Il domatore del circo dei "F.lli Orlando"
disse a Luigi l'acrobata «sali lassù»
su un filo appeso nel cielo a forma di nave
finché io non te lo dico non scendere giù».
Certo ogni acrobata vive in un mondo precario
non è una scelta né un gioco, è una necessità – signori!
così Luigi salì su quel filo di nave – signori!
ma che si sappia: non era la sua volontà.
C'erano mille gabbiani a girargli d'intorno
C’eran rumori di circo ed un varo da fare
«Ma come ho fatto a finire a morire a Livorno?»
cadeva cadeva e sentiva il rumore del mare.
Il tonfo sordo non scosse per nulla i passanti
«È il terzo che muore in un anno, cosa vuoi che sia
ci si può abituare, ne muoiono tanti
ci si abitua alla guerra e a qualsiasi follia – signori!
Il domatore arrivò e disse «guarda che schifo»
chiamò due nani guardiani e gli disse «pulite»
il mondo è pieno di acrobati pazzi e precari – signori!
ne trovo altri mille disposti a morire lassù.
E la madrina in pelliccia, l’armatore e la figlia
ventripotenti arrivarono all'ora del varo
una bottiglia il mio sangue schiantò sulla chiglia
tra pasticcini e champagne archiviarono il caso.
Tre acrobati al giorno cadono giù da un fil
dieci alla settimana cadono giù da un fil
novanta al mese cadon giu’ da un fil
e mille acrobati all'anno cadono giù
disse a Luigi l'acrobata «sali lassù»
su un filo appeso nel cielo a forma di nave
finché io non te lo dico non scendere giù».
Certo ogni acrobata vive in un mondo precario
non è una scelta né un gioco, è una necessità – signori!
così Luigi salì su quel filo di nave – signori!
ma che si sappia: non era la sua volontà.
C'erano mille gabbiani a girargli d'intorno
C’eran rumori di circo ed un varo da fare
«Ma come ho fatto a finire a morire a Livorno?»
cadeva cadeva e sentiva il rumore del mare.
Il tonfo sordo non scosse per nulla i passanti
«È il terzo che muore in un anno, cosa vuoi che sia
ci si può abituare, ne muoiono tanti
ci si abitua alla guerra e a qualsiasi follia – signori!
Il domatore arrivò e disse «guarda che schifo»
chiamò due nani guardiani e gli disse «pulite»
il mondo è pieno di acrobati pazzi e precari – signori!
ne trovo altri mille disposti a morire lassù.
E la madrina in pelliccia, l’armatore e la figlia
ventripotenti arrivarono all'ora del varo
una bottiglia il mio sangue schiantò sulla chiglia
tra pasticcini e champagne archiviarono il caso.
Tre acrobati al giorno cadono giù da un fil
dieci alla settimana cadono giù da un fil
novanta al mese cadon giu’ da un fil
e mille acrobati all'anno cadono giù
Contributed by Bartleby - 2011/7/20 - 14:23
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Musica di Pardo Fornaciari
Parole di Marco Guercio.
Dedicata a Luigi Pagliuso, 36 anni, napoletano, operaio, morto nel 2000 precipitato dal ponte di una nave prossima al varo nel cantiere navale Fratelli Orlando (oggi Azimut-Benetti) di Livorno.
L’autore del testo, Marco Guercio, è anche uno degli avvocati che sta seguendo la famiglia Pagliuso nella causa civile intentata contro le aziende coinvolte nella “morte bianca” di Luigi. Ma non sarà facile perché gli indagati sono già stati assolti in sede penale, come se Luigi sia morto di morte naturale invece che per l’elusione da parte dell’azienda di misure di sicurezza dovuta alla fretta per l’imminente inaugurazione dello scafo appena ultimato.
“LIVORNO. Tre morti in dieci mesi: una lunga scia di sangue tra il dicembre del 1999 e il settembre del 2000 in quello che si chiamava ancora Cantiere Navali Fratelli Orlando. La prima morte si verificò il 3 dicembre 1999: Gentian Gyoka aveva trent'anni, era albanese, era operaio per una ditta ligure, e doveva sposarsi a breve. Morì precipitando nella stiva di una nave ai lavori in bacino grande. Quattordici giorni dopo, il 17 dicembre, perse la vita Oreste Bernardini, livornese, dipendente di una ditta locale, in conseguenza della messa in moto dell'elica di una petroliera ai lavori in bacino. La terza tragedia avvenne il 19 settembre 2000. Luigi Pagliuso, 36 anni, che stava siliconando le vetrate esterne del salone, perse la vita cadendo dal ponte 7 del traghetto Mega Express II che era in costruzione.” (fonte: Il Tirreno, 17 giugno 2010)
“LIVORNO. Il 19 settembre del 2000 un operaio napoletano di 36 anni, Luigi Pagliuso, perse la vita in un incidente mentre lavorava all'allora cantiere navale Orlando. Pagliuso precipitò da una trentina di metri mentre si spostava da un cestello elevatore al ponte numero sette della "Mega Express II", una nave che sarebbe stata varata pochi giorni dopo. Sul fatto c'è stata un'inchiesta penale conclusa con l'assoluzione dei preposti della sicurezza del Cnlo e della ditta appaltatrice Envia, per la quale lavorava Pagliuso. Ma i familiari della vittima non si sono dati per vinti, non accettando che per questo episodio non ci fossero responsabili. Per questo i genitori ed i fratelli di Luigi Pagliuso si sono rivolti agli avvocati Marco Guercio e Monica Esposito e hanno intentato causa civile alle aziende coinvolte. E nel procedimento è stata depositata ieri una una perizia tecnica dell'ingegner Luigi Rossi di Piombino che ricostruisce la dinamica dell'incidente, e soprattutto smentisce che la vittima fosse caduta scavalcando un corrimano mentre passava dal cestello basculante al ponte della nave. In particolare si è considerato anche il fatto che, in vista del varo, erano stati tolti due manicorrenti che bloccavano la parte bassa dell'accesso per far passare una cima utilizzata per il varo, ed il perito ha concluso che l'operaio passò sotto il corrimano per spostarsi sulla nave, e che quindi le aziende sono da considerarsi responsabili della sua morte e quindi tenute a risarcire i familiari.” (fonte: Il Tirreno, 10 giugno 2011)