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Celestino Alfonso

Antonio Resines
Langue: espagnol


Antonio Resines

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Egy Spanyol földmíves sírverse
(Attila József)
La escalera de Mauthausen
(Antonio Resines)
Dulce muchacha
(Pablo Guerrero)


[1975]
Dalla “Cantata del exilio - ¿Cuándo volveremos a Sevilla?"
Parole di Antonio Gómez
Musica di Antonio Resines
Prima edizione a Parigi nel 1976, poi nel 1978 finalmente a Madrid.
Bisogna anche ricordare che la copertina, il libretto e tutta la grafica del disco fu curata dal formidabile collettivo di artisti denominato “El Cubri”, formato dai disegnatori Saturio Alonso e Pedro Arjona e dallo sceneggiatore Felipe Hernández Cava.

Collettivo El Cubri.Una delle tante opere grafiche che impreziosiscono l’album
Collettivo El Cubri.Una delle tante opere grafiche che impreziosiscono l’album


"La Cantata del exilio" fu composta da Antonio Resines, un importante cantautore membro del gruppo folk-rock "Almas Humildes", e scritta da Antonio Gómez [che ringraziamo perché ha voluto mettere per intero a disposizione delle CCG/AWS questa sua importante opera], fondatore del collettivo madrileno "Canción del Pueblo".
Parteciparono al progetto molti noti cantanti, come Teresa Cano, Pablo Guerrero, Luis Pastor e Quintín Cabrera.
Il sottotitolo, "¿Cuándo llegaremos a Sevilla?", fa riferimento alla frase che la vecchia madre del poeta repubblicano Antonio Machado continuava a ripetere al figlio mentre nel gennaio del 1939 stavano fuggendo, in realtà, verso la Francia... Sarebbero entrambi morti di lì a qualche settimana, annientati dalla fatica e dal dolore.
E dalla fuga e morte di Machado prende avvio questa cantata che alterna canzoni a brani strumentali e testimonianze dei protagonisti che vissero quegli anni di esilio, di morte e di resistenza... Già, perchè all'avvento di Franco molti combattenti repubblicani spagnoli riuscirono a riparare in Francia dove li sorprese lo scoppio della seconda guerra mondiale... Allora molti proseguirono a combattere i nazi-fascisti incorporandosi nelle formazioni dei maquis francesi. Molti morirono nei campi di concentramento nazisti, altri per mano dei fascisti di Vichy. Nel 1943 alcuni di questi veterani vennero inquadrati in formazioni dell'esercito francese, come la celebre Division Leclerc, e parteciparono alla liberazione di Parigi; e infatti il 26 agosto del 1944 sugli Champs-Élysées sfilarono anche veicoli blindati battezzati "Guadalajara", "Madrid", "Ebro", "Guernica"...
Sul finire della guerra, i sopravvissuti tra questi irriducibili combattenti antifascisti tornarono in Spagna per riprendere la lotta contro il regime: i cosiddetti GE (Guerrilleros Españoles) furono attivi dal 1944 al 1947 ma poi la repressione si fece durissima e nel 1952 l'ultima formazione partigiana fu smobilitata.

Insomma, una lotta estenuante, per molti durata oltre dieci anni e conclusasi con la solo momentanea vittoria dei fascisti, visto che già dai primi anni 60 una nuova resistenza (FRAP e ETA) fu di nuovo in grado di dare del filo da torcere alla dittatura...


Parigi, 24 agosto 1944. Soldato spagnolo della divisione Leclerc salutato dalla folla in festa
Parigi, 24 agosto 1944. Soldato spagnolo della divisione Leclerc salutato dalla folla in festa


“Più di 60.000 spagnoli si batterono armi in pugno per la liberazione della Francia dal fascismo. E a migliaia parteciparono pure alle organizzazioni clandestine di assistenza ai connazionali rifugiati e fuggiaschi, svolgendo i compiti di guide, contatti, approvvigionamento, propaganda, dando copertura ai fuggitivi.
I primi carrarmati che entrarono in Parigi liberata [agosto 1944] erano pilotati da spagnoli, e recavano sulle corazze le scritte “Madrid”, “Don Quijote”, “Belchite”, “Ebro”, “Guadalajara”, “Teruel”, “Guernica” e altre…
Circa 25.000 spagnoli diedero la vita per la liberazione della Francia.”

(dai contenuti del disco “Cantata del exilio - ¿Cuándo volveremos a Sevilla?")


l’Affiche rouge. Celestino Alfonso è in basso a sinistra, sopra il leader Manouchian
l’Affiche rouge. Celestino Alfonso è in basso a sinistra, sopra il leader Manouchian

Celestino Alfonso Matos - nato a Ituero de Azaba (Salamanca) nel 1916- è stato un repubblicano spagnolo rifugiatosi, come tanti, in Francia dopo il 1939. All’occupazione della Francia da parte dei nazisti, Celestino Alfonso entrò subito a far parte della resistenza come volontario nel FTP-MOI (Franchi tiratori e partigiani – Mano d’opera immigrata, nella sigla francese), con il nome di battaglia di “Pierrot”. Fu catturato e spedito in un campo di prigionia in Germania, da dove scappò quasi subito per tornare a Parigi a combattere. Partecipò ad azioni militari clamorose – per esempio l’uccisione del generale Von Schaumburg e dell’SS Julius Ritter, responsabile dell’organizzazione del lavoro obbligatorio in Francia - come membro del gruppo guidato dall’armeno Missak Manouchian, quello passato alla storia per il bando nazi-fascista che ne immortalò i componenti nell’L'affiche rouge famoso.
Fu ricatturato dai nazisti nell’ottobre del 1943 e fucilato nel forte di mont Valérien il 21 febbraio del 1944, dopo mesi di inenarrabili torture, insieme a Manouchian e ad altri 20 compagni del FTP-MOI Sul “manifesto rosso” la sua scheda recitava: “Alfonso, spagnolo rosso, 7 attentati".
(fonte: es.wikipedia)


L’ultima lettera di Celestino Alfonso, scritta in francese, nella quale si legge:
L’ultima lettera di Celestino Alfonso, scritta in francese, nella quale si legge:


Prison de Fresnes (Seine) - 21 février 1944

Mes chers parents, sœurs et frère,
Ma chère femme et fils,

Aujoud'hui à 3 heures, je serai fusillé. Je ne suis qu'un soldat qui meurt pour la France.
Je vous demande beaucoup de courage comme j'en ai moi-même: ma main ne tremble pas, je sais pourquoi je meurs et j'en suis très fier;
Ma vie a été un peu courte, mais j'espère que la vôtre sera plus longue.
Je ne regrette pas mon passé, et si je pouvais revivre, je serais encore le premier.
Je voudrais que mon fils ait une belle instruction, à vous tous vous pourrez réussir.
Ma chère femme, tu vendras mes vêtements pour te faire un peu d'argent. Dans mon colis, tu trouveras 450 francs que j'avais en dépôt à Fresnes.
Mille baisers pour ma femme et mon fils.
Mille baisers pour tous.
Adieu à tous.

Celestino Alfonso



Ocho polacos, cinco italianos, tres franceses, dos rumanos, dos armenios, dos húngaros y un español componían el “destacamento especial” comandado por el poeta armenio Missak Manouchian. El español se llamaba Celestino Alfonso, y su número era el 10.305.

Me gustaría contar las hojas de los pinos
y numerar el agua de las fuentes,
sentarme a media tarde
cuando el sol se para en los cristales
y atraparle.
Me gustaría …

No hay más remedio.
nadie elige un futuro
de cementerio.

En dos años y medio de actuación en las zonas de Lyon y Paris, el grupo participó an más de ciento cincuenta y seis acciones contra al ejército nazi. Celestino Alfonso tomó parte en gran número de ellas, siendo el encargado da ejecutar personalmente, el 29 de septiembre de 1942, al comandante alemán Julius Ritter, responsable del Servicio da Trabajo obligatorio en Francia.

Me gustaría salir a la calle y en la noche
oír cantar los grillos en la Place Vendôme,
jugar al mus o al tute
como si fuera una plaza da España
en cualquier parte.
Me gustaría...

No hay más remedio.
nadie elige un futuro
de cementerio.

En noviembre de 1943 fueron detenidos 23 miembros del grupo, entre ellos el propio Manouchian y Celestino Alfonso, siendo fusilados, después de tres meses de torturas, el 21 de febrero de 1944.

Tantas banderas. tantos países,
tantos idiomas y un canto libre,
tantos idiomas y un solo canto
que alza la sangre y une las manos.

Alfonso dejó escrito en una carta: “Soy extranjero, pero estimo que todo obrero consciente debe asumir, donde quiera que esté, la defensa de la clase obrera”.

No hay más remedio.
nadie elige un futuro
de cementerio.

envoyé par Bartleby - 3/3/2011 - 08:22




Langue: italien

Versione italiana di Lorenzo Masetti
CELESTINO ALFONSO

Otto polacchi, cinque italiani, tre francesi, due rumeni, due armeni, due ungheresi e uno spagnolo formavano il “gruppo speciale” comandato dal poeta armeno Missak Manouchian. Lo spagnolo si chiamava Celestino Alfonso, e il suo numero era il 10.305.

Mi piacerebbe contare le foglie dei pini
e numerare l'acqua delle fonti,
sedermi a metà pomeriggio
quando il sole si ferma nei cristalli
e afferrarlo.
Mi piacerebbe...

Non c'è scelta
nessuno sceglie un futuro
di cimitero.

In due anni e mezzo di attività nelle zone di Lione e Parigi, il gruppo partecipò a più di centocinquantasei azioni contro l'esercito nazista. Celestino Alfonso prese parte ad un gran numero di queste azioni, e fu l'incaricato di giustiziare personalmente, il 29 settembre 1942, il comandante tedesco Julius Ritter, responsabile del Servizio di Lavoro Obbligatorio in Francia.


Mi piacerebbe scendere in strada e alla sera
sentire cantare i grilli in Place Vendôme
giocare a mus o a tute
come se fosse una piazza di Spagna
di una qualsiasi parte.
Mi piacerebbe...

Non c'è scelta
nessuno sceglie un futuro
di cimitero.

Nel novembre del 1943 furono arrestati 23 membri del gruppo, tra cui lo stesso Manouchian e Celestino Alfonso. Furono fucilati, dopo tre mesi di torture, il 21 febbraio del 1944.

Tante bandiere, tanti paesi
tante lingue e un canto libero
tante lingue e un unico canto
che solleva il sangue e unisce le mani.

Alfonso lasciò scritto in una lettera: “Sono straniero, però credo che ogni operaio cosciente debba assumere, dovunque si trovi, la difesa della classe operaia”

Non c'è scelta
nessuno sceglie un futuro
di cimitero.

6/3/2011 - 15:04


Nota:

mus e tute (nella seconda parte cantata) sono in Spagna due dei più diffusi giochi di carte per i quali si usa la cosiddetta "baraja española", un mazzo particolare composto normalmente da 40 carte.

Bartleby - 3/3/2011 - 08:36




Langue: français

Version française - CELESTINO ALFONSO – ROUGE – 7 ATTENTATS - Marco Valdo M.I. – 2011
Chanson espagnole – CELESTINO ALFONSO - Antonio Resines – Paroles d'Antonio Gómez – Musique de Antonio Resines – 1975
d'après la version italienne de Lorenzo Masetti – CELESTINO ALFONSO

« La Cantate de l'Exil » fut composée par Antonio Resines, un important chantauteur, membre du groupe folk-rock "Almas Humildes", et écrite par Antonio Gómez , fondateur du collectif madrilène.
Participèrent au projet beaucoup de chanteurs connus comme Teresa Cano, Pablo Guerrero, Luis Pastor et Quintín Cabrera.
Le sous-titre « ¿Cuándo llegaremos a Sevilla? » (Quand arriverons-nous à Séville ?) renvoie à la phrase que la vieille mère du poète républicain Antonio Machado continuait à répéter à son fils pendant qu'ils fuyaient en janvier 1939, en réalité, vers la France... ils mourront tous les deux quelques semaines plus tard, anéantis par la fatigue et par la douleur.

Cette cantate débute avec la fuite et la mort de Machado. Elle alterne les morceaux chantés et instrumentaux et les témoignages de protagonistes qui vécurent ces années d'exil, de mort et de résistance... À l'avènement de Franco, nombre de combattants républicains espagnols réussirent à se mettre à l'abri en France où les surprit la seconde guerre mondiale... Beaucoup continuèrent à combattre les nazi-fascistes en s'incorporant dans les formations des maquis français. Beaucoup moururent dans les camps de concentration nazis, d'autres des mains des fascistes de Vichy. En 1943, certains de ces vétérans furent incorporés dans les formations de l'armée française, comme la célèbre division Leclerc et participèrent à la libération de Paris et le 26 août 1944 sur les Champs-Élysées défilèrent des véhicules blindés baptisés "Guadalajara", "Madrid", "Ebro", "Guernica"... À la fin de la guerre, les survivants de ces irréductibles combattants antifascistes retournèrent en Espagne pour reprendre la lutte contre le régime. Les GE (Guerrilleros Españoles) furent actifs de 1944 à 1947, mais ensuite, la répression devînt très dure et en 1952, la dernière formation partisane fut démobilisée.

En somme, une lutte exténuante, pour beaucoup de plus de dix ans et qui se conclut par la victoire momentanée des fascistes, vu que dès les premières années 1960, une nouvelle résistance (FRAP et ETA) fut de nouveau à même de donner du fil à retordre à la dictature...

Plus de 60.000 Espagnols se battirent armes au poing pour la libération de la France du fascisme. Et par milliers ils participèrent également aux organisations clandestines d'assistance aux conationaux réfugiés et en exil, accomplissant des tâches de guides, de contacts, d’approvisionnement, de propagande, en cachant des fugitifs.
Les premiers blindés qui entrèrent dans Paris libérée en août 1944 étaient pilotés apr des Espagnols et portaient écrit sur leurs cuirasses « Madrid », « Don Quijote », « Belchite », « Ebro », « Guadalajara », « Teruel », « Guernica »…
Environ 25.000 Espagnols [ANTIFRANQUISTES évidemment] donnèrent leur vie pour la libération de la France...


Celestino Alfonso Matos – né à Ituero de Azaba (Salamanca) en 1916 – était un républicain espagnol réfugié, comme tant d'autres, en France après 1939. Lors de l'occupation de al France par les nazis, Celestino Alfonso fit immédiatement partie de la résistance comme volontaire des FTP-MOI (Francs Tireurs et Partisans – Main d’œuvre Immigrée), sous le nom de bataille de « Pierrot ». Il fut capturé et expédié dans un camp de prisonniers en Allemagne, d'où il s'échappa presque immédiatement pour retourner combattre à Paris. Il participa à des actions militaires retentissantes – par exemple l'assassinat du général Von Schaumburg et du SS Julius Ritter, responsable de l’organisation du Travail Obligatoire en France – comme membre du groupe conduit par l'Arménien Missak Manouchian, passé à l'histoire sous le nom de « L'Affiche Rouge ». Il fut capturé par les nazis en octobre 1943 et fusillé au Mont Valérien de 21 février 1944, après des mois d'inénarrables tortures, en même temps que ses camarades des FTP-MOI.
Sur l'affiche rouge, il était dit : « Alfonso, Espagnol, Rouge, 7 Attentats ».


La dernière lettre de Celestino Alfonso, écrite en français:

“Prison de Fresnes (Seine) - 21 février 1944

Mes chers parents, sœurs et frère,
Ma chère femme et fils,

Aujourd’hui à 3 heures, je serai fusillé. Je ne suis qu'un soldat qui meurt pour la France.
Je vous demande beaucoup de courage comme j'en ai moi-même: ma main ne tremble pas, je sais pourquoi je meurs et j'en suis très fier;
Ma vie a été un peu courte, mais j'espère que la vôtre sera plus longue.
Je ne regrette pas mon passé, et si je pouvais revivre, je serais encore le premier.
Je voudrais que mon fils ait une belle instruction, à vous tous vous pourrez réussir.
Ma chère femme, tu vendras mes vêtements pour te faire un peu d'argent. Dans mon colis, tu trouveras 450 francs que j'avais en dépôt à Fresnes.
Mille baisers pour ma femme et mon fils.
Mille baisers pour tous.
Adieu à tous.

Celestino Alfonso


Cette chanson fait partie de la Cantate de l'Exil, comme la dizaine de chansons reprises sur le site des Chansons contre la Guerre. Dans la mesure du possible, dit Marco Valdo M.I., j'en ferai une version française complète. Voici comment elle se présente en espagnol :

Cantata del Exilio

Muerte de Antonio Machado - Argelès-sur-Mer - Dulce muchacha - Celestino Alfonso - Poema de atención - Carta imaginaria a casa - Tema de los campos/ El trabajo libera - La escalera de Mauthausen - Diálogo de Belchite/ Liberación de París - Poema de silencio

Et je le ferai tout spécialement pour les Républicains espagnols auxquels aujourd'hui en 2011 justice n'a pas encore été rendue. Je le fais aussi en pensant à Santiago et à son épouse, Espagnols exilés, qui dans le modeste restaurant qu'ils avaient ouvert près de la Grand Place de Bruxelles, restaurant appelé La Cibèles, ont quelquefois nourri l'impécunieux jeune homme que j'étais.

Ainsi Parlait Marco Valdo M.I.
CELESTINO ALFONSO – ROUGE – 7 ATTENTATS

Huit Polonais, cinq Italiens,trois Français, deux Roumains, deux Hongrois et un espagnol formaient le « groupe spécial », commandé par le poète arménien Missak Manouchian. L’Espagnol s'appelait Celestino Alfonso, et son numéro était le 10.305.

Ça me plairait de compter les feuilles des pins
Et de mesurer l'eau des sources,
De m’asseoir au milieu de l'après-midi
Quand le soleil s'arrête dans les cristaux
Et le prendre.
Ça me plairait...

Il n'y a pas de choix
Personne ne choisit un futur
de cimetière

En deux ans et demi d'activité dans les zones de Lyon et Paris, le groupe participa à plus de cent-cinquante six actions contre l'armée nazie. Celestino Alfonso pris part à un grand nombre de ces actions et fut chargé d'assassiner personnellement le 29 septembre 1942 le commandant allemand Julius Ritter, responsable du S.T.O. (Service de Travail Obligatoire) en France.

Ça me plairait d'aller dans la rue et le soir
D'entendre chanter les grillons place Vendôme.
De jouer à « mus ou à tute » (aux cartes)
Comme si on était sur une place d'Espagne
De n'importe quelle partie
Ça me plairait...

Il n'y a pas de choix
Personne ne choisit un futur
de cimetière

En novembre 1943, 23 membres du groupe furent arrêtés, parmi lesquels Manouchian et Celestino Alfonso. Ils furent fusillés, après trois mois de tortures, le 21 février 1944.

Tant des drapeaux, tant de pays
Tant de langues et un chant libre
Tant de langues et un chant unique
Qui réchauffe le sang et unit les mains.

Alfonso avait écrit dans une lettre : « Je suis étranger, pourtant je crois que chaque travailleur conscient doit assumer, où qu'il se trouve, la défense de la classe ouvrière ».

Il n'y a pas de choix
Personne ne choisit un futur
de cimetière

envoyé par Marco Valdo M.I. - 8/3/2011 - 16:02




Langue: anglais

Versione inglese di Gustavo Sierra Fernández
Eight Poles, five Italians, three Frenchs, two Romanians, two Armenians, two Hungarians and one Spanish compossed the Special Detachment, comanded by the Armenian poet Missak Manouchian. Spanish man’s name was Celestino Alfonso, and his number was 10.305.

I’d like to count the leaves of the pine-trees,
to enumerate the water of the springs,
to sit down at afternoon
when the sun stops by the crystals
and catch it up.
I’d like to…

There’s no choice,
nobody choose a future
of cemetery.

In two years and a half of action on the zones of Lyon and Paris, the group took part in more than 156 actions against the Nazi army. Celestino Alfonso took part in many of those, being the responsible of executing in the person, in September 29, 1942, to German commander Julius Ritter, responsible of the Compulsory Work Service in France.

I’d like to go out to the street and at night
to hear the crickets singing in Place Vendome,
playing mus or tute
as if it were a square of Spain
in wherever place.
I’d like to…

There’s no choice,
nobody choose a future
of cemetery.

In Novemeber, 1943, were arrested 23 members of the group, among them Manouchian himself and Celestino Alfonso, being shot both, after three months of tortures, at February 21, 1944.

So many flags, so many countries,
so many idioms and one free singing.
So many idioms and one free singing
that makes blood rise and join the hands.

Alfonso left wroten in a letter: “I am foreigner, but I consider that every conscious working man is bound to assume, wherever he may be, the defense of the working class”.

There’s no choice,
nobody choose a future
of cemetery.

envoyé par Gustavo Sierra Fernández - 29/7/2012 - 11:49




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