Abbiamo solo il dubbio da difendere
un dubbio ancora per sopravvivere
e non abbiamo più niente da perdere
e non abbiamo più niente da perdere.
Se forse ci è sembrato fosse logico
crearci un ghetto fatto su misura
oggi sappiamo che dobbiamo rompere
scrollandoci di dosso la paura
Cosa ci rimane come certezza?
Ci hanno tolto di dosso parole affetti e cultura
e ci hanno dato in cambio una macchina
una catena, una televisione, una casa pollaio
e tante paure.
E ci hanno spento il canto di rabbia di piazze gremite
e ci hanno dato in cambio comizi di vuote parole
e appelli firmati e fiori appassiti su stragi
da dimenticare.
E ci hanno tolto la voglia di stare con gli altri e di comunicare
e ci hanno dato siringhe di sogni, pastiglie a colori
e sesso stampato da consumare, e un grande fratello
cui telefonare.
E ci hanno tolto il lavoro, la nostra sola e certa ricchezza
e ci hanno dato le leggi Biagi, da precariato, da disoccupato,
da emarginato, da cassaintegrato...
e la fame.
Cosa ci rimane come certezza?
Abbiamo solo un dubbio da difendere
un dubbio ancora per sopravvivere
e non abbiamo più niente da perdere
e non abbiamo più niente da perdere.
Se forse ci è sembrato fosse logico
crearci un ghetto fatto su misura
oggi sappiamo che dobbiamo rompere
scrollandoci di dosso la paura
Cosa ci rimane come certezza?
Quando Bandiera Rossa se cantava
Trenta franc a l'üra se ciapava
E adess che se canta Giovinessa
Se casca tüti de la debulessa.
Va là Benito ta met ciavà pülito,
Ta met calat la paga, ta met crisìt el fito.
un dubbio ancora per sopravvivere
e non abbiamo più niente da perdere
e non abbiamo più niente da perdere.
Se forse ci è sembrato fosse logico
crearci un ghetto fatto su misura
oggi sappiamo che dobbiamo rompere
scrollandoci di dosso la paura
Cosa ci rimane come certezza?
Ci hanno tolto di dosso parole affetti e cultura
e ci hanno dato in cambio una macchina
una catena, una televisione, una casa pollaio
e tante paure.
E ci hanno spento il canto di rabbia di piazze gremite
e ci hanno dato in cambio comizi di vuote parole
e appelli firmati e fiori appassiti su stragi
da dimenticare.
E ci hanno tolto la voglia di stare con gli altri e di comunicare
e ci hanno dato siringhe di sogni, pastiglie a colori
e sesso stampato da consumare, e un grande fratello
cui telefonare.
E ci hanno tolto il lavoro, la nostra sola e certa ricchezza
e ci hanno dato le leggi Biagi, da precariato, da disoccupato,
da emarginato, da cassaintegrato...
e la fame.
Cosa ci rimane come certezza?
Abbiamo solo un dubbio da difendere
un dubbio ancora per sopravvivere
e non abbiamo più niente da perdere
e non abbiamo più niente da perdere.
Se forse ci è sembrato fosse logico
crearci un ghetto fatto su misura
oggi sappiamo che dobbiamo rompere
scrollandoci di dosso la paura
Cosa ci rimane come certezza?
Quando Bandiera Rossa se cantava
Trenta franc a l'üra se ciapava
E adess che se canta Giovinessa
Se casca tüti de la debulessa.
Va là Benito ta met ciavà pülito,
Ta met calat la paga, ta met crisìt el fito.
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Testo e musica del Nuovo Canzoniere Bresciano
Ed è una bella, una bellissima canzone, questo "Dubbio" del Nuovo Canzoniere Bresciano. Nata in un anno bello e strano, meraviglioso e drammatico: quel 1977 dove tutto parve cambiare, e che invece del cambiamento recò probabilmente la tomba di tutta una generazione, e il dissolvimento di un decennio irripetibile. Sì, una bella canzone; ma devo comunque esprimere una mia critica di fondo.
Riprenderla adesso, questa canzone, in questi anni di trionfo del nuovo fascismo, del conformismo più bieco, della repressione sistematica di ogni più autentica spinta di vita e di cambiamento può essere, sì, giusto e doveroso; ma non trovo che sia il momento, proprio adesso, di continuare a difendere il dubbio. E non credo che al dubbio debba essere più affidata nessuna sopravvivenza. È una parola che comincia a spiacermi molto, "sopravvivenza"; sa di sconfitta, di disperazione.
Coltivare il dubbio e la sconfitta comincia ad essere controproducente. Ha portato ad un impasse terrificante. È una specialità della sinistra di questo paese. La sinistra ha dubitato di tutto, e in primis di se stessa; un dubbio che ha generato tante cose, alcune delle quali belle e straordinarie, alcune delle quali orrende e sfiguranti. Ma, in ultima analisi, ha generato il Nulla. Un dubbio che si è attorcigliato su se stesso, che si è intricato in un viluppo inestricabile, e che è capace solo di riprodurre dubbi, dubbi, dubbi.
Nell'ascoltare questa canzone, che il dubbio lo racconta benissimo, è necessario tenere presente tutto questo. E, soprattutto, che sarebbe invece il momento di non avere più dubbi, tirando un colpo di spada al nodo gordiano risultato da tre decenni di dubbi. Non ci possono essere oramai più dubbi su quel che stiamo vivendo. È necessario smettere di proporre il dubbio come modo di essere, come "caldo rifugio" buono per ogni occasione ma che si rivela essere, nella sua essenza, un nido di serpenti. È necessario smettere di crogiolarvisi dentro. Dice il refrain di questa canzone: Cosa ci rimane come certezza?
Ecco, questa domanda dovrebbe generare una reazione. È tempo di lasciare il dubbio, e di ricominciare a basarsi su delle certezze. Sono le certezze che abbiamo sotto gli occhi. Sono le certezze enunciate peraltro perfettamente in questa canzone. È la certezza, e non dev'essere certo un caso, espressa nel curioso finale della canzone, dove il NCB ha ripreso, in dialetto bresciano, un ritornello sotterraneo di protesta in voga durante il Fascismo:
Trenta lire all'ora si guadagnava,
E ora che si canta Giovinezza
Si casca in terra dalla debolezza.
Va là, Benito, me l'hai proprio messo nel culo!
Mi hai diminuito la paga e mi hai aumentato l'affitto.
Ci sono ancora dubbi? Che cosa fanno, adesso, i salari? E che cosa fanno gli affitti? E che cosa c'è da fare, allora? Continuare a dubitare? Oppure imparare il greco o l'argentino? Que se vayan todos, Ας πἀνε όλοι! C'è da continuare a dire "Oh, come siamo disgraziati, ci hanno preso tutto", oppure cercare di riprendecelo, questo tutto?
E allora, più nessun "dubbio da difendere". Ci riprenderemo anche quello, baloccandoci con esso come sappiamo fare a meraviglia, quando ci saremo ficcati in testa di riprenderci quel che dobbiamo e vogliamo. [RV]