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Мы живем, под собою не чуя страны

Osip Ämilevič Mandelštam / Осип Эмильевич Мандельштам
Langue: russe


Osip Ämilevič Mandelštam / Осип Эмильевич  Мандельштам

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My živem, pod soboju ne čuja strany
[1933]
Poesia di Osip Mandel'štam, messa in musica in tempi recenti da diversi artisti, come Nikolaj Smetanin, leader della formazione “Meridiano” nel 1992, o Alexander Matyukhin nel 2004.

Osip Mandel'štam nel 1938, poco prima della sua morte.
Osip Mandel'štam nel 1938, poco prima della sua morte.


Osip Mandel'štam era di origine polacca, di religione ebraica (anche se poi si convertì al metodismo). Studiò alla Sorbona, ad Heidelberg e a San Pietroburgo. Poeta, fu con Nikolaj Gumilëv, Anna Achmatova e Michail Kuzmin uno dei fondatori dell’Acmeismo, un movimento letterario che, in contrapposizione al simbolismo, si prefiggeva uno stile espressivo fondato sulla chiarezza rappresentativa, sulla concretezza dei contenuti e sullo studio dei valori formali del verso.

Ed essere chiari, concreti e rigorosi ai tempi del “Terrore rosso” non giovava affatto: Nikolaj Gumilëv, trentacinquenne, fu fucilato nel 1921 dopo essere stato accusato di attività controrivoluzionaria e la sua opera venne bandita dal regime; la moglie Anna Achmatova, cultrice di Dante Alighieri, ebbe una vita difficilissima, continuamente censurata ed espulsa dai consessi letterari allineati (il figlio suo e di Gumilëv fu imprigionato per cinque anni durante le grandi purghe staliniane degli anni 30); Kuzmin, affascinato dalla poesia di età ellenistica e da Voltaire, omosessuale, fu progressivamente emarginato, bollato come decadente. Non finì in un gulag, come capitò invece a decine di migliaia di russi solo per il fatto di essere gay, ma crepò in miseria, di polmonite…

Quanto ad Osip Mandel'štam, avendo egli visto con i suoi occhi, durante un viaggio in Crimea, gli effetti devastanti della collettivizzazione forzata e lo sterminio dei kulaki, e pur avendo assistito anni prima alla fine che il regime aveva fatto fare a Gumilëv, riuscì ad essere più “acmeista” dell’amico fucilato e a Stalin – come si può leggere in questo suo epigramma – disse con coraggio tutto ciò che aveva da dire.
Osip Mandel'štam fu arrestato pochi mesi dopo aver scritto questa poesia ma non venne subito eliminato: il dittatore baffuto non poteva mostrare di nutrire sentimenti di vendetta verso un misero insetto come quel povero poeta e, anzi, volle mostrare, sulle prime, la sua magnifica clemenza. Ma dopo poco Mandel'štam fu inviato al confino negli Urali, poi a Voronež, quindi, nell’estate del 1938, fu nuovamente arrestato, processato e condannato a cinque anni di lavori forzati: morì di stenti e di freddo in un campo di transito, il gulag di Vtoraja Rečka, nell’inverno seguente.

“E sopra il bosco quando fa sera
s'alza una luna di rame;
perché mai così poca musica,
perché mai un tale silenzio?”

Osip Mandel'štam, dalla sua prima raccolta poetica, “La pietra (Камень - Kamen')”, pubblicata nel 1913.
Мы живем, под собою не чуя страны,
Наши речи за десять шагов не слышны,
А где хватит на полразговорца,
Там припомнят кремлевского горца.
Его толстые пальцы, как черви, жирны,
И слова, как пудовые гири, верны,
Тараканьи смеются глазища
И сияют его голенища.

А вокруг него сброд тонкошеих вождей,
Он играет услугами полулюдей.
Кто свистит, кто мяучит, кто хнычет,
Он один лишь бабачит и тычет.
Как подкову, дарит за указом указ –
Кому в пах, кому в лоб, кому в бровь, кому в глаз.
Что ни казнь у него – то малина
И широкая грудь осетина.

envoyé par Bartleby - 29/6/2011 - 09:09




Langue: anglais

Traduzione inglese di Дмитрий Н. Смирнов (Dmitri Smirnov)
WE ARE LIVING, BUT CAN’T FEEL THE LAND WHERE WE STAY (STALIN EPIGRAM)

We are living, but can’t feel the land where we stay,
More than ten steps away you can’t hear what we say.
But if people would talk on occasion,
They should mention the Kremlin Caucasian.
His thick fingers are bulky and fat like live-baits,
And his accurate words are as heavy as weights.
Cucaracha’s moustaches are screaming,
And his boot-tops are shining and gleaming.

But around him a crowd of thin-necked henchmen,
And he plays with the services of these half-men.
Some are whistling, some meowing, some sniffing,
He’s alone booming, poking and whiffing.
He is forging his rules and decrees like horseshoes –
Into groins, into foreheads, in eyes, and eyebrows.
Every killing for him is delight,
And Ossetian torso is wide.

envoyé par Bartleby - 29/6/2011 - 09:10




Langue: italien

Traduzione italiana di Remo Faccani, da “Osip Mandel’stam, Cinquanta poesie”, Einaudi, 1998.
VIVIAMO SENZA PIÙ FIUTARE SOTTO DI NOI IL PAESE (EPIGRAMMA A STALIN)

Viviamo senza più fiutare sotto di noi il paese,
a dieci passi le nostre voci sono già bell’e sperse,
e dovunque ci sia spazio per una conversazioncina
eccoli ad evocarti il montanaro del Cremlino.
Le sue tozze dita come vermi sono grasse
e sono esatte le sue parole come i pesi d’un ginnasta.
Se la ridono i suoi occhiacci da blatta
e i suoi gambali scoccano neri lampi.

Ha intorno una marmaglia di gerarchi dal collo sottile:
i servigi di mezzi uomini lo mandano in visibilio.
Chi zirla, chi miagola, chi fa il piagnucolone;
lui, lui solo, mazzapicchia e rifila spintoni.
Come ferri di cavallo, decreti su decreti egli appioppa:
all’inguine, in fronte, a un sopracciglio, in un occhio.
Ogni esecuzione, con lui, è una lieta
cuccagna ed un ampio torace di osseta.

envoyé par Bartleby - 29/6/2011 - 09:10




Langue: espagnol

Traduzione spagnola (e commento verso per verso) di José Manuel Prieto da www.letraslibres.com
EPIGRAMA CONTRA STALIN

Vivimos sin sentir el país a nuestros pies,
nuestras palabras no se escuchan a diez pasos.
La más breve de las pláticas
gravita, quejosa, al montañés del Kremlin.
Sus dedos gruesos como gusanos, grasientos,
y sus palabras como pesados martillos, certeras.
Sus bigotes de cucaracha parecen reír
y relumbran las cañas de sus botas.

Entre una chusma de caciques de cuello extrafino
él juega con los favores de estas cuasipersonas.
Uno silba, otro maúlla, aquel gime, el otro llora;
sólo él campea tonante y los tutea.
Como herraduras forja un decreto tras otro:
A uno al bajo vientre, al otro en la frente, al tercero en la ceja, al cuarto en el ojo.
Toda ejecución es para él un festejo
que alegra su amplio pecho de oseta.

envoyé par Bartleby - 29/6/2011 - 20:21




Langue: portugais

Traduzione portoghese da pt.wikisource.org
EPIGRAMA DE STALIN

Nós vivemos, mas não sentimos a terra com os pés
Dez passos andando e não podemos ouvir,
E quando há dois suficientes para metade de um diálogo
Eles se lembram do alpinista do Kremlin.
Seus dedos gordos são escorregadios como lesmas,
E suas palavras são absolutos, como medidas de merceiros.
Suas antenas de barata estão rindo,
E sua bota nova brilha.

E ao redor dele a turba de chefes de pescoço curto -
Ele brinca com os serviços de meio-homem.
Quem gorjeia, mia ou geme,
Ele sozinho empurra e pica.
Ele esmaga-os como ferraduras, com decreto após decreto
Na virilha, na testa, no rosto, ou no olho.
Quando há uma execução, há tratamento especial,
E o peito ossétio se infla.

envoyé par Bartleby - 29/6/2011 - 20:24




Langue: polonais

Traduzione polacca di Stanisław Barańczak
Da pl.wikipedia
ŻYJEMY TU, NIE CZUJĄC POD STOPAMI ZIEMI

Żyjemy tu, nie czując pod stopami ziemi,
Nie słychać i na dziesięć kroków, co szepczemy,
A w półsłówkach, półrozmówkach naszych
Cień górala kremlowskiego straszy.
Palce tłuste jak czerwie, w grubą pięść układa,
Słowo mu z ust pudowym ciężarem upada.
Śmieją się karalusze wąsiska
I cholewa jak słońce rozbłyska.

Wokół niego hałastra cienkoszyich wodzów:
Bawi go tych usłużnych półludzików mozół.
Jeden łka, drugi czka, trzeci skrzeczy,
A on sam szturcha ich i złorzeczy.
I ukaz za ukazem kuje jak podkowę –
Temu w pysk, temu w kark, temu w brzuch, temu w głowę.
Miodem kapie każda nowa śmierć
Na szeroką osetyńską pierś.

envoyé par Krzysiek Wrona - 4/2/2015 - 02:23




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