Canzone NO TAV ascoltabile nel sito : www.spintadalbass.org
Giudicate voi dottori della mia fantasia
un risveglio inaspettato "è una brutta malattia"
non so che cosa è stato ma so che cosa ho visto
morire su una croce un altro povero cristo
era bello colorato con la faccia da bambino
la pelle era scura e azzurro il suo viso
parlava chapaneco ma tutti lo capivano
faceva paura a tanti infatti fu tradito
cartelloni televisivi non toccate la mia
terra treni luccicanti non toccate la mia terra
disonesti organizzati non toccate la mia terra
sportellisti impomatati non toccate la mia terra
presidenti leccaculo non toccate la mia terra
giornalisti ben oliati non toccate la mia terra
treni luccicanti non toccate la mia terra
le parole erano semplici che bastava una scritta
c'era l'uomo con il viso sotto un passamontagna
un concetto molto chiaro come insumisioa
in pianura,in una valle sopra una bicicletta sono stufo
e indispettito dalla gente che sorride che mi parla
e mi dice cosa fare della vita una babele impoverita
di rispetto e tolleranza la lingua non bastava vince solo l'arroganza
cartelloni televisivi, non toccate la mia terra
treni luccicanti, non toccate la mia terra
disonesti organizzati, non toccate la mia terra
sportellisti impomatati, non toccate la mia terra
presidenti leccaculo ,non toccate la mia terra
giornalisti ben oliati ,non toccate la mia terra
treni luccicanti, non toccate la mia terra
un risveglio inaspettato "è una brutta malattia"
non so che cosa è stato ma so che cosa ho visto
morire su una croce un altro povero cristo
era bello colorato con la faccia da bambino
la pelle era scura e azzurro il suo viso
parlava chapaneco ma tutti lo capivano
faceva paura a tanti infatti fu tradito
cartelloni televisivi non toccate la mia
terra treni luccicanti non toccate la mia terra
disonesti organizzati non toccate la mia terra
sportellisti impomatati non toccate la mia terra
presidenti leccaculo non toccate la mia terra
giornalisti ben oliati non toccate la mia terra
treni luccicanti non toccate la mia terra
le parole erano semplici che bastava una scritta
c'era l'uomo con il viso sotto un passamontagna
un concetto molto chiaro come insumisioa
in pianura,in una valle sopra una bicicletta sono stufo
e indispettito dalla gente che sorride che mi parla
e mi dice cosa fare della vita una babele impoverita
di rispetto e tolleranza la lingua non bastava vince solo l'arroganza
cartelloni televisivi, non toccate la mia terra
treni luccicanti, non toccate la mia terra
disonesti organizzati, non toccate la mia terra
sportellisti impomatati, non toccate la mia terra
presidenti leccaculo ,non toccate la mia terra
giornalisti ben oliati ,non toccate la mia terra
treni luccicanti, non toccate la mia terra
Contributed by adriana - 2006/4/10 - 16:41
Ritmi NO TAV
Autoporto di Susa, 19 gennaio 2010, ore 4.40. Un impressionante spiegamento di forze dell'ordine in assetto antisommossa protegge il posizionamento di una trivella. Ci si inizia a radunare intorno alle 3,30. Nel frattempo i NO TAV manifestano dissenso e rabbia con un assordante TAM TAM a margine dell'autostrada
Autoporto di Susa, 19 gennaio 2010, ore 4.40. Un impressionante spiegamento di forze dell'ordine in assetto antisommossa protegge il posizionamento di una trivella. Ci si inizia a radunare intorno alle 3,30. Nel frattempo i NO TAV manifestano dissenso e rabbia con un assordante TAM TAM a margine dell'autostrada
adriana - 2010/1/23 - 10:33
Tornano i No Tav, numerosi più che mai
da Il Manifesto
Li sentiranno fino a fondo valle, forse pure a Torino. A vederli sembrano una grande orchestra, senza il bisogno di un direttore. I campanacci dei montanari risuonano come i tamburi della Bugiard band («dedicata alle frottole che raccontano i governanti») e il battere a ritmo sul guardrail della statale è una di quelle melodie che si fissa in testa. Per nulla fastidiosa. E se ci sei in mezzo non ti accorgi nemmeno del freddo di un sabato alpino, ti fai trasportare dal fiume di gente che invade Susa, 40 mila persone per dire ancora una volta no alla Tav. Alberto Perino, leader storico, è raggiante, sale sul trattore che apre il corteo, prende il microfono: «Diranno che siamo quattro gatti», esclama con un sorriso sornione. E il primo spezzone della marcia gli risponde con un sonoro «Miao». Quella della Val Susa è una lotta radicale ma piena di ironia. «Dicevano - commenta Perino - che il movimento era diventato minoritario, che i sindaci non c'erano più. Ecco il movimento più vivo che mai, ecco i sindaci. In Francia e Spagna ci sono altre due manifestazioni. E qui c'è tutta la nostra valle. Siamo solo un po' matti e davvero ostinati. Abbiamo resistito vent'anni e vedrete che ne resisteremo altri venti». E propone una sua teoria: «In un mondo che si suicida, che devasta l'ambiente, solo i matti possono salvarlo».In testa al corteo due asini, sul dorso una scritta: «Sono sempre un po' depresso continuano a chiamarmi Chiamparino e Bresso». D'altronde, sulla manifestazione «Sì Tav» con Pd e Pdl al caldo del Lingotto (oggi, ndr) i commenti dei manifestanti non possono che essere negativi, spesso mugugni. Segue il grande striscione «La Valle che resiste» con stampati Asterix e Obelix, beniamini del movimento. Di gente ne è venuta proprio tanta, il presidio Maiero-Meyer si riempie subito. «Ci siamo mobilitati perché non vogliamo che il nostro territorio diventi preda della mafia» racconta una signora, con una bandiera No Tav al collo. Lo dice senza retorica, di 'ndrangheta la valle ha già patito (il consiglio comunale di Bardonecchia commissariato per infiltrazione mafiosa). «Oggi è una giornata importante, dobbiamo continuare in modo coeso e pacifico» spiega Giorgio, elettricista. Francesco Siro è un consigliere della Comunità montana: «Gli amministratori locali sono in maggioranza contrari. Nell'ultimo mese abbiamo votato una delibera contro la Tav sottolineando l'esaurimento del ruolo dell'Osservatorio. Ventitré sindaci l'hanno capito e si sono ritirati dall'organismo». Poco più avanti spunta Gianni Vattimo, europarlamentare Idv: «Ho sollevato al Parlamento europeo la palese irregolarità dei sondaggi geognostici. Senza il consenso della popolazione e senza informare i sindaci». Delle trivelle che hanno sconvolto l'ultima settimana al costo di 6 milioni di euro (il doppio rispetto al previsto) non c'è traccia. «Ma torneranno e vedrete noi saremo di nuovo lì a bloccarle», rassicura un ragazzo. Nel corteo che si snoda fino al centro di Susa un gruppo di bambini canta «La valle è bella non vogliamo la trivella». Altri: «No alle trivelle, col buco vogliamo solo le ciambelle».Il cielo è coperto, ma la marcia non perde l'entusiasmo. Lele Rizzo è uno degli esponenti più rappresentativi della lunga lotta, è stato il fondatore di uno dei primi comitati, quello di Bussoleno. Arriva dall'Askatasuna: «Senza mai voler mettere la nostra bandiera, a noi interessa che la valle vinca». E continua: «I presidi dei giorni scorsi non sono altro che la punta di un iceberg. Oggi è la risposta politica e la partecipazione testimonia quanto è grande il consenso». A esprimere una vicinanza diretta ai no Tav sono venuti spezzoni di tante battaglie a difesa dell'ambiente. C'è Giancarlo che la provenienza la scrive a caratteri cubitali su un cartello: Friuli, Palmanova. «La Val Susa è un esempio di civiltà. Anche da noi vogliono costruire un tunnel di 25 chilometri». Aldo arriva, invece, da più vicino, Alice Castello, vercellese, con il movimento Valledora: «Il nostro è un territorio da colonizzare, perché spesso silente. Oltre alle scorie nucleari, ogni nuova cava diventa una discarica». La manifestazione scorre rumorosa e vivace. Tutto tranquillo. Tranne una macchina carica di caschi e manganelli, avvistata dai manifestanti alla partenza: «Una provocazione, abbiamo avvisato il questore ed è sparita». In mezzo alle bandiere no Tav sono sparse quelle della Fiom. Per Giorgio Airaudo, segretario torinese, «in tempi di crisi non si capisce perché spendere soldi per un'opera non prioritaria, si deve investire su una produzione compatibile». E la Tav sarà sul tavolo delle regionali. «I due candidati, Bresso e Cota - spiega Paolo Ferrero, Prc - sono entrambi pro Tav. Certo, tra i due c'è differenza. Però l'unico accordo possibile con il centrosinistra è tecnico. A noi interessa stare nel movimento». La marcia arriva in centro che è già buio. Ma il suo ritmo si sentirà a lungo.
da Il Manifesto
Li sentiranno fino a fondo valle, forse pure a Torino. A vederli sembrano una grande orchestra, senza il bisogno di un direttore. I campanacci dei montanari risuonano come i tamburi della Bugiard band («dedicata alle frottole che raccontano i governanti») e il battere a ritmo sul guardrail della statale è una di quelle melodie che si fissa in testa. Per nulla fastidiosa. E se ci sei in mezzo non ti accorgi nemmeno del freddo di un sabato alpino, ti fai trasportare dal fiume di gente che invade Susa, 40 mila persone per dire ancora una volta no alla Tav. Alberto Perino, leader storico, è raggiante, sale sul trattore che apre il corteo, prende il microfono: «Diranno che siamo quattro gatti», esclama con un sorriso sornione. E il primo spezzone della marcia gli risponde con un sonoro «Miao». Quella della Val Susa è una lotta radicale ma piena di ironia. «Dicevano - commenta Perino - che il movimento era diventato minoritario, che i sindaci non c'erano più. Ecco il movimento più vivo che mai, ecco i sindaci. In Francia e Spagna ci sono altre due manifestazioni. E qui c'è tutta la nostra valle. Siamo solo un po' matti e davvero ostinati. Abbiamo resistito vent'anni e vedrete che ne resisteremo altri venti». E propone una sua teoria: «In un mondo che si suicida, che devasta l'ambiente, solo i matti possono salvarlo».In testa al corteo due asini, sul dorso una scritta: «Sono sempre un po' depresso continuano a chiamarmi Chiamparino e Bresso». D'altronde, sulla manifestazione «Sì Tav» con Pd e Pdl al caldo del Lingotto (oggi, ndr) i commenti dei manifestanti non possono che essere negativi, spesso mugugni. Segue il grande striscione «La Valle che resiste» con stampati Asterix e Obelix, beniamini del movimento. Di gente ne è venuta proprio tanta, il presidio Maiero-Meyer si riempie subito. «Ci siamo mobilitati perché non vogliamo che il nostro territorio diventi preda della mafia» racconta una signora, con una bandiera No Tav al collo. Lo dice senza retorica, di 'ndrangheta la valle ha già patito (il consiglio comunale di Bardonecchia commissariato per infiltrazione mafiosa). «Oggi è una giornata importante, dobbiamo continuare in modo coeso e pacifico» spiega Giorgio, elettricista. Francesco Siro è un consigliere della Comunità montana: «Gli amministratori locali sono in maggioranza contrari. Nell'ultimo mese abbiamo votato una delibera contro la Tav sottolineando l'esaurimento del ruolo dell'Osservatorio. Ventitré sindaci l'hanno capito e si sono ritirati dall'organismo». Poco più avanti spunta Gianni Vattimo, europarlamentare Idv: «Ho sollevato al Parlamento europeo la palese irregolarità dei sondaggi geognostici. Senza il consenso della popolazione e senza informare i sindaci». Delle trivelle che hanno sconvolto l'ultima settimana al costo di 6 milioni di euro (il doppio rispetto al previsto) non c'è traccia. «Ma torneranno e vedrete noi saremo di nuovo lì a bloccarle», rassicura un ragazzo. Nel corteo che si snoda fino al centro di Susa un gruppo di bambini canta «La valle è bella non vogliamo la trivella». Altri: «No alle trivelle, col buco vogliamo solo le ciambelle».Il cielo è coperto, ma la marcia non perde l'entusiasmo. Lele Rizzo è uno degli esponenti più rappresentativi della lunga lotta, è stato il fondatore di uno dei primi comitati, quello di Bussoleno. Arriva dall'Askatasuna: «Senza mai voler mettere la nostra bandiera, a noi interessa che la valle vinca». E continua: «I presidi dei giorni scorsi non sono altro che la punta di un iceberg. Oggi è la risposta politica e la partecipazione testimonia quanto è grande il consenso». A esprimere una vicinanza diretta ai no Tav sono venuti spezzoni di tante battaglie a difesa dell'ambiente. C'è Giancarlo che la provenienza la scrive a caratteri cubitali su un cartello: Friuli, Palmanova. «La Val Susa è un esempio di civiltà. Anche da noi vogliono costruire un tunnel di 25 chilometri». Aldo arriva, invece, da più vicino, Alice Castello, vercellese, con il movimento Valledora: «Il nostro è un territorio da colonizzare, perché spesso silente. Oltre alle scorie nucleari, ogni nuova cava diventa una discarica». La manifestazione scorre rumorosa e vivace. Tutto tranquillo. Tranne una macchina carica di caschi e manganelli, avvistata dai manifestanti alla partenza: «Una provocazione, abbiamo avvisato il questore ed è sparita». In mezzo alle bandiere no Tav sono sparse quelle della Fiom. Per Giorgio Airaudo, segretario torinese, «in tempi di crisi non si capisce perché spendere soldi per un'opera non prioritaria, si deve investire su una produzione compatibile». E la Tav sarà sul tavolo delle regionali. «I due candidati, Bresso e Cota - spiega Paolo Ferrero, Prc - sono entrambi pro Tav. Certo, tra i due c'è differenza. Però l'unico accordo possibile con il centrosinistra è tecnico. A noi interessa stare nel movimento». La marcia arriva in centro che è già buio. Ma il suo ritmo si sentirà a lungo.
daniela -k.d.- - 2010/1/25 - 14:32
Le immagini della lotta NO TAV del 2011, dallo sgombero del 27 giugno alla Maddalena, fino ai festeggiamenti del capodanno 2012 alla baita Clarea.
Fotografie di Chiara Tolomelli
Fotografie di Chiara Tolomelli
adriana - 2012/1/9 - 08:10
11 Aprile, in Valsusa e in ogni città
da No TAV info
Ma i centimetri che ci servono, sono dappertutto, sono intorno a noi, ce ne sono in ogni break della partita, ad ogni minuto, ad ogni secondo. In questa squadra si combatte per un centimetro, in questa squadra ci massacriamo di fatica noi stessi e tutti quelli intorno a noi per un centimetro, ci difendiamo con le unghie e con i denti per un centimetro, perché sappiamo che quando andremo a sommare tutti quei centimetri il totale allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta, la differenza fra vivere e morire. Al Pacino nello spogliatoio di Ogni maledetta domenica
L’appuntamento è fissato, ed è di quelli che fanno meglio comprendere tutta la vicenda della Torino Lione. Espropri dei terreni che le truppe del Tav si erano già prese in quella triste mattina del 27 febbraio, con l’inganno del tempo, incuranti delle decine di migliaia di persone che sfilarono da Bussoleno a Susa due giorni prima, e infami nel recintare in fretta e furia i terreni senza fermarsi nemmeno nel momento in cui Luca giaceva atterra, caduto dal traliccio, in un atto di resistenza personale a cui ancora oggi va donato l’abbraccio e il rispetto di tutti, perché Luca, come tutti i Notav ha dimostrato di crederci, e di crederci veramente.
L’11, ancora una volta l’apparato politico/tecnico/militare si tingerà di ridicolo svolgendo quelle prassi amministrative, consistenti nella convocazione dei proprietari dei terreni e nell’annuncio dell’occupazione temporanea degli stessi, già superate “manu militari” dai jersey e dal filo spinato.
Di fronte al Tav persino uno dei cardini degli stati, cioè la proprietà privata, cade miserevolmente perché per una politica istituzionale, ormai nel baratro, sputtanata e avversata dalla maggior parte dei cittadini, quest’opera va portata avanti, senza se e senza ma, perché… “chissà cosa accadrebbe se vincessero i valsusini….”
Ormai è questo il piano del conflitto in campo, il noi e loro, è tutto basato su piccole (ma rappresentative) mosse utili a spostare la propria bandierina più in là. Probabilmente il giorno 11 canteranno vittoria, il non cantiere (dalle sembianze sempre più simili a un campo di concentramento) proverà a diventare un po’ più al suo interno simile a un cantiere, e qualche vigliacco di turno, ben protetto dalle polizie e dal filo spianto, avrà il coraggio di dire: “abbiamo fatto un passo in più verso la realizzazione dell’opera”.
Poco importa, al movimento interessa esserci anche l’11 e prodigarsi per mettere i bastoni fra le ruote di un carrozzone, che ormai, siamo franchi, sbanda da tutte le parti.
La statualità della Torino Lione, dopo l’economia e la tecnica, hanno fallito miseramente di fronte ad una spinta sociale così forte ed incisiva. Del resto alla Valsusa chi dovrebbe dare lezioni? I Bossi o i Rutelli con i loro tesorieri? O le decine di politici coinvolti in ruberie organizzate? O i tecnici del Governo dei banchieri che sanno solo chiedere sacrifici a chi li fa già tutti i giorni? Chi, ma veramente chi ancora , può permettersi di parlare di senso dello stato e balle simili, ma per piacere!
Come tutte le nostre battaglie, nessuna sarà decisiva, ma tutte continueranno ad essere importanti, l’11 come in tutti i prossimi giorni. Noi le nostre bandiere da piazzare le abbiamo sparse dappertutto e le sventoliamo ben fieri, anche per chi è ancora in prigione, e come per la fine di febbraio, le vedremo sventolare non solo in Val Susa, ma in ogni luogo dove il vento della Valle, carico di resistenza e solidarietà arriverà a soffiare.
Lele Rizzo
da No TAV info
Ma i centimetri che ci servono, sono dappertutto, sono intorno a noi, ce ne sono in ogni break della partita, ad ogni minuto, ad ogni secondo. In questa squadra si combatte per un centimetro, in questa squadra ci massacriamo di fatica noi stessi e tutti quelli intorno a noi per un centimetro, ci difendiamo con le unghie e con i denti per un centimetro, perché sappiamo che quando andremo a sommare tutti quei centimetri il totale allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta, la differenza fra vivere e morire. Al Pacino nello spogliatoio di Ogni maledetta domenica
L’appuntamento è fissato, ed è di quelli che fanno meglio comprendere tutta la vicenda della Torino Lione. Espropri dei terreni che le truppe del Tav si erano già prese in quella triste mattina del 27 febbraio, con l’inganno del tempo, incuranti delle decine di migliaia di persone che sfilarono da Bussoleno a Susa due giorni prima, e infami nel recintare in fretta e furia i terreni senza fermarsi nemmeno nel momento in cui Luca giaceva atterra, caduto dal traliccio, in un atto di resistenza personale a cui ancora oggi va donato l’abbraccio e il rispetto di tutti, perché Luca, come tutti i Notav ha dimostrato di crederci, e di crederci veramente.
L’11, ancora una volta l’apparato politico/tecnico/militare si tingerà di ridicolo svolgendo quelle prassi amministrative, consistenti nella convocazione dei proprietari dei terreni e nell’annuncio dell’occupazione temporanea degli stessi, già superate “manu militari” dai jersey e dal filo spinato.
Di fronte al Tav persino uno dei cardini degli stati, cioè la proprietà privata, cade miserevolmente perché per una politica istituzionale, ormai nel baratro, sputtanata e avversata dalla maggior parte dei cittadini, quest’opera va portata avanti, senza se e senza ma, perché… “chissà cosa accadrebbe se vincessero i valsusini….”
Ormai è questo il piano del conflitto in campo, il noi e loro, è tutto basato su piccole (ma rappresentative) mosse utili a spostare la propria bandierina più in là. Probabilmente il giorno 11 canteranno vittoria, il non cantiere (dalle sembianze sempre più simili a un campo di concentramento) proverà a diventare un po’ più al suo interno simile a un cantiere, e qualche vigliacco di turno, ben protetto dalle polizie e dal filo spianto, avrà il coraggio di dire: “abbiamo fatto un passo in più verso la realizzazione dell’opera”.
Poco importa, al movimento interessa esserci anche l’11 e prodigarsi per mettere i bastoni fra le ruote di un carrozzone, che ormai, siamo franchi, sbanda da tutte le parti.
La statualità della Torino Lione, dopo l’economia e la tecnica, hanno fallito miseramente di fronte ad una spinta sociale così forte ed incisiva. Del resto alla Valsusa chi dovrebbe dare lezioni? I Bossi o i Rutelli con i loro tesorieri? O le decine di politici coinvolti in ruberie organizzate? O i tecnici del Governo dei banchieri che sanno solo chiedere sacrifici a chi li fa già tutti i giorni? Chi, ma veramente chi ancora , può permettersi di parlare di senso dello stato e balle simili, ma per piacere!
Come tutte le nostre battaglie, nessuna sarà decisiva, ma tutte continueranno ad essere importanti, l’11 come in tutti i prossimi giorni. Noi le nostre bandiere da piazzare le abbiamo sparse dappertutto e le sventoliamo ben fieri, anche per chi è ancora in prigione, e come per la fine di febbraio, le vedremo sventolare non solo in Val Susa, ma in ogni luogo dove il vento della Valle, carico di resistenza e solidarietà arriverà a soffiare.
Lele Rizzo
adriana - 2012/4/11 - 08:19
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