Una canzone che ho scritto in seguito alle elezioni, ricchissime di brogli, in Iran, dove manifestanti che chiedevano chiarezza sui risultati sono stati picchiati e uccisi. Ancora oggi ci sono protestanti, già condannati a morte, che aspettano la loro esecuzione.
E' una realtà che ogni giorno mi sconvolge
più vado avanti e più la merda la riavvolge
dolce in calce sul giornale titola la morte
e all'inferno apre le porte
Non puoi parlare, non puoi pensare
amare, essere, urlare, ribellare,
non puoi conoscere, vivi da marionetta
urli il tuo sdegno ma sai già che niente ti spetta
E non c'è chi aspetta, chi con coraggio alza la testa,
non c'è chi i passi insieme a te a muovere si appresta,
strade verdi che gridano il tuo nome,
ma sono troppo poche le voci per riempire un dolore
Basiji comandati da una dittatura
con la paura della teocrazia l'Iran chiusa tra mura,
manganelli mossi da Khamenei in selle
ma ogni bastonata rinforza la tua pelle.
Con dita di vittoria in cielo spingi i passi,
mentre il mondo fuori dorme, non capisce quanto bassi
siano gli ultimi resti di una dignità ormai morta
condannata a vivere in ginocchio, vita contorta.
"Non parlare, non ti opporre,
spara un colpo, bastona chi abbastanza non corre"
Fuori i media inglesi, chiude la stampa-opposizione,
censuri internet, truccata l'elezione.
A Teheran la piazza esplode dalla rabbia,
giovani delusi da genitori che in gabbia
li hanno chiusi dopo quel '79
hanno sete di riscatto, è il turno della rivoluzione loro.
Stavolta non sarà vittoria
che diverrà sconfitta come insegna la storia
perchè non vedo la guerriglia dentro i loro occhi,
ma voglion che di sangue quella strada non si macchi
E intanto il governo è nel silenzio che confida
nel non far sapere quanto poco val la loro vita
consapevole che troppi gli interessi
perchè un altro paese non scendesse a compromessi
E io invidio quel coraggio di lottare,
quella forza, quella rabbia, qual coraggio di cambiare
quelle gambe che colpite vanno avanti
quelle braccia che si alzano e confaondono tra tanti
e chi con forza grida ad un potere disonesto
e che pretende una legelità e chiarezza, solo questo
una violenza che non guarda sesso e eta
ma donne e vecchi che su un tetto gridano "Allah akbar"
E' una battaglia da cui non possiamo sottrarci
non è di sangue che questo grido vuol bagnarsi
non è di odio, non è dirabbia
è di giustizia che si continua ad andare acaccia
E' una rivoluzione che ormai deve avere spazio
risposta a un nuovo inizio,
risposta ad uno strazio
governo che non tieni più in ostaggio
cuori e menti libere ribellano un messaggio.
più vado avanti e più la merda la riavvolge
dolce in calce sul giornale titola la morte
e all'inferno apre le porte
Non puoi parlare, non puoi pensare
amare, essere, urlare, ribellare,
non puoi conoscere, vivi da marionetta
urli il tuo sdegno ma sai già che niente ti spetta
E non c'è chi aspetta, chi con coraggio alza la testa,
non c'è chi i passi insieme a te a muovere si appresta,
strade verdi che gridano il tuo nome,
ma sono troppo poche le voci per riempire un dolore
Basiji comandati da una dittatura
con la paura della teocrazia l'Iran chiusa tra mura,
manganelli mossi da Khamenei in selle
ma ogni bastonata rinforza la tua pelle.
Con dita di vittoria in cielo spingi i passi,
mentre il mondo fuori dorme, non capisce quanto bassi
siano gli ultimi resti di una dignità ormai morta
condannata a vivere in ginocchio, vita contorta.
"Non parlare, non ti opporre,
spara un colpo, bastona chi abbastanza non corre"
Fuori i media inglesi, chiude la stampa-opposizione,
censuri internet, truccata l'elezione.
A Teheran la piazza esplode dalla rabbia,
giovani delusi da genitori che in gabbia
li hanno chiusi dopo quel '79
hanno sete di riscatto, è il turno della rivoluzione loro.
Stavolta non sarà vittoria
che diverrà sconfitta come insegna la storia
perchè non vedo la guerriglia dentro i loro occhi,
ma voglion che di sangue quella strada non si macchi
E intanto il governo è nel silenzio che confida
nel non far sapere quanto poco val la loro vita
consapevole che troppi gli interessi
perchè un altro paese non scendesse a compromessi
E io invidio quel coraggio di lottare,
quella forza, quella rabbia, qual coraggio di cambiare
quelle gambe che colpite vanno avanti
quelle braccia che si alzano e confaondono tra tanti
e chi con forza grida ad un potere disonesto
e che pretende una legelità e chiarezza, solo questo
una violenza che non guarda sesso e eta
ma donne e vecchi che su un tetto gridano "Allah akbar"
E' una battaglia da cui non possiamo sottrarci
non è di sangue che questo grido vuol bagnarsi
non è di odio, non è dirabbia
è di giustizia che si continua ad andare acaccia
E' una rivoluzione che ormai deve avere spazio
risposta a un nuovo inizio,
risposta ad uno strazio
governo che non tieni più in ostaggio
cuori e menti libere ribellano un messaggio.
Contributed by DoNQuijote82 - 2012/1/12 - 14:32
×
Note for non-Italian users: Sorry, though the interface of this website is translated into English, most commentaries and biographies are in Italian and/or in other languages like French, German, Spanish, Russian etc.