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Inno a Curiel

anonyme
Langue: italien



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Giovinezza
(anonyme)


[1944]
In “Canzoniere della protesta 3 - Canzoni comuniste”, Bella Ciao edizioni, Milano, 1973.




Ecco l’ennesima conferma – se ce n’era bisogno – che fascisti e neofascisti sono dei veri mentecatti totalmente privi di orginalità… Se a suo tempo si appropriarono di Giovinezza e del motto “A noi!” degli Arditi del Popolo, nel 1972 chiamarono Fronte della Gioventù la loro organizzazione giovanile, insozzando la memoria dell’originario “Fronte della Gioventù”, quello fondato a Milano alla fine del 1943 da Eugenio Curiel, intellettuale antifascista, comunista, ebreo, docente universitario vittima delle leggi razziali, confinato a Ventotene, direttore de L’Unità clandestina, trucidato dai repubblichini il 24 febbraio 1945 nei pressi di piazza della Conciliazione a Milano.

E’ da veri schifosi usurpare il nome di un’organizzazione che, nella sua breve esistenza, vide tanti suoi militanti, centinaia tra i partigiani, cadere proprio per mano dei fascisti, come i frontisti Tullio Di Parti, Orazio Maron e Giancarlo Tornissi, tutti di 16 anni, e Giuseppe Bodra, di 18, catturati e torturati dai repubblichini del Battaglione Azzurro dell’Aeronautica Nazionale Repubblicana e poi fucilati in via Botticelli a Milano il 6 gennaio 1945, giorno dell’Epifanìa…

Solo un paio d’anni fa, proprio nel giorno dell’anniversario dell’assassinio di Eugenio Curiel, la lapide a lui dedicata in piazza della Conciliazione fu imbrattata e ai suoi piedi i soliti fascistelli vigliacchi e carogne lasciarono decine di proiettili…





“[…] Quel 24 febbraio è un giorno come tutti gli altri per Curiel.
Ha una serie di appuntamenti ed incontri con amici e collaboratori. Sono circa le 14.30 quando Curiel si avvia all'appuntamento con la sorella fissato al caffè• Biffi nello stesso piazzale.
Viene fermato da un drappello di brigate nere le quali, armi alla mano, gli intimano di esibire i documenti. Non eccessivamente preoccupato perché in possesso di buoni documenti, naturalmente falsi, Curiel si avvede soltanto in un secondo momento che uno dei presenti, un delatore, lo indica per nome ai militi. Il tristo individuo era lo stesso che qualche giorno prima lo aveva riconosciuto in una via di Milano e lo aveva salutato senza esitazione, bonariamente, chiedendogli cosa facesse in città. Curiel, sorpreso, come egli stesso raccontò agli amici della redazione del giornale, non aveva potuto far altro che ostentare buon viso a cattiva sorte, precisando di trovarsi a Milano solo di passaggio, diretto a Trieste. Evidentemente il delatore (uno squallido ex confinato a Ventotene, messosi al servizio della polizia, già isolato dagli antifascisti alla colonia di pena, ma che, naturalmente, conosceva bene Curiel) non aveva creduto al racconto di Curiel e aveva subito avvertito i fascisti del fortuito incontro. Questi, senza perdere tempo, avevano organizzato un attento piano di ricerca e, aiutati da chi era in grado di riconoscerlo immediatamente, lo fermano in piazzale Baracca, puntandogli addosso le armi.

Vistosi identificato, consapevole del fatto che ormai i documenti non gli sarebbero serviti a nulla, Curiel, che non si faceva evidentemente illusioni sulla sorte che lo attendeva, tenta la disperata mossa della fuga. Sperava probabilmente di riuscire a confondersi tra il via vai della gente. Con uno spintone si discosta dagli uomini che lo fronteggiano e si lancia di corsa attraverso il piazzale Baracca verso via Enrico Toti. Una raffica di mitra lo colpisce ad una gamba, facendolo stramazzare al suolo. Curiel si rialza e riprende la corsa, ma viene raggiunto da una serie di raffiche che lo abbattono al suolo.

Il caso vuole che a poca distanza si trovi uno dei più autorevoli componenti del CLNAI, Leo Valiani che assiste così agli ultimi istanti del tragico epilogo.

Il giorno dopo i giornali recano la notizia dell'uccisione di uno sconosciuto.

Ragioni elementari di sicurezza e di vigilanza avrebbero imposto che, vistosi riconosciuto da un antico strumento della polizia, Curiel abbandonasse immediatamente Milano per trasferire la sua attività e l'opera di direzione del Fronte in una nuova e più sicura sede. Erano regole di vita clandestina normalmente osservate dai dirigenti antifascisti, più volte rivelatesi poi efficaci per parare i colpi delle spiate. Curiel però, non aveva voluto dare eccessivo peso all'incontro imprevisto e non aveva voluto lasciare Milano, dove lo trattenevano importanti compiti, primo fra tutti la direzione e il coordinamento delle multiformi attività del Fronte, ingigantite ora che si entrava nella fase della preparazione dell'insurrezione. Il non aver dato l'importanza dovuta all'incontro col delatore e il non aver preso tutte le conseguenti misure di emergenza, gli fu fatale.”

(da “Quando cessarono gli spari. 23 aprile-6 maggio 1945: la liberazione di Milano” di Giovanni Pesce, Feltrinelli Editore 2009).
Uniamoci, compagni!
Su questa nostra terra
Noi non vogliam la guerra:
la guerra non si fa – non si fa!
Noi non vogliam moschetti
Per ammazzar fratelli
Noi non siam dei ribelli:
noi siam la nuova umanità!

Siamo la gioventù,
la balda schiera di Eugenio Curiel,
nel mondo noi vogliam
pace, lavoro e libertà.
Siamo la gioventù,
il nuovo sol della nuova Italia,
sempre decisi a lottar:
vogliam la pace – pace sarà!

Con la rossa bandiera,
con la fede nel cuore,
nel ciel facciam tuonare
il grido: “Libertà! – Libertà!”
La nostra primavera
sono i nostri vent’anni:
cessiamo questi affanni,
abbiamo un cuore per amar.

Siamo la gioventù,
la balda schiera di Eugenio Curiel,
nel mondo noi vogliam
pace, lavoro e libertà.
Siamo la gioventù,
il nuovo sol della nuova Italia,
sempre decisi a lottar:
vogliam la pace – pace sarà!

envoyé par Bartleby - 10/8/2011 - 13:58




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