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General Custer

Tom Paxton
Language: English


Tom Paxton

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Traditional folksong
Recorded 1971 by Tom Paxton on "How Come The Sun"
Canzone popolare
Incisa nel 1971 da Tom Paxton in "How Come The Sun"
The Mudcat Café

Il campo di battaglia del Little Bighorn. La lapide con lo scudo nero indica il punto esatto dove cadde il gen. Custer. Little Bighorn battlefield. The black shield stone shows exactly where Gen. Custer fell.
Il campo di battaglia del Little Bighorn. La lapide con lo scudo nero indica il punto esatto dove cadde il gen. Custer. Little Bighorn battlefield. The black shield stone shows exactly where Gen. Custer fell.


Una canzone popolare, reinterpretata da par suo dal grande Tom Paxton, che è del tutto inequivocabile nel tracciare gli eventi che portarono alla disfatta del 7° Cavalleggeri al Little Bighorn, e la figura del generale Custer. Dipinto come un tronfio e stupido vanesio (idiot matinee fool), intento a farsi bello prima della battaglia, certo di vincerla. La ballata è molto esatta in tutti i suoi particolari. In quello del taglio dei capelli, ad esempio: di solito rappresentato nell'iconografia coi capelli lunghi e fluenti, Custer se li era fatti tagliare esattamente alla vigilia della battaglia. Fu ritrovato coi suoi bei capelli corti, completamente nudo, appoggiato a altri due soldati morti. Il particolare dei capelli è importante: i guerrieri Lakota non gli avevano infatti preso lo scalpo, che secondo le loro usanze sarebbe stato un onore. Era infatti il trattamento riservato ai nemici valorosi caduti. Secondo le ricostruzioni, Custer cadde del tutto casualmente poco dopo l'inizio della battaglia; gli Indiani non lo avevano riconosciuto, oppure più semplicemente non sapevano proprio chi fosse; anche questo è un particolare ricordato nella canzone. (Si veda anche Custer di Peter LaFarge). [RV]

La battaglia del Little Bighorn
it.wikipedia

« Quando un esercito dei bianchi combatte gli indiani e vince, questa è considerata una grande vittoria, ma se sono i bianchi ad essere sconfitti, allora è chiamata massacro. »
(Chiksika)


La battaglia del Little Bighorn fu uno scontro tra una forza combinata Lakota-Cheyenne e il 7° Cavalleggeri dell'esercito degli Stati Uniti d'America che ebbe luogo il 25 giugno 1876 vicino al torrente Little Bighorn, nel territorio orientale del Montana.

La battaglia fu il più famoso incidente delle Guerre indiane e costituì una schiacciante vittoria per i Lakota e i loro alleati. Il distaccamento di Cavalleria degli Stati Uniti, comandato dal Tenente Colonnello George Armstrong Custer, fu sterminato quasi fino all'ultimo uomo.

Il 22 giugno 1876 Custer ricevette l'ordine di recarsi in missione esplorativa a monte del fiume Rosebud. Il 24 mattina ottenne le prime informazioni dai suoi esploratori, che gli comunicarono che un gruppo di Sioux si dirigeva verso la valle del Little Bighorn. Giunse ad avvistare l'accampamento indiano la mattina del 25 giugno, ancora ignaro dell'effettiva grandezza dell'accampamento, decise di attaccare dividendo il reggimento in 3 colonne, una sotto il suo comando, una sotto il comando del capitano Frederick Benteen e un'altra sotto il comando del maggiore Marcus Reno.

Ordinato al capitano Benteen di esplorare la valle a Sud, questi procedette lentamente per attendere i carri dei rifornimenti, separandosi così dal resto del gruppo. Al maggiore Reno dette il compito di procedere lungo il fiume e di sorprendere gli indiani da Sud, cercando di catturare le mandrie di cavalli nei pressi dell'accampamento. Dopo essersi separato da Reno, Custer tentò di accerchiare l'accampamento da Nord.

Alle ore 15 i fucili iniziarono a crepitare, Reno combatteva ferocemente contro i Sioux ed era in seria difficoltà, tanto che un'ora dopo fu costretto a ritirarsi. Custer intanto si portava in posizione e tentava di scendere verso l'accampamento da una stretta gola, trovandosi di fronte i guerrieri Lakota e Cheyenne che lo costrinsero a risalire sui costoni, dove alle 15.45 viene accerchiato dai guerrieri di Cavallo Pazzo.
Reno e Benteen nel frattanto si erano ricongiunti e decisero di trincerarsi ritenendo impossibile avanzare.

Alle 16.30 il silenzio regnò sul campo di battaglia. Custer e i suoi soldati erano stati sbaragliati. Il restante del 7° Cavalleggeri riuscì a disimpegnarsi solo 3 giorni dopo, lasciando sul campo 268 morti.

Tra i pochi soldati sopravvissuti allo scontro vi sarebbero stati ben sei Italiani. Tra gli ufficiali della colonna di Reno vi fu il conte Carlo di Rudio (1832 - 1910), un mazziniano bellunese costretto all'esilio per la sua partecipazione al fallito attentato contro Napoleone III. John Martin (vero nome Giovanni Martini, 1850-1922), era invece un giovane emigrato, ex garibaldino combattente a Mentana nel 1867, che faceva il trombettiere per Custer e fu l'unico sopravvissuto della sua colonna. Felice Vinatieri (1834-1891), musicista e compositore di origine torinese, era invece il direttore della banda musicale del battaglione.
General Custer told me, "we're going for a ride
Out along the Big Horn River, where the water is deep and wide.
Soon as I get my hair done, we will win the war;
Now go on out and tell the boys what they are fighting for."

He said, "Give somebody a medal.
Give somebody a three-day pass.
Tell him 'bout a light at the end of the tunnel,
And tell him to hold his sass.
And pass me my lookin' glass."

Out in the buffalo moonlight, I thought I heard a bird.
One old Indian fighter went pale, said, "What was that I heard?"
Sixteen thousand nightingales stomping through the pass.
Tell that idiot matinee fool to get us out and fast.

He said, "Give somebody a medal.
Give somebody a three-day pass.
Tell him 'bout a light at the end of the tunnel,
And tell him to hold his sass.
And pass me my lookin' glass."

Dawn came up like taxes and what do you suppose I see?
Every Indian in history, a-tapping his toes at me.
Things was lookin' shaky; some of them boys was large;
And what do you s'pose old Custer done? You know, he hollered, "Charge!"

He said, "Give somebody a medal.
Give somebody a three-day pass.
Tell him 'bout a light at the end of the tunnel,
And tell him to hold his sass.
And pass me my lookin' glass."

Nobody told the Indians who old Custer was.
They commenced to stick to us like peaches stick to fuzz.
Nobody told the Indians they was supposed to run;
And just as they did old Custer in, what do you s'pose he done?

He said, "Give somebody a medal.
Give somebody a three-day pass.
Tell him 'bout a light at the end of the tunnel,
And tell him to hold his sass.
And pass me my lookin' glass."

Contributed by Riccardo Venturi - 2005/11/21 - 11:53



Language: Italian

Versione italiana di Riccardo Venturi
20 gennaio 2008
IL GENERALE CUSTER

Il generale Custer mi disse, "andiamo a fare una cavalcata
lungo il fiume Big Horn, dove l'acqua è profonda e larga.
Giusto il tempo di farmi fare i capelli e avremo vinto la guerra;
ora andiamo a dire ai ragazzi per che cose stanno combattendo."

Disse: "Date a qualcuno una medaglia.
Date a qualcuno una licenza di tre giorni.
Ditegli della luce alla fine del tunnel,
e che non si azzardi a essere impudente.
E passatemi lo specchio."

Fuori al chiardiluna del bisonte credetti di udire un uccello.
Un vecchio guerriero indiano impallidì e disse, "Cos'è questo che sento?"
Milleseicento usignoli a passo pesante attraverso il valico.
Dite a quell'imbecille vanesio di tirarci fuori alla svelta.

Disse: "Date a qualcuno una medaglia.
Date a qualcuno una licenza di tre giorni.
Ditegli della luce alla fine del tunnel,
e che non si azzardi a essere impudente.
E passatemi lo specchio."

L'alba arrivò come le tasse, e cosa credete che io stia vedendo?
Tutti gli Indiani della storia puntandomi il dito addosso.
Tutto sembrava tremolante; qualcuno di quei ragazzi era grosso;
E cosa credete che fece il vecchio Custer? Lo sapete, urlò "Carica!"

Disse: "Date a qualcuno una medaglia.
Date a qualcuno una licenza di tre giorni.
Ditegli della luce alla fine del tunnel,
e che non si azzardi a essere impudente.
E passatemi lo specchio."

Nessuno aveva detto agli Indiani chi era il vecchio Custer.
Cominciarono a appiccicarcisi addosso come pèsche ai peli.
Nessuno aveva detto agli Indiani che avrebbero dovuto correre;
E appena fecero fuori il vecchio Custer, cosa credete che fece?

Disse: "Date a qualcuno una medaglia.
Date a qualcuno una licenza di tre giorni.
Ditegli della luce alla fine del tunnel,
e che non si azzardi a essere impudente.
E passatemi lo specchio."

2008/1/20 - 21:56


Non è storicamente esatto dire che il 7° "fu sterminato quasi fino all'ultimo uomo"..
Per certo perirono tutti quelli che erano con Custer (all'infuori del trombettiere Martini), e cioè esattamente i soldati che componevano le compagnie C, E, F, I e L.
Il computo dei caduti del 7° è a tutt'oggi controverso: 212, 225, 263, 268, 272….
206 furono i morti che il tenente Bradley e i suoi scouts contarono la mattina del 27 giugno.
Io, contando i soli militari delle 5 compagnie, aggiungendovi due ufficiali e un sergente per ciascuna e includendo Custer e il suo aiutante ten. W. W. Cooke arrivo alla somma di 263.
A questi bisogna aggiungere gli ausiliari civili, il corrispondente Mark Kellogg e gli scouts. Oltre, i 50 morti della rovinosa ritirata di Reno.

Ci vollero otto giorni perché la notizia del "massacro" arrivasse alla città di Helena nel Montana e di là corresse in tutto il mondo sui fili del telegrafo. La sua diffusione venne in primis proibita agli americani perché l'onta e l'oltraggio alla nazione non rovinassero le celebrazioni del Primo Centenario dell'Indipendenza.
Solo il giorno dopo, il 5 luglio, fu data alla stampa. Successivamente si esagerò deliberatamente per fomentare lo sdegno e la voglia di vendetta di ciascun soldato e di ciascun cittadino (come se non bastasse l'odio già esistente). Ma su 12 compagnie solo 5 vennero completante distrutte. Quindi è corretto dire che il 7° fu semidistrutto e non (quasi) distrutto.

giorgio - 2012/9/16 - 13:37




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