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El paes di bosiard

Francesco Magni
Langue: italien (Lombardo Brianzolo)


Francesco Magni

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[2004]
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scigula

Adattamento di una filastrocca di Gianni Rodari
Musica di Francesco Magni
Testo trovato sulla pagina ufficiale di Francesco Magni.


Canzone che dedico di cuore – ancora una volta - a quell’impostore, quel bugiardo, quel faccendiere, quel golpista, quel mafioso, quel fascista, quell’accalappiacani di Berlusconi…
Peccato solo che ‘sto stronzo abbia inquinato così profondamente l’aria, l’acqua e la terra che ho poca fiducia nell’“epidemia di verità” prospettata da questa canzone…
Gh'era una volta laa in di part de mah chissà
el paes di bosiard
In che' el paes lì nisunn diseva,
nisunn pensava la verità

Ciamaven per nom gnanca la cicoria
la bosia l'era obligatoria
Ciamaven acqua el vin
cadrega el tavolin
mal el ben ben el mal
Pes l'usell e pianta l'animal

E l'educazion la s'insegnava col baston
E i fiulit imparavan a memoria
sura i liber bosiard de la storia
L'era minga ipocrisia per dis te voeuri ben
Tutt se mandavan via…

Ma un dì in ch'el paes li l'è capitaa un omett
Ch'el vangel di bosiard l'era minga lett
E tutt content el cantava el vent l'è el vent
S'el dent l'è foeura s'el dent l'è dent
Molla pistola l'è semper dent

L'han faa visità da cinquanta professor
el gaveva el virus de la verità
Una malatia che quand la te vegniva
la te andava minga via

La notizia l'han publicada su la Gazzeta de la Bosia
Ma i politich per contentà i poeur martul
han ciapaa el poeur sacrament
E a pagament l'han metù dent gratuitament
in una gabia armata de ciment

Una ressa de la madona
tutt andaven a vardà l'omett ch'el diseva la verità
Ma la roba pusee strana
l'è che la malatia si rivelò putana
E in quattr e quattrott per tuta la città
han ciapà tutt el virus
El virus… De la verità

Un casott poliziott dotor autorità
han cercaa de fermà l'epidemia
Ormai tutta la gent la vosava el vent l'è el vent
S'el dent l'è foeura s'el dent l'è dent
molla pistola l'è semper dent

envoyé par The Lone Ranger - 6/8/2010 - 12:56



Langue: italien

Traduzione italiana dalla pagina ufficiale di Francesco Magni.
IL PAESE DEI BUGIARDI

C'era una volta là dalle parti di chissà
il paese dei bugiardi
In quel paese nessuno diceva,
nessuno pensava la verità

Non chiamavano per nome nemmeno la cicoria
La bugia era obbligatoria
Chiamavano acqua il vino,
seggiola il tavolino
Male il bene, bene il male,
pesce l'uccello e pianta l'animale

E l'educazione si insegnava col bastone
E i ragazzini imparavano a memoria
Sopra i libri bugiardi della storia
Non era ipocrisia, per dire ti voglio bene
tutti si mandavano via

Ma un giorno in quel paese capitò un ometto
Che il vangelo dei bugiardi non l'aveva letto
E tutto contento cantava il vento è il vento
Se il dente è fuori, se il dente è dentro,
finiscila scemo, è sempre un dente

L'hanno fatto visitare da cinquanta professori,
aveva il virus della verità
Una malattia che quando ti veniva
non se ne andava più via

La notizia l'hanno pubblicata sulla Gazzetta della Bugia
Ma i politici per accontentare la curiosità popolare
Hanno preso il povero malcapitato
E a pagamento, l'hanno esposto gratuitamente
in una gabbia di cemento armato

Una ressa incredibile.
Tutti andavano a vedere l'uomo che diceva la verità
Ma la cosa più strana
è che la malattia si rivelò infettiva
E in men che non si dica, per tutta la città,
si diffuse il bacillo della verità
El virus....De la verità

Una confusione, poliziotti, dottori, autorità
cercavano di fermare l'epidemia
Ormai tutta la gente gridava: il vento è il vento
Se il dentro è fuori, se il dente è dentro,
finiscila scemo, è sempre dentro

envoyé par The Lone Ranger - 6/8/2010 - 12:56


Il testo originale della filastrocca di Rodari, scritta nel 1956 e pubblicata in “Filastrocche in cielo e in terra” del 1960.

IL PAESE DEI BUGIARDI

C'era una volta, là
dalle parti di Chissà,
il paese dei bugiardi.
In quel paese nessuno
diceva la verità,
non chiamavano col suo nome
nemmeno la cicoria:
la bugia era obbligatoria.

Quando spuntava il sole
c'era subito uno pronto
a dire: "Che bel tramonto!"
Di sera, se la luna
faceva più chiaro
di un faro,
si lagnava la gente:
"Ohibò, che notte bruna,
non ci si vede niente".

Se ridevi ti compativano:
"Poveraccio, peccato,
che gli sarà mai capitato
di male?"
Se piangevi: "Che tipo originale,
sempre allegro, sempre in festa.
Deve avere i milioni nella testa".
Chiamavano acqua il vino,
seggiola il tavolino
e tutte le parole
le rovesciavano per benino.
Fare diverso non era permesso,
ma c'erano tanto abituati
che si capivano lo stesso.

Un giorno in quel paese
capitò un povero ometto
che il codice dei bugiardi
non l'aveva mai letto,
e senza tanti riguardi
se ne andava intorno
chiamando giorno il giorno
e pera la pera,
e non diceva una parola
che non fosse vera.

Dall'oggi al domani
lo fecero pigliare
dall'acchiappacani
e chiudere al manicomio.
"E' matto da legare:
dice sempre la verità".
"Ma no, ma via, ma và ..."
"Parola d'onore:
è un caso interessante,
verranno da distante
cinquecento e un professore
per studiargli il cervello ..."
La strana malattia
fu descritta in trentatre puntate
sulla "Gazzetta della bugia".

Infine per contentare
la curiosità
popolare
l'Uomo-che-diceva-la-verità
fu esposto a pagamento
nel "giardino zoo-illogico"
(anche quel nome avevano rovesciato ...)
in una gabbia di cemento armato.

Figurarsi la ressa.
Ma questo non interessa.
Cosa più sbalorditiva,
la malattia si rivelò infettiva,
e un po' alla volta in tutta la città
si diffuse il bacillo
della verità.
Dottori, poliziotti, autorità
tentarono il possibile
per frenare l'epidemia.
Macché, niente da fare.
Dal più vecchio al più piccolino
la gente ormai diceva
pane al pane, vino al vino,
bianco al bianco, nero al nero:
liberò il prigioniero,
lo elesse presidente,
e chi non mi crede
non ha capito niente.

The Lone Ranger - 6/8/2010 - 12:57




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