C'era una fortezza che vegliava
sul suo mare e la sua gente
era la fierezza di una terra
straordinaria del suo Sud
dove le sirene degli Dei
le donavano bellezza
dove maghi e streghe con il vento
trasportavano ricchezza.
Su una torre una bandiera
con un fiore decorata
era l'ultima speranza
della mia patria conquistata
era l'ultima frontiera
di quel Regno indipendente
verso il mare una barriera
per difendere il suo Sud.
C'era quel cannone che colpiva
quel nemico che avanzava
col suo vile gesto d'invasore
e Gaeta bombardava
è così che allora fu deciso
è così che fu ordinato
che quel pezzo di Sud
senza pietà
doveva essere spezzato.
E Gaeta resisteva
sotto quei bombardamenti
la sua roccia non cedeva
agli orrori, ai tradimenti.
E Gaeta combatteva
e Gaeta difendeva
la sua gente, la sua vita
quella del suo Sud.
Eroi meridionali quei soldati
e le loro guarnigioni
poi derisi, poi umiliati
tra mille massacri e le prigioni
da una guerra scritta e organizzata
tra menzogne e nefandezze
da un usurpatore che rubava
i tesori e le certezze.
Ma Gaeta resisteva
coi suoi ultimi Sovrani
una luce proiettata
nella storia di domani.
E Gaeta non mollava
si trattava di cambiare
le sorti di una guerra che rapiva
la sua libertà.
E fu così che cambiò la storia
e fini quella illusione
così vollero i tiranni
che uccisero struprando una nazione
ma il coraggio non si uccide
ci sarà per sempre quel brigante
fiero e orgoglioso del suo Sud
da terrone o da emigrante.
E Gaeta esigerà
il suo Regno, la sua storia
quella giusta verità
finchè ci sarà memoria.
E Gaeta innalzerà
sulla torre la sua bandiera
che ribelle volerà
a riprendersi il suo Sud.
sul suo mare e la sua gente
era la fierezza di una terra
straordinaria del suo Sud
dove le sirene degli Dei
le donavano bellezza
dove maghi e streghe con il vento
trasportavano ricchezza.
Su una torre una bandiera
con un fiore decorata
era l'ultima speranza
della mia patria conquistata
era l'ultima frontiera
di quel Regno indipendente
verso il mare una barriera
per difendere il suo Sud.
C'era quel cannone che colpiva
quel nemico che avanzava
col suo vile gesto d'invasore
e Gaeta bombardava
è così che allora fu deciso
è così che fu ordinato
che quel pezzo di Sud
senza pietà
doveva essere spezzato.
E Gaeta resisteva
sotto quei bombardamenti
la sua roccia non cedeva
agli orrori, ai tradimenti.
E Gaeta combatteva
e Gaeta difendeva
la sua gente, la sua vita
quella del suo Sud.
Eroi meridionali quei soldati
e le loro guarnigioni
poi derisi, poi umiliati
tra mille massacri e le prigioni
da una guerra scritta e organizzata
tra menzogne e nefandezze
da un usurpatore che rubava
i tesori e le certezze.
Ma Gaeta resisteva
coi suoi ultimi Sovrani
una luce proiettata
nella storia di domani.
E Gaeta non mollava
si trattava di cambiare
le sorti di una guerra che rapiva
la sua libertà.
E fu così che cambiò la storia
e fini quella illusione
così vollero i tiranni
che uccisero struprando una nazione
ma il coraggio non si uccide
ci sarà per sempre quel brigante
fiero e orgoglioso del suo Sud
da terrone o da emigrante.
E Gaeta esigerà
il suo Regno, la sua storia
quella giusta verità
finchè ci sarà memoria.
E Gaeta innalzerà
sulla torre la sua bandiera
che ribelle volerà
a riprendersi il suo Sud.
envoyé par Bartleby - 11/8/2011 - 15:19
×
Album “Cantannu e sonannu”
Canzone di un tono neoborbonico che, come ho espresso i più occasioni, non mi piace niente, ma tant’è… Per me Borbone e Savoia sono stati ugualmente massacratori ed affamatori dei rispettivi popoli e nessuno dei due merita il benchè minimo rispetto.
Sull’assedio di Gaeta rinvio alla canzone Tedeum Gaeta di Mimmo Cavallo, postata da Giorgio non molto tempo fa.
Qui mi limito a ricordare che dei 102 giorni di quell’assedio che fece un migliaio di morti tra i resistenti (bilancio che però non tiene conto dei tanti civili che perirono sotto i bombardamenti sabaudi) fu responsabile il generale Enrico Cialdini, lo stesso che di lì a poco, a partire dall’agosto del 1861, sarà incaricato della repressione del brigantaggio, compito che porterà a termine con particolare efficienza e ferocia macchiandosi della paternità di orribili stragi, come quelle di Casalduni e Pontelandolfo…
“[…] Noi crediamo che Erode, ordinatore della strage degli innocenti, non avrebbe avuto cuore di assistere all’incendio di Pontelandolfo e Casalduni. Solo i seguaci giannizzeri del redivivo Nerone potevano passivamente assisterci. Ma che forse l’ambizioso Sire di Torino ne arrossì? Affatto. Anzi, ne godette, e Cialdini, come un trionfo, faceva ripetere col telegrafo agli angoli del mondo: Pontelandolfo e Casalduni hanno subìto la meritata giustizia. […]”
Da Teodoro Salzillo, Roma e le menzogne parlamentari, 1863.