Sulle terre incolte d'Arneo
noi porteremo la vita ed il lavoro,
darem le terre a tutti coloro
a cui l'agrario per anni negò.
Per anni e anni noi fummo derisi
dai governi, dai preti e signori
che con i mitra ci tennero divisi
negando a noi il pane e il lavor.
Sulle terre incolte d'Arneo
noi porteremo la vita ed il lavoro,
darem le terre a tutti coloro
a cui l'agrario per anni negò.
Or nella lotta più forti noi siamo
Più con i mitra fermarci non potranno
Le terre incolte che noi conquistiamo
Noi contadini fruttarle farem.
Sulle terre incolte d'Arneo
noi porteremo la vita ed il lavoro,
darem le terre a tutti coloro
a cui l'agrario per anni negò.
E forte in faccia noi tutti gridiamo
e d'Arneo una voce innalziamo
non più cannoni, trattori vogliamo
e non più guerra ma pace e lavor
noi porteremo la vita ed il lavoro,
darem le terre a tutti coloro
a cui l'agrario per anni negò.
Per anni e anni noi fummo derisi
dai governi, dai preti e signori
che con i mitra ci tennero divisi
negando a noi il pane e il lavor.
Sulle terre incolte d'Arneo
noi porteremo la vita ed il lavoro,
darem le terre a tutti coloro
a cui l'agrario per anni negò.
Or nella lotta più forti noi siamo
Più con i mitra fermarci non potranno
Le terre incolte che noi conquistiamo
Noi contadini fruttarle farem.
Sulle terre incolte d'Arneo
noi porteremo la vita ed il lavoro,
darem le terre a tutti coloro
a cui l'agrario per anni negò.
E forte in faccia noi tutti gridiamo
e d'Arneo una voce innalziamo
non più cannoni, trattori vogliamo
e non più guerra ma pace e lavor
Contributed by Bartleby - 2011/7/6 - 16:05
Documentario “L’Arneide. Lo Stato fà la guerra ai contadini” (in sei parti) ispirato agli scritti del poeta pugliese Vittorio Bodini.
Si apre con un anziano testimone e protagonista che canta proprio questa canzone…
Si apre con un anziano testimone e protagonista che canta proprio questa canzone…
Bartleby - 2011/7/6 - 16:05
“Terra d'Arneo. 1950. La terra d'Arneo è un'immensa distesa di terreni agricoli situati nel Nord Salento e ricompresa nelle province di Brindisi, Lecce e Taranto. Siamo in un periodo, il 1950, di riforme agrarie, più promesse che attuate, di lotte contadine per la riappropriazione delle terre, di organizzazioni politiche e sindacali sempre più forti e sempre più penetranti nelle società contadine.
E' in questo quadro che s'installa un vero e proprio movimento fatto di contadini che reclamavano il diritto a coltivare le terre incolte o di proprietà di grandi latifondisti.
Ma facciamo un passo più su, per capire meglio il quadro della situazione.
E' il 12 maggio del 1950 quando l'allora Ministro dell'Agricoltura Segni realizzò la cosiddetta riforma agraria, una riforma che aveva l'intenzione di espropriare migliaia di ettari di terre da assegnare ai piccoli proprietari terrieri, ai contadini, insomma. Ciò per far fronte ad una pesantissima crisi economica che aveva messo in ginocchio soprattutto l'economia del Sud Italia. I contadini, i soldati tornati dalla guerra, i disoccupati chiedevano a gran voce la restituzione delle terre. “La terra è di chi la coltiva”, si sentiva urlare nelle piazze. E fu così. furono espropriati 800.000 ettari, dei quali 650.000 nel Mezzogiorno. Ma ne rimase fuori la Provincia di Lecce. Forse perché il senatore Tamborrino era proprietario di ben 28.000 ettari di terre, proprio nella zona dell'Arneo. Terre per lo più incolte e usate quasi esclusivamente per la caccia.
Nel dicembre del 1951 i contadini si riunirono nelle campagne dell'Arneo per protestare e reclamare la terra. Erano in migliaia. Quasi tremila contadini arrivarono da Nardò Carmiano Leverano. Chiedevano solo l'applicazione della riforma agraria anche nella provincia di Lecce.
Però lo Stato rispose con la violenza. Una violenza subdola, che avrebbe ridotto la popolazione nella miseria ancor più nera.
Centinaia di poliziotti furono chiamati a disperdere i contadini con lacrimogeni e fucilate.. ma imperterriti tornarono a riunirsi usando le loro biciclette. Negli anni 50 la bicicletta era una risorsa preziosa per i braccianti, come oggi l'auto per noi, anzi di più, visto che rappresentava l'unico modo per raggiungere le terre distanti anche decine di chilometri.
Le biciclette vennero incendiate. Si colpì, in questo modo, l'unica ricchezza di cui potevano disporre i poveri contadini: significò negare ogni speranza, costringerli a svegliarsi in piena notte per raggiungere le terre o, peggio, portarli alla fame. Questa fu la risposta dello Stato ad una richiesta di lavoro.”
(Introduzione al brano da La Putea)
E' in questo quadro che s'installa un vero e proprio movimento fatto di contadini che reclamavano il diritto a coltivare le terre incolte o di proprietà di grandi latifondisti.
Ma facciamo un passo più su, per capire meglio il quadro della situazione.
E' il 12 maggio del 1950 quando l'allora Ministro dell'Agricoltura Segni realizzò la cosiddetta riforma agraria, una riforma che aveva l'intenzione di espropriare migliaia di ettari di terre da assegnare ai piccoli proprietari terrieri, ai contadini, insomma. Ciò per far fronte ad una pesantissima crisi economica che aveva messo in ginocchio soprattutto l'economia del Sud Italia. I contadini, i soldati tornati dalla guerra, i disoccupati chiedevano a gran voce la restituzione delle terre. “La terra è di chi la coltiva”, si sentiva urlare nelle piazze. E fu così. furono espropriati 800.000 ettari, dei quali 650.000 nel Mezzogiorno. Ma ne rimase fuori la Provincia di Lecce. Forse perché il senatore Tamborrino era proprietario di ben 28.000 ettari di terre, proprio nella zona dell'Arneo. Terre per lo più incolte e usate quasi esclusivamente per la caccia.
Nel dicembre del 1951 i contadini si riunirono nelle campagne dell'Arneo per protestare e reclamare la terra. Erano in migliaia. Quasi tremila contadini arrivarono da Nardò Carmiano Leverano. Chiedevano solo l'applicazione della riforma agraria anche nella provincia di Lecce.
Però lo Stato rispose con la violenza. Una violenza subdola, che avrebbe ridotto la popolazione nella miseria ancor più nera.
Centinaia di poliziotti furono chiamati a disperdere i contadini con lacrimogeni e fucilate.. ma imperterriti tornarono a riunirsi usando le loro biciclette. Negli anni 50 la bicicletta era una risorsa preziosa per i braccianti, come oggi l'auto per noi, anzi di più, visto che rappresentava l'unico modo per raggiungere le terre distanti anche decine di chilometri.
Le biciclette vennero incendiate. Si colpì, in questo modo, l'unica ricchezza di cui potevano disporre i poveri contadini: significò negare ogni speranza, costringerli a svegliarsi in piena notte per raggiungere le terre o, peggio, portarli alla fame. Questa fu la risposta dello Stato ad una richiesta di lavoro.”
(Introduzione al brano da La Putea)
Dead End - 2012/9/17 - 15:28
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Note for non-Italian users: Sorry, though the interface of this website is translated into English, most commentaries and biographies are in Italian and/or in other languages like French, German, Spanish, Russian etc.
Canzone composta collettivamente dai braccianti occupanti delle terre dell’Arneo.
Testo trovato su Il Deposito
“L'Arneo è un vasto territorio posto all'estremità nord-occidentale della provincia di Lecce, nella penisola salentina, un tempo occupato principalmente da macchia mediterranea e pascoli. Dopo la seconda guerra mondiale, il latifondo dell'Arneo, una realtà ormai anacronistica, venne reclamato da una moltitudine di braccianti dei paesi vicini che chiedevano terra, pane e lavoro.
L'occupazione delle campagne, la dura repressione delle forze dell'ordine, i successivi processi fecero da preludio alla vittoria finale, con l'assegnazione delle campagne ai contadini.”
Davide Elia, da “La via dei braccianti per l’occupazione delle terre d’Arneo”, su www.cicloamici.it
E come mai su di un sito di amici delle due ruote si parla delle lotte dei braccianti dell’Arneide?
Perché per i braccianti, costretti a fare molti chilometri per raggiungere i campi, la bicicletta era una risorsa preziosa. E in bicicletta i contadini di paesi come Nardò, Carmiano e Leverano andarono pure a manifestare per la riforma agraria, sicchè nel dicembre del 1951 la polizia, dopo l’ennesima carica, sequestrò centinaia di biciclette e le bruciò, insieme alle provviste alimentari dei manifestanti… Un atto vile – come solitamente fanno quei servi, vedi ultimamente la distruzione delle tende degli attivisti No TAV in val di Susa - che rischiò di ridurre alla fame le povere famiglie dei contadini…