O proletari che braccio e pensiero
ai rei tiranni de l'oro vendeste
sorgete in armi pe'l giusto, pe'l vero
e sollevate le impavide teste.
Il vecchio mondo già crolla e ruina
e a l'orizzonte s'affaccia l'aurora
o idea ribelle cammina cammina
in armi su miserabili è l'ora!...
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l'uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà
Noi poggi e piani coi lunghi sudori
di bionde messi rendiamo fecondi
noi per il ventre d'ingordi signori
ci logoriamo scherniti errabondi
Noi fabbricammo i fastosi palagi
e avemmo a pena soffitte e tuguri
l'ozio dei ricchi ebbe giubilo ed agi
noi onta e inopia dei mesti abituri
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l'uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà
Ma troppo amara signori divenne
la rea bevanda e ci abbrucia la bocca
è colmo il calice l'ora è solenne
e la misura del pianto trabocca
All'armi, all'armi, fatidici araldi
e distruggiam questa esosa oppressione
avanti, o forti manipoli, o baldi
lavoratori a la gran ribellione!...
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l'uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà
Se ognora fummo pazienti e cortesi
sotto ogni vostra spietata minaccia
padroni onesti, pasciuti borghesi
venite innanzi e guardiamoci in faccia
È tanto tempo che oppressi sfruttati
mesti ingozzammo i dolori e le pene
ma ormai vedete ci siamo contati
siam forti e molti e spezziam le catene.
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l'uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà
Le vostre dame di porpora e d'oro
l'opera nostra solerte ha vestito
per voi creammo con rude lavoro
vasi e cristalli lucenti al convito
Ma sotto il vento glaciale del verno
le nostre donne son lacere e grame
martiri vive dannate a l'inferno
treman di freddo, sussultan di fame.
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l'uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà
Noi valicammo gli immensi oceani
sfidando l'ira di mille tempeste
e a voi recando dai lidi lontani
gingilli e stoffe di gemme conteste
E intanto voi con minacce e promesse
figlie e sorelle ci avete stuprato
e noi codardi con schiene dimesse
dovizie offrimmo a chi 'l pan ci ha rubato.
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l'uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà
Quando sorelle saran le nazioni
e gli odi antichi travolti e distrutti
una famiglia di saggi e di buoni
godrà in comune il prodotto di tutti
Non più chi oziando s'impingui e divori
presso chi stenta fatica e produce
per tutti il pane il lavoro gli amori
non più tenebra ma scienza, ma luce.
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l'uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà
Non più padroni né servi ma destre
fraternamente tra uguali distese
ma idee d'amore d'alte opre maestre
ma menti sol d'umanesimo accese
E passerà su la libera terra
un soffio puro di calma e di vita
non più l'atroce canzone di guerra
ma gioia immensa ma pace infinita.
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l'uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà
E solo allor tra le splendide e pure
aure del giovine secol giocondo
al nostro piè getteremo la scure
per contemplare il tripudio del mondo
E con la fiaccola in alto cantando
l'inno intonato del giorno de le ire
tra gli splendori del dì memorando
saluteremo il lucente avvenire.
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l'uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà
ai rei tiranni de l'oro vendeste
sorgete in armi pe'l giusto, pe'l vero
e sollevate le impavide teste.
Il vecchio mondo già crolla e ruina
e a l'orizzonte s'affaccia l'aurora
o idea ribelle cammina cammina
in armi su miserabili è l'ora!...
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l'uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà
Noi poggi e piani coi lunghi sudori
di bionde messi rendiamo fecondi
noi per il ventre d'ingordi signori
ci logoriamo scherniti errabondi
Noi fabbricammo i fastosi palagi
e avemmo a pena soffitte e tuguri
l'ozio dei ricchi ebbe giubilo ed agi
noi onta e inopia dei mesti abituri
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l'uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà
Ma troppo amara signori divenne
la rea bevanda e ci abbrucia la bocca
è colmo il calice l'ora è solenne
e la misura del pianto trabocca
All'armi, all'armi, fatidici araldi
e distruggiam questa esosa oppressione
avanti, o forti manipoli, o baldi
lavoratori a la gran ribellione!...
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l'uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà
Se ognora fummo pazienti e cortesi
sotto ogni vostra spietata minaccia
padroni onesti, pasciuti borghesi
venite innanzi e guardiamoci in faccia
È tanto tempo che oppressi sfruttati
mesti ingozzammo i dolori e le pene
ma ormai vedete ci siamo contati
siam forti e molti e spezziam le catene.
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l'uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà
Le vostre dame di porpora e d'oro
l'opera nostra solerte ha vestito
per voi creammo con rude lavoro
vasi e cristalli lucenti al convito
Ma sotto il vento glaciale del verno
le nostre donne son lacere e grame
martiri vive dannate a l'inferno
treman di freddo, sussultan di fame.
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l'uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà
Noi valicammo gli immensi oceani
sfidando l'ira di mille tempeste
e a voi recando dai lidi lontani
gingilli e stoffe di gemme conteste
E intanto voi con minacce e promesse
figlie e sorelle ci avete stuprato
e noi codardi con schiene dimesse
dovizie offrimmo a chi 'l pan ci ha rubato.
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l'uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà
Quando sorelle saran le nazioni
e gli odi antichi travolti e distrutti
una famiglia di saggi e di buoni
godrà in comune il prodotto di tutti
Non più chi oziando s'impingui e divori
presso chi stenta fatica e produce
per tutti il pane il lavoro gli amori
non più tenebra ma scienza, ma luce.
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l'uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà
Non più padroni né servi ma destre
fraternamente tra uguali distese
ma idee d'amore d'alte opre maestre
ma menti sol d'umanesimo accese
E passerà su la libera terra
un soffio puro di calma e di vita
non più l'atroce canzone di guerra
ma gioia immensa ma pace infinita.
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l'uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà
E solo allor tra le splendide e pure
aure del giovine secol giocondo
al nostro piè getteremo la scure
per contemplare il tripudio del mondo
E con la fiaccola in alto cantando
l'inno intonato del giorno de le ire
tra gli splendori del dì memorando
saluteremo il lucente avvenire.
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l'uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà
Contributed by The Lone Ranger - 2010/7/29 - 14:59
Purtroppo non è più attivo il link a La Musica dell'Altra Italia citato nell'introduzione...
In Rete il testo è ripreso soltanto, ma senza nessuna indicazione, su Poeti e Libertà...
Ho provato a fare delle ricerche stralciando alcuni versi, ma finora senza esito...
A questo punto, caro Pardo, credo possa trattarsi di una canzone fantasma, tanto più se tu affermi che su "La Marsigliese" proprio non ci sta.
Saluti
In Rete il testo è ripreso soltanto, ma senza nessuna indicazione, su Poeti e Libertà...
Ho provato a fare delle ricerche stralciando alcuni versi, ma finora senza esito...
A questo punto, caro Pardo, credo possa trattarsi di una canzone fantasma, tanto più se tu affermi che su "La Marsigliese" proprio non ci sta.
Saluti
Bernart Bartleby - 2015/10/28 - 22:51
Per Pardo Fornaciari.
Grazie alla (per me prodigiosa e misteriosa) WayBack Machine sono riuscito a recuperare la pagina da cui avevo tratto il testo... La canzone è proprio attribuita a Gori, datata 1892 e si afferma sia cantata sull'aria de La Marsigliese. Come fonte primigenia si cita il famoso volume "Il canto anarchico in Italia" curato da Santo Catanuto e Franco Schirone.
Appena riesco vado a verificare direttamente lì.
Saluti
Grazie alla (per me prodigiosa e misteriosa) WayBack Machine sono riuscito a recuperare la pagina da cui avevo tratto il testo... La canzone è proprio attribuita a Gori, datata 1892 e si afferma sia cantata sull'aria de La Marsigliese. Come fonte primigenia si cita il famoso volume "Il canto anarchico in Italia" curato da Santo Catanuto e Franco Schirone.
Appena riesco vado a verificare direttamente lì.
Saluti
Bernart Bartleby - 2015/10/29 - 08:20
Peut-être – grâce à la Way Back Machine (WBM, faut suivre les manies du temps qui initialise tout), pourrait-on entendre Pietro Gori la chanter lui-même… ?
Il suffirait qu'elle (la WBM) ramène les CCG, emmenées par Riccardo à l'Île d'Elbe, auprès de Pietro (Ernesto Antonio Pietro Giuseppe Cesare Augusto Gori) Gori à Porto Ferraio.
Et arrivés là, si Ernesto Antonio Pietro Giuseppe Cesare Augusto Gori ne la chante pas directement, il est certain qu'il inspirera les meilleurs d'entre ses visiteurs.
Riccardo doit savoir où le trouver.
Cordial
Lucien Lane
Il suffirait qu'elle (la WBM) ramène les CCG, emmenées par Riccardo à l'Île d'Elbe, auprès de Pietro (Ernesto Antonio Pietro Giuseppe Cesare Augusto Gori) Gori à Porto Ferraio.
Et arrivés là, si Ernesto Antonio Pietro Giuseppe Cesare Augusto Gori ne la chante pas directement, il est certain qu'il inspirera les meilleurs d'entre ses visiteurs.
Riccardo doit savoir où le trouver.
Cordial
Lucien Lane
Lucien Lane - 2015/10/30 - 13:27
Avendo sottomano il Catanuto-Schirone (sottomano letteralmente: lo tengo fisso accanto al PC...), posso confermare le scarne note dell'introduzione. Riporto quanto precisato nell'introduzione al canto (pag. 79 dell'edizione del 2009):
" Viene pubblicato nel volume Battaglie (P. Gori, Battaglie. Versi. Spezia 1911)e poi ripreso dal Nuovo canzoniere rivoluzionario (Nuovo canzoniere rivoluzionario internazionale, Milano, Libreria Editrice Sociale, 1914, p. 59) nel 1914, col titolo Canto di guerra, sottotitolo che Pietro Gori dà all'Inno dei Lavoratori. Dedicato agli sfruttati di tutto il mondo, il testo viene scritto nel carcere di San Vittore a Milano, il 27 maggio 1892, durante una detenzione preventiva dovuta ad un procedimento penale per associazione di malfattori per i fatti del Primo Maggio 1892. Gori è detenuto assieme ad altri 40 operai e studenti ma dopo un mese di carcere saranno tutti rimessi in libertà per un non luogo a procedere."
Come si può vedere, le indicazioni storiche e bibliografiche date da Catanuto-Schirone sono assai precise, e a mio parere sarebbe ben difficile mettere in dubbio l'autorità di entrambi sulla questione. Tra le altre cose, sempre a pagina 79 del volume, è riportato lo spartito musicale del brano. Ora, purtroppo, la mia ben nota ignoranza nel campo della lettura musicale mi impedisce di capire se sia o no, effettivamente, l'aria della "Marsigliese"; cercherò di far controllare a chi se ne intende maggiormente. Da dire però (e Pardo Fornaciari, che saluto e abbraccio, dovrebbe ben saperlo) che in molti canti "sull'aria della Marsigliese" i versi erano letteralmente pigiati, o dilatati, a forza per adattarli in qualche modo alla musica; è, ad esempio, anche il caso della primitiva Internazionale di Pottier, che fino al 1888, quando Degeyter compose la musica che tutti conosciamo, veniva generalmente cantata sulla Marsigliese, alla quale i versi però si adattavano malissimo. Non mi stupirei quindi se anche questo fosse un caso analogo.
" Viene pubblicato nel volume Battaglie (P. Gori, Battaglie. Versi. Spezia 1911)e poi ripreso dal Nuovo canzoniere rivoluzionario (Nuovo canzoniere rivoluzionario internazionale, Milano, Libreria Editrice Sociale, 1914, p. 59) nel 1914, col titolo Canto di guerra, sottotitolo che Pietro Gori dà all'Inno dei Lavoratori. Dedicato agli sfruttati di tutto il mondo, il testo viene scritto nel carcere di San Vittore a Milano, il 27 maggio 1892, durante una detenzione preventiva dovuta ad un procedimento penale per associazione di malfattori per i fatti del Primo Maggio 1892. Gori è detenuto assieme ad altri 40 operai e studenti ma dopo un mese di carcere saranno tutti rimessi in libertà per un non luogo a procedere."
Come si può vedere, le indicazioni storiche e bibliografiche date da Catanuto-Schirone sono assai precise, e a mio parere sarebbe ben difficile mettere in dubbio l'autorità di entrambi sulla questione. Tra le altre cose, sempre a pagina 79 del volume, è riportato lo spartito musicale del brano. Ora, purtroppo, la mia ben nota ignoranza nel campo della lettura musicale mi impedisce di capire se sia o no, effettivamente, l'aria della "Marsigliese"; cercherò di far controllare a chi se ne intende maggiormente. Da dire però (e Pardo Fornaciari, che saluto e abbraccio, dovrebbe ben saperlo) che in molti canti "sull'aria della Marsigliese" i versi erano letteralmente pigiati, o dilatati, a forza per adattarli in qualche modo alla musica; è, ad esempio, anche il caso della primitiva Internazionale di Pottier, che fino al 1888, quando Degeyter compose la musica che tutti conosciamo, veniva generalmente cantata sulla Marsigliese, alla quale i versi però si adattavano malissimo. Non mi stupirei quindi se anche questo fosse un caso analogo.
Riccardo Venturi - 2015/10/30 - 16:58
Language: French
Version française – HYMNE DES TRAVAILLEURS (CHANT DE GUERRE) – Marco Valdo M.I. – 2015
Chanson italienne (sur l'air de la Marseillaise) – Inno dei lavoratori (Canto di guerra) – Pietro Gori – 1892
Chanson écrite par Pietro Gori dans la prison de San Vittore, à Milan, arrêté pour sa participation à la manifestation du Premier mai pendant lequel, comme il arriva tous les ans dans la décennie 1888-1898, il avait éclaté le énième affrontement dur entre les travailleurs et la police.
Chanson italienne (sur l'air de la Marseillaise) – Inno dei lavoratori (Canto di guerra) – Pietro Gori – 1892
Chanson écrite par Pietro Gori dans la prison de San Vittore, à Milan, arrêté pour sa participation à la manifestation du Premier mai pendant lequel, comme il arriva tous les ans dans la décennie 1888-1898, il avait éclaté le énième affrontement dur entre les travailleurs et la police.
Petite évocation de Pietro Gori
(extrait de La leggenda del cavaliere errante dell’anarchia – LA LÉGENDE DU CHEVALIER ERRANT DE L'ANARCHIE – Maria Gisella Catuogno)
« Comment expliquer cette mémoire durable en équilibre instable entre réalité et mythe ? D'abord par la taille nationale et internationale du personnage : Gori tient des conférences et des discours partout en Italie et à l'étranger, parlant de liberté, d'égalité, de lutte contre l'oppression et l'exploitation, de guerre à la guerre et d'émancipation des femmes, d'une société future fondée sur la justice et la responsabilité individuelle ; il défend infatigablement les camarades… C'est le révolutionnaire persécuté, condamné à la prison, forcé à la fuite et à l'exil, qui parcourt les quatre coins du monde, de l'Europe aux Amériques, en se déplaçant des Etats-Unis à l'Argentine, jusqu'à la Terre de Feu, et ensuite en Egypte et en Palestine, partout répandant son évangile laïque mais en chantant lui-même ses chansons en s'accompagnant à la guitare ; il est poète, dramaturge, essayiste, compose des chansons comme Adieu Lugano, très belle, destinée à longue fortune. » Fin de citation.
Cet HYMNE DES TRAVAILLEURS (CHANT DE GUERRE), dit Marco Valdo M.I. est un chant de combat, écrit par Pietro Gori sur l'air de la Marseillaise… en 1892, soit un siècle après la chanson des volontaires de l'Armée du Rhin, appelés aux aussi « Aux armes ! » pour assurer leur autodéfense et créer un avenir de liberté, d'égalité et de fraternité. Un avenir qui se fait certes encore attendre et donne toute leur obsédante actualité à ces chansons. Il vaut la peine, tu le penses bien, de prendre connaissance de ces chants anciens. Même si leur langue est celle d'un autre temps et impose de lire attentivement, avec tout le recul nécessaire, le texte original. Il s'agit d'apprendre à lire dans sa propre langue et de se réapproprier ses mots. C'est un effet, peut-être… Mais quel bénéfice, on en tire en finale. Mieux connaître sa langue, c'est aussi mieux se connaître, mieux penser.
Et, dit Lucien l'âne en riant, cela entraîne loin du bêtisme bêtifiant des petits et des grands écrans… C'est aussi une des raisons pour lesquelles il me plaît de saluer les Chansons contre la Guerre et ceux qui les ont conçues. Cela dit, reprenons notre tâche et tissons le linceul de ce vieux monde infantile, gâteux, bêtifiant et cacochyme.
Heureusement !
Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane
(extrait de La leggenda del cavaliere errante dell’anarchia – LA LÉGENDE DU CHEVALIER ERRANT DE L'ANARCHIE – Maria Gisella Catuogno)
« Comment expliquer cette mémoire durable en équilibre instable entre réalité et mythe ? D'abord par la taille nationale et internationale du personnage : Gori tient des conférences et des discours partout en Italie et à l'étranger, parlant de liberté, d'égalité, de lutte contre l'oppression et l'exploitation, de guerre à la guerre et d'émancipation des femmes, d'une société future fondée sur la justice et la responsabilité individuelle ; il défend infatigablement les camarades… C'est le révolutionnaire persécuté, condamné à la prison, forcé à la fuite et à l'exil, qui parcourt les quatre coins du monde, de l'Europe aux Amériques, en se déplaçant des Etats-Unis à l'Argentine, jusqu'à la Terre de Feu, et ensuite en Egypte et en Palestine, partout répandant son évangile laïque mais en chantant lui-même ses chansons en s'accompagnant à la guitare ; il est poète, dramaturge, essayiste, compose des chansons comme Adieu Lugano, très belle, destinée à longue fortune. » Fin de citation.
Cet HYMNE DES TRAVAILLEURS (CHANT DE GUERRE), dit Marco Valdo M.I. est un chant de combat, écrit par Pietro Gori sur l'air de la Marseillaise… en 1892, soit un siècle après la chanson des volontaires de l'Armée du Rhin, appelés aux aussi « Aux armes ! » pour assurer leur autodéfense et créer un avenir de liberté, d'égalité et de fraternité. Un avenir qui se fait certes encore attendre et donne toute leur obsédante actualité à ces chansons. Il vaut la peine, tu le penses bien, de prendre connaissance de ces chants anciens. Même si leur langue est celle d'un autre temps et impose de lire attentivement, avec tout le recul nécessaire, le texte original. Il s'agit d'apprendre à lire dans sa propre langue et de se réapproprier ses mots. C'est un effet, peut-être… Mais quel bénéfice, on en tire en finale. Mieux connaître sa langue, c'est aussi mieux se connaître, mieux penser.
Et, dit Lucien l'âne en riant, cela entraîne loin du bêtisme bêtifiant des petits et des grands écrans… C'est aussi une des raisons pour lesquelles il me plaît de saluer les Chansons contre la Guerre et ceux qui les ont conçues. Cela dit, reprenons notre tâche et tissons le linceul de ce vieux monde infantile, gâteux, bêtifiant et cacochyme.
Heureusement !
Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane
HYMNE DES TRAVAILLEURS (CHANT DE GUERRE)
Ô prolétaires qui vendez bras et pensée
Aux rois tyrans de l'or, prenez
Les armes pour la justice et la vérité.
Relevez vos têtes obstinées.
Le vieux monde déjà croule en ruines
Et à l'horizon monte l'aurore
Où l'idée rebelle marche marche
Aux armes les miséreux, l'heure est arrivée ! …
Haut les cœurs, haut les fronts
Exaltons, célébrons
L'égalité
L'humaine fraternité
Et la sainte liberté.
Et la sainte liberté.
Nous avec nos longues sueurs par les plaines et les vallons
Nous fécondons les blonds champs de moisson.
Nous, pour le ventre de messieurs avides
Nous travaillons le ventre vide.
Nous fabriquons leurs palais magnifiques
Et nous avons à peine un grenier, une mansarde.
L’oisiveté des riches aurait joie et aise
Et nous, honte et misère et de tristes cambuses.
Haut les cœurs, haut les fronts
Exaltons, célébrons
L'égalité
L'humaine fraternité
Et la sainte liberté.
Et la sainte liberté.
Messieurs, elle devient trop amère
Votre coupable boisson et elle nous brûle la bouche.
Le calice est plein, l'heure est solennelle
Et la mesure du chagrin déborde.
Aux armes, aux armes, hérauts inquiétants
Et détruisons cette vorace oppression.
Ô vaillants travailleurs, ô forts bataillons,
Pour la grande rébellion, en avant ! …
Haut les cœurs, haut les fronts
Exaltons, célébrons
L'égalité
L'humaine fraternité
Et la sainte liberté.
Et la sainte liberté.
Si nous fûmes toujours patients et courtois
Face à chacune de vos impitoyables menaces,
Patrons honnêtes, paisibles bourgeois
Avancez et regardons-nous en face.
Il y a tant de temps qu'opprimés, exploités
Tristes, nous ravalâmes les douleurs et les peines
Mais désormais voyez, nous nous sommes comptés ;
Nous sommes forts et nombreux et nous brisons nos chaînes.
Haut les cœurs, haut les fronts
Exaltons, célébrons
L'égalité
L'humaine fraternité
Et la sainte liberté.
Et la sainte liberté.
Notre ouvrage méticuleux a habillé
De pourpre et d'or vos dames.
Pour vous, nous créâmes par un dur métier
Les vases et les cristaux lumineux de vos dîners
Mais sous le vent glacé de l'hiver,
Vont tristes et mal fagotées, nos femmes.
Martyrs condamnées vives à l'enfer,
Elles tremblent de froid, chaque jour les affame.
Haut les cœurs, haut les fronts
Exaltons, célébrons
L'égalité
L'humaine fraternité
Et la sainte liberté.
Et la sainte liberté.
Nous arpentons les océans immenses
En défiant la colère de mille tempêtes
Et nous vous rapportons de lointains rivages
Des bijoux et des étoffes ornées de gemmes
Et entre temps vous par des menaces et des promesses
Vous avez violé et nos sœurs et nos filles
Et nous couards courbant nos échines,
Nous offrons des richesses à qui nous vole la vie.
Haut les cœurs, haut les fronts
Exaltons, célébrons
L'égalité
L'humaine fraternité
Et la sainte liberté.
Et la sainte liberté.
Lorsque les nations seront sœurs
Et les vieilles haines jetées et détruites
Une famille de bons et de sages cœurs
Bénéficiera des choses par tous produites.
Il n'y aura plus qui paressant s'empiffre et dévore
À côté de celui qui se fatigue pour produire.
Pour tous pain, travail et amours libres.
Plus jamais les ténèbres, mais la science, mais la lumière.
Haut les cœurs, haut les fronts
Exaltons, célébrons
L'égalité
L'humaine fraternité
Et la sainte liberté.
Et la sainte liberté.
Plus de maîtres ni de serviteurs, mais entre égaux
Des mains fraternellement données,
Des idées d'amour, de grands tableaux,
Des pensées par le seul humanisme éclairées
Et passera sur la libre terre
Un souffle pur de calme et de vie.
Plus jamais l'atroce chanson de la guerre,
Mais la joie immense, mais la paix infinie.
Haut les cœurs, haut les fronts
Exaltons, célébrons
L'égalité
L'humaine fraternité
Et la sainte liberté.
Et la sainte liberté.
Et seulement alors parmi les pures et belles
Mélodies du joyeux jeune siècle
À nos pieds, nous jetterons la hache
Pour contempler la danse du monde
Et avec le flambeau levé, chantant
L'hymne entonné le jour des colères
Parmi les splendeurs de ce jour mémorable,
Nous saluerons le radieux avenir.
Haut les cœurs, haut les fronts
Exaltons, célébrons
L'égalité
L'humaine fraternité
Et la sainte liberté.
Et la sainte liberté.
Ô prolétaires qui vendez bras et pensée
Aux rois tyrans de l'or, prenez
Les armes pour la justice et la vérité.
Relevez vos têtes obstinées.
Le vieux monde déjà croule en ruines
Et à l'horizon monte l'aurore
Où l'idée rebelle marche marche
Aux armes les miséreux, l'heure est arrivée ! …
Haut les cœurs, haut les fronts
Exaltons, célébrons
L'égalité
L'humaine fraternité
Et la sainte liberté.
Et la sainte liberté.
Nous avec nos longues sueurs par les plaines et les vallons
Nous fécondons les blonds champs de moisson.
Nous, pour le ventre de messieurs avides
Nous travaillons le ventre vide.
Nous fabriquons leurs palais magnifiques
Et nous avons à peine un grenier, une mansarde.
L’oisiveté des riches aurait joie et aise
Et nous, honte et misère et de tristes cambuses.
Haut les cœurs, haut les fronts
Exaltons, célébrons
L'égalité
L'humaine fraternité
Et la sainte liberté.
Et la sainte liberté.
Messieurs, elle devient trop amère
Votre coupable boisson et elle nous brûle la bouche.
Le calice est plein, l'heure est solennelle
Et la mesure du chagrin déborde.
Aux armes, aux armes, hérauts inquiétants
Et détruisons cette vorace oppression.
Ô vaillants travailleurs, ô forts bataillons,
Pour la grande rébellion, en avant ! …
Haut les cœurs, haut les fronts
Exaltons, célébrons
L'égalité
L'humaine fraternité
Et la sainte liberté.
Et la sainte liberté.
Si nous fûmes toujours patients et courtois
Face à chacune de vos impitoyables menaces,
Patrons honnêtes, paisibles bourgeois
Avancez et regardons-nous en face.
Il y a tant de temps qu'opprimés, exploités
Tristes, nous ravalâmes les douleurs et les peines
Mais désormais voyez, nous nous sommes comptés ;
Nous sommes forts et nombreux et nous brisons nos chaînes.
Haut les cœurs, haut les fronts
Exaltons, célébrons
L'égalité
L'humaine fraternité
Et la sainte liberté.
Et la sainte liberté.
Notre ouvrage méticuleux a habillé
De pourpre et d'or vos dames.
Pour vous, nous créâmes par un dur métier
Les vases et les cristaux lumineux de vos dîners
Mais sous le vent glacé de l'hiver,
Vont tristes et mal fagotées, nos femmes.
Martyrs condamnées vives à l'enfer,
Elles tremblent de froid, chaque jour les affame.
Haut les cœurs, haut les fronts
Exaltons, célébrons
L'égalité
L'humaine fraternité
Et la sainte liberté.
Et la sainte liberté.
Nous arpentons les océans immenses
En défiant la colère de mille tempêtes
Et nous vous rapportons de lointains rivages
Des bijoux et des étoffes ornées de gemmes
Et entre temps vous par des menaces et des promesses
Vous avez violé et nos sœurs et nos filles
Et nous couards courbant nos échines,
Nous offrons des richesses à qui nous vole la vie.
Haut les cœurs, haut les fronts
Exaltons, célébrons
L'égalité
L'humaine fraternité
Et la sainte liberté.
Et la sainte liberté.
Lorsque les nations seront sœurs
Et les vieilles haines jetées et détruites
Une famille de bons et de sages cœurs
Bénéficiera des choses par tous produites.
Il n'y aura plus qui paressant s'empiffre et dévore
À côté de celui qui se fatigue pour produire.
Pour tous pain, travail et amours libres.
Plus jamais les ténèbres, mais la science, mais la lumière.
Haut les cœurs, haut les fronts
Exaltons, célébrons
L'égalité
L'humaine fraternité
Et la sainte liberté.
Et la sainte liberté.
Plus de maîtres ni de serviteurs, mais entre égaux
Des mains fraternellement données,
Des idées d'amour, de grands tableaux,
Des pensées par le seul humanisme éclairées
Et passera sur la libre terre
Un souffle pur de calme et de vie.
Plus jamais l'atroce chanson de la guerre,
Mais la joie immense, mais la paix infinie.
Haut les cœurs, haut les fronts
Exaltons, célébrons
L'égalité
L'humaine fraternité
Et la sainte liberté.
Et la sainte liberté.
Et seulement alors parmi les pures et belles
Mélodies du joyeux jeune siècle
À nos pieds, nous jetterons la hache
Pour contempler la danse du monde
Et avec le flambeau levé, chantant
L'hymne entonné le jour des colères
Parmi les splendeurs de ce jour mémorable,
Nous saluerons le radieux avenir.
Haut les cœurs, haut les fronts
Exaltons, célébrons
L'égalité
L'humaine fraternité
Et la sainte liberté.
Et la sainte liberté.
Contributed by Marco Valdo M.I. - 2015/11/3 - 17:55
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Sull’aria de “La Marsigliese”.
Testo trovato su la Musica de L’Altra Italia
Canzone scritta da Gori nel carcere di San Vittore, a Milano, arrestato per la sua partecipazione alla manifestazione del Primo Maggio durante la quale, come capitò ogni anno nel decennio 1888-1898, era scoppiato l’ennesimo duro scontro tra lavoratori e polizia.