nn’arrivaru un munzeddu accavaddu a nu sceccu
senza frenu e ne pagghia
e srinceru i Bruntisi commu un ferru a tinagghia
spurtusaru i vudedda d’un poviru cristu
‘nta sta terra bastarda, ‘nta sta terra bastarda
Arrivaru i cammisi e ghiuttemu sputazza
cu di panzi a purceddu scannaru n’agneddu
e su manciaru ‘nta chiazza
no lassaru na scagghia di sta terra sarvaggia
si futteru un paisi e zziccaru i Bruntisi
tutti dintra a na jargia, tutti dintra a na jargia
Arrivaru i cammisi e stu cauddu non passa
sti fitenti lassaru a ogni casa na cruci
e n’un fetu i pisciazza
Sunnu tutti o casteddu abbraccettu e baruna
culu causi e cammisi cunsumaru un paisi
e nni misiru a gnuna, e nni misiru a gnuna
e nni misiru a gnuna
Arrivaru i cammisi mentri a fami nni mancia
ammulamu i cuteddi e cchiappamu i rasteddi
fracassamuci a panza
Sunnu chini i baruna, chini finu e cugghiuna
e ristaru i Bruntisi senza causi e cammisi
maliditti cammisi, maliditti cammisi
Arrivaru i cammisi e stu sangu no stagghia
aiutatinni ddiu a stutari stu focu
e firmati sta raggia
N’affucamu ‘nto vinu, p’asciucari u duluri
maliditti cammisi spugghiaru un paisi
e ora fannu i patruna e ora fannu i patruna
Terra russa sciaccata arrustuta du suli
quantu figghi ammazzaru je’ ‘nto munnizzaru
centu testi jttaru
Castigatili ddiu sti fitenti cammisi
‘nta sta terra spunnata e abbruciata du suli
no ni lassunu ‘npaci, no, no ni lassunu ‘npaci,
no ni lassunu ‘paci
Contributed by The Lone Ranger - 2010/5/6 - 10:31
Sono arrivate le "camice" e mangiamo brodaglia (1)
Ne sono arrivati un bel po’ in groppa a un asino
senza freno né paglia,
hanno stretto i brontesi in una morsa mortale,
hanno sbudellato un povero cristo
in questa terra bastarda... in questa terra bastarda.
Sono arrivate le "camice", inghiottiamo amaro -
con quelle pance da porcello macellarono un agnello
e se lo mangiarono qui in piazza,
non hanno lasciato una briciola di questa terra selvaggia
si sono impossessati del paese e hanno calcato tutti i brontesi
dentro una gabbia... Tutti dentro una gabbia.
Sono arrivate le "camice" e 'sto fastidio non va via
questi fetenti hanno lasciato un lutto in ogni casa
ed un fetore di urina.
Sono tutti al castello a braccetto coi baroni
culo camicia e calzoni hanno rovinato un paese
e ci hanno messi in un angolo, ci hanno messo da parte
ci hanno messo da parte.
Sono arrivate le "camice", ma la fame ci mangia
arrotiamo i coltelli, afferriamo i rastrelli
rompiamogli le pance,
appartengono ai baroni, gli appartengono fino ai coglioni
hanno fatto rimanere i brontesi senza calzoni né camicie,
Maledette "camice"... maledette "camice"!
Sono arrivate le "camice" e questa ferita non si rimargina
Dio aiutateci a spegnere questo fuoco
e fermate questa rabbia
Ci affoghiamo nel vino per lenire il dolore,
maledette "camice" spogliarono un paese
ora fanno i padroni… e ora la fanno da padroni.
Terra rossa percossa, arrostita dal sole
quanti tuoi figli hanno ucciso e cento tue teste
hanno gettato nello scarico,
Castigateli, Dio, queste sporche "camice"
in questa oltraggiata terra bruciata dal sole
Non ci lasciano in pace, no, non ci lasciano in pace,
non ci lasciano in pace.
(1) è un eufemismo per dire siamo al lutto. In Sicilia si usa infatti portare del brodo (chiamato appunto "consulu " o "cunzulatu") ai parenti di un defunto.
Contributed by giorgio - 2010/5/6 - 18:29
The Lone Ranger - 2010/5/6 - 10:32
Mi congratulo, Alessandro
hai quasi dissipato la mia tipica diffidenza sicula.. Ma anche 'sto testo si poteva scrivere meglio...
giorgio - 2010/5/6 - 18:16
... dici che il suo siciliano si è corrotto nell'esilio avignonese?
The Lone Ranger - 2010/5/6 - 20:44
Una buona giornata..
giorgio - 2010/5/7 - 08:11
(e per spiegarmi ancora meglio:)
L'altro giorno un mio amico e conterraneo leggeva la parola ammatula (*) come [ammatùla] non riuscendo ovviamente a capire cosa volesse dire. Sarebbe bastato accentarla correttamente [ammàtula] per lui venire rapidamente a capo dell’enigma.
(*) a màtula: infruttuosamente, senza scopo; invano. (pare sia una commistione del greco antico μάτην e l'arabo بطولة , batula, vergine)
giorgio - 2010/5/9 - 12:30
giorgio - 2010/5/10 - 08:33
Gian Piero Testa - 2010/5/12 - 22:03
NB. Da ancorché antico filologo e linguista in prestito al 118, ho anche qualche dubbio "di pelle" sulla commistione greco-araba (che diavolo dovrebbe entrarci una "vergine" ?!?). Non ho peraltro una grande consuetudine col siciliano, ma appurata l'origine greca di "ammatula" mi sovviene che la terminazione "-ula" è piuttosto comune in siciliano. Potrebbe quindi, assai più probabilmente, trattarsi di un caso di analogia (vale a dire: ad una radice greca è stata aggiunta una comune terminazione siciliana in senso avverbiale, caso assai frequente in ogni lingua).
Riccardo Venturi - 2010/5/12 - 22:42
Riccardo Venturi - 2010/5/12 - 23:08
Gian Piero Testa - 2010/5/13 - 03:58
giorgio - 2010/5/13 - 08:26
Riccardo Venturi - 2010/5/13 - 09:24
Il libro "Terroni" di Pino Aprile dovrebbe diventare un testo di scuola. Da 150 anni ci raccontano la barzelletta del Sud liberato dai Savoia per portarvi la libertà, la giustizia, il progresso. "Terroni" descrive con una puntigliosa documentazione e ricerca delle fonti un'altra realtà. Quella di un Paese occupato, spogliato delle sue attività produttive, con centinaia di migliaia di morti tra la popolazione civile. Un Paese "senza più padri", costretti, per sopravvivere, a milioni all'emigrazione (prima quasi sconosciuta) dopo l'arrivo dei Savoia che, per prima cosa, ne depredarono le ricchezze a partire dalla Cassa del regno delle Due Sicilie. [[http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/arte_e_cultura/2010/23-aprile-2010/terroni-|-nord-inflisse-sud-quello-che-nazisti-fecero-marzabotto-1602891073639.shtml|"Terroni"]] racconta le distruzioni di interi paesi, le deportazioni, la nascita delle mafie alleate con i nuovi padroni. L'Italia unita è stata fatta (anche) con il sangue degli italiani.
Intervista a Pino Aprile:
Blog: "Tutto quello che è stato fatto perché gli italiani del sud diventassero meridionali, cosa è stato fatto in questi 150 anni?
Pino Aprile: "Di tutto, sono state usate le armi, la politica, l’economia per creare un dislivello tra due parti del paese che non esisteva al momento dell’Unità e questo pur sostenuto nel corso di un secolo e mezzo da fior di studiosi, non è mai stato preso in considerazione.
Un milione di vittime (espandi | comprimi)
Ultimamente e con ultimamente intendo proprio dire adesso, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, la sezione di Napoli diretta dal prof. Malanima, ha studiato l’economia, il prodotto, la produzione delle varie regioni italiane dal 1861 a oltre il 2000, da questo viene fuori in maniera incontenstabile che al momento dell’Unità non c’era differenza tra nord e sud del Paese, quindi questa differenza è sorta a seguito dell’Unità e non è rimasta nonostante l’Unità, è vero il contrario, questa differenza è stata imposta con le armi, con stragi, il conto dei morti non è mai stato fatto, quello ufficiale va da poche migliaia o decine di migliaia di vittime fino a diversi conteggi che parlano di 100/200 mila e alcune stime se si deve prendere per buono quello che scriveva “Civiltà Cattolica” già a quei tempi, un milione di morti.
Il sud ha una cultura industriale? (espandi | comprimi)
Blog: "Insediamenti industriali, metallurgia, siderurgia, grandi poli tessili, un’industria che al nord, ai tempi dell’Unità d’Italia ancora non c’era, però era molto fiorente al sud, poi cosa è successo?"
Pino Aprile: "In effetti in questi campi tutta l’Italia al nord e al sud stava muovendo i primi passi, ma passi importanti tanto al nord, quanto al sud, tant’è che gli addetti all’industria dai dati che risultano, sono più o meno gli stessi, addirittura risulterebbero più un sud che al nord, ma il dato è po’ viziato dal fatto che molte operaie dell’industria tessile in realtà lavoravano a casa, quindi un po’ il dato è falsato, diciamo che erano più o meno alla pari, anche se questo viene continuamente negato, perché? Perché l’esempio classico che si fa è che il sud aveva pochissime strade e pochissimi chilometri di ferrovia, questa era la prova della sua arretratezza, si dimentica che il raffronto viene fatto tra Lombardia, Piemonte, Regioni senza sbocco sul mare e il Regno delle sue Sicilie che aveva migliaia di chilometri di sviluppi costieri, per cui per scelta politica e anche intelligente, la monarchia delle sue Sicilie, preferì puntare sui trasporti marittimi, tant’è che in pochi lustri la flotta commerciale meridionale, il Regno delle due Sicilie divenne la seconda d’Europa e quella militare la terza d’Europa, perché puntavano su trasporti marittimi, un po’ quello che sta facendo adesso l’Unione Europea con il progetto delle autostrade del mare. Quanto alla siderurgia, il più grande stabilimento siderurgico italiano era in Calabria che da solo aveva dipendenti e tecnici quasi quanto la gran parte degli stabilimenti siderurgici del nord, la più grande officina meccanica d’Italia, forse d’Europa era nel napoletano, Pietrarsa, fu copiata dagli stati stranieri.
Il senso di una Italia unita (espandi | comprimi)
Il problema non è se l’Italia debba essere unita, credo che non ci siano dubbi su questo, noi ci sentiamo tutti italiani, anche orgogliosi delle nostre stupende meravigliose differenze che ci arricchiscono, differenze di cultura, di lingue perché alcuni dialetti non sono dialetti, sono vere e proprie lingue che hanno prodotto una letteratura autonoma etc., ma tutto ciò non indebolisce in nulla, anzi rafforza il nostro essere italiani così diversi, così simili.
Non si discute sul fatto che ci sia un’Italia, si discute sul fatto che non la si sia voluta fare perché la verità è questa, non è mai stata fatta, è stata unificata da nord a sud, tenendo il sud sotto schiaffo. Per esempio si unifica l’Italia e si fa cassa comune, cassa comune si significa che il sud era lo stato più solvibile dell’epoca, i 2/3 del denaro circolante in Italia l’Italia erano al sud. Il Piemonte era lo Stato più indebitato che ci fosse, si unifica la cassa e l’oro del sud viene portato al nord, io con una battuta uso dire
Ps. Sabato 24 aprile, con inizio alle ore 21.00, presso il PalaCep di via Benedicta 14 a Genova (Circolo Arci Pianacci), Provincia di Genova ed Anpi celebreranno la ricorrenza della Festa di Liberazione. Si raccoglieranno anche le firme per il referendum contro la privatizzazione dell'acqua e generi alimentari per i progetti di Music For Peace.
giorgio - 2010/6/26 - 12:35
Domenico - 2020/8/5 - 18:49
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Il frammento che segue è tratto da una novella di Giovanni Verga e mi pare che racconti meglio di tante parole la repressione garibaldina in Sicilia, uno degli aspetti sempre taciuti di quella “Unità d’Italia” che oggi vanno retoricamente e vanamente celebrando mentre, nella realtà, mafiosi, fascisti, piduisti ed affaristi al potere – con in testa in capo di tutte le cosche, Silvio Berlusconi – l’Italia la stanno distruggendo…
"[...] Il carbonaio, mentre tornavano a mettergli le manette, balbettava:
- Dove mi conducete? - In galera? - O perché? Se non ho avuto nemmeno un palmo di terra! … Se avevano detto che c'era la libertà! ..."
(Giovanni Verga, "Libertà", da "Novelle Rusticane", 1883)
E questa bella canzone di Vincenzo Lo Iacono, siciliano trapiantato ad Avignone, racconta meglio di tante parole la strage di Bronte del 1860, l’episodio più terribile della repressione portata in Sicilia dai “cammisi”, le camicie rosse di Garibaldi. E, forse, un episodio che ha dato il suo piccolo contributo alla realizzazione di questa nostra falsa “Unità”.