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Mikis Theodorakis / Μίκης Θεοδωράκης: Τοῦ Χάρου

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Langue: grec moderne


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Tou Hárou
theodypografi
Στίχοι: Ερρίκος Θαλασσινός
Μουσική: Μίκης Θεοδωράκης
Πρώτη εκτέλεση: Γρηγόρης Μπιθικώτσης
Aπό " Όμορφη Πόλη" , 1962

Testo di Errikos Thalassinòs
Musica di Mikis Theodorakis
Prima esecuzione di Grigoris Bithikotsis
Da "Όμορφη Πόλη/Bella città" - 1962


Lytovchenko Olexandr Kharon


Dedicata al nostro carissimo, impareggiabile Riccardo, che è riuscito, anche lui, a convincere Caronte con l'argomento più semplice e più efficace. Non può prenderci, il maledetto, quando abbiamo tante persone che ci vogliono bene e che hanno bisogno di noi. La canzone però dimentica tutti i suoi amici che aspettano impazienti di rivederlo al suo posto a battagliare. Anche noi, Riccardo, abbiamo bisogno di te. (gpt)
Τὸ Χάρο τον ἀντάμωσα
ἕνα Σαββάτο βράδυ
Εἶχε σχολάσει ἀπ' τὴ δουλειά
καὶ στοῦ σπιτιοῦ μου τὰ σκαλιά
τον βρῆκε τὸ σκοτάδι.

Κρύο νερὸ δὲ ζήτησε
οὔτε ψωμὶ νὰ φάει
Τὰ νιάτα μου ἐζήλεψε
κι ὁ ἥλιος σὰν βασίλεψε
ἦρθε γιὰ νὰ με πάρει.

Χάρε, κι ἂν εἶσαι μερακλῆς
παράτα με νὰ ζήσω
γιατὶ ἔχω μανούλα κι ἀδερφή
κι ἀγάπη στὴν καρδιὰ κρυφή
ποὺ δὲν μπορῶ ν' ἀφήσω.

envoyé par Gian Piero Testa - 23/9/2011 - 19:25




Langue: italien

Gian Piero Testa.
Gian Piero Testa.

Versione italiana di Gian Piero Testa
LA CANZONE DI CARONTE

Caronte l'ho incontrato
un sabato sera,
aveva staccato dal lavoro
e sulle scale di casa mia
l'aveva colto il buio.

Non chiese acqua fresca
e nemmeno pane da mangiare
Aveva invidia della mia gioventù
e anche il sole appena tramontato
arrivò per portarmi via.

Caronte, anche se sei di gusti raffinati
lasciami vivere
perché io ho una mamma e una sorella
e nel cuore un amore segreto
che non posso abbandonare.

envoyé par Gian Piero Testa - 23/9/2011 - 19:27




Langue: français

Version française – LA CHANSON DE CHARON – Marco Valdo M.I. – 2011
d'après la version italienne de Gian Piero Testa – LA CANZONE DI CARONTE, SPÉCIALEMENT DÉDIÉE À Riccardo Venturi, revenu des Enfers.
Chanson grecque – Ton Charon – Mikis Theodorakis – 1962
Texte d'Errikos Thalassinòs
Musique de Mikis Theodorakis

Federico Cervelli (1625 – 1700),  "Orfeo ed Euridice" Fondazione Querini-Stampalia, Venezia
Federico Cervelli (1625 – 1700), "Orfeo ed Euridice" Fondazione Querini-Stampalia, Venezia


Doit-on imaginer notre ami Ventu en Orphée, visitant les Enfers pour se porter au secours d'une aimable et contemporaine Eurydice?, demande Lucien l'âne en souriant.... de ses blanches dents.
Possible, dit Marco Valdo M.I. C'est son activité, après tout...
Certes, Marco valdo M.I., mon ami, nous tissons obstinément un linceul, mais putaincon,faut pas confondre,ce n'est pas celui de Riccardo... Il est bien trop tôt... Nous reverrons la chose d'ici une centaine d'années... Le linceul que nous tissons, nous autres, c'est celui de ce vieux monde avide, avare, aveugle et cacochyme.

Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane
LA CHANSON DE CHARON

Charon, je l'ai rencontré
Un samedi en soirée,
Il rentrait du boulot, il avait terminé
Et sur les escaliers de mon logis
La nuit l'avait surpris.

Il ne demanda pas d'eau fraîche
Ni même un bout de pain pour manger
Il en voulait à ma jeunesse
Et le soleil à peine couché
Il venait m'enlever.

Charon, si tu as des goûts raffinés
Laisse-moi vivre
Car j'ai une mère et une soeur
Et un amour secret, en mon coeur
Que je ne puis abandonner.

envoyé par Marco Valdo M.I. - 27/9/2011 - 12:24


Riccardone… è vero che sei perfido, pignolo e intransigente, ma devi farci stare ancora ulteriormente in ansia? Giacché (come dicono) sei scampato al nocchiero "dagli occhi di bragia" (credo proprio che non gli era facile fregarti), batti, per favore, qualche colpo (anche col remo che hai sottratto al traghettatore, se necessario :-)da questa banna.. O, quanto meno, se sei impossibilitato, delega qualcuno a farlo.
Intanto (col permesso di Don Quijote che li ha proposti) ti dedico entrambi gli ultimi brani di Guthrie inseriti nelle CcG, cantati dal "nostro" Billy Bragg...

Aginst Th' Law
Blood Of The Lamb

da giorgio, il terrone. - 27/9/2011 - 07:27


A Giorgio el terun e a tutti quanti come lui sono in ansia per Riccardo. Mi ha chiamato un minuto fa e vi saluta tutti. Sta in un buon albergo ed è ben accudito: i medici non lo perdono di vista. Sarà a casa probabilmente venerdì, e ci arriverà saltellando, perché si è alleggerito di dodici chiletti. Insomma, adesso non è più Riccardone, ma Riccardino, e pare proprio che l'abbia sfangata. Alleluia.

Gian Piero Testa - 27/9/2011 - 18:48


Bene, Riccardo, son felice che tu sia di nuovo in pista e gagliardo. 12 chili?!? Che vuoi che siano con un fisicaccio come il tuo? L'importante è che tu non li abbia persi nel cervello e nel creapopoli!
Un po' di moto, qualche salciccia e qualche sigaretta di meno e tutto s'aggiusta... E poi trombi anche meglio!

Bartleby - 27/9/2011 - 20:55


A Bartleby. Del Demiurgo non fece cenno, per cui è da ritenersi che non patì danno alcuno, ovvero che ancora non fu messo alla prova. Non è peraltro, questo, argomento frequente tra me e Riccardo, forse per il rispetto che lui ha per la mia non berlusconiana vecchiaia. Non pensare che tra di noi si sia svolto il colloquio di quei due dell'arcinota barzelletta toscana. Riccardo: Sai, Piero, un trombo...Io: 'un trombo?...ma sono anni che io 'un trombo, ma a me certe cose non sono mai successe. E forse anch'io sono un po' berlusconiano, come cultore di barzellette risapute.

Gian Piero Testa - 27/9/2011 - 22:22


è comunque meglio di quella del tizio che entra in un bar e dice "Un Pago" e il barista "allora 'un tu bevi"

tris-succhi-pago

Lorenzo - 27/9/2011 - 22:32


Bollettino medico delle ore 18.41

Il paziente verrà rilasciato ops..dimesso nella giornata di domani. :)

Mi ha incaricata di salutare e ringraziare tutti.

adriana - 28/9/2011 - 18:47


E lunga vita a Theodorakis

Ecco, la traversata del Mar di Theodorakis termina qui, almeno per il momento. Con Theodorakis ci sarà sicuramente da salpare di nuovo, e al tempo stesso inizia un altro viaggio negli altri mari della Sezione Greca. Ma ora un po' di respiro in porto, che vorrei magari fosse quel Πόρτο Χέλι dove mi aggiravo, da giovincello, mentre una signora attempata mi sospirava dietro chiamandomi “un bello giovane che parla bene lo greco”. Passati sono gli anni.

Non è un caso che, per il termine di questo viaggio, mi sia riservato questa canzone, questa pagina. Io sono tremendamente lento, specialmente nelle reazioni. Averne di veloci non mi appartiene, e non mi piacciono i “botti” a caldo. Preferisco sempre e comunque lasciar passare un po' di tempo, perché è sempre lui che riesce a trovare le parole veramente giuste.

Non è, certamente, che non mi fossi accorto di questa pagina che mi era stata dedicata, posso dirlo, da questo sito intero. Mi era stata dedicata in un brutto, bruttissimo momento della mia vita; e quando dico “della mia vita” ho come un brivido, perché quel momento della vita sarebbe potuto coincidere con l'ultimo.

Ho riletto, ancora oggi, le parole scritte da Errikos Thalassinos musicate da Theodorakis; e mi vien fatto di pensare che, tra le altre cose, “thalassinos” vuol dire qualcosa come “marino, appartenente al mare”. Cose del genere non potevano essere state scritte che da qualcuno che aveva a che fare, in qualche modo, col mare.

In quei giorni in cui terminava l'estate, pensavo spesso al mare che durante l'estate non avevo quasi visto. Caronte, mi sa, me l'aveva preparata proprio bella. Lui “aveva staccato dal lavoro”, ma io no; infatti era venuto a trovarmi proprio al lavoro. Ce l'aveva anche fatta ad abbattermi, in quel cesso; chissà che cosa m'ha fatto rialzare. Quale mano mi ha preso e ritirato su mentre avevo dentro una morsa che sembrava schiacciarmi.

Com'è andata, più o meno lo sapete. Dopo un po' sono ricomparso qui dentro con una canzone che, come al solito, sembra non entrarci nulla e che parla di un esploratore polare. E questa pagina, che è fatta delle voci di persone che fanno parte della mia vita, è come rimasta lì, interrotta a un “bollettino” del 28 settembre scorso.

Sospesa. Come aspettasse l'unica voce che mancava: la mia. Rileggendola e rileggendola durante tutti questi mesi, mi sono detto spesso: Devo trovare qualcosa per un “grazie”. Ma coi ringraziamenti fatti così alla nuda e cruda non sono bravo. Ho bisogno che chi mi ha dedicato una cosa del genere senta autenticamente quel che mi corre di dirgli.

Ora siamo all'inizio di una nuova estate. Sono qui, in un tardo pomeriggio, col gatto che dorme sul letto, la TV accesa su una partita di calcio che non sto guardando, la scatola dei sigari perché Caronte non ce l'ha fatta a farmi smettere di fumare (ma solo a buttar via le sigarette), e qualche chilo che ho riguadagnato. Sembra che le ultime analisi che ho fatto siano andate bene, ma c'è sicuramente qualcosa che mi è cambiata addosso.

Caronte, no, non mi ha preso. Chissà che non sia stato colpito, più che dalle mie implorazioni sulla mamma, sulla sorella (che non ho; ho, invece, un fratello cui voglio parecchio bene) e sull'amore segreto, da un paio di manacce che annaspavano sul bordo della tazza di un cacatoio per tirarsi su, e dalle bestemmie che sparavo a ripetizione. Sicuramente non sarei morto in grazia di Dio. Non l'ho trattato bene, Caronte. Mi sa che l'ho fatto scappare, ma prima o poi tornerà meglio attrezzato per il non facile cliente che sono.

Ed è esattamente ciò che mi è cambiato addosso. La presenza lontana è diventata vicina, quotidiana. Vado avanti com'ero prima, però. Ci sono. Ci siete. E ora mi vado a fare un giro, al tramonto, sul porto di quest'isola; per poi riprendere il mare. Non sono mai stato “una barca che anela al mare eppur lo teme”, per dirla con Edgar Lee Masters. O meglio: anelo al mare, lo temo, ma mi ci butto dentro. Grazie a tutti, a tutte voi; e stavolta ve lo dico forte e chiaro. Naturalmente ho "ri-politonizzato" il testo della canzone. E lunga vita a Theodorakis.

Riccardo Venturi - 11/6/2012 - 19:42




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