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Redshadow
Langue: italien


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[2006]
Testo (e musica?) di Redshadow

Dal newsgroup it.fan.musica.guccini, 25 gennaio 2006. Grazie di cuore al hermano Redshadow per il permesso di inserirla nelle CCG. [RV]
Sono italiano, forse romano
O milanese, o palermitano
Desta è l'Italia, canto col cuore
E prego in chiesa per il Redentore

L'elmo di Scipio mi ha cinto la testa
E cosa vuol dire me lo dice Vespa
Famiglia, denaro ed un posto sicuro
È quel che ci vuole per il mio futuro

In carcere i neri, gli slavi e i barboni
Ci pensa il Cinese, se no Berlusconi
Perché l'Italiano è una razza che vale
Con il Colosseo nella sua Capitale

I martiri di Nassirya dentro al cuore
In parte alla VISA ed al Tricolore
La foto del Papa in cornice sul letto
Ed una Beretta nel primo cassetto

Il figlio maggiore fa il fotomodello
La piccola sogna già il Grande Fratello
E il dì di Natale saremo più buoni
Sparando dei razzi dai nostri balconi

Nel mentre che a Baghdad i "nostri ragazzi"
Lottando nel giusto combattono i pazzi
Che ci odiano tutti, chissà poi perché
La bella Penisola di pizza e caffè

Con Baudo e Costanzo l'ambiente è perfetto
La massima gioia con uno Scudetto
Siamo Italiani, santi e poeti
Navigatori, cuochi e profeti

O forse sbagliamo, fra i lampi ed i tuoni
E in definitiva siam solo coglioni.

envoyé par Riccardo Venturi - 26/1/2006 - 19:20



Langue: français

Version française – ITALIEN – Marco Valdo M.I. – 2009
Chanson italienne – Italiano – Redshadow


Cette chanson sur l'Italien, l'Italien contemporain, s'entend... mérite deux trois clés pour ceux qui ne fréquentent pas la péninsule.
« L'Italie s'est levée et Le casque de Scipion me couvre la tête : sont des références directes à l'hymne national - « Il Canto degli Italiani ».
Le Chinois est Sergio Cofferati, maire de Bologne, issu du syndicalisme et surnommé ainsi à cause de la forme de ses paupières. Élu à gauche, il mène à Bologne une politique répressive, fort droitière, au point d'être surnommé « Le Shérif » et même, le « fasciste de merde ». Vespa, Baudo et Costenzo sont des « animateurs » de la télévision...Le Scudetto est la coupe de football italienne. Quant aux couillons, c'est également une référence directe à Berlusconi, qui avait ainsi traité ses compatriotes.

Cela dit, cette chanson baigne évidemment dans une ironie des plus saines, même si elle laisse entrevoir une vision assez désespérante de l'« Italien » à l'ère berlusconienne. Cet « Italien » pourri par l'argent, la télé et le goût subi pour l'ordre, cet Italien déshumanisé qui rejette l'étranger – évidemment, faut-il préciser ?, l'étranger pauvre, l'étranger de couleur ou d'une autre apparence. Mais en va-t-il vraiment différemment dans les autres pays de l'Europe ?
Le populofascisme se répand insidieusement partout... comme la grippe.
Ainsi va la Guerre de Cent Mille Ans que les riches mènent contre les pauvres...

Ainsi Parlait Marco Valdo M.I.
ITALIEN

Je suis Italien, peut-être Romain
Ou Milanais, ou Palermitain
L'Italie s'est levée, je chante avec mon cœur
Et je prie à l'église pour le Rédempteur.

Le casque de Scipion me couvre la tête
Et cela veut dire, me le dit Vespa,
Famille, argent et une place sûre
C'est ce qu'il faut pour mon futur.

En prison les Noirs, les Slaves et les barbus,
Le Chinois y pense, sinon Berlusconi
Car l'Italien est une race qui vaut
Avec son Colosse dans sa Capitale

Les Martyrs de Nassirya dans le cœur
À côté de la Visa et du Tricolore
La photo du Pape encadrée au-dessus du lit
Et le Beretta dans le premier tiroir.

Mon fils aîné est mannequin
La petite rêve déjà au Grande Fratello
Et le jour de Noël nous serons meilleurs
En tirant des fusées de notre balcon.

Tandis qu'à Bagdad « nos gars »
Luttant pour la juste cause, combattent les fous
Qui haïssent tous, qui sait d'ailleurs pourquoi
La belle Péninsule de pizza et de café

Avec Baudo et Costanzo, l'ambiance est parfaite
Notre joie au sommet avec le Scudetto
Nous sommes Italiens, saints et poètes
Navigateurs, cuisiniers et prophètes.

Ou peut-être qu'on se trompe, entre les éclairs et le tonnerre
Et en définitive, sommes-nous seulement des couillons.

envoyé par Marco Valdo M.I. - 4/5/2009 - 17:58


Stasera leggo la seguente notizia: Herat, Afghanistan militari italiani sparano. Uccisa bimba di 13 anni, tre feriti - Il conducente dice che pioveva a dirotto e non ha visto il blindato... Nelle foto dell'auto mitragliata, tra i bagagli, si intravede una chitarra... Maledizione! Ho subito pensato all'"italiani brava gente?", l'interrogativo retorico che si poneva lo storico Del Boca a proposito delle avventure belliche e coloniali "de' noiartri"... e ho pensato a quella bambina e a quella chitarra (la sua?) falciate a colpi di mitragliatrice pesante da un blindato tricolore, nell'indifferenza "de' noiartri"... Maledizione!

Alessandro - 3/5/2009 - 23:50


Il lusso a Kabul, di Marco Cedolin

Molti sicuramente ricorderanno Buskashì, il libro all’interno del quale Gino Strada raccontava i giorni dell’invasione americana dell’Afghanistan, ritrovandosi ad essere uno dei pochissimi testimoni occidentali ad avere assistito alla presa di Kabul.
Proprio negli ultimi capitoli di Buskashì, Gino Strada descriveva il nuovo volto della Kabul “liberata”, dove si moltiplicava la presenza delle ONG, (fuggite nelle settimane dei bombardamenti) dei grandi network televisivi, dei diplomatici e sedicenti tali, tutti con grandi disponibilità di denaro. “Centinaia di jeep nuove fiammanti fanno la spola fra i ministeri. L’aeroporto è ancora più trafficato del bazar, aerei ed elicotteri in continuazione volano così basso da far tremare i vetri”. Con queste parole Strada tentava di rendere il senso della situazione, aggiungendo che tutto lo staff dell’ospedale di Emergency era stato sfrattato dalla casa in affitto in cui viveva da tempo, poiché una ONG molto “ricca” aveva offerto 5000 dollari al mese contro i 300 pagati dal personale fino a quel momento.

Oggi, a molti anni di distanza da quei giorni, un articolo comparso sul quotidiano inglese The Indipendent offre un interessante spaccato sulla “realtà dorata” nella quale vive la nuova elite di Kabul, mentre in tutto l’Afghanistan stragi e massacri di civili continuano a susseguirsi senza sosta.
L’inchiesta del quotidiano inglese mette in evidenza come i consulenti stranieri a Kabul siano retribuiti sontuosamente con stipendi che vanno dai 250.000 ai 500.000 dollari l’anno, mentre la popolazione locale si dibatte nella miseria più nera. Al tempo stesso sottolinea il fatto che larga parte degli aiuti economici stanziati a livello mondiale in favore dell’Afghanistan in questi anni, anziché contribuire al sostegno del paese hanno finito per rimpinguare le casse delle società private occidentali e mantenere l’alto tenore di vita dei loro funzionari.
A questo riguardo è interessante notare come interi quartieri di Kabul siano stati ricostruiti in maniera sfarzosa per ospitare le sedi di ambasciate ed ONG occidentali, mentre il 77% dei cittadini afgani ancora oggi non ha accesso all’acqua potabile. Altissimi sono anche gli esborsi economici destinati a salvaguardare l’incolumità dei funzionari occidentali, dal momento che ogni abitazione deputata ad ospitarli è stata convertita in una vera e propria fortezza ed i loro spostamenti avvengono sotto scorta, molte volte con l’ausilio di mezzi blindati ed elicotteri. Le imprese occidentali deputate alla ricostruzione delle infrastrutture (molte delle quali statunitensi) continuano ad ottenere enormi profitti, incassando cifre molto superiori a quelle necessarie per eseguire i lavori, che vengono poi sub appaltati ad imprese afgane mal retribuite. Tutto ciò ha finora fatto si che il grande sforzo economico messo in atto dall’occidente per la ricostruzione, non si sia tradotto in una riduzione della disoccupazione fra i giovani afgani (come sarebbe stato auspicabile) indispensabile per evitare loro un futuro di guerriglia e feroce repressione militare, ma abbia semplicemente contribuito ad incrementare gli utili delle grandi imprese di costruzione occidentali.
Sfarzose ambasciate e lussuose sedi di ONG ed imprese private occidentali, con il loro corredo di guardie del corpo, jeep blindate nuove fiammanti ed hotel extralusso, alimentano il contrasto stridente fra il business dell’Occidente in Afghanistan e la penosa situazione nella quale la popolazione afgana continua ad essere costretta a vivere. Dopo 7 anni dalla “liberazione” oltre 25 milioni di afgani sono costretti a sopravvivere con meno di un dollaro al giorno, l’aspettativa di vita è di 45 anni, il tasso di alfabetizzazione risulta del 34% e oltre il 55% della popolazione vive senza elettricità, nonostante durante questi 7 anni un considerevole fiume di denaro pubblico abbia continuato a scorrere dai paesi occidentali in direzione Kabul. Senza dubbio non mancano gli elementi sui quali è imperativo riflettere.

Alessandro - 4/5/2009 - 00:03




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