Sipario calato – sala buia – proiezioni con scritte
[Coro iniziale]
Vivere è stare svegli
e concedersi agli altri,
dare di sé sempre il meglio
e non esser scaltri.
Vivere è amare la vita
coi suoi funerali e i suoi balli,
trovare favole e miti
nelle vicende più squallide.
Vivere è attendere il sole
nei giorni di nera tempesta,
schivare le gonfie parole
vestite con frange di festa.
Vivere è scegliere le umili
melodie senza strepiti e spari,
scendere verso l’autunno
e non stancarsi d’amare.
Lentamente il sipario si alza
In un paese di minatori
[Emigrante]
Da anni mi divora il desiderio
di tornare nella mia terra.
Sono stanco di questa vita grigia,
di questo lavoro nelle tenebre.
Pendo come un fantoccio svuotato
senza toccare la terra.
La mia vita è sospesa
all’uncino del bisogno.
[Coro di minatori]
Tu giungesti qui
emigrante
con qualche speranza.
I giovani del tuo paese,
sono costretti a lasciarlo:
là non c’è lavoro.
Dal fondo dei pozzi saliamo alla luce
maschere nere,
con lunghe criniere di fumo.
[Emigrante e coro di minatori]
Quanti di noi
s’inabissano in quelle caverne
restandovi in forma di felci impietrite
insanguinati fossili.
[Coro di emigranti]
E gli altri
scavano, scavano
fra spume scarlatte di fiamme
trovando braccia a brandelli
mani sparse come foglie secche.
[Emigrante]
Non sarò più con voi.
La mia terra mi chiama.
Nella stessa scena irrompe una donna
[Donna]
Resta! Resta! Resta!
Per anni ti ho dato
calore e conforto.
Ti ho aperto il mio grembo.
Nella miniera i miei occhi
ti facevano luce.
Quando salivi dal pozzo
erano le mie parole
a consolarti.
Eri una statua nera.
Un nero amore.
E ora fuggi come il vento!
[Emigrante]
Come gabbiani in burrasca
m’invocano
le voci della mia terra!
[Donna]
Maledetto emigrante!
Non ti serve più il mio corpo!
Nero catarro!
Staccati dalla mia gola!
Nero verme!
Non succhiare il mio seno!
Implacabile t’inseguirò!
La donna esce
[Coro di minatori]
Montagne boschi fiumi
entrano nello specchio dei tuoi occhi.
Acque alberi nuvole
ti salutano.
Noi ti vorremmo seguire
ma il bisogno ci lega,
il bisogno è più forte del sogno.
Addio!
L’emigrante inizia il suo viaggio
In una città – Grande dimostrazione di popolo – Un emigrante v’assiste
[Coro di dimostranti]
Nie Wieder!
No pasaran!
Morte al fascismo! Libertà ai popoli!
Down with discrimination!
La sale guerre!
La polizia interviene – scontri tra polizia e dimostranti – alcuni d’essi vengono arrestati – tra essi anche l’emigrante. Sulla scena restano feriti alcuni dimostranti – gli altri e polizia via
In un posto di polizia – Interrogatorio di alcuni dimostranti arrestati
[I gendarme]
Il tuo nome? Parla! Con chi eri in rapporto? Parla!
Parla! Ti passeremo allo spiedo!
[II gendarme]
Il tuo indirizzo! Parla! Le abitazioni? Parla! Sputa fuori!
Se no ti bastoneremo a morte. Confessa!
[III gendarme]
Parla! Parla! Se m’arrabbio sono capace di tutto!
Ho imparato la tortura dai nazisti.
[IV gendarme]
Qui si comanda a tutti!
[Emigrante]
Sono di passaggio. Torno al mio paese.
[Gendarmi]
Non vuoi confessare?
[Emigrante]
Non ho nulla da confessare!
[Gendarmi]
Spia! Sputerai tutto!
E` una sporca razza! Bisogna ammazzarli tutti,
ora che siamo al potere!
[Donna] qui come aguzzina
Cacciategli in corpo torrenti di scariche elettriche!
[Voce di Alleg] [Henri Alleg, tra gli autori citati, ndr]
Per notti intere durante un mese, ho sentito urlare i torturati.
Le loro grida si sono incise nella mia memoria.
I prigionieri vengono portati alla tortura
La tortura
[Coro di tortura]
I paras dell’ordine
torturano, torturano
giorno e notte, notte e giorno.
Rivolto al pubblico
E voi?
Siete sordi?
Complici nel gregge?
Nella turpe vergogna?
Non vi scuote il lamento dei nostri fratelli?
Megafoni! Amplificate quest’urlo!
Prima che la calunnia lo deformi
e l’indifferenza lo strozzi!
[Voce di Sartre] [Jean-Paul Sartre, tra gli autori citati, ndr]
In nessuna epoca la volontà di esser liberi è stata più
cosciente e più forte.
In nessuna epoca l’oppressione è stata più violenta
e meglio armata.
In un campo di concentramento
[Coro di prigionieri]
Su le piane e l’orizzonte
su le ali degli uccelli
e il mulino delle ombre
scrivo il tuo nome.
Su ogni alti di aurora
su le onde su le barche
su la montagna demente
scrivo il tuo nome.
Su la giungla e il deserto
su i nidi e le ginestre.
Alcuni paras trascinano un torturato
[Gendarmi]
Che si fa?
Lo buttiamo nella Senna?
Meglio in una fogna.
Hai visto?
E`
orribile!
[Torturato - Voce di Fucˇík)] [Julius Fucik, tra gli autori citati, ndr]
Sei stata lunga a venire morte.
Ho sperato poter vivere la vita di uomo libero.
Amavo la vita per la sua bellezza.
La tristezza non sia mai legata al mio nome.
Se sopravvivete: non dimenticate!
Non dimenticate!
[Coro di prigionieri]
Su ogni carne consentita
su la fronte dei miei amici
su ogni mano che si tende
scrivo il tuo nome.
Su l’assenza che non chiede
su la nuda solitudine
su i gradini della morte
scrivo il tuo nome.
Libertà!
[Emigrante e algerino]
E in virtù di una parola
ricomincio la mia vita
sono nato per conoscerti
per chiamarti:
libertà!
Dopo la fuga dal campo di concentramento
[Emigrante e algerino]
Abbiamo resistito insieme
fra orrende spine di ferro
e torture di mostri.
Insieme siamo fuggiti.
[Algerino]
Ora raggiungerò la mia gente.
La lunga lotta continua.
Ricordalo nel tuo paese.
[Emigrante]
Riprendo il mio viaggio.
Il caso m’ha spinto nella lotta
degli uomini d’oggi.
Bisogna rompere le catene della paura.
Riprendo il mio viaggio.
Il desiderio di tornare alla mia terra
diventa ora volontà di libertà.
[Coro di algerini ed emigranti]
Battete sulle piazze il calpestio delle rivolte!
In alto, catena di teste superbe!
Con la piena d’un nuovo diluvio
laveremo le città dei mondi.
Alcune assurdità della vita contemporanea.
Un emigrante s’aggira sulla scena tra proiezioni – voci – mimi – simboleggianti alcune assurdità della vita contemporanea. Frastornato e sconvolto ne viene quasi travolto.
[Nastro magnetico]
[Voci]
Farsi annunziare!
E`
vietato l’ingresso!
I documenti sono l’anima dello stato!
L’usciere è sacro!
Non disturbare il sonno del capufficio!
Vidimare-autenticare
allegare-corredare
bollo-data-firma.
Censura-fermo in censura
da censurare-censurato
i censuratori.
Proibito-défendu
verboten-forbidden.
[Annunci sui giornali]
Attenzione!
Comunicato speciale!
Madre di tredici figli era invece uomo!
Parto trigemino di una ottantaquattrenne!
Zia dà alla luce due nipoti per mezzo della fecondazione
artificiale!
Elefanti in rivolta assediano Luang-Prabang!
La base XY 200 in stato di preallarme per lo scoppio
di un palloncino!
Un misterioso aereo sorvola le zone sudoccidentali!
Incertezza e perplessità fra i diplomatici di carriera!
Un aereo di ignota provenienza ha sorvolato la zona
di Cocasson!
Per il benessere, il progresso, la pace e la libertà!
Truppe di volontari organizzate da Dummyland
per il week-end nell’isola!
Un ordigno atomico esplode per errore nella base navale
di Dummyland!
Esplode la terza atomica nel deserto di Cocasson!
Polvere atomica avanza verso il nostro paese!
Impreveduto aumento della radioattività!
Nuvole atomiche s’addensano sulle nostre
regioni meridionali!
Per il benessere, il progresso, la pace e la libertà!
C’è solo una politica da seguire: quella giusta!
Energica e cauta protesta del governo del Dummyland!
Cocasson ribadisce: c’è una sola politica da seguire:
quella giusta!
Ultimatum a Cocasson o da Cocasson?
Ultimatum a Dummyland o da Dummyland?
Grande esplosione
Incontro tra un emigrante e la sua compagna
Sulla scena una folla silenziosa e spaventata dagli annunci e dall’esplosione
[Compagna]
Mai! Mai! Mai!
Cessate le perfide fatture!
Stormi di pazzi cormorani
girano lo spazio
ci proteggono
promettendoci morte.
Il fumo di Hiroshima si propaga
con mille nervature deliranti.
Vibrano
come fili di lampada
le vene della nostra vita.
Invece si potrebbe essere sereni,
scoprire prodigi della natura,
dell’amore.
Ho sentito l’ebbrezza di esistere
anche quando il cielo
era
un groppo di piombo
e guerra e disastri
squarciavano i cuori.
[Emigrante]
Una voce decisa di speranza
nella mia solitudine.
[Compagna]
Canti di allegri rigògoli
cullavano la mia giovinezza.
Oh, poter risvegliare
quella gioia
nel tuo lungo cammino!
[Emigrante]
Torture! Schianti! Strepiti di corvi!
Ma anche per un sorriso di una donna
il mondo può splendere ancora!
Proiezioni di episodi di violenza e fanatismo
[Donna] (qui simbolo del fanatismo)
Non sei più solo?
[Emigrante]
Ho una compagna.
[Donna]
E`
la tua nuova speranza?
[Compagna]
Spettro!
Sparisci dal nostro cammino!
[Donna]
Al rogo!
Ritorni Torquemada!
[Emigrante]
Sparisci!
Dissolvenza di una donna e del gruppo di fanatiche, che si trasformano in spettri e ombre.
Riprendono le proiezioni di fanatismo razziale: ingresso di miniera, ingresso di università, «Arbeit macht frei» e ingresso di campi di concentramento.
Proiezioni di simboli e incubi di intolleranza. Su un muro di sinagoga la scritta «Juden Raus!».
Mai più!
E si scagliano contro i simboli proiettati, facendoli scomparire.
[Coro di emigranti e le loro compagne]
Battete sulle piazze il calpestio delle rivolte!
In alto, catena di teste superbe!
Con la piena di un nuovo diluvio
laveremo le città dei mondi!
Vicino ad un paese lungo un grande fiume in piena
[Emigrante]
Là dietro il fiume
sul declivio dei sogni
c’è la mia terra.
[Compagna]
Il grande fiume si contorce
sotto raffiche di piogge e turbini.
[Emigrante]
Da un delirio di nuvole e di acque
lampeggia la certezza.
[Coro di contadini]
Il fiume continua a crescere!
[Compagna]
Non ha tregua il diluvio!
[Coro di contadini]
La piena inghiotte strade
travolge ponti
schiaccia baracche e case.
[Emigrante e compagna]
Tutto fugge! Erba, cielo, pane!
Famiglie alla deriva!
[Coro di contadini]
Ogni anno ai primi di novembre
lo stesso sacrificio.
[Voce]
Il governo ha provveduto!
La colpa è del metano.
[Coro di contadini]
E noi qui abbandonati in balia della piena!
[Compagna]
Alcuni lasciano il paese.
[Emigrante]
Nella loro fuga
rivedo il mio passato!
[Emigrante e compagna]
Qui bisogna restare
e qui mutare!
[Coro di contadini]
L’argine si corrode!
La golena si sgretola!
Saremo travolti!
Il fiume rompe gli argini e travolge tutto.
[Coro finale]
Voi che sarete emersi dai gorghi
dove fummo travolti
pensate
anche ai tempi bui
cui voi siete scampati.
Andammo noi, più spesso cambiando paese che scarpe,
attraverso guerre di classe, disperati
quando solo ingiustizia c’era.
Voi, quando sarà venuta l’ora
che all’uomo un aiuto sia l’uomo
pensate a noi
con indulgenza.
Via le proiezioni e buio in sala.
Fine.
Tempo Primo
Sipario calato – sala buia – proiezioni con scritte
[Coro iniziale]
Vivere è stare svegli
e concedersi agli altri,
dare di sé sempre il meglio
e non esser scaltri.
Vivere è amare la vita
coi suoi funerali e i suoi balli,
trovare favole e miti
nelle vicende più squallide.
Vivere è attendere il sole
nei giorni di nera tempesta,
schivare le gonfie parole
vestite con frange di festa.
Vivere è scegliere le umili
melodie senza strepiti e spari,
scendere verso l’autunno
e non stancarsi d’amare.
Lentamente il sipario si alza
I scena
In un paese di minatori
[Emigrante]
Da anni mi divora il desiderio
di tornare nella mia terra.
Sono stanco di questa vita grigia,
di questo lavoro nelle tenebre.
Pendo come un fantoccio svuotato
senza toccare la terra.
La mia vita è sospesa
all’uncino del bisogno.
[Coro di minatori]
Tu giungesti qui
emigrante
con qualche speranza.
I giovani del tuo paese,
sono costretti a lasciarlo:
là non c’è lavoro.
Dal fondo dei pozzi saliamo alla luce
maschere nere,
con lunghe criniere di fumo.
[Emigrante e coro di minatori]
Quanti di noi
s’inabissano in quelle caverne
restandovi in forma di felci impietrite
insanguinati fossili.
[Coro di emigranti]
E gli altri
scavano, scavano
fra spume scarlatte di fiamme
trovando braccia a brandelli
mani sparse come foglie secche.
[Emigrante]
Non sarò più con voi.
La mia terra mi chiama.
II scena
Nella stessa scena irrompe una donna
[Donna]
Resta! Resta! Resta!
Per anni ti ho dato
calore e conforto.
Ti ho aperto il mio grembo.
Nella miniera i miei occhi
ti facevano luce.
Quando salivi dal pozzo
erano le mie parole
a consolarti.
Eri una statua nera.
Un nero amore.
E ora fuggi come il vento!
[Emigrante]
Come gabbiani in burrasca
m’invocano
le voci della mia terra!
[Donna]
Maledetto emigrante!
Non ti serve più il mio corpo!
Nero catarro!
Staccati dalla mia gola!
Nero verme!
Non succhiare il mio seno!
Implacabile t’inseguirò!
La donna esce
[Coro di minatori]
Montagne boschi fiumi
entrano nello specchio dei tuoi occhi.
Acque alberi nuvole
ti salutano.
Noi ti vorremmo seguire
ma il bisogno ci lega,
il bisogno è più forte del sogno.
Addio!
L’emigrante inizia il suo viaggio
III scena
In una città – Grande dimostrazione di popolo – Un emigrante v’assiste
[Coro di dimostranti]
Nie Wieder!
No pasaran!
Morte al fascismo! Libertà ai popoli!
Down with discrimination!
La sale guerre!
La polizia interviene – scontri tra polizia e dimostranti – alcuni d’essi vengono arrestati – tra essi anche l’emigrante. Sulla scena restano feriti alcuni dimostranti – gli altri e polizia via
IV scena
In un posto di polizia – Interrogatorio di alcuni dimostranti arrestati
[I gendarme]
Il tuo nome? Parla! Con chi eri in rapporto? Parla!
Parla! Ti passeremo allo spiedo!
[II gendarme]
Il tuo indirizzo! Parla! Le abitazioni? Parla! Sputa fuori!
Se no ti bastoneremo a morte. Confessa!
[III gendarme]
Parla! Parla! Se m’arrabbio sono capace di tutto!
Ho imparato la tortura dai nazisti.
[IV gendarme]
Qui si comanda a tutti!
[Emigrante]
Sono di passaggio. Torno al mio paese.
[Gendarmi]
Non vuoi confessare?
[Emigrante]
Non ho nulla da confessare!
[Gendarmi]
Spia! Sputerai tutto!
E` una sporca razza! Bisogna ammazzarli tutti,
ora che siamo al potere!
[Donna] qui come aguzzina
Cacciategli in corpo torrenti di scariche elettriche!
[Voce di Alleg] [Henri Alleg, tra gli autori citati, ndr]
Per notti intere durante un mese, ho sentito urlare i torturati.
Le loro grida si sono incise nella mia memoria.
I prigionieri vengono portati alla tortura
V scena
La tortura
[Coro di tortura]
I paras dell’ordine
torturano, torturano
giorno e notte, notte e giorno.
Rivolto al pubblico
E voi?
Siete sordi?
Complici nel gregge?
Nella turpe vergogna?
Non vi scuote il lamento dei nostri fratelli?
Megafoni! Amplificate quest’urlo!
Prima che la calunnia lo deformi
e l’indifferenza lo strozzi!
[Voce di Sartre] [Jean-Paul Sartre, tra gli autori citati, ndr]
In nessuna epoca la volontà di esser liberi è stata più
cosciente e più forte.
In nessuna epoca l’oppressione è stata più violenta
e meglio armata.
VI scena
In un campo di concentramento
[Coro di prigionieri]
Su le piane e l’orizzonte
su le ali degli uccelli
e il mulino delle ombre
scrivo il tuo nome.
Su ogni alti di aurora
su le onde su le barche
su la montagna demente
scrivo il tuo nome.
Su la giungla e il deserto
su i nidi e le ginestre.
Alcuni paras trascinano un torturato
[Gendarmi]
Che si fa?
Lo buttiamo nella Senna?
Meglio in una fogna.
Hai visto?
E`
orribile!
[Torturato - Voce di Fucˇík)] [Julius Fucik, tra gli autori citati, ndr]
Sei stata lunga a venire morte.
Ho sperato poter vivere la vita di uomo libero.
Amavo la vita per la sua bellezza.
La tristezza non sia mai legata al mio nome.
Se sopravvivete: non dimenticate!
Non dimenticate!
[Coro di prigionieri]
Su ogni carne consentita
su la fronte dei miei amici
su ogni mano che si tende
scrivo il tuo nome.
Su l’assenza che non chiede
su la nuda solitudine
su i gradini della morte
scrivo il tuo nome.
Libertà!
[Emigrante e algerino]
E in virtù di una parola
ricomincio la mia vita
sono nato per conoscerti
per chiamarti:
libertà!
VII scena
Dopo la fuga dal campo di concentramento
[Emigrante e algerino]
Abbiamo resistito insieme
fra orrende spine di ferro
e torture di mostri.
Insieme siamo fuggiti.
[Algerino]
Ora raggiungerò la mia gente.
La lunga lotta continua.
Ricordalo nel tuo paese.
[Emigrante]
Riprendo il mio viaggio.
Il caso m’ha spinto nella lotta
degli uomini d’oggi.
Bisogna rompere le catene della paura.
Riprendo il mio viaggio.
Il desiderio di tornare alla mia terra
diventa ora volontà di libertà.
[Coro di algerini ed emigranti]
Battete sulle piazze il calpestio delle rivolte!
In alto, catena di teste superbe!
Con la piena d’un nuovo diluvio
laveremo le città dei mondi.
Tempo Secondo
I scena
Alcune assurdità della vita contemporanea.
Un emigrante s’aggira sulla scena tra proiezioni – voci – mimi – simboleggianti alcune assurdità della vita contemporanea. Frastornato e sconvolto ne viene quasi travolto.
[Nastro magnetico]
[Voci]
Farsi annunziare!
E`
vietato l’ingresso!
I documenti sono l’anima dello stato!
L’usciere è sacro!
Non disturbare il sonno del capufficio!
Vidimare-autenticare
allegare-corredare
bollo-data-firma.
Censura-fermo in censura
da censurare-censurato
i censuratori.
Proibito-défendu
verboten-forbidden.
[Annunci sui giornali]
Attenzione!
Comunicato speciale!
Madre di tredici figli era invece uomo!
Parto trigemino di una ottantaquattrenne!
Zia dà alla luce due nipoti per mezzo della fecondazione
artificiale!
Elefanti in rivolta assediano Luang-Prabang!
La base XY 200 in stato di preallarme per lo scoppio
di un palloncino!
Un misterioso aereo sorvola le zone sudoccidentali!
Incertezza e perplessità fra i diplomatici di carriera!
Un aereo di ignota provenienza ha sorvolato la zona
di Cocasson!
Per il benessere, il progresso, la pace e la libertà!
Truppe di volontari organizzate da Dummyland
per il week-end nell’isola!
Un ordigno atomico esplode per errore nella base navale
di Dummyland!
Esplode la terza atomica nel deserto di Cocasson!
Polvere atomica avanza verso il nostro paese!
Impreveduto aumento della radioattività!
Nuvole atomiche s’addensano sulle nostre
regioni meridionali!
Per il benessere, il progresso, la pace e la libertà!
C’è solo una politica da seguire: quella giusta!
Energica e cauta protesta del governo del Dummyland!
Cocasson ribadisce: c’è una sola politica da seguire:
quella giusta!
Ultimatum a Cocasson o da Cocasson?
Ultimatum a Dummyland o da Dummyland?
Grande esplosione
II scena
Incontro tra un emigrante e la sua compagna
Sulla scena una folla silenziosa e spaventata dagli annunci e dall’esplosione
[Compagna]
Mai! Mai! Mai!
Cessate le perfide fatture!
Stormi di pazzi cormorani
girano lo spazio
ci proteggono
promettendoci morte.
Il fumo di Hiroshima si propaga
con mille nervature deliranti.
Vibrano
come fili di lampada
le vene della nostra vita.
Invece si potrebbe essere sereni,
scoprire prodigi della natura,
dell’amore.
Ho sentito l’ebbrezza di esistere
anche quando il cielo
era
un groppo di piombo
e guerra e disastri
squarciavano i cuori.
[Emigrante]
Una voce decisa di speranza
nella mia solitudine.
[Compagna]
Canti di allegri rigògoli
cullavano la mia giovinezza.
Oh, poter risvegliare
quella gioia
nel tuo lungo cammino!
[Emigrante]
Torture! Schianti! Strepiti di corvi!
Ma anche per un sorriso di una donna
il mondo può splendere ancora!
III scena
Proiezioni di episodi di violenza e fanatismo
[Donna] (qui simbolo del fanatismo)
Non sei più solo?
[Emigrante]
Ho una compagna.
[Donna]
E`
la tua nuova speranza?
[Compagna]
Spettro!
Sparisci dal nostro cammino!
[Donna]
Al rogo!
Ritorni Torquemada!
[Emigrante]
Sparisci!
Dissolvenza di una donna e del gruppo di fanatiche, che si trasformano in spettri e ombre.
Riprendono le proiezioni di fanatismo razziale: ingresso di miniera, ingresso di università, «Arbeit macht frei» e ingresso di campi di concentramento.
Proiezioni di simboli e incubi di intolleranza. Su un muro di sinagoga la scritta «Juden Raus!».
Mai più!
E si scagliano contro i simboli proiettati, facendoli scomparire.
[Coro di emigranti e le loro compagne]
Battete sulle piazze il calpestio delle rivolte!
In alto, catena di teste superbe!
Con la piena di un nuovo diluvio
laveremo le città dei mondi!
IV scena
Vicino ad un paese lungo un grande fiume in piena
[Emigrante]
Là dietro il fiume
sul declivio dei sogni
c’è la mia terra.
[Compagna]
Il grande fiume si contorce
sotto raffiche di piogge e turbini.
[Emigrante]
Da un delirio di nuvole e di acque
lampeggia la certezza.
[Coro di contadini]
Il fiume continua a crescere!
[Compagna]
Non ha tregua il diluvio!
[Coro di contadini]
La piena inghiotte strade
travolge ponti
schiaccia baracche e case.
[Emigrante e compagna]
Tutto fugge! Erba, cielo, pane!
Famiglie alla deriva!
[Coro di contadini]
Ogni anno ai primi di novembre
lo stesso sacrificio.
[Voce]
Il governo ha provveduto!
La colpa è del metano.
[Coro di contadini]
E noi qui abbandonati in balia della piena!
[Compagna]
Alcuni lasciano il paese.
[Emigrante]
Nella loro fuga
rivedo il mio passato!
[Emigrante e compagna]
Qui bisogna restare
e qui mutare!
[Coro di contadini]
L’argine si corrode!
La golena si sgretola!
Saremo travolti!
Il fiume rompe gli argini e travolge tutto.
[Coro finale]
Voi che sarete emersi dai gorghi
dove fummo travolti
pensate
anche ai tempi bui
cui voi siete scampati.
Andammo noi, più spesso cambiando paese che scarpe,
attraverso guerre di classe, disperati
quando solo ingiustizia c’era.
Voi, quando sarà venuta l’ora
che all’uomo un aiuto sia l’uomo
pensate a noi
con indulgenza.
Via le proiezioni e buio in sala.
Fine.
Contributed by Bartleby - 2011/11/21 - 10:25
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Azione scenica in due parti per coro ed orchestra.
Libretto a cura di Angelo Maria Ripellino
Musiche di Luigi Nono.
Prima esecuzione assoluta: Venezia, Teatro La Fenice 13.04.1961 (XXIV Festival Internazionale di Musica Contemporanea, La Biennale di Venezia).
Testo trovato sul sito del Teatro La Fenice di Venezia
Intolleranza 60, nell’esecuzione di Bernhard Kontarsky con l’orchestra dello Staatstheater di Stoccarda.
Testi tratti dalle seguenti opere:
- Paul Éluard, Liberté, in Choix de Poemes, Paris, Gallimard 1951 [La selezione del testo è avvenuta sull’edizione francese e in seguito sulla traduzione italiana a cura di Franco Fortini (La libertà, Torino, Einaudi 1955, pp.290-295)];
- Vladimir Majakovskij, Opere, a cura di Ignazio Ambrogio (traduzioni di I. Ambrogio, B. Carnevali, G. Crino, M. De Micheli, G. Ketoff, M. Socrate, P.Zveteremich), vol. 1 (1912-1921), Editori Riuniti, Cassino 1958; e Poesia russa del 900, a cura di A.M. Ripellino, Parma, Guanda 1954;
- Bertolt Brecht, Poesie e canzoni, a cura di R. Leiser e F. Fortini, con una bibliografia musicale di G. Manzoni, Torino, Einaudi 1958;
- Julius Fucik, Scritto sotto la forca, a cura di F. Calamandrei, Milano, Universale Economica 1951;
- Henri Alleg, La tortura, con uno scritto di J.-P. Sartre, Torino, Einaudi 1958;
- Aimé Césaire, La cancrena, Torino, Einaudi 1959.
Priorità della parola sulla musica, o della musica sulla parola? Colonna sonora?
No. Ma composizione con gli elementi fondamentali di un possibile teatro musicale: elemento visivo e auditivo nelle possibilità dello spazio di realizzazione. Varie fonti sonore nel teatro, dinamismo dell’elemento visivo nella sua molteplicità di resa scenica, anche simultanea.
Mejerchol’d? Schlemmer? Piscator? Certo. Da loro ebbe inizio, variamente, una nuova concezione e realizzazione teatrale, spezzata poi anche da una restaurazione teatrale. Per questo mio lavoro è da pensare che la resa scenica alle possibilità della Laterna Magika, realizzata a Praga da Alfred Radok e Josef Svoboda (per i limiti di tempo questa tecnica verrà qui usata solo in parte).
Il nastro della prima scena del II tempo è stato ‘montato’ in collaborazione con Bruno Maderna allo Studio di Fonologia di Milano della RAI. Il testo è ricavato da “materiali per un’opera” di A.M. Ripellino [il cui testo era molto più lungo della versione definitiva, ndr]. Intolleranza 1960 è dedicata ad Arnold Schönberg. Anche per Die glückliche Hand. È per me fondamentale il riferimento a questo ‘drama mit musik’, in quanto la sua concezione e realizzazione, in rapporto all’elemento visivo-auditivo, ha aperto una strada nuova per il teatro musicale.
(Luigi Nono, dall’Archivio Luigi Nono)
L’azione è incentrata sulla figura dell’emigrante che, nonostante l’opinione contraria della donna, decide di lasciare il lavoro in miniera e di tornare al proprio paese, ove subisce ogni sorta di angheria. Torturato dalla polizia, rinchiuso in un campo di concentramento, termina solo con la morte il proprio doloroso viaggio. Unico sollievo alla sua odissea è rappresentato dalla figura della compagna, che incarna la possibilità di un mondo migliore.
Come è frequente nella produzione del Nono prima maniera (dagli esordi a Al gran sole carico d’amore), i temi ideologicamente impegnati si traducono in vibrante e autonoma materia sonora. […] La musica rispecchia inoltre tutte le conquiste materiche, formali ed espressive del Nono anni Cinquanta, particolarmente quello di celebri affreschi corali come Il canto sospeso, Cori di Didone, La terra e la compagna. Tipicamente noniano è pure l’uso avanzato di strumenti elettronici, scenotecnici e visivi, da non considerare tuttavia come feticistico omaggio a un tecnologismo scientista, ma come veri e propri strumenti semantici del rappresentare. La concezione stessa dello spettacolo, particolare esempio di ‘teatro totale’ moderno, si avvale dunque della fondamentale collaborazione del regista, dello scenografo, del tecnico del suono e degli interpreti, non solo in sede di realizzazione scenica ma fin dalle prime fasi di progettazione del lavoro, in una sorta di democratica compartecipazione che caratterizzerà anche la produzione noniana a venire. L’opera è stata ripresa nel 1974 (con il titolo Intolleranza 1970, Firenze, Teatro della Pergola) in una versione in un solo atto.
(da del Teatro)