Bent double like old beggars in sacks
knockkneed and cursing or coughing like hags
men marched on sleeping
some without boots
fatigue drunken
deaf still to the hoots of breaking gas shells
dropping softly behind
but limped on bloodshod
all went lame all went blind
Gas, gas quick boys!
fumbling helmets in time
someone still screaming
a man in fire or lime
under a gray cloud
dim dark through green light
in all my dreaming
before my helpless sight
he plunges at me
choking guttering drowning
put in a wagon
he had to keep pace
as his eyes melt to his face
If you could hear blood
gurgling from ruptured lungs
if you could witness
vile sores on innocent tongues
you would not tell me
not with such pride and such zest
the lies of history
dulce et decorum est pro patria mori
some desperate glory
pro patria mori
as witness disturbs the story
pro patria mori
stand firm boys
breathe the glory
knockkneed and cursing or coughing like hags
men marched on sleeping
some without boots
fatigue drunken
deaf still to the hoots of breaking gas shells
dropping softly behind
but limped on bloodshod
all went lame all went blind
Gas, gas quick boys!
fumbling helmets in time
someone still screaming
a man in fire or lime
under a gray cloud
dim dark through green light
in all my dreaming
before my helpless sight
he plunges at me
choking guttering drowning
put in a wagon
he had to keep pace
as his eyes melt to his face
If you could hear blood
gurgling from ruptured lungs
if you could witness
vile sores on innocent tongues
you would not tell me
not with such pride and such zest
the lies of history
dulce et decorum est pro patria mori
some desperate glory
pro patria mori
as witness disturbs the story
pro patria mori
stand firm boys
breathe the glory
Contributed by Bartleby - 2010/12/17 - 11:47
Il testo della poesia di Wilfred Owen (1917).
DULCE ET DECORUM EST
Bent double, like old beggars under sacks,
Knock-kneed, coughing like hags, we cursed through sludge,
Till on the haunting flares we turned our backs
And towards our distant rest began to trudge.
Men marched asleep. Many had lost their boots
But limped on, blood-shod. All went lame; all blind;
Drunk with fatigue; deaf even to the hoots
Of gas-shells dropping softly behind.
Gas! GAS! Quick, boys!—An ecstasy of fumbling
Fitting the clumsy helmets just in time,
But someone still was yelling out and stumbling
And flound'ring like a man in fire or lime.—
Dim, through the misty panes and thick green light,
As under a green sea, I saw him drowning.
In all my dreams before my helpless sight
He plunges at me, guttering, choking, drowning.
If in some smothering dreams you too could pace
Behind the wagon that we flung him in,
And watch the white eyes writhing in his face,
His hanging face, like a devil's sick of sin,
If you could hear, at every jolt, the blood
Come gargling from the froth-corrupted lungs,
Bitter as the cud
Of vile, incurable sores on innocent tongues,—
My friend, you would not tell with such high zest
To children ardent for some desperate glory,
The old Lie: Dulce et decorum est
Pro patria mori.
DULCE ET DECORUM EST
Bent double, like old beggars under sacks,
Knock-kneed, coughing like hags, we cursed through sludge,
Till on the haunting flares we turned our backs
And towards our distant rest began to trudge.
Men marched asleep. Many had lost their boots
But limped on, blood-shod. All went lame; all blind;
Drunk with fatigue; deaf even to the hoots
Of gas-shells dropping softly behind.
Gas! GAS! Quick, boys!—An ecstasy of fumbling
Fitting the clumsy helmets just in time,
But someone still was yelling out and stumbling
And flound'ring like a man in fire or lime.—
Dim, through the misty panes and thick green light,
As under a green sea, I saw him drowning.
In all my dreams before my helpless sight
He plunges at me, guttering, choking, drowning.
If in some smothering dreams you too could pace
Behind the wagon that we flung him in,
And watch the white eyes writhing in his face,
His hanging face, like a devil's sick of sin,
If you could hear, at every jolt, the blood
Come gargling from the froth-corrupted lungs,
Bitter as the cud
Of vile, incurable sores on innocent tongues,—
My friend, you would not tell with such high zest
To children ardent for some desperate glory,
The old Lie: Dulce et decorum est
Pro patria mori.
Bartleby - 2010/12/17 - 11:47
Traduzione italiana della poesia di Owen, a cura di Emanuela Zampieri, da www.progettobabele.it
(*) Visto che la poesia, almeno nella sua prima stesura, era espressamente dedicata alla scrittrice fanatica militarista Jessie Pope, mi son permesso di cambiare “amico mio” in “amica mia”.
DULCE ET DECORUM EST
Piegati in due, come vecchi accattoni sotto sacchi,
con le ginocchia che si toccavano, tossendo come streghe, bestemmiavamo nel fango,
fin davanti ai bagliori spaventosi, dove ci voltavamo
e cominciavamo a trascinarci verso il nostro lontano riposo.
Uomini marciavano addormentati. Molti avevano perso i loro stivali
ma avanzavano con fatica, calzati di sangue. Tutti andavano avanti zoppi; tutti ciechi;
ubriachi di fatica; sordi anche ai sibili
di granate stanche, distanziate, che cadevano dietro.
Gas! Gas! Veloci, ragazzi! – Un brancolare frenetico,
mettendosi i goffi elmetti appena in tempo;
ma qualcuno stava ancora gridando e inciampando,
e dimenandosi come un uomo nel fuoco o nella calce…
Pallido, attraverso i vetri appannati delle maschere e la torbida luce verde,
come sotto un mare verde, l’ho visto affogare.
In tutti i miei sogni, prima che la mia vista diventasse debole,
si precipita verso di me, barcollando, soffocando, annegando.
Se in qualche affannoso sogno anche tu potessi marciare
dietro al vagone in cui lo gettammo,
e guardare gli occhi bianchi contorcersi nel suo volto,
il suo volto abbassato, come un diavolo stanco di peccare;
se tu potessi sentire, ad ogni sobbalzo, il sangue
che arriva come un gargarismo dai polmoni rosi dal gas,
ripugnante come un cancro, amaro come il bolo
di spregevoli, incurabili piaghe su lingue innocenti, –
amica mia (*), tu non diresti con tale profondo entusiasmo
ai figli desiderosi di una qualche disperata gloria,
la vecchia Bugia: Dulce et decorum est
pro patria mori.
(*) Visto che la poesia, almeno nella sua prima stesura, era espressamente dedicata alla scrittrice fanatica militarista Jessie Pope, mi son permesso di cambiare “amico mio” in “amica mia”.
DULCE ET DECORUM EST
Piegati in due, come vecchi accattoni sotto sacchi,
con le ginocchia che si toccavano, tossendo come streghe, bestemmiavamo nel fango,
fin davanti ai bagliori spaventosi, dove ci voltavamo
e cominciavamo a trascinarci verso il nostro lontano riposo.
Uomini marciavano addormentati. Molti avevano perso i loro stivali
ma avanzavano con fatica, calzati di sangue. Tutti andavano avanti zoppi; tutti ciechi;
ubriachi di fatica; sordi anche ai sibili
di granate stanche, distanziate, che cadevano dietro.
Gas! Gas! Veloci, ragazzi! – Un brancolare frenetico,
mettendosi i goffi elmetti appena in tempo;
ma qualcuno stava ancora gridando e inciampando,
e dimenandosi come un uomo nel fuoco o nella calce…
Pallido, attraverso i vetri appannati delle maschere e la torbida luce verde,
come sotto un mare verde, l’ho visto affogare.
In tutti i miei sogni, prima che la mia vista diventasse debole,
si precipita verso di me, barcollando, soffocando, annegando.
Se in qualche affannoso sogno anche tu potessi marciare
dietro al vagone in cui lo gettammo,
e guardare gli occhi bianchi contorcersi nel suo volto,
il suo volto abbassato, come un diavolo stanco di peccare;
se tu potessi sentire, ad ogni sobbalzo, il sangue
che arriva come un gargarismo dai polmoni rosi dal gas,
ripugnante come un cancro, amaro come il bolo
di spregevoli, incurabili piaghe su lingue innocenti, –
amica mia (*), tu non diresti con tale profondo entusiasmo
ai figli desiderosi di una qualche disperata gloria,
la vecchia Bugia: Dulce et decorum est
pro patria mori.
Bartleby - 2010/12/17 - 11:48
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Album “Secrets of the I Ching”
Scritta da John Lombardo adattando il testo della poesia di Wilfred Owen “Dulce et Decorum Est”.
“Dulce et decorum est pro patria mori” è un verso dalla Odi di Orazio ma soprattutto è la sua bellissima e terribile confutazione, “the old lie”, la vecchia bugia, in una delle più celebri poesie di Wilfred Owen, autore pure di Anthem for Doomed Youth, che la scrisse sempre nel 1917 mentre si trovava ricoverato in ospedale per le ferite e lo schock causati da un bomba esplosagli vicino in battaglia. Owen, morto per “fuoco amico” proprio pochi giorni prima che la Grande Guerra terminasse, dedicò la sua poesia a tal Jessie Pope, una dimenticabile e dimenticata scrittrice le cui poesie erano invece farcite di patriottismo militaresco e incitavano i ragazzi ad arruolarsi per la guerra.