Dos años que ando rodando
buscando una solución,
formándome la memoria
y ahora yo quiero la acción.
A Chile lo explotan
como a toda América del Sur,
también Chile es indio y pobre
aunque me lo niegues tú.
Me dicen que Chile es libre,
de santa reformación.
Pero yo no escucho, amigos,
la voz de la religión.
Pregúntenle a los pampinos (1)
y a los mineros del cobre
si la santa democracia
reforma el hambre del pobre.
Los que ya comieron dicen
que Chile es país civil,
creen que nadie recuerda
lo que pasó un dos de abril.
Cuando Frei mató mineros (2)
se oyó una lamentación,
pero ninguno hizo nada:
la izquierda está en división.
Yo me vuelvo para Chile
y ahora quiero la acción.
Callampas, campo y Mapocho (3)
Me darán su aprobación.
buscando una solución,
formándome la memoria
y ahora yo quiero la acción.
A Chile lo explotan
como a toda América del Sur,
también Chile es indio y pobre
aunque me lo niegues tú.
Me dicen que Chile es libre,
de santa reformación.
Pero yo no escucho, amigos,
la voz de la religión.
Pregúntenle a los pampinos (1)
y a los mineros del cobre
si la santa democracia
reforma el hambre del pobre.
Los que ya comieron dicen
que Chile es país civil,
creen que nadie recuerda
lo que pasó un dos de abril.
Cuando Frei mató mineros (2)
se oyó una lamentación,
pero ninguno hizo nada:
la izquierda está en división.
Yo me vuelvo para Chile
y ahora quiero la acción.
Callampas, campo y Mapocho (3)
Me darán su aprobación.
Note:
(1) Pampinos – Sono i lavoratori del salnitro, quelli della Cantata Santa María de Iquique dei Quilapayún, per intenderci.
(2) Non sono riuscito a trovare riscontri circa questo massacro di minatori compiuto dal governo Frei (1964-1970). Comunque in Cile non furono infrequenti gli scioperi dei lavoratori repressi nel sangue. Si veda proprio la canzone citata alla nota precedente.
(3) Callampas – E’ la gente che vive nelle bidonvilles, negli “asentamientos irregulares” in Cile.
Mapocho – E’ il nome di un fiume che scorre nei pressi di Santiago.
(1) Pampinos – Sono i lavoratori del salnitro, quelli della Cantata Santa María de Iquique dei Quilapayún, per intenderci.
(2) Non sono riuscito a trovare riscontri circa questo massacro di minatori compiuto dal governo Frei (1964-1970). Comunque in Cile non furono infrequenti gli scioperi dei lavoratori repressi nel sangue. Si veda proprio la canzone citata alla nota precedente.
(3) Callampas – E’ la gente che vive nelle bidonvilles, negli “asentamientos irregulares” in Cile.
Mapocho – E’ il nome di un fiume che scorre nei pressi di Santiago.
envoyé par Bartolomeo Pestalozzi - 11/8/2010 - 14:55
Di Juan Capra non è menzionato il periodo di Roma, dove abitò sicuramente nel 1965 in via dei Coronari. Io sono stato suo amico e stavo frequentemente con lui di cui conservo un bellissimo ricordo e due opere in gessetto che mi ritraggono.
Alfredo Liberatori - 28/11/2011 - 15:31
Credo che l'intestazione non sia del tutto corretta in quanto il disco edito da Albatros nel 1973 era precedentemente uscito sempre in Italia, sei anni prima per la CEDI (Compagnia Editrice e Discografica Internazionale) di Torino con lo stesso titolo "Cile canta e lotta" (marzo 1967)*. Per ciò che riguarda la versione francese, va precisato che non si tratta di un disco "collettivo" ma attribuito al solo Capra, "Chants du Chili - Que vivan los estudiantes" (1968) (negli anni seguenti più volte ristampato e sempre con copertine diverse) e che la scaletta risulta differente in due brani rispetto a quella italiana dell'anno prima.
Unica nota negativa è che non viene mai riportato l'autore delle canzoni che all'ascolto, avrei attribuito tutte a Capra se non fosse che l'intestazione dell'LP "canti popolari cileni di ieri e di oggi" suggeriva altro. Come in una beffa, perfino sulla copertina veniva sottolineata la difficile distinguibilità tra canto tradizionale e composizioni originali. Nonostante siano passati moltissimi anni, non ho mai risolto questo mistero, se qualcuno ne sa qualcosa...anche perchè questo sfortunato autore è spesso dimenticato quando si ricorda quella "Nueva cancion cilena"
* quindi l'esatta datazione è: [1967]
Unica nota negativa è che non viene mai riportato l'autore delle canzoni che all'ascolto, avrei attribuito tutte a Capra se non fosse che l'intestazione dell'LP "canti popolari cileni di ieri e di oggi" suggeriva altro. Come in una beffa, perfino sulla copertina veniva sottolineata la difficile distinguibilità tra canto tradizionale e composizioni originali. Nonostante siano passati moltissimi anni, non ho mai risolto questo mistero, se qualcuno ne sa qualcosa...anche perchè questo sfortunato autore è spesso dimenticato quando si ricorda quella "Nueva cancion cilena"
* quindi l'esatta datazione è: [1967]
Flavio Poltronieri - 18/7/2023 - 17:33
MASACRE DE EL SALVADOR (CHILE): 11 DE MARZO DE 1966
Responsabili: il presidente Eduardo Frei Montalva, il suo ministro della difesa, Juan de Dios Carmona, e il capitano dell'esercito Alejandro Alvarado Gamboa, che didede l'ordine di sparare sui minatori in sciopero. Furono uccisi otto manifestanti, tra i quali due donne.
Responsabili: il presidente Eduardo Frei Montalva, il suo ministro della difesa, Juan de Dios Carmona, e il capitano dell'esercito Alejandro Alvarado Gamboa, che didede l'ordine di sparare sui minatori in sciopero. Furono uccisi otto manifestanti, tra i quali due donne.
×
Parole e musica di Juan Capra
Nel disco collettivo “Chants Revolutionnaires du Chili” pubblicato in Francia, poi uscito in Italia nel 1973 per I Dischi dello Zodiaco con il titolo “Cile canta e lotta, vol. 1 – Canti popolari cileni di ieri e di oggi”.
Juan Capra è stato un importante artista cileno attivo negli anni 60 e 70. Fu poeta, cineasta, musicista (collaborò parecchio con i Quilapayun) e – soprattutto - un pittore così noto da esporre in molte gallerie internazionali. Si narra – ma non ho potuto verificarlo - che sia l’unico artista cileno ad aver esposto al Louvre. Sicuramente Juan Capra si traferì molto presto dal Cile a Parigi, lasciando la sua casa – che era già un ritrovo di artisti – ai fratelli Angel e Isabel Parra. E fu proprio nella casa di Juan Capra a Santiago che videro la luce la “Peña de los Parra” (con Patricio Manns, Rolando Alarcón, Víctor Jara, Payo Grondona, Patricio Castillo, los Curacas o Huamarí e pure Paco Ibáñez e Atahualpa Yupanqui) e più tardi la Nueva Canción Chilena.
Ancor prima del golpe di Pinochet, Juan Capra tornò in Cile, così come testimonia lui stesso in questa canzone disincantata che racconta di come già sotto la presidenza del democristiano Eduardo Frei Montalva (predecessore di Allende e come Allende assassinato, anche se lo si è saputo solo di recente) la vita degli indigeni, degli indigenti e dei lavoratori fosse difficile e disprezzata dai potenti di turno. Poi Juan Capra scomparve, e molti – come risulta da alcune biografie non accurate presenti in rete – lo diedero davvero per “desaparecido”, vittima della dittatura. Invece Juan Capra era sopravvissuto ma la sua salute era fortemente minata e ciò aveva determinato la scomparsa dell’artista poliedrico, trasformato in un barbone malridotto che si trascinava per le strade provando a vendere i propri disegni ai passanti.
Juan Capra è morto nel 1996, a soli 58 anni, mentre era ricoverato all’Hospedería del Hogar de Cristo a Santiago. E’ morto solo, ammalato, poverissimo e misconosciuto.
(fonte: cantonuevo.perrerac.org)