Je n'ai rien du penseur, du phénix, du génie.
Mais je n' suis pas le mauvais bougre et j'ai bon cœur,
Et ça compense à la rigueur.
Comme moi,
Comme toi,
Comme nous,
Comme vous,
Ce n'est pas très grave.
Qu'ils commettant,
Se permettent
Des bêtises,
Des sottises,
Qu'ils déraisonnent,
Ils n'emmerdent personne.
Par malheur sur terre
Les trois quarts
Des tocards
Sont des gens
Très méchants,
Des crétins sectaires.
Ils s'agitent,
Ils s'excitent,
Ils s'emploient,
Ils déploient
Leur zèle à la ronde,
Ils emmerdent tout l' monde.
Si le sieur X était un lampiste ordinaire,
Il vivrait sans histoir's avec ses congénères.
Mais hélas ! il est chef de parti, l'animal :
Quand il débloque, ça fait mal !
Comme moi,
Comme toi,
Comme nous,
Comme vous,
Ce n'est pas très grave.
Qu'ils commettant,
Se permettent
Des bêtises,
Des sottises,
Qu'ils déraisonnent,
Ils n'emmerdent personne.
Par malheur sur terre
Les trois quarts
Des tocards
Sont des gens
Très méchants,
Des crétins sectaires.
Ils s'agitent,
Ils s'excitent,
Ils s'emploient,
Ils déploient
Leur zèle à la ronde,
Ils emmerdent tout l' monde.
Si le sieur Z était un jobastre sans grade,
Il laisserait en paix ses pauvres camarades.
Mais il est général, va-t-en-guerr', matamore.
Dès qu'il s'en mêle, on compt' les morts.
Comme moi,
Comme toi,
Comme nous,
Comme vous,
Ce n'est pas très grave.
Qu'ils commettant,
Se permettent
Des bêtises,
Des sottises,
Qu'ils déraisonnent,
Ils n'emmerdent personne.
Par malheur sur terre
Les trois quarts
Des tocards
Sont des gens
Très méchants,
Des crétins sectaires.
Ils s'agitent,
Ils s'excitent,
Ils s'emploient,
Ils déploient
Leur zèle à la ronde,
Ils emmerdent tout l' monde.
Mon Dieu, pardonnez-moi si mon propos vous fâche
En mettant les connards dedans des peaux de vaches,
En mélangeant les genr's, vous avez fait d' la terre
Ce qu'elle est : une pétaudière !
Comme moi,
Comme toi,
Comme nous,
Comme vous,
Ce n'est pas très grave.
Qu'ils commettant,
Se permettent
Des bêtises,
Des sottises,
Qu'ils déraisonnent,
Ils n'emmerdent personne.
Par malheur sur terre
Les trois quarts
Des tocards
Sont des gens
Très méchants,
Des crétins sectaires.
Ils s'agitent,
Ils s'excitent,
Ils s'emploient,
Ils déploient
Leur zèle à la ronde,
Ils emmerdent tout l' monde.
Contributed by Lorenzo Masetti, col Venturi come umile esecutore - 2006/3/11 - 11:51
Senz'esser diventato un grande pensator
comincio ad invecchiar, non porto più rancor
mi rendo conto che al mondo in tanti si sta
ci si dovrebbe sopporta'
come me come te
come noi come voi
via, non allarmiamoci
perché un bischero che
pensa solo per sé
che sia serio o giochi
malanni ne fa pochi...
Sventuratamente
c'è de' bischeri che
si divertono a
far male alla gente
capiufficio di qua
caporali di là
sono dei montati
son bischeri fasciati
Se Tizio rimanesse a fare il ragionier
farebbe i conti agli altri, in fondo è il suo mestier...
Ma è viceministro, è salito al poter
rompe e intrallazza che è un piacer!
come me come te
come noi come voi
via, non allarmiamoci
perché un bischero che
pensa solo per sé
che sia serio o giochi
malanni ne fa pochi...
Sventuratamente
c'è de' bischeri che
si divertono a
far male alla gente
capiufficio di qua
caporali di là
sono dei montati
son bischeri fasciati
Se lo psichiatra Caio restasse un dottor
solo dei suoi malati sarebbe il terror
Ma gli piace la guerra, vuol fa' il general
stermina gente in quantità
come me come te
come noi come voi
via, non allarmiamoci
perché un bischero che
pensa solo per sé
che sia serio o giochi
malanni ne fa pochi...
Sventuratamente
c'è de' bischeri che
si divertono a
far male alla gente
capiufficio di qua
caporali di là
sono dei montati
son bischeri fasciati
Per via dei bischeri che voglion comandar
non si può vive' in pace, e' tocca di lottar
invecchiare va ben, ma non rincoglionir!
i bischeri l'han da capir!
come me come te
come noi come voi
via, non allarmiamoci
perché un bischero che
pensa solo per sé
che sia serio o giochi
malanni ne fa pochi...
Sventuratamente
c'è de' bischeri che
si divertono a
far male alla gente
capiufficio di qua
caporali di là
sono dei montati
son bischeri fasciati
Contributed by Lorenzo Masetti, col Venturi come aggiustatore del testo - 2006/3/11 - 11:57
Senza esser definibile un perfetto idiota,
non sono uno scienziato, un genio, una cometa,
ma son di buon carattere, di compagnia
e ciò compensa tuttavia...
come me come te come noi come voi,
se non stanno buoni
s'arrabattano, sbattono, fanno casino, non è poi grave
fra pagliuzza e trave,
ma statisticamente
i tre quarti dei matti son capi di stato malati di mente
hanno zelo, denari, mostrine e alamari
e per questo fanno
il massimo danno.
Se il signor Tizio fosse solo un ragioniere
ragionerebbe in ogni caso col sedere,
ma è quadro di partito
è capo gabinetto
fa una cazzata
e salta tutto!
come me come te come noi come voi,
se non stanno buoni
s'arrabattano, sbattono, fanno casino, non è poi grave
fra pagliuzza e trave,
ma statisticamente
i tre quarti dei matti son capi di stato malati di mente
hanno zelo, denari, mostrine e alamari
e per questo fanno
il massimo danno.
Se il generale Caio non avesse gradi
un paio di stronzate avrebbero rimedi
ma è capo divisione
gioca con le bombe
lui sbaglia e accade un'ecatombe!
come me come te come noi come voi,
se non stanno buoni
s'arrabattano, sbattono, fanno casino, non è poi grave
fra pagliuzza e trave,
ma statisticamente
i tre quarti dei matti son capi di stato malati di mente
hanno zelo, denari, mostrine e alamari
e per questo fanno
il massimo danno.
O dio del cielo hai fatto proprio un bel casino
hai messo i ciechi alla guida del destino
se non ci fossi stato
o fossi un po' più sveglio
non t'incazzare, ma era meglio!
come me come te come noi come voi,
se non stanno buoni
s'arrabattano, sbattono, fanno casino, non è poi grave
fra pagliuzza e trave,
ma statisticamente
i tre quarti dei matti son capi di stato malati di mente
hanno zelo, denari, mostrine e alamari
e per questo fanno
il massimo danno.
Contributed by daniela -k.d.- - 2007/11/4 - 17:30
michealt (Tom Thomson) (L. Trans.)
Sarà forse banale, ma nelle possibili vicinanze di un conflitto armato, quale quello attuale tra Russia e Ucraina, almeno al sottoscritto viene subito a mente questa canzone -dati anche gli scenari da guerra mondiale che si prospettano, da non prendere sottogamba. Da dire, casomai, che rimango non del tutto d'accordo con la canzone laddove si afferma che i “bravi coglioni” come me, come te, come noi e come voi siano fondamentalmente innocui, e che la cosa non sia grave. E' giustappunto anche grazie ai bravi coglioni come noialtri, pecoroni quant'altri mai e generalmente pendenti dalle labbra dei potenti di turno, che detti capi di stato malati di mente hanno sempre proliferato e prosperato, e continuano a farlo. Con tutte le logiche conseguenze. Detto questo, sto (per ora invano) cercando una traduzione o versione russa di questa canzone; per ora ne ho trovata una inglese, che va a affiancarsi alle altre presenti in questa antica pagina. [RV]
Without altogether being a complete imbecile,
I’m not at all a thinker, a paragon, or a genius.
But I’m not a bad bugger and I’m good-hearted,
and at a pinch that makes up for lots.
like me,
like thee, [1]
like us,
like you,
it’s no big problem.
When they commit,
permit themselve,
silly mistakes
and stupid nonsense,
and argue crazy rubbish,
they don’t make real trouble for anyone.
Unhappily in this world
three quarters
of the nutcases
are very bad
people,
sectairean jackasses.
They get worked up,
they get excited,
they strive,
they deploy
their zeal all over,
and they make trouble for everyone in the world.
If sir X was an ordinary underling,
he would live an uneventful life with others of his kind.
But alas! He’s a party chief, the brute :
when he lets rip, it’s really bad!
like me,
like thee,
like us,
like you,
it’s no big problem.
When they commit,
permit themselve,
silly mistakes
and stupid nonsense,
and argue crazy rubbish,
they don’t make real trouble for anyone.
Unhappily in this world
three quarters
of the nutcases
are very bad
people,
sectairean jackasses.
They get worked up,
they get excited,
they strive,
they deploy
their zeal all over,
and they make trouble for everyone in the world.
If sir Z was a credulous twit with no rank,
he would leave his poor comrades in peace.
But he’s a general, a war-monger, a blusterer.
As soon as he gets involved, we start counting the dead.
like me,
like thee,
like us,
like you,
it’s no big problem.
When they commit,
permit themselve,
silly mistakes
and stupid nonsense,
and argue crazy rubbish,
they don’t make real trouble for anyone.
Unhappily in this world
three quarters
of the nutcases
are very bad
people,
sectairean jackasses.
They get worked up,
they get excited,
they strive,
they deploy
their zeal all over,
and they make trouble for everyone in the world.
My God, forgive me if my sentiments annoy you,
in labelling motherfuckers clealy as bastards,
in mixing the types, you have made of the earth
what it is: a bedlam!
like me,
like thee1,
like us,
like you,
it’s no big problem.
When they commit,
permit themselve,
silly mistakes
and stupid nonsense,
and argue crazy rubbish,
they don’t make real trouble for anyone.
Unhappily in this world
three quarters
of the nutcases
are very bad
people,
sectairean jackasses.
They get worked up,
they get excited,
they strive,
they deploy
their zeal all over,
and they make trouble for everyone in the world.
Contributed by Riccardo Venturi - 2022/2/13 - 11:38
Paotr Laouen
Hep bezañ un imbisil mat-echu a-grenn,
n'em eus tra ennon eus ur prederour, ur marzh, ur penn-dreist.
N'on ket ur paotr fall, koulskoude, hag em eus ur galon vat,
pezh a ra kempouez pe war-nes.
eveldon,
eveldout,
eveldomp,
eveldoc'h,
n'eo ket re c'hrevus.
Pa gometont
pe en em lezont d'ober
sotonioù,
glepajoù,
pe gollont o foell,
ne reont gaou da zen.
Dre valeur er bed-mañ
an trifarzh
eus ar pennoù-skañv
'zo tud
fall-kenañ,
morjined berr-speredet.
Fiñval-difiñval a reont,
ha birvilh,
ha trabasat,
ha displeg
o strivoù tro-war-dro,
hag amerdiñ an holl.
Mar befe an Aotrou X un den a vicher boutin,
e vevfe didrabas e-touez e geneiled.
Met siwazh! E penn ur gostezenn emañ, an aneval outañ.
Pa drevari, fall eo ar jeu.
eveldon,
eveldout,
eveldomp,
eveldoc'h,
n'eo ket re c'hrevus.
Pa gometont
pe en em lezont d'ober
sotonioù,
glepajoù,
pe gollont o foell,
ne reont gaou da zen.
Dre valeur er bed-mañ
an trifarzh
eus ar pennoù-skañv
'zo tud
fall-kenañ,
morjined berr-speredet.
Fiñval-difiñval a reont,
ha birvilh,
ha trabasat,
ha displeg
o strivoù tro-war-dro,
hag amerdiñ an holl.
Mar befe an Aotrou Z un abostol eeunek hep galloud,
e lezfe e peoc'h e baour-kaezh keneiled.
Met ur jeneral eo-eñ, ur c'hwezher brezel, ur brabañser;
Kerkent hag en em emell, ret eo niveriñ ar re varv.
eveldon,
eveldout,
eveldomp,
eveldoc'h,
n'eo ket re c'hrevus.
Pa gometont
pe en em lezont d'ober
sotonioù,
glepajoù,
pe gollont o foell,
ne reont gaou da zen.
Dre valeur er bed-mañ
an trifarzh
eus ar pennoù-skañv
'zo tud
fall-kenañ,
morjined berr-speredet.
Fiñval-difiñval a reont,
ha birvilh,
ha trabasat,
ha displeg
o strivoù tro-war-dro,
hag amerdiñ an holl.
Ma Doue, pardonit mar sav ma c'homzoù imor ennoc'h:
dre lakaat bailhed e-barzh lêroù pennoù-buoc'h,41
dre gemmeskañ ar rummadoù tud hoc'h eus graet eus ar bed
ar pezh e vez: ur gerdrabas.
eveldon,
eveldout,
eveldomp,
eveldoc'h,
n'eo ket re c'hrevus.
Pa gometont
pe en em lezont d'ober
sotonioù,
glepajoù,
pe gollont o foell,
ne reont gaou da zen.
Dre valeur er bed-mañ
an trifarzh
eus ar pennoù-skañv
'zo tud
fall-kenañ,
morjined berr-speredet.
Fiñval-difiñval a reont,
ha birvilh,
ha trabasat,
ha displeg
o strivoù tro-war-dro,
hag amerdiñ an holl.
Contributed by Riccardo Venturi - 2022/2/13 - 12:07
Flavio Poltronieri - 2015/12/1 - 17:33
Sarà forse un caso, ma è da tutto il giorno che mi sto cantando questa canzone pensando a quei due nella foto sopra. Non solo a loro, va da sé, ma in questi ultimi tempi hanno raggiunto il "top".
come me come te come noi come voi,
se non stanno buoni
s'arrabattano, sbattono, fanno casino, non è poi grave
fra pagliuzza e trave,
ma statisticamente
i tre quarti dei matti son capi di stato malati di mente
hanno zelo, denari, mostrine e alamari
e per questo fanno
il massimo danno.
Riccardo Venturi - 2017/9/3 - 20:58
(1951)
di Fredric Brown
da "Le grandi storie della fantascienza" vol. 13
traduzione di Gian Paolo Cossato e Sandro Sandrelli
Nella penombra crescente della prima sera, la stanza era tranquilla. Il dottor James Graham, scienziato e chiave di volta d'un progetto di grande importanza, se ne stava a riflettere, seduto sulla sua poltrona favorita. Era tutto così immobile, là dentro, che poteva udire le pagine sfogliate nella camera accanto, dove suo figlio stava ritagliando delle fotografie da un libro.
Era proprio in quelle condizioni che Graham riusciva, spesso, a produrre le sue cose migliori, a elaborare i suoi pensieri più creativi: seduto tutto solo, alla fine d'una normale giornata lavorativa, in quella stanza sempre più buia. Quella sera, però, non riusciva a concludere nulla di positivo. I suoi pensieri tendevano a concentrarsi su suo figlio mentalmente ritardato... era il suo unico figlio... lì nella stanza accanto. I pensieri di Graham erano colmi di affetto, non provava più l'amarezza e l'angoscia dei primi tempi, anni prima, quando aveva saputo, in maniera inequivocabile, delle condizioni del bambino. Suo figlio... sì, era felice; non era forse la cosa più importante, questa? E, poi, quanti uomini possono godere del privilegio di avere un figlio che resterà bambino per sempre, che non crescerà mai per lasciarli? Oh, sì, certo, quello era un modo come un altro di razionalizzare la cosa, ma cosa c'era mai di male a razionalizzare, se...
Il campanello di casa squillò.
Graham si alzò dalla poltrona e accese le luci nella stanza ormai scura, quindi uscì nel corridoio. Non era affatto seccato: quella sera, anzi, proprio adesso, qualunque interruzione ai suoi pensieri era la benvenuta.
Quando aprì la porta, si trovò davanti a uno sconosciuto. L'uomo si affrettò a presentarsi: «Il dottor Graham? Il mio nome è Niemand: vorrei parlare. Posso entrare un momento?»
Graham lo fissò. Era un uomo piccolo, anonimo, ovviamente innocuo... forse un reporter, o un agente d'assicurazioni.
Ma non aveva importanza chi fosse. Graham si trovò a dire: «Certo. Entri, signor Niemand». Qualunque minuto di conversazione, pensò per giustificarsi, avrebbe potuto distrarlo dai suoi pensieri e schiarirgli la mente.
«Si sieda» l'invitò, quando furono nel soggiorno. «Prende qualcosa da bere?»
Niemand rispose: «No, grazie». Prese posto sulla poltrona. Graham si accomodò sul divano.
L'ometto intrecciò le dita e si sporse in avanti. Disse: «Dottor Graham, lei è l'uomo il cui lavoro scientifico ha le maggiori probabilità - al confronto di chiunque altro - di porre fine alla possibilità di sopravvivenza della razza umana».
Uno svitato, pensò Graham. Troppo tardi si rese conto che avrebbe dovuto chiedere a quell'uomo cosa volesse, prima di farlo entrare. Quello, sarebbe stato un colloquio imbarazzante... gli dispiaceva mostrarsi scortese. Eppure soltanto la scortesia sarebbe stata efficace.
«Dottor Graham, l'arma alla quale lei sta lavorando...»
Il visitatore s'interruppe quando la porta che conduceva a una camera da letto si aprì e un ragazzo di quindici anni entrò. Il ragazzo non si accorse di Niemand; corse da Graham.
«Papà, mi leggi addosso?» Il ragazzo di quindici anni rise la dolce risatina d'un bambino di quattro anni.
Graham circondò con un braccio il ragazzo. Guardò il suo visitatore, chiedendosi se avesse saputo del ragazzo... Dalla mancanza di sorpresa sul volto di Niemand, Graham fu sicuro di sì.
«Harry» la voce di Graham vibrò d'un caldo affetto. «Papà ha da fare, adesso. Soltanto per un po'. Torna nella tua camera. Verrò a leggerti qualcosa tra poco».
«Pulcino? Mi leggerai Pulcino?»
«Se vuoi. Ma adesso corri. Oh, aspetta, Harry. Questo è il signor Niemand».
Il ragazzo si voltò verso il visitatore, sorridendogli timidamente. Niemand disse: «Ciao, Harry», e rispose al suo sorriso, porgendogli la mano. Continuando a osservarlo, Graham ora fu certo che Niemand aveva saputo: il suo sorriso e il gesto erano per l'età mentale del ragazzo, non per quella fisica.
Il ragazzo prese la mano di Niemand. Per un attimo parve che stesse per arrampicarsi in grembo a Niemand, ma Graham lo tirò indietro con delicatezza e gli disse: «Adesso vai nella tua stanza. Harry».
Il ragazzo tornò di corsa nella sua stanza, senza chiudere la porta.
Niemand guardò Graham negli occhi e disse: «Mi piace» con chiara sincerità. E aggiunse: «Spero che quello che gli leggerà sia sempre vero».
Graham non comprese. Niemand spiegò: «Pulcino, voglio dire. È una bella storia... ma che Pulcino si sbagli sempre, quando grida che il cielo sta crollando».
Niemand era apparso molto simpatico a Graham, quando aveva mostrato simpatia per il ragazzo. Adesso, Graham si rese conto che doveva concludere in fretta il colloquio.
Si alzò, a mo' di commiato.
Disse: «Temo che lei stia sprecando il suo tempo e il mio, signor Niemand. Conosco tutte le argomentazioni. Qualunque cosa lei possa dire, l'ho ascoltata mille volte. Forse c'è della verità in ciò che lei crede, ma non riguarda me. Io sono uno scienziato e soltanto uno scienziato. Sì, è noto a tutti che sto lavorando a un'arma... un'arma piuttosto definitiva. Ma per me personalmente, è soltanto un sottoprodotto del fatto che io lavoro al progresso della scienza. Ho riflettuto e ho concluso che questa è la sola mia preoccupazione».
«Ma, dottor Graham, l'umanità è pronta per l'arma finale». Graham corrugò la fronte. «Le ho già detto il mio punto di vista, signor Niemand».
Niemand si alzò lentamente dalla poltrona. Replicò: «Molto bene. Se sceglie di non discuterne, non dirò altro». Si passò una mano sulla fronte. «La lascio, dottor Graham. Mi chiedo, però... se non potrei cambiare idea sul drink che mi ha offerto?»
L'irritazione di Graham sparì. Rispose: «Certo. Whisky e acqua basteranno?»
«Perfetto».
Graham si scusò e andò in cucina. Prese la caraffa del whisky, un'altra di acqua, dei cubetti di ghiaccio e dei bicchieri.
Quando tornò nel soggiorno, Niemand stava giusto lasciando la camera da letto del ragazzo. Udì il «Buona notte, Harry» di Niemand, e il felice «Buona notte, signor Niemand».
Graham preparò i bicchieri. Un po' più tardi, Niemand declinò l'offerta di un secondo bicchiere e si accinse ad andar via.
Niemand disse: «Mi sono preso la libertà di portare un piccolo regalo a suo figlio, dottore. Gliel'ho dato mentre lei è andato a preparare i nostri drink. Spero che mi perdonerà».
«Naturalmente. Grazie. Buona notte».
Graham chiuse la porta; attraversò il soggiorno ed entrò nella camera di Harry. «Va bene, Harry. Adesso ti leggerò...»
Un gelido sudore gl'imperlò all'improvviso la fronte, ma costrinse il suo volto e la sua voce a rimaner calmi mentre si avvicinava a fianco del letto. «Posso vederla, Harry?» Quando l'ebbe al sicuro in mano, tremò, mentre l'esaminava.
Pensò: Soltanto un pazzo darebbe una rivoltella carica a un idiota.
The Weapon by Frederic Brown (1906 – 1972)
Astounding Science Fiction, 1951, april
The room was quiet in the dimness of early evening. Dr. James Graham, key scientist of a very important project, sat in his favorite chair, thinking. It was so still that he could hear the turning of pages in the next room as his son leafed through a picture book.
Often Graham did his best work, his most creative thinking, under these circumstances, sitting alone in an unlighted room in his own apartment after the day’s regular work. But tonight his mind would not work constructively. Mostly he thought about his mentally arrested son–his only son–in the next room. The thoughts were loving thoughts, not the bitter anguish he had felt years ago when he had first learned of the boy’s condition. The boy was happy; wasn’t that the main thing? And to how many men is given a child who will always be a child, who will not grow up to leave him? Certainly that was rationalization, but what is wrong with rationalization when– The doorbell rang.
Graham rose and turned on lights in the almost-dark room before he went through the hallway to the door. He was not annoyed; tonight, at this moment, almost any Interruption to his thoughts was welcome.
He opened the door. A stranger stood there; he said, “Dr. Graham? My name is Niemand; I’d like to talk to you. May I come in a moment?”
Graham looked at him. He was a small man, nondescript, obviously harmless–possibly a reporter or an insurance agent.
But it didn’t matter what he was. Graham found himself saying, “Of course. Come in, Mr. Niemand.” A few minutes of conversation, he justified himself by thinking, might divert his thoughts and clear his mind.
“Sit down,” he said, in the living room. “Care for a drink?”
Niemand said, “No, thank you.” He sat in the chair; Graham sat on the sofa.
The small man interlocked his fingers; he leaned forward. He said, “Dr. Graham, you are the man whose scientific work is more likely than that of any other man to end the human race’s chance for survival.”
A crackpot, Graham thought. Too late now he realized that he should have asked the man’s business before admitting him. It would be an embarrassing interview–he disliked being rude, yet only rudeness was effective.
“Dr. Graham, the weapon on which you are working–”
The visitor stopped and turned his head as the door that led to a bedroom opened and a boy of fifteen came in. The boy didn’t notice Niemand; he ran to Graham.
“Daddy, will you read to me now?” The boy of fifteen laughed the sweet laughter of a child of four.
Graham put an arm around the boy. He looked at his visitor, wondering whether he had known about the boy. From the lack of surprise on Niemand’s face, Graham felt sure he had known.
“Harry”–Grab am’s voice was warm with affection”Daddy’s busy. Just for a little while. Go back to your room; I’ll come and read to you soon.”
“Chicken Little? You’ll read me Chicken Little?”
“If you wish. Now run along. Wait. Harry, this is Mr. Niemand.”
The boy smiled bashfully at the visitor. Niemand said, “Hi, Harry,” and smiled back at him, holding out his hand. Graham, watching, was sure now that Niemand had known: the smile and the gesture were for the boy’s mental age, not his physical one.
The boy took Niemand’s hand. For a moment it seemed that he was going to climb into Niemand’s lap, and Graham pulled him back gently. He said, “Go to your room now, Harry.”
The boy skipped back into his bedroom, not closing the door.
Niemand’s eyes met Graham’s and he said, “I like him,” with obvious sincerity. He added, “I hope that what you’re going to read to him will always be true.”
Graham didn’t understand. Niemand said, “Chicken Little, I mean. It’s a fine story–but may Chicken Little always be wrong about the sky falling down.”
Graham suddenly had liked Niemand when Niemand had shown liking for the boy. Now he remembered that he must close the interview quickly. He rose, in dismissal.
He said, “I fear you’re wasting your time and mine, Mr. Niemand. I know all the arguments, everything you can say I’ve heard a thousand times. Possibly there is truth in what you believe, but it does not concern me. I’m a scientist, and only a scientist. Yes, it is public knowledge that I am working on a weapon, a rather ultimate one. But, for me personally, that is only a by-product of the fact that I am advancing science. I have thought it through, and I have found that that is my only concern.”
“But, Dr. Graham, is humanity ready for an ultimate weapon?”
Graham frowned. “I have told you my point of view, Mr. Niemand.”
Niemand rose slowly from the chair. He said, “Very well, if you do not choose to discuss it, I’ll say no more.” He passed a hand across his forehead. “I’ll leave, Dr. Graham. I wonder, though . . . may I change my mind about the drink you offered me?”
Graham’s irritation faded. He said, “Certainly. Will whisky and water do?”
“Admirably.”
Graham excused himself and went into the kitchen. He got the decanter of whisky, another of water, ice cubes, glasses.
When he returned to the living room, Niemand was just
leaving the boy’s bedroom. He heard Niemand’s “Good night, Harry,” and Harry’s happy ” ‘Night, Mr. Niemand.”
Graham made drinks. A little later, Niemand declined a second one and started to leave.
Niemand said, “I took the liberty of bringing a small gift to your son, doctor. I gave it to him while you were getting the drinks for us. 1 hope you’ll forgive me.”
“Of course. Thank you. Good night.”
Graham closed the door; he walked through the living room into Harry’s room. He said, “All right, Harry. Now I’ll read to–”
There was sudden sweat on his forehead, but he forced his face and his voice to be calm as he stepped to the side of the bed. “May I see that, Harry?” When he had it safely, his hands shook as he examined it.
He thought, only a madman would give a loaded revolver to an idiot.
daniela - k.d. - - 2017/9/27 - 19:25
Di Gianni Rodari
Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare,
preparare la tavola a mezzogiorno.
Ci sono cose da fare di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie da non sentire.
Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno né di notte,
né per mare né per terra:
per esempio la guerra.
daniela -k.d.- - 2022/2/26 - 08:24
Są rzeczy do zrobienia codziennie
i każdego dnia je robimy:
mycie, nauka, zabawa,
w południe do obiadu stół stroimy.
Są nocne rzeczy do zrobienia:
oczu zamykanie, spanie,
marzenia i sny do śnienia
i uszy do niesłyszenia.
Są rzeczy, których nigdy robić nie wolno,
ani morzem, ani drogą, ani z powietrza
i na pewno nie nocą,
ani też w ciągu dnia:
na przykład wojna.
NOI CONTRO TUTTE LE GUERRE
Di fronte all'escalation militare in Europa orientale, che vede Ucraina e Russia fronteggiarsi con il pesante coinvolgimento di Stati Uniti e Unione Europea, la nostra posizione non può che mantenere il rifiuto degli imperialismi degli Stati e delle coalizioni contendenti, NATO e OTSC.
Le politiche di potenza degli stati, i nazionalismi, le piccole patrie, sono solo paraventi per nascondere lo sfruttamento delle classi lavoratrici, delle risorse, dei territori. Le ricadute di questo confronto saranno comunque estremamente gravi, in primis per le popolazioni civili delle zone interessate che si trovano da anni in una situazione di conflitto e privazione materiale.
Ma questo conflitto riguarda anche lavoratori e lavoratrici di tutta Europa, che stanno già vedendo i loro redditi falcidiati dagli aumenti dei costri dell'energia e dei beni di prima necessità, nonché dal taglio della spesa pubblica sociale a beneficio dell'aumento delle spese militari.
Il conflitto in corso si inserisce in uno scenario mondiale di crescente disordine a livello politico e militare. Gli Stati Uniti, sebbene rimangano ancora la prima potenza mondiale, da anni sono in evidente difficoltà tanto sul piano esterno, come dimostra la sua fuga precipitosa dall'Afghanistan, che su quello interno, come mostrato dall'insorgenza sociale del 2020 e la ripresa del conflitto di classe.
Dal canto suo, la Federazione Russa si trova in una posizione difensiva che la costringe ad attaccare per rimanere in piedi. La crisi apertasi nella sfera d'influenza russa, risultata evidente con la mobilitazione sociale in Bielorussia nell'estate del 2020 e con le proteste in Russia nel gennaio 2021, mostra la fragilità dello Stato Russo tanto sul piano esterno che su quello interno. Fragilità che potrebbe essere fatale nel caso in cui anche solo uno degli stati vicini possa collassare, come dimostra la brutale e sbrigativa repressione della rivolta in Kazakhstan del gennaio 2022.
Per quello che ci riguarda, l'Italia è pesantemente coinvolta nel confronto, con le basi militari USA e NATO in tutto il paese, e in particolare con le installazioni in Sicilia utilizzate per il controllo della flotta russa nel Mediterraneo. Inoltre, lo stato italiano è presente direttamente in Europa orientale con le proprie truppe, e prende quindi parte concretamente alla spirale di guerra. In Lettonia sono dislocate truppe con carri armati e cingolati da neve, nell'ambito della missione “Baltic Guardian” della NATO; in Romania, nei pressi di Costanza, è presente una squadriglia di 4 caccia Typhoon nell'ambito della missione “Air Black Storm”; nel Mar Nero sono presenti la fregata “Margottini” e il cacciamine “Viareggio”, oltre alla portaerei “Cavour” con gli F-35.
Questo spiegamento di forze è stato autorizzato con uno stanziamento di 78 milioni di euro, che sicuramente il governo dovrà incrementare. Già è stata annunciata l'intenzione di inviare nell'area altri 2000 soldati italiani. Le crescenti spese militari sono giustificate con la nostra sicurezza, ma nessuno dice che sicurezza è soprattutto educazione e sanità, reddito per tutti, e non la guerra.
Come anarchiche e anarchici, intenziamo innalzare la bandiera della solidarietà tra le classi sfruttate, al di là ed al di fuori di qualunque nazione.
Per questo facciamo appello a tutti coloro che si oppongono alla guerra a rafforzare e rilanciare la lotta contro la politica guerrafondaia del governo italiano, per creare un ampio movimento antimilitarista che sappia imporre il ritiro delle missioni militari all'estero.
Nell'ipotesi di un conflitto aperto, la nostra posizione rimane quella del disfattismo rivoluzionario, della solidarietà, della fraternizzazione e della ribellione contro gli Alti Comandi di ciascuno Stato.
Federazione Anarchica Italiana - Milano - 2022/2/27 - 09:33
Si presume allora che con questa dichiarazione, alla luce dei fatti in corso, la Federazione Anarchica Italiana fa l'altro che prendere le distanze.
Sembra piuttosto che si schiera dalla parte della Russia di Putin contro la NATO.
Intanto ieri il governo italiano ha approvato all’unanimità di spedire le armi all'Ucraina, armi che immagino non aiuteranno i profughi ucraini ma andranno dritte nelle mani del Battaglione Azov.
Per questo mi sembra molto importante, per quel che conta, stare dalla parte del popolo ucraino contro Mosca, ma anche contro Washington e contro i nazisti ucraini.
Lorenzo - 2022/3/1 - 08:38
Penso che in queste ore il popolo ucraino paga il prezzo più alto per tutti noi occidentali, compresi i "tovarisc" milanesi.
Secondo te gli ucraini dovrebbero accogliere con i fiori gente della rizma dei degenerati armati di Kadyrov?
Ramzan Kadyrov
Oppure chiedere la misericordia a 'sto bonaccione di Vladimir.
k - 2022/3/1 - 09:59
Riccardo Venturi - 2022/3/1 - 13:52
Lorenzo, non pretendo che gli "anarchici" di Milano si schierino con la NATO... ma potrebbero stare un'attimo zitti, visto che ce l'abbiamo la guerra in casa, invece di suonare la ritirata.
Non mi sembra proprio il tempo di allungarsi nelle dispute ideologiche; è soprattutto un'esame per il nostro continente, la nostra comunità e la gente che gli europei hanno mandato a governere per conto loro a Bruxelles.
Forse sarei un po' meno irritato come cittadino polacco se non dovessi sentire certe, solite cazzate degli "sapientoni" milanesi o fiorentini che ne oggettivamente ne storicamente hanno avuto a che fare con la brutalità dei vicini Russi, Rick.
Ultimamente ho fatto qualche cotributo che mirava a distogliere l'attenzione del "collettivo" dalle grandi isterie dei nostri tempi e entrare negli solchi della quotidiana Normalità tipo fine carnevale 2022.
Ho avuto il piacere di partecipare al concerto di Francis Tuan il sabato 26.02. Volevo solo segnalare che nonostante le circostanze tristi l'evento si è svolto in modo pacato, senza grandi paroloni, ma con una umile richiesta a contibuire gli aiuti per i profughi ucraini sulla frontiera polacco-ucraina. In più, tutto il ricavato del gruppo di Francis e del gruppo ospite IKSY è stato devoluto allo medesimo scopo.
Nel fatto di pacifismo sono del identico parere di Gino Strada. Non sono un pacifista e posso solo consigliare una bella lettura, appena terminata, in tal tema, cioè "Eyeless in Gaza", 1936 (La catena del passato, trad. di Paola Ojetti, Milano: A. Mondadori, 1950) di Aldous Huxley.
Saluti cari
Krzysiek - 2022/3/1 - 21:17
Riccardo Venturi - 2022/3/2 - 01:10
Per l'informazione ai certi milanesi:
- l'Ucraine è un paese indipendente dal 1991;
- dal 2018 non fa più parte della Comunità degli Stati Indipendenti;
- non fa parte della NATO;
- e nemmeno della Comunità Europea;
- non mi risulta che il partito attualmente al potere in Ucraina sia del orientamento nazionalista o fascista.
Altro che novecento! Con certe dichirazioni mi pare di trovarsi a metà dell'ottocento.
E vi auguro vivamente di non trovarsi mai, dico mai, nella cosidetta "sfera d'influenza russa".
Basta che già oggi vi trovate in difficolta con le forniture del gas proveniente dalla Russia, secondi solo alla Germania in Europa.
Saluti
Krzysiek - 2022/3/2 - 19:18
I torinesi manderanno al più presto armi pesanti (damigiane di nebbiolo 14,5°) ai compagni milanesi e fiorentini vilmente aggrediti.
Se l'aggressione dovesse intensificarsi, siamo financo disposti ad accogliervi come profughi, ma per non più di qualche ora, visto che sappiamo bene che nessuno di voi è bella, bionda e figa come una profuga ucraina.
E poi ci prosciugate le botti.
Un maschio abbraccio a voi e abbasso il nazionanismo, pardon, nazionalismo polacco!
B.B. - 2022/3/2 - 20:04
Questo porto avanti, certamente da sig. Nessuno quale sono, in questo sito e da sempre, e non sono disposto a farmi dare di doppio. Non sono mai stato né ho voluto mai essere Mr Perfect, tutt'altro; ma in questa cosa non transigo, e non transigo nemmeno per questo sito. Questo sito è antimilitarista, anti-imperialista e libertario. Questo significa anche dare voce a chiunque, compreso te. Di fascisti, nazionalisti e assassini ce ne sono dovunque: in Russia, in Ucraina, in Polonia, in Italia. Ce ne sono tanti nel cosiddetto “mondo libero” e ce ne sono dall'altra parte. L'Ucraina per me vale quanto il Kurdistan, la Palestina, la Catalogna, la Bretagna, la Corsica, la Scozia, la Sardegna e l'Isola di Capraia. Chi scappa dalle guerre, dalle aggressioni e dalla fame dovrebbe essere accolto da chiunque, invece di essere accolto da muri e da razzismo se non proviene dalla guerra giusta, dall'aggressione giusta o dalla fame giusta. Anche perché i Putin e i blocchi contrapposti sono esattamente gli stessi che producono i profughi dalla Siria come dall'Ucraina, dall'Afghanistan come da Kiev. Se ne riparlerà quando le ondate di profughi dall'Ucraina si riverseranno in “Occidente”, nella tanto accogliente Polonia come altrove. Mi ricorda molto il 1989, quando in Italia arrivarono le prime ondate di profughi rumeni, sostenuti da uno slancio di solidarietà senza precedenti verso i “fratelli latini” in fuga dal barbaro stalinismo di Ceauşescu. Passarono un paio di mesi e i rumeni erano già diventati tutti delinquenti, assassini e stupratori, così come gli africani, i curdi e persino i polacchi (“i polacchi non morirono subito, ma inginocchiati agli ultimi semafori rifacevano il trucco alle troie di regime lanciate verso il mare”...).
Ti do ragione in una cosa: sembra essere tornati davvero a metà dell'ottocento, vale a dire ai tempi in cui sono insorti i “risorgimenti”, i nazionalismi e quant'altro. Sono insorti, certo, anche per liberarsi dagli Imperi e dalle sfere d'influenza di allora. In pratica, tutto si è riprodotto come e peggio di prima, con “nazioni” fintamente indipendenti e in preda ai nuovi imperi, americano, russo, cinese. Che si scontrano, come sempre, in “campo neutro”. Per ora. Alla fine non esisteranno più frontiere: esisterà il deserto. Un deserto in Polonia, un deserto in Russia, un deserto in Palestina, un deserto in Italia. Tutto si è sempre riprodotto e si riprodurrà finché esisterà questo stato di cose. Nessuno ci potrà fare nulla, né io e né te. Si continuerà a tradurre canzonette fino alla fine, maledicendo il fatto di essere distratti dalle cose che contano veramente. Tra due minuti comincia la partita Fiorentina-Juventus, e ti saluto facendoti presente che l'attacco della Fiorentina è guidato da un polacco che si chiama come te, Krzysztof. Forza Viola e abbasso Putin!
Riccardo Venturi - 2022/3/2 - 21:01
Purtroppo il mondo non è come piacerebbe a te
E non è come piacerebbe a me
Il mondo è come'è
Forza Viola
fioletowa
Krzysiek - 2022/3/2 - 23:36
Riccardo Venturi - 2022/3/3 - 00:46
di Roberta Aiello
Valigia Blu, 2 marzo 2022
In fuga dall’Ucraina: prima i bambini, poi le donne e gli uomini bianchi e alla fine gli africani
Al dramma della guerra in Ucraina e di chi fugge dai bombardamenti dell'esercito russo che stanno devastando il paese e provocando vittime tra i civili se ne è aggiunto uno ulteriore. Quello di chi non riesce a scappare rimanendo bloccato. O di chi ci riesce ma con estrema difficoltà e subendo abusi. Il motivo? Il colore della pelle. Il razzismo non conosce ragioni, neppure durante i conflitti.
Prima i bambini, dopo le donne bianche, poi gli uomini bianchi e alla fine gli africani. Sembra una storia di altri tempi. Invece è la gerarchia razziale da rispettare per salire su un treno alla stazione della capitale ucraina, Kyiv, e allontanarsi il più presto possibile per mettersi in salvo. Come se alcune vite valessero meno di altre. Come se a bambini e donne con la carnagione scura non fosse riconosciuto di essere bambini, tanto meno donne.
Eppure chi, per motivi diversi, è partito dall'Africa e viveva fino a qualche giorno fa in Ucraina dice di non aver avuto problemi con i suoi abitanti che si sono sempre mostrati cordiali. Lo racconta alla CNN una donna camerunese che si era stabilita con il marito e il figlio ormai da dieci anni. Gli ucraini sono sempre stati accoglienti e disponibili, sostiene. Quando però la famiglia è arrivata alla stazione e ha cercato di salire su un treno per lasciarsi alle spalle l'orrore delle bombe è stata cacciata a spintoni. Erano altri a dover trovare riparo prima di loro, il colore della pelle era quello sbagliato.
Osarumen, padre di tre figli, di nazionalità nigeriana, trasferito in Ucraina nel 2009, ha vissuto la stessa esperienza. A The Independent ha raccontato di essere arrivato quasi al confine con la Polonia quando gli è stato chiesto di scendere da un autobus. “Niente neri”, è stato detto. A lui e ad altri migranti in viaggio. Nonostante abbiano opposto resistenza sono stati buttati fuori dal veicolo. «In tanti anni non ho mai visto niente del genere. Quando guardo negli occhi di chi ci allontana, vedo un razzismo intriso di sangue. Vogliono salvarsi e mentre lo fanno perdono la loro umanità». Perché Osarumen proprio non riesce a immaginare uno scenario in cui agli ucraini venga negato il diritto di asilo e per questo non si spiega il motivo per il quale si stiano comportando così. «È ingiustificato. È infondato. Stiamo scappando tutti, abbiamo lo stesso obiettivo», prosegue, senza ancora sapere quale sarà la sua prossima mossa per scampare il pericolo e non correre rischi. «Ma non sta succedendo solo ai neri – precisa – anche agli indiani, agli arabi e ai siriani, mentre non dovrebbe accadere a nessuno».
Su Twitter si moltiplicano i racconti di episodi di razzismo e segregazione ad opera delle forze di sicurezza ucraine e dei funzionari di frontiera segnalati con l'hashtag #AfricansinUkraine da cittadine e cittadini africani e in particolare da studentesse e studenti che frequentano in gran numero le università ucraine – soprattutto le facoltà di medicina che godono di buona reputazione – dove le tasse sono più accessibili rispetto alla media degli altri paesi.
Rachel Onyegbule, una studentessa nigeriana che frequenta il primo anno dell'Università di Medicina di Leopoli, è rimasta bloccata nella città di confine di Shehyni, a circa 650 chilometri da Kyiv. In un'intervista telefonica rilasciata alla CNN ha raccontato di aver visto partire più di dieci autobus con a bordo cittadini ucraini. Quando immaginava fosse finalmente arrivato il suo turno le hanno detto di dirigersi verso il confine a piedi perché non c'erano più mezzi disponibili.
«Il mio corpo era ormai intirizzito e non ho dormito [insieme ai colleghi] per circa quattro giorni. Gli ucraini hanno avuto la precedenza rispetto alle persone di nazionalità africana, sia donne che uomini. Non c'è bisogno di chiedersi il motivo. Lo sappiamo. Adesso voglio solo tornare a casa», ha detto mentre era in fila per attraversare il confine con la Polonia che ha oltrepassato dopo ore di attesa. Tra le persone intervistate dall'emittente statunitense c'è anche chi attribuisce la responsabilità di non aver aiutato gli africani non tanto alle autorità ucraine per aver dato priorità di fuga ai propri connazionali, ma ai rispettivi governi per non aver preso accordi per assisterli fuori dai propri confini.
«Ci sono molti nigeriani in Ucraina. Non possono abbandonarci così. È triste ma siamo abituati al malgoverno della Nigeria. È molto triste», ha dichiarato Onyegbule che sapeva che avrebbe incontrato funzionari del suo paese una volta entrata in Polonia. «Sarebbe stato molto utile incontrarli in Ucraina, quando cercavamo qualcuno che parlasse a nostro nome», ha aggiunto con rammarico.
Il ministro degli Esteri nigeriano Geoffrey Onyeama ha dichiarato su Twitter che le autorità ucraine gli avevano assicurato che non ci sarebbero state restrizioni per gli stranieri che avrebbero voluto lasciare il paese e che si stava occupando personalmente di coordinare le missioni in Ucraina, Polonia, Russia, Romania e Ungheria per portare in salvo i connazionali e far rientrare in Nigeria chi volesse tornare oppure sostenere chi avesse deciso di restare.
Anche il presidente della repubblica della Nigeria, Muhammadu Buhari, ha mostrato disappunto per quanto accaduto nei giorni scorsi: “Tutti quelli che fuggono da una situazione di conflitto hanno pari diritto a un passaggio sicuro secondo la Convenzione delle Nazioni Unite e il colore del passaporto o della pelle non dovrebbe fare la differenza”, ha dichiarato. “Da prove video, informazioni di prima mano e da coloro che sono in contatto con funzionari consolari nigeriani, sono emersi casi deplorevoli di agenti di polizia e personale di sicurezza ucraini che si sono rifiutati di permettere ai nigeriani di salire a bordo di autobus e treni diretti al confine tra Ucraina e Polonia”, ha sottolineato. “Un gruppo di studenti nigeriani a cui è stato più volte rifiutato l'ingresso in Polonia non ha avuto altra scelta che tornare indietro e tentare di uscire dal paese attraverso il confine con l'Ungheria”.
Ma le parole delle autorità nigeriane non sono state sufficienti per i connazionali in Ucraina che hanno condannato la mancanza di un'assistenza rapida e di un intervento tempestivo che avrebbe dovuto essere coordinato nelle settimane che hanno preceduto l'inizio della guerra per evitare che accadessero episodi come quelli che ancora oggi sono pubblicati sui social.
Nneka Abigail, studentessa nigeriana di medicina, ha raccontato di essere stata bloccata dal personale di frontiera sul lato ucraino del confine. «Stanno limitando gli stranieri. Al confine si sono dimostrati razzisti. Dicono che i cittadini ucraini devono passare per primi e a noi stranieri di rimanere indietro. È molto difficile per i nigeriani e gli altri stranieri attraversare il confine. I funzionari ucraini permettono a un numero maggiore di connazionali di entrare in Polonia. Ad esempio, per ogni gruppo di ucraini (dai 200 ai 300) che entra, dai cinque ai dieci stranieri varcano il confine. E l'attesa è lunghissima. È veramente difficile... ci spingono, ci prendono a calci, ci insultano», ha spiegato Abigail. Le storie condivise sui social, ma soprattutto su Twitter, dai giovani africani hanno suscitato grandi proteste.
L'Unione Africana e la Commissione dell'Unione africana hanno espresso turbamento per il trattamento riservato agli africani in fuga dall'Ucraina. I paesi africani membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite hanno condannato la discriminazione messa in atto nei confronti dei loro concittadini al confine ucraino. “Condanniamo fermamente il razzismo e crediamo che sia dannoso per lo spirito di solidarietà che oggi è così urgentemente necessario. I maltrattamenti dei popoli africani alle frontiere dell'Europa devono cessare immediatamente, sia per gli africani in fuga dall'Ucraina che per quelli che attraversano il Mediterraneo” ha detto l'ambasciatore del Kenya all'ONU, Martin Kimani. Numerosi sono gli appelli di crowdfunding lanciati per cercare di aiutare chi è rimasto bloccato in Ucraina.
Korrine Sky, una studentessa di medicina dello Zimbabwe, che da settembre 2021 si era trasferita in Ucraina, ha descritto sui social quello che ha definito 'un film apocalittico'. La giovane donna è stata anche minacciata con armi da fuoco da 'vigilantes' ucraini che dichiaravano di sostenere l'esercito. Per la comunità nera essere fermati da persone munite di armi da fuoco è già di per sé terrificante. In questa situazione – ha affemato Sky – è ancora più drammatico. «Alcune persone del posto stanno 'dando priorità' agli ucraini e i neri lottano per salire sugli autobus, affrontando ostilità o venendo respinti al confine», aveva raccontato a The Independent prima di riuscire a oltrepassare il confine con la Romania.
Mentre si trovava ancora in Ucraina Sky ha organizzato una raccolta fondi per aiutare gli studenti afro caraibici in difficoltà economica ad arrivare alla frontiera con i taxi. Nelle stesse ore ventiquattro studenti giamaicani arrivati a Leopoli da Kharkiv in treno sono stati costretti a camminare per venti chilometri fino al confine con la Polonia. La ministra degli Esteri del paese, Kamina Smith, ha dichiarato che ai giovani era stato impedito di salire a bordo dell'autobus che stava trasportando gli studenti in Polonia.
«Questa in cui ci troviamo è una situazione di vita o di morte. Dobbiamo assicurarci che tutti gli studenti afro caraibici attraversino il confine in sicurezza», ha detto Sky in una diretta su Instagram dalla Romania. Ad oggi il crowdfunding che ha lanciato insieme a due amici di Londra ha raccolto più di 24.000 euro. Alcuni dei rifugiati africani che hanno cercato di attraversare il confine hanno riferito che la Polonia gli ha rifiutato l'asilo, mentre qualcuno che è riuscito a entrare in territorio polacco ha detto che gli è stata negata l'ospitalità negli alberghi che sono riservati esclusivamente agli ucraini.
“I neri africani sono trattati con razzismo e disprezzo in Ucraina e in Polonia. L'Occidente non può chiedere alle nazioni africane di essere solidali se non riesce a mostrarci rispetto, che è fondamentale anche in tempo di guerra. Ignorati durante la pandemia e lasciati morire in guerra? È inaccettabile”, ha scritto su Twitter Ayoade Alakija, inviata speciale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Ma esponenti del governo e funzionari di Ucraina e Polonia hanno dichiarato che tutti i rifugiati sono benvenuti, smentendo le notizie di respingimenti, aggiungendo che la polizia di frontiera sta lavorando a centinaia di migliaia di casi. L'ambasciatore della Polonia presso le Nazioni Unite, Krzysztof Szczerski, ha detto che il suo paese è disponibile ad accogliere tutti gli studenti stranieri che frequentavano le università in Ucraina e li ha invitati a proseguire i loro studi in Polonia. Il viceministro degli Interni ucraino, Anton Herashenko, ha negato – come riferisce il New York Times – che il suo paese stia ostacolando la partenza degli stranieri. «È molto semplice», ha specificato. «Prima lasciamo andare donne e bambini. Gli uomini stranieri devono aspettare che passino prima loro. Poi li faremo uscire tutti senza problemi», ha aggiunto. «Lo stesso ragionamento vale per i neri».
Una dottoressa nigeriana, Chineye Mbagwu, che è riuscita a raggiungere Varsavia attraversando il confine dopo aver trascorso più di due giorni bloccata alla frontiera tra Polonia e Ucraina nella città di Medyka, mentre le guardie lasciavano entrare gli ucraini e bloccavano gli stranieri, ha dato un'altra versione. «Dicono di dare la precedenza a donne e bambini e poi fanno passare gli uomini ucraini. E ogni volta che una donna nera cercava di farlo, dicevano:"Prima le nostre donne". E ha proseguito: «Le guardie di frontiera ucraine non ci facevano entrare. Picchiavano le persone con dei bastoni e gli strappavano le giacche. Li schiaffeggiavano, li picchiavano e li spingevano in fondo alla fila. È stato terribile».
Andriy Demchenko, portavoce del Servizio di guardia di frontiera ucraino, ha dichiarato alla CNN che le accuse di segregazione ai confini non sono vere e che le guardie stanno lavorando sotto un'enorme pressione ma nel rispetto della legge. «Dal giorno in cui (il presidente russo Vladimir) Putin ha attaccato l'Ucraina, il flusso di individui che cercano di lasciare il paese e la zona di guerra è aumentato enormemente. Se prima le persone che tentavano di attraversare il confine con l'Unione Europea arrivavano fino a 50.000 al giorno, adesso la cifra è raddoppiata e continua ad aumentare. C'è una pressione enorme ai posti di blocco, sulle guardie di frontiera. Per accelerare il processo e consentire il passaggio di un numero maggiore di persone, il governo ha semplificato il più possibile la procedura. A causa dell'aumento del numero di coloro che attraversano il confine, si formano lunghe code. Tuttavia, posso affermare che tutto avviene secondo la legge. Non c'è assolutamente alcuna divisione per nazione, cittadinanza o classe», ha detto.
A smentire quanto sostenuto dalle autorità ucraine anche gli studenti indiani a cui è riservato un trattamento simile a quello dei colleghi africani. Saakshi Ijantkar, una studentessa indiana del quarto anno di medicina, ha condiviso il suo calvario in una telefonata da Leopoli. La ragazza ha spiegato che avrebbe dovuto attraversare tre posti di blocco prima di arrivare al confine con la Polonia e che molte persone erano state bloccate. Agli indiani è stato vietato il passaggio. La CNN non è stata in grado di verificare da chi fossero gestiti i posti di blocco, ma Ijantkar ha detto che coloro che erano presenti indossavano uniformi. Come gli africani, agli indiani non è permesso salire sugli autobus per arrivare alla frontiera. Come gli africani, gli indiani rimangono in coda ore e ore insieme a cittadini di altre nazionalità.
«Sono stati molto crudeli. Il secondo posto di blocco è stato il peggiore. Quando si apre il varco per attraversare il confine ucraino si resta tra Ucraina e Polonia e l'esercito non permette a uomini e ragazzi indiani di attraversarlo. Hanno permesso solo alle ragazze indiane di entrare. Abbiamo dovuto piangere letteralmente e implorarli. Dopo che le ragazze indiane sono entrate, i ragazzi sono stati picchiati. Non c'era motivo di picchiarli con tanta crudeltà», ha detto Ijantkar. La studentessa originaria di Mumbai ha raccontato che molti studenti sono rimasti almeno un giorno in attesa, all'addiaccio. «Ho visto persone che tremavano così tanto per il freddo che stavano per crollare per assideramento. Alcuni avevano geloni e vesciche. Non siamo riusciti a ottenere alcun aiuto e siamo rimasti in piedi per ore», ha detto. Alla fine Ijantkar ha scelto di tornare a Leopoli perché terrorizzata e sfinita, non riuscendo più a sopportare le temperature troppo basse. Senza cibo, acqua e coperte anche le bombe mettono meno paura.
Riccardo Venturi - 2022/3/3 - 11:15
da "In meinem fremden Land. Gefängnistagebuch 1944", di Rudolf Wilhelm Friedrich Ditzen, in arte Hans Fallada (1893-1947), scrittore tedesco ("Nel mio paese straniero", traduzione di Mario Rubino, Sellerio editore)
B.B. - 2022/3/4 - 09:41
per ogni cucciolo d’uomo.
«Fa’ che non si facci uomo per intero, ma’,
che poi si inficca ne lo stretto del pensiero
e si assepàra dalle zanne e dai peli e
dalle nostre tane di silenzio.
Non dargli voce, ma’, fa’ che non parla
fa’ che non costruisce le città
fa’ che non dà i nomi a tutte cose,
che sennò perde il regno,
fa’ che i suoi piedi parlano a la terra
e le sue mani a l’aria
e nel sonno fatti maestra ancora
con la tua voce vento
tua musicata voce, ma’.
Fa’ che non s’addimentica il tuo ridere,
tuo fiorire, tuo scorrere, tuo
far notte, tuo corpo stellato e corpo
nuvolato e minerale corpo duro
e vegetale sconosciuto corpo
e tuo ombroso stare addistesa e
e tuo gonfiore ne le maree e tuo
cascare con acqua con foglia
tuo salire in ala e in stella
e in fiamma abbruciare.
Sconosciuta ma’, noi ti sappiamo,
tu ci respiri addentro il respiro
tu ci dormi addentro il dormire e ti fai
cibo per noi nutrire ti fai silenzio
per noi morire. Bella, ma’.
Tu sei bella.»
Mariangela Gualtieri
(da Parsifal, 2000)
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Testo / Lyrics / Paroles / Sanat: Georges Brassens
Musica e interpretazione postuma / Music and posthumous performance / Musique et interprétation posthume / Sävel ja postuumi laulaja: Jean Bertola
Interpretata anche da Maxime Le Forestier (2005)