Con la morte c’ho giocato a scacchi
con la sorte c’ho fatto bivacchi
Con la terra una palla al rimbalzo
con la guerra son rimasto scalzo
Giocavamo a campana per strada
la mia sorte impugnava una spada
Saltavamo seguendo dei sassi
e la terra copiava quei passi
Io sceglievo le pietre quadrate
ma la guerra lanciava granate
La mia sorte ha sentito il rumore
ed è corsa a guardare l’orrore
I rettangoli eran pieni di gente
mentre il sole sembrava furente
Io balzavo sul numero nove
e la guerra celava le prove
Mi sembrava uno svago innocente
ma il tritolo ammazzava la gente
L’apprensione assediava la terra
ma nessuno fermava la guerra
Poi la morte mi urlò “Scaccomatto”
e a quel punto fu forte l’impatto
Con la spada, una sorte in affondo
mi trafisse e sgonfiò tutto il mondo
Io rimasi di stucco a pensare
che non c’era più niente da fare
Se la guerra ordinava sentenza
mi toccava di far penitenza
Fu la sorte a indicare i miei piedi
con la guerra già pronta agli assedi
Io mi tolsi persino i calzini
mentre loro lustravan piombini
Con la terra sventrata e distrutta
io volevo impedir la combutta
Ma ero solo e senza le scarpe
non andavo da nessuna parte
La guerra ce l’ho sotto i piedi
la guerra dei lampi che vedi
La guerra che infiamma i poeti
la guerra dei giochi segreti.
con la sorte c’ho fatto bivacchi
Con la terra una palla al rimbalzo
con la guerra son rimasto scalzo
Giocavamo a campana per strada
la mia sorte impugnava una spada
Saltavamo seguendo dei sassi
e la terra copiava quei passi
Io sceglievo le pietre quadrate
ma la guerra lanciava granate
La mia sorte ha sentito il rumore
ed è corsa a guardare l’orrore
I rettangoli eran pieni di gente
mentre il sole sembrava furente
Io balzavo sul numero nove
e la guerra celava le prove
Mi sembrava uno svago innocente
ma il tritolo ammazzava la gente
L’apprensione assediava la terra
ma nessuno fermava la guerra
Poi la morte mi urlò “Scaccomatto”
e a quel punto fu forte l’impatto
Con la spada, una sorte in affondo
mi trafisse e sgonfiò tutto il mondo
Io rimasi di stucco a pensare
che non c’era più niente da fare
Se la guerra ordinava sentenza
mi toccava di far penitenza
Fu la sorte a indicare i miei piedi
con la guerra già pronta agli assedi
Io mi tolsi persino i calzini
mentre loro lustravan piombini
Con la terra sventrata e distrutta
io volevo impedir la combutta
Ma ero solo e senza le scarpe
non andavo da nessuna parte
La guerra ce l’ho sotto i piedi
la guerra dei lampi che vedi
La guerra che infiamma i poeti
la guerra dei giochi segreti.
envoyé par DonQuijote82 - 26/7/2010 - 17:03
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Da "Voci per la Libertà - Una canzone per Amnesty