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Ritmos negros del Perú

Nicomedes Santa Cruz
Language: Spanish


Nicomedes Santa Cruz

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(Nicomedes Santa Cruz)
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(Bob Dylan)
América Latina
(Nicomedes Santa Cruz)


[1959]
Album “Nicomedes Santa Cruz y su conjunto Kumanana”



La “Décima” è una forma di declamazione poetica tradizionale del Perù. La Décima peruviana – di cui Nicomedes Santa Cruz è stato il più grande interprete – può a buon diritto ritenersi precursiva del “poetry slam” e pure del rap, anche se non sempre era accompagnata dalla musica.
La dedica che precede il brano è un omaggio a colui che viene definito “El Patriarca de la Música Negra”, il chitarrista, cantante, ballerino, percussionista e poeta peruviano Porfirio Vásquez (1902-1971)

A don Porfirio Vásquez

Ritmos de la esclavitud
Contra amarguras y penas.
Al compás de las cadenas
Ritmos negros del Perú.

De África llegó mi abuela
vestida con caracoles,
la trajeron lo` epañoles
en un barco carabela.
La marcaron con candela,
la carimba fue su cruz. (1)
Y en América del Sur
al golpe de sus dolores
dieron los negros tambores
ritmos de la esclavitud

Por una moneda sola
la revendieron en Lima
y en la Hacienda La Molina
sirvió a la gente española.
Con otros negros de Angola
ganaron por sus faenas (2)
zancudos para sus venas (3)
para dormir duro suelo
y naíta`e consuelo
contra amarguras y penas...

En la plantación de caña
nació el triste socavón, (4)
en el trapiche de ron (5)
el negro cantó la zaña. (6)
El machete y la guadaña (7)
curtió sus manos morenas;
y los indios con sus quenas (8)
y el negro con tamborete
cantaron su triste suerte
al compás de las cadenas.

Murieron los negros viejos
pero entre la caña seca
se escucha su zamacueca (9)
y el panalivio muy lejos. (10)
Y se escuchan los festejos
que cantó en su juventud.
De Cañete a Tombuctú,
De Chancay a Mozambique
llevan sus claros repiques (11)
ritmos negros del Perú.
Note:

(1) Credo che per “carimba” qui si intenda il collare di ferro con cui venivano incatenati gli schiavi neri.

(2) Faenas: fatiche

(3) Zancudos: zanzare

(4) Socavón: danza degli schiavi neri in Perù, proibita dagli spagnoli ma ballata sempre di nascosto e – ovviamente – senza l’accompagnamento di musica ma solo da una melodia, un lamento, mormorato a bassa voce.

(5) Trapiche: mulino in legno o in legno e pietra per spremere la canna da zucchero

(6) Zaña (o Saña): è la versione peruviana del tipico canto di lavoro “call and response”, quello dei prigionieri nelle “chain gang”, o quello delle nostre mondine (vedi “Riso amaro”), tanto per intenderci. Insomma, la forma di canto per solista e coro con cui un gruppo di lavoratori (o prigionieri, o schiavi) sotto stretto controllo si dà il ritmo del lavoro e al tempo stesso comunica, impedendo la comprensione delle informazioni ai guardiani o agli aguzzini.

(7) Guadaña: falce

(8) Quena: flauto di canna tipico dei nativi delle Ande

(9) Zamacueca: danza popolare peruviana in cui si incontrano ritmi africani, andini e spagnoli. In Cile si chiama Cueca (vedi, per esempio la Cueca por Vietnam di Rolando Alarcón)

(10) Panalivio: forma di canto dei neri peruviani, i cui temi costanti sono lo sfruttamento e l’oppressione

(11) Repique: il tamburo a doppia membrana tipico, per esempio, delle “baterias” che accompagnano la samba brasiliana.

Contributed by Bartolomeo Pestalozzi - 2010/8/20 - 10:03



Mentre a Iquitos la popolazione scende in strada, nella regione del Vizcatán proseguono le operazioni antiguerriglia
PERU’ INQUIETO TRA MANIFESTAZIONI POPOLARI E ULTIMI FUOCHI DI GUERRIGLIA
Gianni Sartori

In questi giorni le inquietudini sociali peruviane si sono manifestate a Iquitos con le proteste furibonde, tesissime e foriere di scontri tra cittadinanza polizia. A causa dell’uso massiccio (da più parti giudicato “eccessivo”) di lacrimogeni,veniva evacuata una scuola e molte attività commerciali della regione hanno risentito dei disordini rimanendone fortemente penalizzate.

A innescare la tensione gli improvvisi e imprevisti tagli dell’elettricità. A farne le spese oltre alla popolazione, numerose industrie (in particolare quelle dell’edilizia).

L’Electro Oriente, l’impresa inizialmente ritenuta responsabile di questa emergenza, da parte sua ha smentito tale versione. Accusando in compenso un’altra azienda, la Genrent del Perú S.A.C. responsabile della gestione dell’elettricità.

Nel frattempo proseguivano le ampie operazioni anti-guerriglia, avviate congiuntamente dall’esercito, dall’aviazione e dalle forze speciali, nelle vallate dei fiumi Apurímac, Ene e Mantaro (regione del Vizcatán). Un sottufficiale, Tiburcio Espinoza, rimaneva ucciso (e almeno due soldati feriti) nel corso di un assalto a un campo della guerriglia maoista. Altri due accampamenti venivano attaccati dai soldati, ma risultavano già abbandonati. Recuperate comunque gran quantità di armi e di esplosivi.

L’operazione era iniziata alle tre del mattino di lunedì 15 aprile con lanci di missili (con elicotteri che si erano alzati in volo dall’aeroporto di Hatum Rum) da parte delle Forze Armate del Perù contro le presunte basi della guerriglia del MPCP (Militarizzato Partito Comunista del Perù) nel VRAEM (sigla con cui si indica la Valle dei fiumi Apurímac, Ene e Mantaro, nelle provincie di Huanta, Satipo e La Convención). L’obiettivo principale era il gruppo del Camarada José (al secolo Victor Quispe Paolino), ritenuto il principale “erede” di Sendero Luminoso e forse rimasto ferito nel corso dei bombardamenti.

I combattimenti successivi tra militari e guerriglieri maoisti sono stati descritti dalle fonti ufficiali come la “rappresaglia di senderisti e narcotrafficanti (presenti nell’area NDA)". 

Per José Luis Gavidia, esponente politico di spicco ed ex ministro della Difesa “siamo arrivati praticamente nella tana di José, nel suo stesso accampamento e le operazioni proseguono in maniera continua e sostenuta”.

Ma per alcuni osservatori in realtà l’esercito starebbe “disparando bombas invisibles a la nada, porque las bombas invisibles tú puedes dispararlas a donde quieras, pero cuando no tienes Inteligencia, fracasa”. Infatti pare che alcuni degli obiettivi in realtà si trovassero a oltre due chilometri di distanza da dove erano stati segnalati e quindi dal punto dove venivano sganciati i missili.

Gianni Sartori

Gianni Sartori - 2024/4/23 - 16:44




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