Limite prima guardia
Torri come pere il silenzio è già passato
nei corridoi resta il fumo della prima guardia
Uomo col fucile il nemico è la tua naia
Sei prigioniero e resti solo a difenderti dal freddo
Nuoto nel nero dove sfioro le tue mani
Poi apro gli occhi steso in aria è la prima guardia
Esplode il mondo e resto solo dalle mani nasce un fiume
L'alba è un miraggio che m'esplode dentro
Mi scuserai se parlo una lingua diversa
Un anno è un secolo 365 croci
E la tua privazione mi taglia la testa
Uomo col fucile prigioniero della tua bandiera
Corri in tondo testa in fumo è la prima guardia
Torri come pere ma il nemico non esiste
Esplode il nulla e resto solo a difendermi dal buio
Grido l'allarme che m'esplode dentro
Perchè noi siamo al mondo problemi diversi
Un anno è un secolo 365 croci
E la tua privazione mi taglia la testa
Avevo una testa
Un anno è un secolo 365 croci
E la tua privazione mi taglia la testa
Grido l'allarme che m'esplode dentro
Perchè lo so che siamo problemi diversi
Lingue diverse
Trasforma il tuo fucile in un gesto più civile
Torri come pere il silenzio è già passato
nei corridoi resta il fumo della prima guardia
Uomo col fucile il nemico è la tua naia
Sei prigioniero e resti solo a difenderti dal freddo
Nuoto nel nero dove sfioro le tue mani
Poi apro gli occhi steso in aria è la prima guardia
Esplode il mondo e resto solo dalle mani nasce un fiume
L'alba è un miraggio che m'esplode dentro
Mi scuserai se parlo una lingua diversa
Un anno è un secolo 365 croci
E la tua privazione mi taglia la testa
Uomo col fucile prigioniero della tua bandiera
Corri in tondo testa in fumo è la prima guardia
Torri come pere ma il nemico non esiste
Esplode il nulla e resto solo a difendermi dal buio
Grido l'allarme che m'esplode dentro
Perchè noi siamo al mondo problemi diversi
Un anno è un secolo 365 croci
E la tua privazione mi taglia la testa
Avevo una testa
Un anno è un secolo 365 croci
E la tua privazione mi taglia la testa
Grido l'allarme che m'esplode dentro
Perchè lo so che siamo problemi diversi
Lingue diverse
Trasforma il tuo fucile in un gesto più civile
Naia o naja, è uguale.
Quel che importa è forse invece l'etimologia, per cui rimando ad un breve articolo di Giulio Nascimbeni pubblicato il 5 settembre 1999 sul Corriere:
Quindi, in sintesi, andare sotto naia significherebbe "finire al comando di gentaglia".
Quel che importa è forse invece l'etimologia, per cui rimando ad un breve articolo di Giulio Nascimbeni pubblicato il 5 settembre 1999 sul Corriere:
La naia? Anche l' etimologia e' "negativa"
I dizionari registrano "naia" e anche "naja". Nelle "Scarpe al sole" (1921), Paolo Monelli scrive che gli alpini "avevano incominciato ad ostiare e a bestemmiare la naja": lo stesso Monelli e' autore di "Naja parla" (1957). Carlo Emilio Gadda, in "Accoppiamenti giudiziosi" (1963), conferma con "Porca la naja!", ma nel Piero Jahier di "Con me e con gli alpini" (1919) si trova: "La naia si e' fatta viva a stilar l' atto di morte". Se "naia" riconduce soprattutto al gergo della Prima guerra mondiale come sinonimo di "servizio militare, esercito", dal punto di vista dell' etimologia la parola e' piu' antica e ha fatto molto discutere, ferma restando la sua origine veneta. Sono state scartate alcune vecchie spiegazioni da "(te)naia" (la tenaglia che tiene stretto il soldato) o da "(ca)naia", con allusione sulla quale e' impossibile equivocare. Il linguista Manlio Cortelazzo sostiene che "ora e' generalmente accettata l' identita' col veneto "naia", razza, genia (nella fattispecie dei superiori che opprimono l' alpino), significato sviluppatosi da quello di "natali, stirpe" (dal latino "natalia")". La sfumatura negativa del passaggio da "razza" a "genia" come "gentaglia", non ha bisogno di spiegazioni. Al di la' dell' etimologia, piace ricordare una definizione di Paolo Monelli: "Naja e' un vocabolo che compendia per il soldato alpino quello che e' la sua mitologia, il destino oscuro della sua vita di guerra e di pace".
I dizionari registrano "naia" e anche "naja". Nelle "Scarpe al sole" (1921), Paolo Monelli scrive che gli alpini "avevano incominciato ad ostiare e a bestemmiare la naja": lo stesso Monelli e' autore di "Naja parla" (1957). Carlo Emilio Gadda, in "Accoppiamenti giudiziosi" (1963), conferma con "Porca la naja!", ma nel Piero Jahier di "Con me e con gli alpini" (1919) si trova: "La naia si e' fatta viva a stilar l' atto di morte". Se "naia" riconduce soprattutto al gergo della Prima guerra mondiale come sinonimo di "servizio militare, esercito", dal punto di vista dell' etimologia la parola e' piu' antica e ha fatto molto discutere, ferma restando la sua origine veneta. Sono state scartate alcune vecchie spiegazioni da "(te)naia" (la tenaglia che tiene stretto il soldato) o da "(ca)naia", con allusione sulla quale e' impossibile equivocare. Il linguista Manlio Cortelazzo sostiene che "ora e' generalmente accettata l' identita' col veneto "naia", razza, genia (nella fattispecie dei superiori che opprimono l' alpino), significato sviluppatosi da quello di "natali, stirpe" (dal latino "natalia")". La sfumatura negativa del passaggio da "razza" a "genia" come "gentaglia", non ha bisogno di spiegazioni. Al di la' dell' etimologia, piace ricordare una definizione di Paolo Monelli: "Naja e' un vocabolo che compendia per il soldato alpino quello che e' la sua mitologia, il destino oscuro della sua vita di guerra e di pace".
Quindi, in sintesi, andare sotto naia significherebbe "finire al comando di gentaglia".
Bernart Bartleby - 2015/12/23 - 19:48
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Le guerre hanno bisogno degli eserciti e gli eserciti spesso hanno bisogno dei ragazzi di leva. E così succede che "un anno è un secolo, 365 croci...". Si dice che il testo sia stato ispirato dalla lettura del famoso romanzo di Dino Buzzati "Il deserto dei tartari".
A volte il terzo verso viene riportato con "il nemico è la tua noia", ma, nonostante la pronuncia di Pelù sia un po' fuorviante, mi sembra che dica chiaramente "naia".