Con cenizas, con desgarros,
con esta altiva impaciencia,*
con una honesta conciencia,
con enfado, con sospecha,
con activa certidumbre
pongo el pie en mi país.
Pongo el pie en mi país
y en lugar de sollozar,
de moler mi pena al viento,
abro el ojo y su mirar
y contengo el descontento.
Vuelvo hermoso, vuelvo tierno,
vuelvo con mi esperadura,
vuelvo con mis armaduras,
con mi espada, mi desvelo,
mi tajante desconsuelo,
mi presagio, mi dulzura,
vuelvo con mi amor espeso,
vuelvo en alma
y vuelvo en hueso
a encontrar la patria pura
al pie del último beso.**
Vuelvo al fin sin humillarme,
sin pedir perdón ni olvido:
nunca el hombre está vencido,
su derrota es siempre breve,
un estímulo que mueve
la vocación de su guerra,
pues la raza que destierra
y la raza que recibe
le dirán al fin que él vive
dolores de toda tierra.
con esta altiva impaciencia,*
con una honesta conciencia,
con enfado, con sospecha,
con activa certidumbre
pongo el pie en mi país.
Pongo el pie en mi país
y en lugar de sollozar,
de moler mi pena al viento,
abro el ojo y su mirar
y contengo el descontento.
Vuelvo hermoso, vuelvo tierno,
vuelvo con mi esperadura,
vuelvo con mis armaduras,
con mi espada, mi desvelo,
mi tajante desconsuelo,
mi presagio, mi dulzura,
vuelvo con mi amor espeso,
vuelvo en alma
y vuelvo en hueso
a encontrar la patria pura
al pie del último beso.**
Vuelvo al fin sin humillarme,
sin pedir perdón ni olvido:
nunca el hombre está vencido,
su derrota es siempre breve,
un estímulo que mueve
la vocación de su guerra,
pues la raza que destierra
y la raza que recibe
le dirán al fin que él vive
dolores de toda tierra.
envoyé par Maria Cristina Costantini - 26/11/2011 - 17:43
Langue: italien
Versione italiana di Riccardo Venturi
28 novembre 2011
(Ho cercato di farla un po' ritmica...ma boh).
28 novembre 2011
(Ho cercato di farla un po' ritmica...ma boh).
TORNO
Umilmente ma sfacciato,
con altezzosa impazienza,
con un'onesta coscienza,
con la collera e il sospetto,
e con attiva certezza
metto piede nel mio paese
Metto piede nel mio paese
e invece di singhiozzare,
di macinar la pena al vento
apro gli occhi e il loro sguardo
e contengo lo scontento.
Torno dolce, torno bello,
con le speranze future
torno con le mie armature,
la mia spada, stanco morto,
il mio bruciante sconforto,
col presagio e la dolcezza,
torno col mio amore denso,
torno anima e torno corpo
a incontrar la patria pura
per un ultimo bacio.
Torno, sí, senza umiliarmi,
non domando oblio o perdono,
non sarà mai vinto un uomo,
la sconfitta è sempre breve,
come un pungolo che muove
la vocazione alla guerra
ché chi ne fa un senzaterra
e chi invece poi lo accoglie
gli diran che sta vivendo
le pene di tutta la terra.
Torno dolce, torno bello,
con le speranze future
torno con le mie armature,
la mia spada, stanco morto,
il mio bruciante sconforto,
col presagio e la dolcezza,
torno col mio amore denso,
torno anima e torno corpo
a incontrar la patria pura
per un ultimo bacio.
Umilmente ma sfacciato,
con altezzosa impazienza,
con un'onesta coscienza,
con la collera e il sospetto,
e con attiva certezza
metto piede nel mio paese
Metto piede nel mio paese
e invece di singhiozzare,
di macinar la pena al vento
apro gli occhi e il loro sguardo
e contengo lo scontento.
Torno dolce, torno bello,
con le speranze future
torno con le mie armature,
la mia spada, stanco morto,
il mio bruciante sconforto,
col presagio e la dolcezza,
torno col mio amore denso,
torno anima e torno corpo
a incontrar la patria pura
per un ultimo bacio.
Torno, sí, senza umiliarmi,
non domando oblio o perdono,
non sarà mai vinto un uomo,
la sconfitta è sempre breve,
come un pungolo che muove
la vocazione alla guerra
ché chi ne fa un senzaterra
e chi invece poi lo accoglie
gli diran che sta vivendo
le pene di tutta la terra.
Torno dolce, torno bello,
con le speranze future
torno con le mie armature,
la mia spada, stanco morto,
il mio bruciante sconforto,
col presagio e la dolcezza,
torno col mio amore denso,
torno anima e torno corpo
a incontrar la patria pura
per un ultimo bacio.
Ecco! Il percorso sull'esilio è nuovo! Mi pareva...
L'altro giorno, prima di mandare le canzoni di Manns mi ero posta il problema se rientrassero o meno nel topic e sono andata a vedermi i percorsi, senza riuscire a trovare niente sull'esilio; le ho mandate lo stesso perché mi piacciono troppo e perché ho fatto lo stesso ragionamento di Riccardo sul legame tra guerre e colpi di stato e la diaspora dei perseguitati.
Nel percorso ci metterei anche "Todo cambia" che è una canzone d'esilio; in più avrei un paio di canzoni de Los Olimareños sempre sullo stesso tema, e vorrei chiedere allo sforbiciatore ufficiale se posso mandarle.
Infine, so di ripetermi, ma devo dire che questa traduzione è veramente bella!!
Ciao
L'altro giorno, prima di mandare le canzoni di Manns mi ero posta il problema se rientrassero o meno nel topic e sono andata a vedermi i percorsi, senza riuscire a trovare niente sull'esilio; le ho mandate lo stesso perché mi piacciono troppo e perché ho fatto lo stesso ragionamento di Riccardo sul legame tra guerre e colpi di stato e la diaspora dei perseguitati.
Nel percorso ci metterei anche "Todo cambia" che è una canzone d'esilio; in più avrei un paio di canzoni de Los Olimareños sempre sullo stesso tema, e vorrei chiedere allo sforbiciatore ufficiale se posso mandarle.
Infine, so di ripetermi, ma devo dire che questa traduzione è veramente bella!!
Ciao
Maria Cristina - 5/12/2011 - 19:12
Nuovo sí, però era stato già "preannunciato"; in effetti, oramai le canzoni su questo filo conduttore sono sufficientemente tante da giustificare un percorso che le metta a confronto...e detto, fatto.
Detto fra noi, i tuoi interventi sono stati veramente fondanti. Nel senso che, sicuramente, già c'erano parecchie canzoni che avevano a che fare con l'esilio, ma quelle di Manns che hai inserito hanno "sturato il tappo"; ad esempio, senza Manns non mi sarei mai deciso a mettere "La exiliada del sur", una canzone per la quale, forse, aspettavo soltanto la giusta occasione e la giusta motivazione.
Poi, certamente, il legame tra guerre, dittature e colpi di stato e l'esilio individuale o collettivo (Stalin, ad esempio, ha mandato popoli interi in esilio) è indissolubile; in questo, si tratta di un tema assolutamente plausibile all'interno di questo sito.
Quanto alla presente traduzione, al contrario tuo io la trovo parecchio perfettibile; l'ho fatta in fretta, davvero in venti minuti, mentre con il Palimpseto e con l'Equipaje del destierro ci sono dentro da giorni...ma, tanto, ora di tempo ne ho molto. Le canzoni degli Olimareños mandale tranquillamente, al limite le mariomonto :-P
Saluti carissimi!
Detto fra noi, i tuoi interventi sono stati veramente fondanti. Nel senso che, sicuramente, già c'erano parecchie canzoni che avevano a che fare con l'esilio, ma quelle di Manns che hai inserito hanno "sturato il tappo"; ad esempio, senza Manns non mi sarei mai deciso a mettere "La exiliada del sur", una canzone per la quale, forse, aspettavo soltanto la giusta occasione e la giusta motivazione.
Poi, certamente, il legame tra guerre, dittature e colpi di stato e l'esilio individuale o collettivo (Stalin, ad esempio, ha mandato popoli interi in esilio) è indissolubile; in questo, si tratta di un tema assolutamente plausibile all'interno di questo sito.
Quanto alla presente traduzione, al contrario tuo io la trovo parecchio perfettibile; l'ho fatta in fretta, davvero in venti minuti, mentre con il Palimpseto e con l'Equipaje del destierro ci sono dentro da giorni...ma, tanto, ora di tempo ne ho molto. Le canzoni degli Olimareños mandale tranquillamente, al limite le mariomonto :-P
Saluti carissimi!
Riccardo Venturi - 6/12/2011 - 01:16
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Patricio Manns - Horacio Salinas
Album: Canción para matar una culebra (Inti Illimani)
Patricio Manns en Chile (Patricio Manns)
América novia mía (Patricio Manns)
Può essere che, prima o poi, questo sito istituirà un percorso sull'Esilio, visto il numero di canzoni che ne parlano. Del resto, il legame tra la guerra, la tirannia e l'esilio è talmente stretto da rendere le tre cose una il corollario dell'altra, in una sorta di viluppo inestricabile. La lingua castigliana, per "esilio", ha una parola bellissima che sembra quasi coprire l'orrore di ciò che esprime: destierro. Il "disterro", lo sradicamento dalla propria terra e, quindi, da tutta la propria vita. Patricio Manns è stato a lungo esiliato, come tutti coloro che riuscirono a sfuggire alla dittatura di Pinochet; e il destierro, lo sradicamento delle radici, è una costante nelle sue canzoni (e altro non poteva essere). Persino nell'enigmatica Palimpsesto la Libertà unisce "nelle radici". In questa canzone, il ritorno dell'esiliato; ma non è qualcosa di lineare, come in certi canti "classici" sul tema (si veda ad esempio il celebre "Canto del Vita", Il ritorno di un esiliato, o Già allo sguardo). In questa canzone vi sono tutte le taglienti contraddizioni del ritorno, i sentimenti contrastanti, la felicità ma anche la rabbia e il descontento. E' una canzone che, pur nella sua ritmicità, è di una finezza psicologica assolutamente sconvolgente. Le speranze si mescolano alle delusioni, l'orgoglio e la dignità alla frustrazione. Come quasi tutte le canzoni di Manns, è stata ripresa e interpretata dagli Inti Illimani. Altri esiliati. [RV]