Language   

My White Bicycle

Tomorrow
Language: English


Tomorrow

List of versions


Related Songs

The Here And The Now: Be Serious
(Robert Wyatt)
Le biciclette bianche
(Caterina Caselli)


[1967]
Da una delle prime band psichedeliche inglesi, insieme ai Pink Floyd e ai Soft Machine di Robert Wyatt.

Caro signor marchionne, te la ricordi questa?

Fiat Panda Elettra 1990


La Pandina elettrica classe 1990 non funzionava un gran che, ma sono passati anche più di 20 anni e la tecnologia che impiega energie rinnovabili ha fatto passi da gigante… Invece tu e i tuoi omologhi ad dei colossi automobilistici di USA, Europa ed Asia questi anni li avete trascorsi continuando a propinarci casse da morto semoventi a petrolio e facendoci pure credere che ormai emettono soltanto essenza di mammole e giaggioli. Così tu, i tuoi pari e i petrolieri avete i conti miliardari nelle vostre banche svizzere, là dove l’aria è buona, lasciando invece a noi e ai nostri bambini i polmoni incrostati di PM10 e altre mortali schifezze.
Già, pure delle decine di nuovi modelli e riedizioni annunciati dalla tua FIAT per i prossimi 5 anni alcuni – pochi - saranno a doppia alimentazione benzina-metano, ma niente di più; per il resto soltanto decine - e poi migliaia, decine di migliaia, centinaia di migliaia - di nuovissime bare a propulsione fossile spacciate per meraviglie della tecnologia e dell’ecologia…
Ma quale tecnologia! Ma quale ecologia! Tu e tutti tuoi simili andreste processati per crimini contro l’umanità, insieme ai politici, agli imprenditori, ai finanzieri e agli scienziati che vi reggono il sacco!

E’ per questo, caro marchionne, che ti dedico questa canzone sul simbolo dei “provos” olandesi, avanguardia della contestazione sull’inizio dei 60.

Provos e la bicicletta bianca
Provos e la bicicletta bianca


“[…] In Olanda agli inizi degli anni '60 in pieno boom automobilistico, proprio quando tutti, ma proprio tutti, sognavano la loro bella quattroruote, si fanno notare degli strani personaggi che vanno totalmente controcorrente.
Sono i Provos, un gruppo di anarchici dadaisti e zuzzurelloni, a cui spetta la palma di avanguardia di quella contestazione giovanile che verso la fine del decennio infiammerà l'intero occidente. I Provos nutrivano un senso di frustrazione e di rigetto nei confronti della società consumista e alienante, per usare le loro parole, si sentivano in questo mondo "come ciclisti su un'autostrada". Scelsero la bicicletta come santo strumento tribale, arma comunitaria contro i comportamenti antisociali degli automobilisti che agivano (e agiscono) indisturbati contro l'ambiente coperti dalla grande industria e dalla polizia.
Gli automobilisti amorevolmente coccolati dagli spacciatori di petrolio e dai cementificatori, erano (e sono) il "braccio armato" di uno stile di vita che ormai andava inesorabilmente modellando la geografia del pianeta. Il piano era (ed è) distruggere il tessuto umano dei quartieri storici creando un mondo in cui fosse impossibile andare a scuola, al lavoro, a far la spesa, a curarsi e a divertirsi senza poggiare il culo su un autoveicolo, senza pagare il balzello all'industria e allo stato e senza devastare il territorio).

I Provos osano sbeffeggiare il simbolo della crescita economica, il dogma della modernità, rivendicando il diritto di camminare per la città senza venir minacciati fisicamente da bande di psicopatici aggressivi rinchiusi dentro una scoreggiante scatola di ferro. I Provos soprattutto rivendicano il diritto e il piacere di non seguire i modelli di consumo e di non consumare. Dotati di una formidabile capacità di spiazzare le autorità e di dar vita a fantasiose pratiche di disobbedienza civile, restano vivi nella memoria dei più per il famoso "piano delle biciclette bianche", la messa a disposizione della cittadinanza di Amsterdam di un certo numero di biciclette collettivizzate. Biciclette sempre aperte a disposizione di chiunque se ne volesse servire, un mezzo di trasporto gratuito, una provocazione contro la proprietà privata capitalista. "La bicicletta bianca è anarchica e simboleggia semplicità e igiene di fronte alla cafonaggine e alla zozzeria dell'automobile. Una bicicletta non è nulla ma è già qualcosa". Un atto ecologico (anche se allora la parola ecologia non esisteva ancora).
I Provos scelsero di dipingere le bici di bianco - dopo aver scartato l'idea di farle rosse e nere, come la bandiera anarchica - per il semplice fatto che le loro azioni avvenivano prevalentemente di notte. Un bel numero di cittadini, rispondendo ai loro appelli, si reca nel luogo di raccolta, offre le proprie biciclette e le dipinge di bianco, mettendole a disposizione del provotariato. Il successo è immediato e l'operazione accende l'immaginazione di altri gruppi consimili da Stoccolma a Berkeley, da Praga a Oxford (motto dell'iniziativa "Il bianco annulla tutto, soprattutto la proprietà”). Un famoso gruppo psichedelico inglese i Tomorrow lancia un brano delizioso, My White Bicycle, che diffonde il messaggio libertario persino nella hit parade. (Anche in Italia Caterina Caselli incide un brano dedicato alla provocazione provo).
Ma il segnale più evidente del successo del piano biciclette bianche è la risposta della polizia. Le autorità reagiscono immediatamente e in modo ridicolo: vengono sequestrate una cinquantina di bici in giro per la città. La giustificazione è che non essendo chiuse col lucchetto rappresentano un istigazione al furto. In pratica è la polizia a rubarle, visto che non le restituirà più ai legittimi proprietari, i cittadini di Amsterdam. In una società in cui vige la proprietà privata, ciò che è gratis è illegale e pericoloso.
I ladri di biciclette in divisa non fanno altro che promuovere il piano provo, attirando nelle loro file un numero crescente di sostenitori e spingendo l'opinione pubblica a solidalizzare con loro.”
(Matteo Guarnaccia, “Biciclette bianche ed altro”, da A – Rivista Anarchica)
Riding all around the street
Four o’clock and they’re all asleep
I’m not tired and it’s so late
Moving fast everything looks great.

My white bicycle, my white bicycle

See that man, he’s all alone
Looks so happy but he’s far from home
Ring my bell, smile at him
Better kick over his garbage bin

My white bicycle, my white bicycle

The rain comes down but I don’t care
The wind is blowing in my hair
Seagulls flying in the air

My white bicycle, my white bicycle

Lift both hands, his head in disgrace
Shines no light upon my face
Through the darkness, we still speed
My white bicycle and me

My white bicycle, my white bicycle

Policeman shouts but I don’t see him
They’re one thing I don’t believe in
Find some judge, but it’s not leavin’

My white bicycle, my white bicycle

My white bicycle, my white bicycle

Contributed by Bartleby - 2011/2/21 - 08:53


Ehi, lo volete vedere un carrarmato usato per una buona causa?

E' quello guidato dal sindaco ecologista di Vilnius, la capitale della Lituania, città "patrimonio dell'umanità", nella sua battaglia contro gli automobilisti dal parcheggio "facile"... Ed il buon Artūras Zuokas s'incazza di brutto quando il solito riccastro in odore di mafia lascia la sua Mercedes cagata su di una pista ciclabile!

Bartleby - 2011/8/3 - 17:26


Solo la segnalazione di una notizia esilarante che appare oggi su la Repubblica di Torino on line...

Un ladro di biciclette ha avuto l'ardire o l'incoscienza di passare con il maltolto (e senza nemmeno essersi liberato della catena rotta) proprio davanti alla sede dei vigili urbani di via Bologna, che lo hanno fermato... Rido non tanto per il povero scemo ma perchè il giornalista prosegue scrivendo: "Il ladro, un italiano con precedenti pedali, è stato accompagnato in carcere"

Ah, ah, ah, mi scompiscio!

Dead End - 2012/11/15 - 08:27




Main Page

Please report any error in lyrics or commentaries to antiwarsongs@gmail.com

Note for non-Italian users: Sorry, though the interface of this website is translated into English, most commentaries and biographies are in Italian and/or in other languages like French, German, Spanish, Russian etc.




hosted by inventati.org