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Language: Greek (Modern)


Nikos Kavvadias / Νίκος Καββαδίας

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(Nikos Kavvadias / Νίκος Καββαδίας)
Οι γάτες των φορτηγών
(Xembarki / Ξέμπαρκοι)


Ghevára
Στίχοι: Νίκος Καββαδίας
Μουσική: Χάρης Παπαδόπουλος
Πρώτη εκτέλεση: Βασίλης Λέκκας

Testo di Nikos Kavvadìas in "Controvento" (Τραβέρσο) - 1975
Musica di Haris Papadopoulos
Prima esecuzione di Vassilis Lekkas

La Higuera, Bolivia, 10 ottobre 1967.
La Higuera, Bolivia, 10 ottobre 1967.


"Scritta da Nikos Kavvadìas nel 1972 e pubblicata nella terza e postuma raccolta Τραβέρσο (Controvento) nel 1975. Non ho ancora sufficienti notizie sul musicista. (gpt)"
Ήτανε ντάλα μεσημέρι κι έδειξε μεσάνυχτα.
Έλεγε η μάνα του παιδιού: 'Καμάρι μου κοιμήσου'.
Όμως τα μάτια μείνανε του καθενός ορθάνοιχτα
τότε που η ώρα ζύγιαζε με ατσάλι το κορμί σου.

Λεφούσι ο άσπρος μέρμηγκας, σύννεφο η μαύρη ακρίδα.
Όμοια με τις Μανιάτισσες μοιρολογούν οι Σχόλες.
Λάκισε ο φίλος, ο αδελφός. Που μ' είδες και που σ' είδα;
Φυλάει το αλώνι ο Σφακιανός κι ο Αρίδα την κορίδα.

Ποιος το 'λεγε, ποιος το 'λπιζε και ποιος να το βαστάξει.
Αλάργα φεύγουν τα πουλιά και χάσαν τη λαλιά τους.
Θερίζουν του προσώπου σου το εβένινο μετάξι,
νεράιδες και το υφαίνουνε να δέσουν τα μαλλιά τους.

Πάνθηρας ακουρμάζεται θωράει και κοντοστέκει.
Γλείφει τα ρόδα απ' τις πληγές, μεθάει και δυναμώνει.
Ξέρασε η γη τα σπλάχνα της και πήδησαν δαιμόνοι.
Σφυρί βαράει με δύναμη, μένει βουβό τ' αμόνι.

Πυγολαμπίδες παίζουνε στα μάτια τ' ανοιχτά.
Στ' 'ομορφο στόμα σου κοιμήθηκε ένας γρύλος.
Πέφτει από τα χείλη σου που ακόμα είναι ζεστά,
ένα σβησμένο cigarillos.

Τ' όνειρο πάει με τον καπνό στον ουρανό,
έσμιξε πια με το καράβι του συννέφου.
Το φως γεννιέται από παντού μα είναι αχαμνό
και τα σκοτάδια το ξεγνέθουν και σου γνέφουν.

Χοσέ Μαρτί (κόνδορας πάει και χαμηλώνει,
περηφανεύεται, ζυγιάζεται, θυμάται.
Με τα φτερά του θα σκοτείνιαζ' ένα αλώνι).
Απόψε οι δυο συντροφιαστοί θα πιείτε μάτε.

Φτάνει ο Μπολίβαρ καβαλώντας σαϊτάρι.
Παραμονεύει ορθή κουλέμπρα γκαστρωμένη.
Βότανα τρίβει η Περουβάνα σε μορτάρι
και μασουλάει φαρμακωμένη μανιτάρι.

Του Λόρκα η κόκκινη φοράδα χλιμιντράει
μ' αυτός μπλεγμένος στα μετάξινα δεσμά του
μακρύ κιβούρι με τον πέτρινο κασμά του
σενιάρει ο φίλος και στο μπόι σου το μετράει

Γέροντας ναύτης με τα μούτρα πισσωμένα
βάρκα φορτώνει με την πιο φτηνή πραμάτεια.
Έχει τα χέρια από καιρό ψηλά κομμένα
κι ήθελε τόσο να σου σφάλαγε τα μάτια

Contributed by Gian Piero Testa - 2010/11/6 - 16:48



Language: Italian

Gian Piero Testa.
Gian Piero Testa.

Versione italiana di Gian Piero Testa
Traduzione con l'avvertenza che, trattandosi di un tentativo metrico, qualcosa è di sicuro andato perso. (gpt)
GUEVARA
A Thanàssis Karayàs

Era mezzogiorno in punto e segnava mezzanotte
Diceva la mamma al bimbo: «Dormi mio tesoro».
Pure, di ciascuno gli occhi restarono sbarrati
quando l'ora soppesò il tuo corpo con l'acciaio.

Formiche bianche a sciame, a nugoli locuste nere.
Le Feste intonarono il lamento come Maniote.
Fuggì il fraterno amico. Ove ti vidi e mi vedesti ?
Lo Sfakiano veglia l'aia, il Piè Lesto la corrida.

Chi lo diceva, chi lo sperava, chi lo sopporta.
Vanno gli uccelli lontano e hanno perso la favella.
Fate mietono la nera seta del tuo volto
e la tessono per allacciare le proprie chiome.

Una pantera sta in ascolto, osserva e si sofferma.
Dalle piaghe lecca rose, s'inebria e prende forza.
Seccò le viscere la terra e demoni balzarono.
Grave un martello batte, ma l'incudine non parla.

Giocano lucciole sopra i tuoi occhi spalancati.
Sulla tua bella bocca si è addormentato un grillo.
Dalle tue labbra che sono ancora calde cade
spento un cigarillos.

Il sogno ascende fino al cielo con il fumo,
ormai si è congiunto alla nave della nube.
D'ogni dove sgorga ma è fievole la luce
e l'aggomitolano tenebre e ti fan segno.

José Martí (Condor che erra e piomba in basso,
sente l'orgoglio, si libra e nulla scorda.
Sull'aia un'ombra stenderà con le sue ali.)
Voi due stasera berrete mate insieme.

Giunge Bolìvar a cavallo di una freccia.
Eretta sta nell' agguato una serpe pregna.
La Peruviana tritura erbe nel mortaio
e biascica in bocca un fungo che l'avvelena.

La rossa giumenta di Lorca alza un nitrito,
ma lui nei suoi serici lacci sta impigliato.
Lunga una fossa e pari alla sua statura
col suo piccone di pietra l'amico acconcia.

Un marinaio dalla faccia incatramata
carica una barca con maestria di vecchio.
Le tempeste han martoriato le sue mani.
E per chiudere i tuoi occhi sì forte ardeva.

Contributed by Gian Piero Testa - 2010/11/6 - 17:08


Qualche giorno fa, sotto una pila di Settimane Enigmistiche in bagno, ho ritrovato una cosa; e visto che di Settimane Enigmistiche si parla (e non mi vergogno a dire che, in compagnia di Alan Turing e Erri De Luca, ho una passione smodata e ultraquarantennale per i cruciverba più terrificanti), "Forse non tutti sanno che" quella cosa era il volumetto, pubblicato a proprie spese, che Gian Piero Testa, nel 2010, aveva pubblicato con le sue traduzioni da Nikos Kavvadias, il poeta marinaio. Chissà come c'era finito; forse per le sue dimensioni quadernesche, che ben si adattavano a stare, nella mia casa dove ogni centimetro quadrato è occupato da libri, sotto le riviste di enigmistica. Probabilmente solo per questo? Chi lo sa; ma ogni tanto bisogna pur dare una pulita al bagno, ed ecco che il volumetto risalta fuori, con le meravigliose traduzioni che Gian Piero aveva fatto, a suo tempo, da quell'irripetibile poeta di lungo corso, di quel greco nato in Manciuria e corritore dei sette mari assai più di Corto Maltese. Non mi ricordo bene se Gian Piero aveva deciso di tradurre integralmente Kavvadias proprio su "input" di questo sito; può darsi. Ho ricordi vaghi di averglielo nominato in qualche pagina, per caso, a proposito di una sua poesia dedicata al pilota Nagel, marinaio norvegese a Colombo, che si struggeva di nostalgia per le isole Lofoten (forse era una pagina dedicata al naufragio della Costa Concordia?); l'unica poesia di Kavvadias che conoscevo per averla sempre avuta in un vecchio manualetto di greco moderno, il "Teach Yourself Modern Greek" di A.M. Sofroniou. Fatto sta che Gian Piero aveva messo qualcosa di Kavvadias anche in questo sito, profittando del fatto che praticamente tutte le sue poesie sono state messe in musica (da Thanos Mikroutsikos, dagli Xembarki...) e cantate. Tra di esse, questa dedicata a Ernesto Che Guevara.

Sentendomi parecchio in colpa per aver lasciato per cinque anni a dormire le poesie di Kavvadias tradotte dal "gpt" sotto una pila immane di cruciverba risolti (tra le mie manie, quella di tenere i fascicoli completamente riempiti dalla prima pagina all'ultima compresi i rebus e le crittografie sinonimiche), ho cavato finalmente fuori il volumetto e i suoi tesori, compresi quelli già presenti qua dentro (e tra i quali vorrei segnalare la meravigliosa Οι γάτες των φορτηγών), ripromettendomi di tenermelo finalmente come "livre de chevet" assieme al volume per riconoscere piante e fiori regalatomi dalla Daniela -k.d.-, al Teach Yourself Finnish, all'Anarchismo Insurrezionalista di Alfredo Maria Bonanno e al "Diario dal carcere" di Theodorakis (anch'esso regalo della Daniela). Così è. Ma dicevo.

Dicevo, anzi non avevo ancora detto, che generalmente io non sono favorevolissimo alla presenza di canzoni e poesie sul Che Guevara in questo sito, anche se poi ce ne sono diverse. Ma probabilmente, per questa poesia (e poi canzone) di Kavvadias avrei fatto pure io un'eccezione; tant'è vero che sono andato subito a vedere se già c'era (c'era, naturalmente). Kavvadias, che era stato combattente durante l'invasione italiana, aveva combattuto anche nell'ELAN, il "fronte navale" dell'EAM socialcomunista durante la guerra civile. La sua sconfitta, collettiva e personale, la aveva pagata e spesa infognandosi in diecimila avventure a giro per i mari e per i porti, cavandone poesie spettacolari (non molte, perché i veri poeti scrivono poco) che ci parlano di ciò che è realmente l'avventura: non episodi mirabolanti, ma quotidiani dai quali si estrae l'unicità. Facce, figure, vite, storie. E questo vale anche per il Che Guevara che qui abbiamo. Ringraziare ancora Gian Piero Testa per avercelo fatto conoscere è semplicemente poco, anche se poco altro, adesso, si può fare. Magari spendere qualche minuto, rubato a chissà cosa; questo sì.

Riccardo Venturi - Ελληνικό Τμήμα των ΑΠΤ "Gian Piero Testa" - 2015/10/5 - 18:06




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