Sono stato all'erta anch'io soldato spaventato
che non è stato mai di una patria innamorato
che pretende e non sa dare sono stato umiliato,
torturato ed impiccato mi hanno dato una medaglia,
questo il premio della scienza
che non ha saputo conquistare un po' d'amore
ma il diritto di crepare questo l'ho potuto avere
senza poi capire bene quale razza l'uomo sia
Vai soldato vai che questo è tempo di morire
Vai soldato vai la tua divisa può bruciare
il fuoco il tuo nemico che accanto passerà
la falce della morte mieterà
Vai soldato vai l'esempio ai giovani dai tu
se hai coraggio dopo ti faremo anche da Eroe
qualcosa rimarrà di te sacrifati e dai
il giusto prezzo, la pace poi verrà
Sono stato in fuga come un cane poi braccato
che non ha voluto uccidere un altro soldato
un vigliacco giudicato, condannato e fucilato
smacco dello stato che di me si è vergognato
Generale pigliati il fucile e vacci tu
a combattere qualcosa in cui non credo più
prenditi gli onori, le tue medaglie ma
questa volta io non ci sarò
io diserto questa guerra infame e me ne andrò
e diserto la divisa che mi hai dato tu
il sangue mio non vale quella bandiera che
non mi ha mai dato niente come te
non mi ha mai dato niente come te
non mi ha mai dato niente come te
che non è stato mai di una patria innamorato
che pretende e non sa dare sono stato umiliato,
torturato ed impiccato mi hanno dato una medaglia,
questo il premio della scienza
che non ha saputo conquistare un po' d'amore
ma il diritto di crepare questo l'ho potuto avere
senza poi capire bene quale razza l'uomo sia
Vai soldato vai che questo è tempo di morire
Vai soldato vai la tua divisa può bruciare
il fuoco il tuo nemico che accanto passerà
la falce della morte mieterà
Vai soldato vai l'esempio ai giovani dai tu
se hai coraggio dopo ti faremo anche da Eroe
qualcosa rimarrà di te sacrifati e dai
il giusto prezzo, la pace poi verrà
Sono stato in fuga come un cane poi braccato
che non ha voluto uccidere un altro soldato
un vigliacco giudicato, condannato e fucilato
smacco dello stato che di me si è vergognato
Generale pigliati il fucile e vacci tu
a combattere qualcosa in cui non credo più
prenditi gli onori, le tue medaglie ma
questa volta io non ci sarò
io diserto questa guerra infame e me ne andrò
e diserto la divisa che mi hai dato tu
il sangue mio non vale quella bandiera che
non mi ha mai dato niente come te
non mi ha mai dato niente come te
non mi ha mai dato niente come te
envoyé par DonQuijote82 - 21/10/2011 - 20:16
Langue: portugais
Versione portoghese di Claudia Panizza
Eu estava em alerta, também eu um soldado, assustado
que nunca fora por uma pátria apaixonado
Que exige e não sabe dar, mas conquistar.
Eu fui humilhado, torturado e enforcado
Deram-me uma medalha...
Este é o prémio da ciência
que não tem sabido conquistar um pouco de amor
Mas o direito de matar, isto eu poderia ter
sem então entender a qual raça o homem venha a pertencer
Vá soldado, vá que este é o tempo de morrer
Vá soldado, vá que a tua divisa pode queimar
O fogo permitirá que o teu inimigo passe
A face da morte colherás.
Vá soldado, vá.
O exemplo aos jovens é tu que dás.
Se possuis coragem, depois faremos de ti também um herói
Algo que será deixado ao te sacrificares e ao dares de ti
O justo preço, a paz então virá
Eu fugi como um cão então caçado
Que não desejava matar um outro soldado
Humilhado, julgado, condenado e fuzilado
Esmagado pelo Estado que de mim envergonhou-se
General, empunha o fuzil e vá tu combater algo em que eu não acredito mais
Toma as honras, a tua medalha
Mas desta vez eu não estou lá
Eu deserto esta guerra infame e vou-me
E abandono o uniforme que me deste
O meu sangue não vale uma bandeira
Jamais tive afinidades contigo
Jamais tive afinidades contigo
Jamais tive afinidades contigo
que nunca fora por uma pátria apaixonado
Que exige e não sabe dar, mas conquistar.
Eu fui humilhado, torturado e enforcado
Deram-me uma medalha...
Este é o prémio da ciência
que não tem sabido conquistar um pouco de amor
Mas o direito de matar, isto eu poderia ter
sem então entender a qual raça o homem venha a pertencer
Vá soldado, vá que este é o tempo de morrer
Vá soldado, vá que a tua divisa pode queimar
O fogo permitirá que o teu inimigo passe
A face da morte colherás.
Vá soldado, vá.
O exemplo aos jovens é tu que dás.
Se possuis coragem, depois faremos de ti também um herói
Algo que será deixado ao te sacrificares e ao dares de ti
O justo preço, a paz então virá
Eu fugi como um cão então caçado
Que não desejava matar um outro soldado
Humilhado, julgado, condenado e fuzilado
Esmagado pelo Estado que de mim envergonhou-se
General, empunha o fuzil e vá tu combater algo em que eu não acredito mais
Toma as honras, a tua medalha
Mas desta vez eu não estou lá
Eu deserto esta guerra infame e vou-me
E abandono o uniforme que me deste
O meu sangue não vale uma bandeira
Jamais tive afinidades contigo
Jamais tive afinidades contigo
Jamais tive afinidades contigo
envoyé par Claudia Panizza - 1/11/2011 - 16:32
Riceviamo dall'Ufficio Stampa del Congresso di Stato della Repubblica di San Marino la seguente rettifica che volentieri pubblichiamo, facendo però naturalmente presente che andrebbe piuttosto inoltrata all'autore dell'opera citata nell'introduzione.
In merito alla notizia pubblicata sul Vostro sito Internet, relativa a uno stato di guerra fra la Repubblica di San Marino e l'Austria il 3 giugno 1915, si informa che tale notizia risulta priva di ogni fondamento.
Mentre risponde al vero che il clima sammarinese di quegli anni risentiva del forte dibattito fra interventisti e neutralisti, e che il Governo di San Marino non nascondeva le proprie simpatie per la parte italiana del conflitto, da accurate ricerche storiche effettuate presso l’Archivio e la Biblioteca di Stato risulta che nessuno degli studiosi che si sono occupati del periodo in questione parla di dichiarazione di guerra: piuttosto storici sammarinesi come Cristoforo Buscarini, Verter Casali e Giuliano Giardi riferiscono di azioni che hanno contribuito a far incrinare i rapporti con l’Austria.
Ciononostante, non esistono atti ufficiali del Governo sammarinese relativi a una presunta dichiarazione di guerra, mentre esistono numerose attestazioni della neutralità sammarinese (vedi allegata bibliografia). E’ dunque evidente che uno Stato dichiarato neutrale non poteva e non doveva firmare alcun armistizio.
Bibliografia di riferimento:
- Giuliano Giardi, L’ospedale di guerra della Repubblica di San Marino - San Marino nella Prima guerra mondiale, 2011, pagg. 41-59
- Francesco Balsimelli, Storia delle rappresentanze diplomatiche e consolari della Repubblica di San Marino, 1975 (conferma della non belligeranza)
- Verter Casali, Manuale di storia sammarinese, 2009
- Verter Casali, Storia del socialismo sammarinese dalle origini al 1922, 2002, pagg. 139-141
- Cristoforo Buscarini, La neutralità imperfetta: San Marino nelle guerre della prima metà del Novecento, pubblicato in Studi Montefeltrani 32 (2010), pagg. 475-501
Dagli Atti del Consiglio Grande e Generale (Parlamento sammarinese):
o 22 maggio 1915 à proposta Martelli di augurio all’Italia
o 22 giugno 1815 à augurio all’Esercito italiano; concorso per combattenti e provvedimenti vari
o 3 luglio1815 à rapporti fra la Repubblica di San Marino e il Regno d’Italia
o 22 luglio 1915 à lettera di S.E. Sonnino (Ministro degli Esteri del Regno d’Italia)
o 4 marzo 1916 à comunicazioni urgenti (nota del Ministero Austro-Ungarico)
o 18 aprile 1916 à risposta del Ministro degli Esteri Austro-Ungarico
o 4 maggio 1916 à risposta al Ministro degli Esteri Austro-Ungarico
Dagli Atti del Congresso di Stato (Governo sammarinese):
§ 25 maggio 1915 à telegramma a Sua Maestà il Re d’Italia e accordo della Repubblica con il Governo Italiano
§ 23 febbraio 1916 à lettera del Ministro degli Affari Esteri dell’Austria-Ungheria
Mentre risponde al vero che il clima sammarinese di quegli anni risentiva del forte dibattito fra interventisti e neutralisti, e che il Governo di San Marino non nascondeva le proprie simpatie per la parte italiana del conflitto, da accurate ricerche storiche effettuate presso l’Archivio e la Biblioteca di Stato risulta che nessuno degli studiosi che si sono occupati del periodo in questione parla di dichiarazione di guerra: piuttosto storici sammarinesi come Cristoforo Buscarini, Verter Casali e Giuliano Giardi riferiscono di azioni che hanno contribuito a far incrinare i rapporti con l’Austria.
Ciononostante, non esistono atti ufficiali del Governo sammarinese relativi a una presunta dichiarazione di guerra, mentre esistono numerose attestazioni della neutralità sammarinese (vedi allegata bibliografia). E’ dunque evidente che uno Stato dichiarato neutrale non poteva e non doveva firmare alcun armistizio.
Bibliografia di riferimento:
- Giuliano Giardi, L’ospedale di guerra della Repubblica di San Marino - San Marino nella Prima guerra mondiale, 2011, pagg. 41-59
- Francesco Balsimelli, Storia delle rappresentanze diplomatiche e consolari della Repubblica di San Marino, 1975 (conferma della non belligeranza)
- Verter Casali, Manuale di storia sammarinese, 2009
- Verter Casali, Storia del socialismo sammarinese dalle origini al 1922, 2002, pagg. 139-141
- Cristoforo Buscarini, La neutralità imperfetta: San Marino nelle guerre della prima metà del Novecento, pubblicato in Studi Montefeltrani 32 (2010), pagg. 475-501
Dagli Atti del Consiglio Grande e Generale (Parlamento sammarinese):
o 22 maggio 1915 à proposta Martelli di augurio all’Italia
o 22 giugno 1815 à augurio all’Esercito italiano; concorso per combattenti e provvedimenti vari
o 3 luglio1815 à rapporti fra la Repubblica di San Marino e il Regno d’Italia
o 22 luglio 1915 à lettera di S.E. Sonnino (Ministro degli Esteri del Regno d’Italia)
o 4 marzo 1916 à comunicazioni urgenti (nota del Ministero Austro-Ungarico)
o 18 aprile 1916 à risposta del Ministro degli Esteri Austro-Ungarico
o 4 maggio 1916 à risposta al Ministro degli Esteri Austro-Ungarico
Dagli Atti del Congresso di Stato (Governo sammarinese):
§ 25 maggio 1915 à telegramma a Sua Maestà il Re d’Italia e accordo della Repubblica con il Governo Italiano
§ 23 febbraio 1916 à lettera del Ministro degli Affari Esteri dell’Austria-Ungheria
CCG Staff - 8/11/2012 - 15:54
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La presenza di sbandati e disertori fu endemica durante tutta la guerra e presso tutti gli eserciti. L'argomento da solo meriterebbe un grosso libro.
Per quanto riguarda l'impero austro-ungarico, Fritz Weber (Tappe della Disfatta, p. 274) accenna alla «torma dei disertori , che si è rintanata nelle foreste croate». Mentre nel solo territorio ungherese si contano 200.000 disertori nel corso del 1918. (La nostra guerra, 1988, Il Triveneto dal 1914 al 1919, di Edoardo Pittalis, Sandro Comin, Francesco Jori, Edizioni del Gazzettino, Venezia, p. 323).
In Italia, il 3 novembre 1917, Cadorna scrive al presidente del Consiglio che alla vigilia di Caporetto «più di centomila disertori» vagavano nella penisola, «infestando le campagne, seminando ribellione nelle città e dovunque propagando sconforto». (Piero Melograni, 1969, Storia politica della grande guerra 1915-1918, p. 307). Nell'ultimo anno di guerra il primo ministro Orlando ritiene che il fenomeno delle diserzioni sia "impressionante". (Idem, p. 541).
Più di cento disertori e moltissimi renitenti risultano rifugiati anche nella Repubblica di San Marino (Archivio di Stato di Treviso, Gabinetto Prefettura, b 28), che pure, dal 3 giugno 1915, è formalmente in guerra con l'Austria. (* vedi rettifica)
Scrive Nuto Revelli (1986, "La memoria della guerra nelle campagne cuneesi", in La Grande Guerra, Esperienza, memoria, immagini, a cura di Diego Leoni e Camillo Zadra, Bologna, p. 609): «Oggi gli ex combattenti della guerra 15-18, i pochi superstiti, sono quasi tutti Cavalieri di Vittorio Veneto. Quasi tutti. Sono esclusi i disertori, tanti, numerosi anche nella mia provincia di Cuneo».
E l'elenco delle citazioni potrebbe continuare a lungo.
I processi per diserzione (101.665 condanne, più altre 26.862 esenzioni dalla pena concesse a militari rientrati spontaneamente nei ranghi) assorbirono gran parte del lavoro dei tribunali militari (Melograni, op. cit., p. 305).
Tribunali il cui funzionamento era quantomeno sbrigativo, come racconta Attilio Frescura (1919, Diario di un imboscato, Prefazione di Mario Rigoni Stern. - Edizione Mursia, 1981 - p. 322): «Oggi sono stato giudice al tribunale di guerra. Dalle nove alle tredici abbiamo giudicato quattordici imputati. Il difensore di ufficio ci ha aiutato assai, riducendo le sue difese alla tesi audace di "raccomandare gli imputati al tribunale" (...) il reato è unico: ritardo nel rientrare dalla licenza. Risultato: ergastolo».
Ma non sempre fu così. Il Gazzettino del 18 giugno 1918 (un esempio fra i tanti) riporta in un trafiletto la notizia della fucilazione alla schiena di un disertore, avvenuta qualche giorno prima. Il soldato di fanteria S. G., da Messina, si era allontanato, rifugiandosi in Emilia, quando il 19 marzo 1918 il suo reparto doveva recarsi in linea.
Tuttavia, se inserito nel quadro complessivo di una mobilitazione che nell'arco della guerra coinvolse nei vari fronti milioni di soldati, il numero dei disertori fu relativamente limitato e comunque non in grado di incrinare in maniera determinante la saldezza d'insieme degli eserciti.
© 1997 Camillo Pavan, dal libro Grande Guerra e popolazione civile, vol. 1 - Caporetto. (dal video della canzone)