece per chiedere alla comunità degli Stati l’immediato intervento diplomatico, l’unica soluzione ammissibile secondo il diritto internazionale, l’unica in grado di costruire un processo di pace che abbia come primo obiettivo la tutela della popolazione siriana, già vittima della guerra civile.
L’umanità può ancora decidere di rinunciare alla guerra: difendere e praticare i diritti umani fondamentali è l’unico modo per costruire le basi per una convivenza pacifica tra i popoli.
Emergency - 28 agosto 2013
«Questo dunque è il problema che vi presentiamo, netto, terribile e inevitabile: dobbiamo porre fine alla razza umana oppure l'umanità dovrà rinunciare alla guerra?»
Lo scrivevano Bertrand Russell e Albert Einstein nel 1955.
Sono passati quasi sessant’anni, ma l’umanità non ha ancora rinunciato alla guerra. Anzi, ancora una volta, viene presentata come l’unica opzione possibile per mettere fine a un conflitto.
Non lo è. L’abbiamo visto con i nostri occhi in Iraq, in Afghanistan, in Libia: le guerre “per la pace” hanno solo alimentato altra violenza e in questi Paesi i civili continuano a morire, ogni giorno.
Ai morti già causati dalla guerra in Siria se ne aggiungeranno altri, perché scegliere le armi oggi significa decidere sempre, consapevolmente, di colpire la popolazione civile: nei conflitti contemporanei il 90% delle vittime sono sempre bambini, donne e uomini inermi.
Centinaia di migliaia di persone hanno già abbandonato la Siria per cercare rifugio nei Paesi vicini. Li abbiamo incontrati anche in Sicilia, dove i nostri medici stanno garantendo le prime cure ai profughi che stanno sbarcando sulle coste di Siracusa.
In tutti questi anni abbiamo visto che la guerra è sempre l’opzione più disumana, e inutile.
Chiediamo che l’Italia rifiuti l’intervento armato e si impegni invece per chiedere alla comunità degli Stati l’immediato intervento diplomatico, l’unica soluzione ammissibile secondo il diritto internazionale, l’unica in grado di costruire un processo di pace che abbia come primo obiettivo la tutela della popolazione siriana, già vittima della guerra civile.
L’umanità può ancora decidere di rinunciare alla guerra: difendere e praticare i diritti umani fondamentali è l’unico modo per costruire le basi per una convivenza pacifica tra i popoli.
Emergency - 28 agosto 2013
e a me venuta questa filastrocca qua:
Che ce ne frega
de ‘sta guerra
che ce ne frega
de ‘sto Bashir
Noi mangamo
noi semo vivi
che ce ne importa
de ‘sto crumir!
Che ce ne frega
de ‘sta guerra
che ce ne frega
de ‘sto Bashir
Noi mangamo
noi semo vivi
che ce ne importa
de ‘sto crumir!
krzyś - 30/8/2013 - 02:10
E io purtroppo credo che la filastrocca di Krzysiek fotografi benissimo la situazione relativa alla guerra civile siriana. Realmente non gliene frega nulla a nessuno. Chi "parteggiava" per i ribelli si è ritrovato una bella parte degli oppositori ad Assad completamente putridi; chi "parteggiava" per Assad si è ritrovato, come sempre, con Assad. Nel bel mezzo: atrocità commesse da entrambe le parti, quasi facendo a gara, rimpalli delle suddette a seconda della convenienza politica, l' "occidente" che mette il gas ner-vino (forse vuole fare il Lambrusco...), Assad che mostra "armi chimiche" dei "ribelli" (saranno quelle che non si sono trovate in Iraq?) e così via. Io temo che questo povero Ibrahim Qashoush avrebbe fatto meglio a scappare via da quel manicomio; certo, il suo destino sarebbe stato quello di essere rinchiuso in un CIE. Si dice che sulla guerra siriana "non si capisce niente", e può essere vero; nel frattempo, mentre ci sforziamo poderosamente di capire, i civili siriani crepano a migliaia (molti dei quali per fare da vetrina "geopolitica") e a centinaia di migliaia scappano. L'inverno arabo. Allora ci si rinchiude agevolmente in ciò che la filastrocca di Krzysztof Wrona esprime benissimo: ce ne freghiamo altamente, se la vedano un po' loro. Tra un po' salta pure il Libano, tanto, loro, al tutti-contro-tutti ci sono già abituati; e il capitalismo vola ad ali spiegate verso la sua conclusione naturale: la guerra globale. Non importa chi abbia "ragione" e chi abbia "torto", l'importante è che ci sia la guerra. Nel caso siriano, persino con rarissime canzoni. Anzi, quasi nessuna, direi. Nessun Bush, persino il parlamento inglese boccia l'intervento, e nemmeno lo straccetto di un cantautore lussemburghese che dedichi una canzone a 'sti disgraziati che pagano con un inferno il "riassetto dell'area". Meglio allora, infinitamente meglio, la filastrocca di Krzysiek. La metterei quasi come canzone autonoma.
Riccardo Venturi - 30/8/2013 - 11:04
Nei due anni la guerra nella Repubblica Araba di Siria ha passato varie fasi, e la "libera informazione" ha fatto tutto quello che poteva per renderne incomprensibili gli sviluppi e per nascondere il più sostanziale di essi, che è dato dalla permanenza al potere di Bashar al Assad, dato per spacciato un giorno sì e l'altro pure per due anni ininterrotti.
Non è il caso di farne il riassunto qui: basterà dire che al momento attuale una guerriglia composita in cui sono parte considerevoli gruppi qaedisti e infiltrati sta muovendosi senza soste per il paese devastando allegramente le proprietà e le infrastrutture e rendendo invivibili le città. Si potrà immaginare con quale riscontro e con quale approvazione popolare.
Della "opposizione" e del "Libero Esercito Siriano" non si sente neanche più parlare dopo che tutti i tentativi fatti dagli interessati (Qatar, Emirati Arabi, Arabia Saudita e la stessas Turchia) per arrivare a costituire un comando centralizzato dotato del minimo di credibilità necessaria a formare un embrione di "controgoverno" opponibile a quello della Repubblica sono falliti.
L'agenzia di stampa della Repubblica Araba di Siria mostra ogni giorno ribelli sconfitti e decine di armi leggere sequestrate, accanto a surreali scene di normalità.
Nel marzo del 2013 Carla del Ponte fece sapere -prima di essere azzittita dalla "libera informazione"- che a suo modo di vedere era la cosiddetta "opposizione" a manipolare con disinvoltura sostanze chimiche, il che -assieme all'acume politico di Assad, probabilmente aduso ad astuzie e compromessi che farebbero impallidire qualsiasi Andreotti per tenere insieme paese e governo- rende credibili le dicerie su un maldestro uso del Sarin da parte dei "ribelli" nel sobborgo damasceno di Ghouta da essi stessi controllato.
Sarebbe interesante sapere cosa pensano di tutto questo le lesbiche di Damasco: strano che il pubblico "occidentale", per il quale l'essenza stessa della rivoluzione sono giovani donne che dànno ad intendere di fermare i carri armati girando seminude, non senta la mancanza di una voce tanto autorevole e documentata.
Quello che ne pensa William Darlymple, che è uno storico e non un gazzettiere, lo sappiamo già:
"Il periodo di incertezza per i Cristiani della Siria si concluse con il colpo di stato di Assad nel 1970. Assad era un alawita, membro di una minoranza musulmana considerata dai Sunniti ortodossi come eretica, e denominata in tono denigratorio Nusayri (o Piccoli Cristiani). Assad si è insediato al potere formando quella che in effetti era una coalizione delle molte minoranze religiose della Siria — Sciiti, Drusi, Yazidi, Cristiani e Alawiti — grazie alla quale fu in grado di controbilanciare il peso della maggioranza sunnita.[...] L’unico problema in tutto ciò, per quanto riguarda i Cristiani, è l’insinuarsi della consapevolezza che quasi sicuramente li aspetta un altro rovesciamento della sorte, forse molto più selvaggio, quando Assad morirà o quando il suo regime dovesse crollare. I Cristiani della Siria hanno osservato con preoccupazione i movimenti islamici che stanno acquistando forza in tutto il Medio Oriente, e i Cristiani più ricchi hanno investito tutto in due passaporti (o almeno così dicono le voci), giusto nel caso che la Siria diventi pericolosa in una qualche fase futura.
"Il fondamentalismo si sta rafforzando tra i Musulmani" disse un uomo d’affari armeno pessimista che incontrai mentre gironzolavo nei bazar di Aleppo. "Basta guardare le ragazze: ora indossano tutte lo hijab: solo cinque anni fa erano tutte scoperte. Dopo la morte di Assad, o le sue dimissioni, nessuno sa quello che accadrà. Finché la bottiglia è chiusa con un tappo saldo, va tutto bene. Ma il tappo finirà per esplodere: e allora nessuno sa cosa ci accadrà."
Dalla montagna sacra, 1994.
Non è il caso di farne il riassunto qui: basterà dire che al momento attuale una guerriglia composita in cui sono parte considerevoli gruppi qaedisti e infiltrati sta muovendosi senza soste per il paese devastando allegramente le proprietà e le infrastrutture e rendendo invivibili le città. Si potrà immaginare con quale riscontro e con quale approvazione popolare.
Della "opposizione" e del "Libero Esercito Siriano" non si sente neanche più parlare dopo che tutti i tentativi fatti dagli interessati (Qatar, Emirati Arabi, Arabia Saudita e la stessas Turchia) per arrivare a costituire un comando centralizzato dotato del minimo di credibilità necessaria a formare un embrione di "controgoverno" opponibile a quello della Repubblica sono falliti.
L'agenzia di stampa della Repubblica Araba di Siria mostra ogni giorno ribelli sconfitti e decine di armi leggere sequestrate, accanto a surreali scene di normalità.
Nel marzo del 2013 Carla del Ponte fece sapere -prima di essere azzittita dalla "libera informazione"- che a suo modo di vedere era la cosiddetta "opposizione" a manipolare con disinvoltura sostanze chimiche, il che -assieme all'acume politico di Assad, probabilmente aduso ad astuzie e compromessi che farebbero impallidire qualsiasi Andreotti per tenere insieme paese e governo- rende credibili le dicerie su un maldestro uso del Sarin da parte dei "ribelli" nel sobborgo damasceno di Ghouta da essi stessi controllato.
Sarebbe interesante sapere cosa pensano di tutto questo le lesbiche di Damasco: strano che il pubblico "occidentale", per il quale l'essenza stessa della rivoluzione sono giovani donne che dànno ad intendere di fermare i carri armati girando seminude, non senta la mancanza di una voce tanto autorevole e documentata.
Quello che ne pensa William Darlymple, che è uno storico e non un gazzettiere, lo sappiamo già:
"Il periodo di incertezza per i Cristiani della Siria si concluse con il colpo di stato di Assad nel 1970. Assad era un alawita, membro di una minoranza musulmana considerata dai Sunniti ortodossi come eretica, e denominata in tono denigratorio Nusayri (o Piccoli Cristiani). Assad si è insediato al potere formando quella che in effetti era una coalizione delle molte minoranze religiose della Siria — Sciiti, Drusi, Yazidi, Cristiani e Alawiti — grazie alla quale fu in grado di controbilanciare il peso della maggioranza sunnita.[...] L’unico problema in tutto ciò, per quanto riguarda i Cristiani, è l’insinuarsi della consapevolezza che quasi sicuramente li aspetta un altro rovesciamento della sorte, forse molto più selvaggio, quando Assad morirà o quando il suo regime dovesse crollare. I Cristiani della Siria hanno osservato con preoccupazione i movimenti islamici che stanno acquistando forza in tutto il Medio Oriente, e i Cristiani più ricchi hanno investito tutto in due passaporti (o almeno così dicono le voci), giusto nel caso che la Siria diventi pericolosa in una qualche fase futura.
"Il fondamentalismo si sta rafforzando tra i Musulmani" disse un uomo d’affari armeno pessimista che incontrai mentre gironzolavo nei bazar di Aleppo. "Basta guardare le ragazze: ora indossano tutte lo hijab: solo cinque anni fa erano tutte scoperte. Dopo la morte di Assad, o le sue dimissioni, nessuno sa quello che accadrà. Finché la bottiglia è chiusa con un tappo saldo, va tutto bene. Ma il tappo finirà per esplodere: e allora nessuno sa cosa ci accadrà."
Dalla montagna sacra, 1994.
Io non sto con Oriana - 7/9/2013 - 12:47
Oda a la pacificación
Poesia di Mario Benedetti, nella raccolta intitolata “Letras de emergencia”, pubblicata nel 1973
Tentativo di traduzione italiana di Bernart
ODE ALLA PACIFICAZIONE
Poesia di Mario Benedetti, nella raccolta intitolata “Letras de emergencia”, pubblicata nel 1973
No sé hasta dónde irán los pacificadores con su ruido metálico de paz
pero hay ciertos corredores de seguros que ya colocan pólizas contra la pacificación
y hay quienes reclaman la pena del garrote para los que no quieren ser pacificados
cuando los pacificadores apuntan por supuesto tiran a pacificar
y a veces hasta pacifican dos pájaros de un tiro
es claro que siempre hay algún necio que se niega a ser pacificado por la espalda
o algún estúpido que resiste la pacificación a fuego lento
en realidad somos un país tan peculiar
que quien pacifique a los pacificadores un buen pacificador será.
pero hay ciertos corredores de seguros que ya colocan pólizas contra la pacificación
y hay quienes reclaman la pena del garrote para los que no quieren ser pacificados
cuando los pacificadores apuntan por supuesto tiran a pacificar
y a veces hasta pacifican dos pájaros de un tiro
es claro que siempre hay algún necio que se niega a ser pacificado por la espalda
o algún estúpido que resiste la pacificación a fuego lento
en realidad somos un país tan peculiar
que quien pacifique a los pacificadores un buen pacificador será.
Tentativo di traduzione italiana di Bernart
ODE ALLA PACIFICAZIONE
Non so fino a dove si spingeranno i pacificatori con il loro rumore metallico di pace
però ci sono certi broker che già scommettono contro la pacificazione
e c’è gente che chiede a gran voce la pena di morte per quelli che non vogliono essere pacificati
quando i pacificatori mirano, si dà per scontato che sparino per pacificare
e a volte riescono a pacificare addirittura due uccelli con un colpo solo
è chiaro che c’è sempre qualche balordo che si rifiuta di essere pacificato con la spada
o qualche stupido che oppone resistenza alla pacificazione a fuoco lento
in realtà siamo un paese così particolare
che chi pacifichi i pacificatori sarà un buon pacificatore.
però ci sono certi broker che già scommettono contro la pacificazione
e c’è gente che chiede a gran voce la pena di morte per quelli che non vogliono essere pacificati
quando i pacificatori mirano, si dà per scontato che sparino per pacificare
e a volte riescono a pacificare addirittura due uccelli con un colpo solo
è chiaro che c’è sempre qualche balordo che si rifiuta di essere pacificato con la spada
o qualche stupido che oppone resistenza alla pacificazione a fuoco lento
in realtà siamo un paese così particolare
che chi pacifichi i pacificatori sarà un buon pacificatore.
Bernart - 9/9/2013 - 11:09
Straordinaria poesia di Mario Benedetti...ma non c'è da stupirsi della cosa...
Riccardo Venturi - 9/9/2013 - 11:22
Direi che sarebbe bene segnalare anche le dichiarazioni del giornalista della “Stampa” Domenico Quirico, liberato ieri dopo cinque mesi di prigionia nelle mani dei “ribelli” siriani.
"Ho cercato di raccontare la rivoluzione siriana, ma può essere che questa rivoluzione mi abbia tradito. Non è più la rivoluzione laica di Aleppo, è diventata un'altra cosa, molto pericolosa e complessa", ha detto all'arrivo scambiando alcune parole con i giornalisti presenti. Poi ha continuato: "È come se fossi vissuto cinque mesi su Marte, ho scoperto che i miei marziani sono malvagi e cattivi. Ho saputo solo oggi chi è il presidente della Repubblica del mio paese".
Direi che sono parole sulle quali, quantomeno, meditare. Magari anche proprio da parte della “Stampa” e di tutta la stampa (con la minuscola) allineata nella sua totale cecità. Le meditino anche i non pochi dementi in salsa “rivoluzionaria”, quelli che vedevano gli “anarchici” in Siria con tanto di “Brigate Internazionali”. Le quali sembra che ci siano davvero, ma di fanatici che vanno a combattere con gli integralisti.
Ho in mente questi qua che si sciacquavano la bocca, e le loro tastiere, con il termine “rossobruni” che va tanto di moda. Con le accuse di “sostenere Assad” e il “dittatore di turno”. Va da sé che mi sono, anche ai tempi della Libia, goduto i tanti “interventismi occidentali” da parte di questi tromboni, conditi persino coi paragoni con la Guerra di Spagna; questi qua vedono “Durruti” ovunque. Il bello è che, poi, sono quelli che s'inalberano tanto quando vedono qualcosa che indulge non dico all'islamismo, ma anche alla stessa comprensione del problema; da una parte s'incazzano per le teocrazie islamiche, dall'altra sostengono “interventi” che porterebbero al potere il peggiore e più feroce oscurantismo religioso. Eppure l'Afghanistan avrebbe dovuto insegnare loro qualcosina.
Pregiandomi di non essere certamente a favore di nessun tipo di teocrazia e di integralismo “religioso” (e neppure di alcun tipo di “moderatismo”, basta considerare quanto spinga il turco [M]Erdoğan per l'intervento armato in Siria; e pùppati anche le mancate Olimpiadi, stronzo!), cerco esclusivamente di essere realista. Il realismo impone che l'illusione delle “rivolte laiche” in quei paesi, come constatato amaramente dal giornalista Quirico, è appunto, una tragica illusione.
Non solo di “rossobruni”; ci tocca beccarci pure di “complottisti”. Eppure quel che è successo dalla Tunisia fino all'Egitto, dalla Libia fino alla Siria, non sono “complotti”, sono cose ben reali. O forse agli “anarchici” de noantri piace tanto la bella Libia di adesso, dove sicuramente sventola la bandiera della rivoluzione libertaria; o l'Egitto di Fratelli Musulmani da una parte e militari dall'altra; o la Tunisia dove si assassinano uno dopo l'altro i leader di sinistra che si oppongono al partito religioso di merda; o la Siria dove scorrazzano i jihadisti o come cazzo li si vuole chiamare). La quantità di cazzate che hanno sparato e continuano a sparare questi qui è pari soltanto a quella dei pennaioli di regime, che si sono scoperti tutti “ribellisti” tranne poi venire sbugiardati alla grande, ad esempio, proprio dal loro inviato poco cerimoniosamente prelevato e trattato come un cane. Con la fortuna di essere stato rispedito a casa, buon per lui.
Se non fosse stato rapito, però, magari ora ci ritroveremmo il Quirico bello uniformato sulle “armi chimiche di Assad”, tipo Gad Lerner l'altro giorno su “Re-Pubica”. E questo non è “sostenere il dittatore”; è semplicemente dover rivedere, una buona volta, alcuni concetti che ci siamo incancreniti nelle nostre teste vuote.
Ci piace tanto la “laicità”, a condizione che in certi paesi non sia affidata a un Saddam Hussein (laicissimo) o a un Assad. Ci garba da morire la “condizione della donna”, però facciamo le coalizioni e gli interventi che favoriscono regolarmente i barboni che alle donne mettono il burqa (chi li sosteneva i Talebani al tempo dell'intervento sovietico?). Dovremmo concluderne che ci piacciono soltanto le “rivoluzioni” che sono di nostro gusto, e che fabbrichiamo con ridicole costruzioni teoriche campate in aria. Quando ci si accorge che gli eventi vanno in tutt'altra direzione, è troppo tardi; allora entrano in campo i “diritti dell'uomo”, gli ispettori ONU (Organizzazione dei Nani Ubbidienti), le immancabili “armi chimiche”, tutto il consueto armamentario che però, stavolta, in Siria sembra non avere incantato molto. E, naturalmente, gli interventi armati fatti ad hoc per creare il vero scopo: la frammentazione e la confusione. La riduzione di paesi e popoli interi a riserve di guerra infinita, quindi facilmente controllabili e che non rappresentano più buchi neri nelle aree strategiche. Per fare questo, gli integralismi religiosi sono perfetti: permettono di mantenere il mondo intero in uno stato di “guerra al terrorismo”, permettono di vendere armi su armi, permettono -una volta eliminati i “dittatori”- di iniziare la trafila di baggianate delle “conferenze di pace e riconciliazione”, e intanto arrivano affaristi a frotte tra le macerie dei paesi non solo distrutti, ma che non sono più ricostruibili né fisicamente, né nelle coscienze. “Divide et impera”. Permettono l'installazione di fantocci alla Karzai, permettono le “missioni di pace” che aumentano a dismisura le spese militari. Permettono tutta una serie di cose che bisogna non essere miopi, ma addirittura ciechi per non vedere; ma è del tutto inutile.
Resta il problema dei dittatori, è vero. Una volta o l'altra bisognerà vedere se sia più “dittatore” Assad o il primo ministro turco neoliberista sfrenato. Se sia stato più “dittatore” Gheddafi o il suo amichetto traditore Berlusconi. A rega', questi le “rivoluzioni” come garbano a voantri nun le fanno; e allora continuate, e buon integralismo ben finanziato (ad esempio dall'Arabia Saudita, noto baluardo della democrazia occidentale). Parafrasando Nanni Moretti: Vi meritate Gad Lerner. Vi meritate che alle persone cui è rimasto un po' di sale in zucca caschino le palle nel dover constatare che è meglio il Papa di voi. Vi meritate il vostro “libertarismo” e la vostra “democrazia” da mentecatti, che poi si rivelano essere immancabilmente il loro esatto contrario. Vi meritate Sarkozy e Hollande. Vi meritate il “Premio Nobel per la Pace”. E noialtri ci meritiamo di essere, nostro malgrado, costretti a dirvele sul viso queste cosine.
"Ho cercato di raccontare la rivoluzione siriana, ma può essere che questa rivoluzione mi abbia tradito. Non è più la rivoluzione laica di Aleppo, è diventata un'altra cosa, molto pericolosa e complessa", ha detto all'arrivo scambiando alcune parole con i giornalisti presenti. Poi ha continuato: "È come se fossi vissuto cinque mesi su Marte, ho scoperto che i miei marziani sono malvagi e cattivi. Ho saputo solo oggi chi è il presidente della Repubblica del mio paese".
Direi che sono parole sulle quali, quantomeno, meditare. Magari anche proprio da parte della “Stampa” e di tutta la stampa (con la minuscola) allineata nella sua totale cecità. Le meditino anche i non pochi dementi in salsa “rivoluzionaria”, quelli che vedevano gli “anarchici” in Siria con tanto di “Brigate Internazionali”. Le quali sembra che ci siano davvero, ma di fanatici che vanno a combattere con gli integralisti.
Ho in mente questi qua che si sciacquavano la bocca, e le loro tastiere, con il termine “rossobruni” che va tanto di moda. Con le accuse di “sostenere Assad” e il “dittatore di turno”. Va da sé che mi sono, anche ai tempi della Libia, goduto i tanti “interventismi occidentali” da parte di questi tromboni, conditi persino coi paragoni con la Guerra di Spagna; questi qua vedono “Durruti” ovunque. Il bello è che, poi, sono quelli che s'inalberano tanto quando vedono qualcosa che indulge non dico all'islamismo, ma anche alla stessa comprensione del problema; da una parte s'incazzano per le teocrazie islamiche, dall'altra sostengono “interventi” che porterebbero al potere il peggiore e più feroce oscurantismo religioso. Eppure l'Afghanistan avrebbe dovuto insegnare loro qualcosina.
Pregiandomi di non essere certamente a favore di nessun tipo di teocrazia e di integralismo “religioso” (e neppure di alcun tipo di “moderatismo”, basta considerare quanto spinga il turco [M]Erdoğan per l'intervento armato in Siria; e pùppati anche le mancate Olimpiadi, stronzo!), cerco esclusivamente di essere realista. Il realismo impone che l'illusione delle “rivolte laiche” in quei paesi, come constatato amaramente dal giornalista Quirico, è appunto, una tragica illusione.
Non solo di “rossobruni”; ci tocca beccarci pure di “complottisti”. Eppure quel che è successo dalla Tunisia fino all'Egitto, dalla Libia fino alla Siria, non sono “complotti”, sono cose ben reali. O forse agli “anarchici” de noantri piace tanto la bella Libia di adesso, dove sicuramente sventola la bandiera della rivoluzione libertaria; o l'Egitto di Fratelli Musulmani da una parte e militari dall'altra; o la Tunisia dove si assassinano uno dopo l'altro i leader di sinistra che si oppongono al partito religioso di merda; o la Siria dove scorrazzano i jihadisti o come cazzo li si vuole chiamare). La quantità di cazzate che hanno sparato e continuano a sparare questi qui è pari soltanto a quella dei pennaioli di regime, che si sono scoperti tutti “ribellisti” tranne poi venire sbugiardati alla grande, ad esempio, proprio dal loro inviato poco cerimoniosamente prelevato e trattato come un cane. Con la fortuna di essere stato rispedito a casa, buon per lui.
Se non fosse stato rapito, però, magari ora ci ritroveremmo il Quirico bello uniformato sulle “armi chimiche di Assad”, tipo Gad Lerner l'altro giorno su “Re-Pubica”. E questo non è “sostenere il dittatore”; è semplicemente dover rivedere, una buona volta, alcuni concetti che ci siamo incancreniti nelle nostre teste vuote.
Ci piace tanto la “laicità”, a condizione che in certi paesi non sia affidata a un Saddam Hussein (laicissimo) o a un Assad. Ci garba da morire la “condizione della donna”, però facciamo le coalizioni e gli interventi che favoriscono regolarmente i barboni che alle donne mettono il burqa (chi li sosteneva i Talebani al tempo dell'intervento sovietico?). Dovremmo concluderne che ci piacciono soltanto le “rivoluzioni” che sono di nostro gusto, e che fabbrichiamo con ridicole costruzioni teoriche campate in aria. Quando ci si accorge che gli eventi vanno in tutt'altra direzione, è troppo tardi; allora entrano in campo i “diritti dell'uomo”, gli ispettori ONU (Organizzazione dei Nani Ubbidienti), le immancabili “armi chimiche”, tutto il consueto armamentario che però, stavolta, in Siria sembra non avere incantato molto. E, naturalmente, gli interventi armati fatti ad hoc per creare il vero scopo: la frammentazione e la confusione. La riduzione di paesi e popoli interi a riserve di guerra infinita, quindi facilmente controllabili e che non rappresentano più buchi neri nelle aree strategiche. Per fare questo, gli integralismi religiosi sono perfetti: permettono di mantenere il mondo intero in uno stato di “guerra al terrorismo”, permettono di vendere armi su armi, permettono -una volta eliminati i “dittatori”- di iniziare la trafila di baggianate delle “conferenze di pace e riconciliazione”, e intanto arrivano affaristi a frotte tra le macerie dei paesi non solo distrutti, ma che non sono più ricostruibili né fisicamente, né nelle coscienze. “Divide et impera”. Permettono l'installazione di fantocci alla Karzai, permettono le “missioni di pace” che aumentano a dismisura le spese militari. Permettono tutta una serie di cose che bisogna non essere miopi, ma addirittura ciechi per non vedere; ma è del tutto inutile.
Resta il problema dei dittatori, è vero. Una volta o l'altra bisognerà vedere se sia più “dittatore” Assad o il primo ministro turco neoliberista sfrenato. Se sia stato più “dittatore” Gheddafi o il suo amichetto traditore Berlusconi. A rega', questi le “rivoluzioni” come garbano a voantri nun le fanno; e allora continuate, e buon integralismo ben finanziato (ad esempio dall'Arabia Saudita, noto baluardo della democrazia occidentale). Parafrasando Nanni Moretti: Vi meritate Gad Lerner. Vi meritate che alle persone cui è rimasto un po' di sale in zucca caschino le palle nel dover constatare che è meglio il Papa di voi. Vi meritate il vostro “libertarismo” e la vostra “democrazia” da mentecatti, che poi si rivelano essere immancabilmente il loro esatto contrario. Vi meritate Sarkozy e Hollande. Vi meritate il “Premio Nobel per la Pace”. E noialtri ci meritiamo di essere, nostro malgrado, costretti a dirvele sul viso queste cosine.
Riccardo Venturi - 9/9/2013 - 12:29
Nelle stesse ore si rafforzano i dubbi sulla narrativa amriki in materia di armi di distruzione di massa.
Pare che gli stessi yankee, offrendo al Presidente della Repubblica Araba di Siria la sospensione delle ostilità in cambio della consegna delle armi chimiche (o qualcosa del genere) stiano cercando di uscire dal vicolo cieco in cui si sono cacciati senza troppo rimetterci in credibilità.
A livello di complottismo si sostiene addirittura di un costosissimo F22 abbattuto nel nord della Giordania, e di quattro missili da crociera intercettati dalla contraerea dell'Esercito Arabo Siriano. La voce non pare degna di fede ma va comunque registrata, dal momento che un precedente di cui fece le spese un F4 dell'aeronautica militare turca si è comunque verificato.
Pare che gli stessi yankee, offrendo al Presidente della Repubblica Araba di Siria la sospensione delle ostilità in cambio della consegna delle armi chimiche (o qualcosa del genere) stiano cercando di uscire dal vicolo cieco in cui si sono cacciati senza troppo rimetterci in credibilità.
A livello di complottismo si sostiene addirittura di un costosissimo F22 abbattuto nel nord della Giordania, e di quattro missili da crociera intercettati dalla contraerea dell'Esercito Arabo Siriano. La voce non pare degna di fede ma va comunque registrata, dal momento che un precedente di cui fece le spese un F4 dell'aeronautica militare turca si è comunque verificato.
Io non sto con Oriana - 9/9/2013 - 13:04
Pare che Domenico Quirico abbia metabolizzato il tradimento di una "rivoluzione" nel peggiore dei modi.
La pubblicazione cattolica "Tempi" riporta un'intervista il cui contenuto permette di ascrivere in tutta serenità il signor Quirico alla schiera dei Magdi Apostata Pluricondannato Allam, delle Suad Sbai e delle Oriana Fallaci.
La pubblicazione cattolica "Tempi" riporta un'intervista il cui contenuto permette di ascrivere in tutta serenità il signor Quirico alla schiera dei Magdi Apostata Pluricondannato Allam, delle Suad Sbai e delle Oriana Fallaci.
Io non sto con Oriana - 28/9/2013 - 11:29
ROJAVA: ANCHE I CRISTIANI SIRIACI NEL MIRINO DI ANKARA
Gianni Sartori
Si percepisce un leggero odor di vittimismo e di ipocrisia nel lamento di alcune agenzie cattoliche per il recente attacco con droni nel nord-est della Siria (Rojava) costato la vita a tre miliziani (ossia esponenti di una milizia armata per l’autodifesa) di Syriac Security Office (conosciuta anche come polizia Sutoro) e di un civile. Tutti cristiani siriaci. Sostenendo che “da anni Ankara compie raid mirati contro gruppi combattenti curdi in Siria e Iraq, finendo per coinvolgere anche le popolazioni cristiane” si vorrebbe - forse ? - far intendere che i “cristiani” sono soltanto agnelli sacrificali di una guerra tra gruppi armati, usi alla violenza
Ossia, in sintesi: tra l’esercito turco - e i suoi ascari jihadisti, ricordiamo - e le milizie curde (ma anche arabe, armene, turcomanne…).
"Vittime del fuoco incrociato tra Turchia e Pkk” si sosteneva tempo fa parlando dei cristiani siriaci dell’Iraq.
Dimenticando che se in Bashur (Kurdistan entro i confini iracheni) e in Rojava (Kurdistan entro i confini siriani) esiste ancora qualche cristiano in circolazione (non solo i siriaci, ma anche gli armeni…) è soltanto grazie ai combattenti curdi che ne hanno impedito lo sterminio totale da parte di Isis & C.
E che - avendo appreso la lezione - anche i cristiani siriaci, come gli armeni, si sono autorganizzati per difendersi combattendo a fianco dei combattenti curdi in quella che di fatto è ormai una consolidata alleanza multietnica, le Forze Democratiche Siriane (FDS).
Probabilmente uno dei periodi peggiori (se non il peggiore in assoluto) per la comunità cristiana e per le altre minoranze è coinciso con la seconda guerra del Golfo (iniziata nel marzo 2003) e l’ avvento dello Stato islamico. Quando le persecuzioni operate dalle milizie jihadiste si sono inasprite (rapimenti, saccheggi, esecuzioni…).
In seguito, con la sconfitta dell’Isis, la situazione sembrava dover migliorare. Ma dal 2020 si è fatta nuovamente critica con la ripresa delle operazioni militari di Ankara contro il PKK in territorio iracheno.
Sia impedendo il ritorno di chi era fuggito per timore dell’Isis, sia causando l’evacuazione di molti villaggi (almeno nove su undici solo nella provincia di Zakho).
Tornando ai nostri giorni e riepilogando: mercoledì mattina 28 febbraio i droni turchi colpivano quattro veicoli nei pressi della città di Dêrik provocando appunto la morte di quattro persone e il ferimento di altre due. Va ricordato che nel corso degli ultimi anni gli attacchi aerei mirati contro la regione autonoma si sono intensificati di mese in mese. Oltre settanta soltanto dall’inizio dell’anno, stando a quanto ha documentato il Centro di Informazione del Rojava (CIC). In particolare dal 12 al 15 gennaio 2024 venivano bombardate sistematicamente (sia con droni che con aerei) le infrastrutture vitali e le installazioni indispensabili per la popolazione (magazzini e silos di generi alimentari, centrali elettriche, ospedali e ambulatori…). Con più di una cinquantina di località colpite. Da ottobre 2023 questa è stata la terza “offensiva aerea” di ampia portata contro il Rojava.
Sorxwîn Rojhilat e Azadî Dêrik
Un mese dopo, domenica 11 febbraio, venivano assassinate due comandanti delle Unità di Protezione delle Donne (YPJ), Sorxwîn Rojhilat (38 anni, già ferita gravemente nella battaglia di Kobane contro l’Isis e coordinatrice della Federazione dei mutilati di guerra) e Azadî Dêrik (40 anni, attivafin dall’inizio della rivoluzione in Rojava e responsabile del Coordinamento dei progetti di aiuto internazionale a sostegno dei feriti e handicappati a causa della guerra). Il giorno successivo, 12 febbraio, un altro drone aveva ucciso una persona a Qamishlo.
L’anno scorso gli attacchi operati da Ankara con i droni sono stati circa 200 e hanno causato la morte di 105 persone (tra cui 31 civili) oltre al ferimento di oltre 120 (tra cui una sessantina di civili).
Secondo le YPJ tali attacchi avevano oggettivamente la funzione di dare supporto allo Stato Islamico che nel 2023 aveva visto calare notevolmente la propria capacità operativa sia in Siria (con “soltanto” 112 attacchi contro i 292 dell’anno precedente) che in Iraq (con 141 attacchi nel 2023 contro gli oltre 400 del 2022).
Inoltre, terrorizzando e affamando la popolazione, si vorrebbe scacciarla definitivamente dalla propria terra.
Gianni Sartori
Si percepisce un leggero odor di vittimismo e di ipocrisia nel lamento di alcune agenzie cattoliche per il recente attacco con droni nel nord-est della Siria (Rojava) costato la vita a tre miliziani (ossia esponenti di una milizia armata per l’autodifesa) di Syriac Security Office (conosciuta anche come polizia Sutoro) e di un civile. Tutti cristiani siriaci. Sostenendo che “da anni Ankara compie raid mirati contro gruppi combattenti curdi in Siria e Iraq, finendo per coinvolgere anche le popolazioni cristiane” si vorrebbe - forse ? - far intendere che i “cristiani” sono soltanto agnelli sacrificali di una guerra tra gruppi armati, usi alla violenza
Ossia, in sintesi: tra l’esercito turco - e i suoi ascari jihadisti, ricordiamo - e le milizie curde (ma anche arabe, armene, turcomanne…).
"Vittime del fuoco incrociato tra Turchia e Pkk” si sosteneva tempo fa parlando dei cristiani siriaci dell’Iraq.
Dimenticando che se in Bashur (Kurdistan entro i confini iracheni) e in Rojava (Kurdistan entro i confini siriani) esiste ancora qualche cristiano in circolazione (non solo i siriaci, ma anche gli armeni…) è soltanto grazie ai combattenti curdi che ne hanno impedito lo sterminio totale da parte di Isis & C.
E che - avendo appreso la lezione - anche i cristiani siriaci, come gli armeni, si sono autorganizzati per difendersi combattendo a fianco dei combattenti curdi in quella che di fatto è ormai una consolidata alleanza multietnica, le Forze Democratiche Siriane (FDS).
Probabilmente uno dei periodi peggiori (se non il peggiore in assoluto) per la comunità cristiana e per le altre minoranze è coinciso con la seconda guerra del Golfo (iniziata nel marzo 2003) e l’ avvento dello Stato islamico. Quando le persecuzioni operate dalle milizie jihadiste si sono inasprite (rapimenti, saccheggi, esecuzioni…).
In seguito, con la sconfitta dell’Isis, la situazione sembrava dover migliorare. Ma dal 2020 si è fatta nuovamente critica con la ripresa delle operazioni militari di Ankara contro il PKK in territorio iracheno.
Sia impedendo il ritorno di chi era fuggito per timore dell’Isis, sia causando l’evacuazione di molti villaggi (almeno nove su undici solo nella provincia di Zakho).
Tornando ai nostri giorni e riepilogando: mercoledì mattina 28 febbraio i droni turchi colpivano quattro veicoli nei pressi della città di Dêrik provocando appunto la morte di quattro persone e il ferimento di altre due. Va ricordato che nel corso degli ultimi anni gli attacchi aerei mirati contro la regione autonoma si sono intensificati di mese in mese. Oltre settanta soltanto dall’inizio dell’anno, stando a quanto ha documentato il Centro di Informazione del Rojava (CIC). In particolare dal 12 al 15 gennaio 2024 venivano bombardate sistematicamente (sia con droni che con aerei) le infrastrutture vitali e le installazioni indispensabili per la popolazione (magazzini e silos di generi alimentari, centrali elettriche, ospedali e ambulatori…). Con più di una cinquantina di località colpite. Da ottobre 2023 questa è stata la terza “offensiva aerea” di ampia portata contro il Rojava.
Sorxwîn Rojhilat e Azadî Dêrik
Un mese dopo, domenica 11 febbraio, venivano assassinate due comandanti delle Unità di Protezione delle Donne (YPJ), Sorxwîn Rojhilat (38 anni, già ferita gravemente nella battaglia di Kobane contro l’Isis e coordinatrice della Federazione dei mutilati di guerra) e Azadî Dêrik (40 anni, attivafin dall’inizio della rivoluzione in Rojava e responsabile del Coordinamento dei progetti di aiuto internazionale a sostegno dei feriti e handicappati a causa della guerra). Il giorno successivo, 12 febbraio, un altro drone aveva ucciso una persona a Qamishlo.
L’anno scorso gli attacchi operati da Ankara con i droni sono stati circa 200 e hanno causato la morte di 105 persone (tra cui 31 civili) oltre al ferimento di oltre 120 (tra cui una sessantina di civili).
Secondo le YPJ tali attacchi avevano oggettivamente la funzione di dare supporto allo Stato Islamico che nel 2023 aveva visto calare notevolmente la propria capacità operativa sia in Siria (con “soltanto” 112 attacchi contro i 292 dell’anno precedente) che in Iraq (con 141 attacchi nel 2023 contro gli oltre 400 del 2022).
Inoltre, terrorizzando e affamando la popolazione, si vorrebbe scacciarla definitivamente dalla propria terra.
Gianni Sartori - 1/3/2024 - 11:50
Senza voler negare il brutale assassinio di Ibrahim Qashoush, probabilmente ad opera della polizia del regime di Assad, sembra però che non fosse lui l'autore di questa canzone.
Riporto da wikipedia:
Fonte di wikipedia: The incredible story behind the Syrian protest singer everyone thought was dead
Riporto da wikipedia:
In a magazine article released in the United Kingdom in 2016, exiled Syrian opposition activist Abdel Rahman Farhood confessed his identity as the real author and singer of the protest song attributed to Qashoush.
According to him, in July 2011, he himself learned from the media that the singer of Yalla Erhal Ya Bashar! was found murdered. As a result, it was inadvisable for him to contradict this account, which had apparently been accepted by revolutionaries and government loyalists alike. He never knew Qashoush and, like everyone else, did not know who Qashoush was or who killed him.
As early as July 2011, the New York Times portrayed Farhood as the song's writer and at least occasional singer. In 2012, the blog The Truth About Syria also identified Farhood as the author and singer of Yalla Erhal Ya Bashar.
According to him, in July 2011, he himself learned from the media that the singer of Yalla Erhal Ya Bashar! was found murdered. As a result, it was inadvisable for him to contradict this account, which had apparently been accepted by revolutionaries and government loyalists alike. He never knew Qashoush and, like everyone else, did not know who Qashoush was or who killed him.
As early as July 2011, the New York Times portrayed Farhood as the song's writer and at least occasional singer. In 2012, the blog The Truth About Syria also identified Farhood as the author and singer of Yalla Erhal Ya Bashar.
Fonte di wikipedia: The incredible story behind the Syrian protest singer everyone thought was dead
Lorenzo - 1/3/2024 - 16:11
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"Bashar, è ora che te ne vai" è una canzone scritta da Ibrahim Qashoush, un pompiere siriano, originario di Hama, con la passione per la poesia. Con l'inizio della rivolta popolare in Siria, Ibrahim Qashoush cominciò a scrivere e a proporre durante le manifestazioni canzoni come questa, che si facevano allegramente beffe di Bashar al-Assad e del suo regime.
Il 4 luglio 2011, il corpo di Ibrahim Qashoush fu ripescato nel fiume Asi (l'Oronte): aveva la gola tagliata e le corde vocali gli erano state strappate via.
Nel frattempo, il Comitato di Liberazione riferisce che ad oggi sono 8.311 persone uccise in Siria dai soldati e poliziotti di Bashar al-Assad, di cui 6.529 civili e 1.765 militari tra disertori e governativi. I bambini e gli adolescenti uccisi dal 15 marzo 2011 sono 559. Le donne 257.