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Όχι καινούργιο πόλεμο

Sofia Vembo / Σοφία Βέμπο
Langue: grec moderne


Sofia Vembo / Σοφία Βέμπο

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'Ohi kainoúrgio pólemo
[1972]
Στίχοι: Μίμης Τραϊφόρος
Μουσική: Ζακ Ιακωβίδης
Πρώτη εκτέλεση: Σοφία Βέμπο

Testo di Mimis Traifòros
Musica di Tzak Iakovidis
Prima esecuzione di Sofia Vembo - 1972


Sofia Vembo / Σοφία Βέμπο


Non solo Panos TsavELLAS, cui ovviamente va la mia personale preferenza, ma anche Sofia Vembo meritò l'identificazione con la Grecia. Da famosa cantante leggera dal convenzionale stile anni Trenta si trasformò, nei mesi della guerra italogreca, nella voce della Patria aggredita da Mussolini (vai a: Yorgos Thisvios / Γιώργος Θίσβιος). Occorrerà forse documentare il sito con qualcun'altra delle canzoni dedicate a quella stagione, che segnò per tutti gli anni seguenti lo spirito greco, e magari anche con i tentativi che ella fece, cantando, per scongiurare con buone parole la guerra civile: ma qui propongo una sua canzone più tarda, forse una delle ultime che eseguì prima di ritirarsi improvvisamente dalla scena. Una canzone per la pace scritta nel 1972, mentre ancora imperava la Giunta. A quale nuova guerra da evitare alluda, sinceramente non so dire: una guerra per Cipro, che poteva stare, come di lì a poco si vide, nei disegni dei colonnelli? un'altra guerra mediorentale, che sarebbe scoppiata l'anno seguente? Non lo so. Un tentativo di sciogliersi, come non sempre le era riuscito di fare, dalle mani protese dei dittatori che ci tenevano ad avere dalla loro la "voce della patria", mentre quasi tutto il mondo musicale dava loro addosso? L'uscita di scena ormai prossima e, l'anno dopo, la scelta di fiancheggiare le iniziative degli studenti del Politecnico potrebbero dare un significato più politico a questa canzone: la quale non offre tuttavia bastanti elementi per distinguersi in questo senso. Il no alla guerra è abbastanza convenzionalmente motivato da un sì all'amore, espresso con retorica accettabile dalle parole scritte dal marito della cantante, autore di molti testi delle sue canzoni, non ultima quel "Pedià tis Ellados pedià", che la Vembo rispolverò dopo un trentennio per incitare i ragazzi emuli del Politecnico. (gpt)
Μα, εγώ που τραγούδησα τον πόλεμο
και τα παλικάρια μας τα ηρωϊκά,
εγώ που τραγούδησα τον πόλεμο
με τραγούδια θριαμβικά,
εγώ που τραγούδησα τον πόλεμο,
τον θυμάμαι και κλαίω,
τώρα τραγουδάω και λέω:

Σπάστε τις άγριες σάλπιγγες,
τις θριαμβικές φανφάρες
και κάντε τες χαμόγελο
και κάντε τες κιθάρες.

Τον πόνο κάντε τον κρασί,
τον στεναγμό λουλούδι
και του πολέμου την κραυγή,
ερωτικό τραγούδι.

Όχι, καινούργιο πόλεμο,
Όχι, καινούργια αντάρα,
κατάρα στ' αστροπέλεκα,
στις σάλπιγγες, Κατάρα!

Οι κάμποι θέλουν πράσινο,
η ʼνοιξη θέλει αηδόνια,
τ' άστρα καθάριο ουρανό,
τα κορφοβούνια χιόνια.

Κι ο άνθρωπος,
σαν το τρελό κυνηγημένο ελάφι,
ζητάει και λαχταράει
να πιεί αγάπη, ω, ω, ω, αγάπη,
ω, ω, ω, αγάπη, ω, ω, ω, αγάπη.

Γλυκό ψωμί κι όχι ζωές
να κόβουν τα μαχαίρια,
κι αντί να κουβαλάν φωτιά
των αγοριών τα χέρια,
των κοριτσιών τα ολόχλωμα
τα στήθη να απλώνουνε
και στην καρδιά τους
το γλυκό Απρίλη να καρφώνουνε.

Όχι, καινούργιο πόλεμο,
Όχι, καινούργια αντάρα,
κατάρα στ' αστροπέλεκα,
στις σάλπιγγες, Κατάρα!

Οι κάμποι θέλουν πράσινο,
η ʼνοιξη θέλει αηδόνια,
τ' άστρα καθάριο ουρανό,
τα κορφοβούνια χιόνια.

Κι ο άνθρωπος,
σαν το τρελό κυνηγημένο ελάφι,
ζητάει και λαχταράει
να πιεί αγάπη, ω, ω, ω, αγάπη,
ω, ω, ω, αγάπη, ω, ω, ω, αγάπη.

envoyé par Gian Piero Testa - 26/12/2011 - 18:21



Langue: italien

Gian Piero Testa.
Gian Piero Testa.

Versione italiana di Gian Piero Testa
NO A UNA NUOVA GUERRA

Mah, io che cantai la guerra
e i nostri eroici ragazzi,
io che cantai la guerra
in canzoni di trionfo,
io che cantai la guerra,
la ricordo e piango,
ora canto e dico:

Spezzate le trombe stridenti,
le fanfare trionfanti,
e cambiatele in un sorriso
e cambiatele in chitarre.

Il dolore cambiatelo in vino,
il sospiro in un fiore
e il grido di guerra,
in una canzone d'amore.

Mai più guerre
Mai più tempeste,
maledizione al fulmine,
alle trombe, Maledizione !

Le pianure vogliono il verde,
la primavera vuole usignoli,
le stelle un cielo terso,
le vette vogliono nevi.

E l'uomo,
come il cervo braccato impazzito,
chiede e spasima
di bere amore, oh, oh, oh, amore,
oh, oh, oh, amore, oh, oh, oh, amore.

Dolce pane e non vite
taglino i coltelli,
e invece di portare fuoco
le mani dei ragazzi,
le più pallide ragazze
protendano il petto
e nel loro cuore
conficchino il dolce Aprile.

Mai più guerre
Mai più tempeste,
maledizione al fulmine,
alle trombe, Maledizione !

Le pianure vogliono il verde,
la primavera vuole usignoli,
le stelle un cielo terso,
le vette vogliono nevi.

E l'uomo,
come il cervo braccato impazzito,
chiede e spasima
di bere amore, oh, oh, oh, amore,
oh, oh, oh, amore, oh, oh, oh, amore.

envoyé par Gian Piero Testa - 26/12/2011 - 18:25




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