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The Send-Off

Wilfred Owen
Langue: anglais



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(Massimo Bubola)


‎[1918]‎
In "Wilfred Owen. The complete poems and fragments”, a cura di Jon Stallworthy, 1983.‎
Musica di Gary Bachlund, cantante lirico e compositore che vive tra ‎Los Angeles e Berlino, dalla sua “Songs of War”, sette canzoni per baritono e pianoforte (2004).‎



Dopo aver conosciuto gli orrori della Grande Guerra, Wilfred Owen – che era sopravvissuto ‎all’esplosione di una granata di mortaio, che si era risvegliato tra i resti smembrati di un ufficiale ‎suo amico, che poi era rimasto intrappolato per giorni in una trincea nemica… – trascorse qualche ‎mese nell’ospedale Craiglockhart di Edimburgo per riprendersi dai traumi fisici e psicologici subìti. ‎Lì Owen potè ritemprarsi, scrisse molto e fu felice di ricevere la visita di colui che egli considerava ‎maestro ed ispiratore, il poeta Siegfried Sassoon.‎
Ma l’orrore non era finito.‎





Nel luglio del 1918 Owen tornò in servizio in Francia, anche se aveva avuto la licenza illimitata. La ‎sua decisione fu quasi totalmente dovuta al ritorno in Inghilterra di Sassoon. Siccome questi fu ‎congedato fino al termine della guerra per una ferita alla testa, Owen sentì la responsabilità di ‎continuare a cantare la tremenda realtà della guerra e di occupare il posto al fronte lasciato vacante ‎dall'amico. Sassoon si oppose violentemente all'idea di Owen di tornare in trincea, minacciando di ‎trafiggergli la gamba se ci avesse provato. Incurante di ciò, Owen si fece destinare al Northern ‎Command Depot di Ripon – dove scrisse questa e molte altre poesie, come “Futility” e “Strange ‎Meeting” (che su questa pagine troviamo condensate nel War Requiem di Benjamin Britten) e di lì in ‎Francia, e solo quando fu nuovamente al fronte ne informò l’amico Sassoon. (fonte: it.wikipedia)‎

Il 4 novembre 1918 Owen fu ucciso vicino ad Ors, nel Nord-Pas-de-Calais, mentre cercava di ‎attraversare il canale di Sambre-Oise.‎
La notizia della sua morte pervenne alla famiglia l’11 novembre 1918, giorno dell’Armistizio.‎
Down the close, darkening lanes they sang their way
To the siding-shed,‎
And lined the train with faces grimly gay.‎
Their breasts were stuck all white with wreath and spray
As men's are, dead.‎

Dull porters watched them, and a casual tramp
Stood staring hard,‎
Sorry to miss them from the upland camp.‎
Then, unmoved, signals nodded, and a lamp
Winked to the guard.‎

So secretly, like wrongs hushed-up, they went.‎
They were not ours:‎
We never heard to which front these were sent.‎
Nor there if they yet mock what women meant
Who gave them flowers.‎

Shall we return to beatings of great bells
In wild train-loads?‎
A few, a few, too few for drums and yells,‎
May creep back, silent, to village wells
Up half-known roads.‎

envoyé par Bartleby - 22/11/2011 - 14:47




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