Όταν γεννιέται ο άνθρωπος
ένας καημός γεννιέται
όταν φουντώνει ο πόλεμος
το αίμα δε μετριέται
Καίγομαι καίγομαι
ρίξε κι άλλο λάδι στη φωτιά
πνίγομαι πνίγομαι
πέτα με σε θάλασσα βαθιά
Ορκίστηκα στα μάτια σου
που τα ‘χα σαν βαγγέλιο
τη μαχαιριά που μου ‘δωκες
να σου την κάμω γέλιο
Καίγομαι καίγομαι
ρίξε κι άλλο λάδι στη φωτιά
πνίγομαι πνίγομαι
πέτα με σε θάλασσα βαθιά
Μα συ βαθιά στην κόλαση
την αλυσίδα σπάσε
κι αν με τραβήξεις δίπλα σου
ευλογημένος να ‘σαι
Καίγομαι καίγομαι
ρίξε κι άλλο λάδι στη φωτιά
πνίγομαι πνίγομαι
πέτα με σε θάλασσα βαθιά
ένας καημός γεννιέται
όταν φουντώνει ο πόλεμος
το αίμα δε μετριέται
Καίγομαι καίγομαι
ρίξε κι άλλο λάδι στη φωτιά
πνίγομαι πνίγομαι
πέτα με σε θάλασσα βαθιά
Ορκίστηκα στα μάτια σου
που τα ‘χα σαν βαγγέλιο
τη μαχαιριά που μου ‘δωκες
να σου την κάμω γέλιο
Καίγομαι καίγομαι
ρίξε κι άλλο λάδι στη φωτιά
πνίγομαι πνίγομαι
πέτα με σε θάλασσα βαθιά
Μα συ βαθιά στην κόλαση
την αλυσίδα σπάσε
κι αν με τραβήξεις δίπλα σου
ευλογημένος να ‘σαι
Καίγομαι καίγομαι
ρίξε κι άλλο λάδι στη φωτιά
πνίγομαι πνίγομαι
πέτα με σε θάλασσα βαθιά
Contributed by Gian Piero Testa - 2010/4/24 - 11:19
Language: Italian
Versione italiana di Gian Piero Testa
BRUCIO BRUCIO
Quando nasce l'uomo
è un dolore che nasce
quando comincia la guerra
il sangue non si misura.
Brucio, brucio
versa altro olio sul fuoco
affogo, affogo
gettami in un mare profondo.
Ho giurato sui tuoi occhi
che per me erano Vangelo
la pugnalata che mi hai dato
te la trasformo in riso.
Brucio, brucio
versa altro olio sul fuoco
affogo, affogo
gettami in un mare profondo.
Ma tu nel profondo dell'inferno
spezza la catena
e se mi trarrai al tuo fianco
sarai benedetto
Brucio, brucio
versa altro olio sul fuoco
affogo, affogo
gettami in un mare profondo.
Quando nasce l'uomo
è un dolore che nasce
quando comincia la guerra
il sangue non si misura.
Brucio, brucio
versa altro olio sul fuoco
affogo, affogo
gettami in un mare profondo.
Ho giurato sui tuoi occhi
che per me erano Vangelo
la pugnalata che mi hai dato
te la trasformo in riso.
Brucio, brucio
versa altro olio sul fuoco
affogo, affogo
gettami in un mare profondo.
Ma tu nel profondo dell'inferno
spezza la catena
e se mi trarrai al tuo fianco
sarai benedetto
Brucio, brucio
versa altro olio sul fuoco
affogo, affogo
gettami in un mare profondo.
Contributed by Gian Piero Testa - 2010/4/24 - 11:34
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Στίχοι: Νίκος Γκάτσος
Μουσική: Σταύρος Ξαρχάκος
Πρώτη εκτέλεση: Σωτηρία Λεονάρδου
Άλλες ερμηνείες: Πίτσα Παπαδοπούλου, Ελένη Τσαλιγοπούλου, Γλυκερία
Από τη ταινία «Ρεμπέτικο» του Κώστα Φέρρη, 1983
Testo di Nikos Gatsos
Musica di Stavros Xachakos
Prima esecuzione di Sotirìa Leonardou
Dal film "Rebetico" di Kostas Ferris, 1983
Non si finisce mai di imparare. Tempo fa, peregrinando in Internet, mi ero imbattuto in un sito greco, cugino minore di questo, che raccoglie canzoni contro la guerra. Ne ho perso l'indirizzo e mi spiace di non riuscire a ritrovarlo. In quel sito avevo letto, allora con sorpresa, il titolo di questa canzone che era indicata tra le più significative del suo genere. Per me, invece, la canzone - di forte impronta musicale anatolica - era quello che in tutto e per tutto appare: un iperbolico grido di una donna innamorata e delusa che, quasi masochisticamente, vuole toccare il fondo del suo dolore e si dice comunque pronta a benedire chi l'ha tradita, se solo la riprendesse accanto a sè. Che la prima strofa parli della guerra e del suo incommensurabile sperpero di sangue, a me pareva solo un secondo termine di paragone, bene espresso ma non originalissimo, dato che il parallelo tra amore e guerra ( o amore e morte) è un antico "topos" letterario. Mi sembra, anche, che in un commento accadutomi di scrivere qui in AWS (e che non ritrovo...) io abbia già fatto questa osservazione a proposito di "Kégome kégome"". Invece non è così; e quel sito non aveva torto. Anche in questo caso la maschera della passione amorosa delusa è metafora di un'esperienza storica e collettiva, in questo caso della tragedia di Smirne: e lo si ricava non solo dai dati del contesto in cui la canzone nacque, quel film "Rebetico" di cui abbiamo parlato spesso in questi ultimi tempi e che racconta le vicende del Greci dell'Asia Minore dal 1917 al 1955 attraverso le peripezie di una cantante precorritrice del "rebetico", ma dai due elementi che accomunano la donna e la sua città: il fuoco e l'acqua. Dopo il fallimento della sciagurata spedizione intesa ad allargare lo spazio anatolico assegnato alla Grecia dai Trattati, è noto che i Turchi predisposero la cacciata dall'Asia Minore di quanti più Greci potessero, li costrinsero a concentrarsi a Smirne e diedero fuoco alla città, per cui chi si salvò, lo fece buttandosi letteralmente nel mare per raggiungere le navi dell'Intesa poste a presidio del porto. La ferita di Smirne (e di Aivalì) è ancora aperta nella coscienza nazionale greca e, nel campo della canzone, ha fatto nascere un vero e proprio filone - che potrebbe essere formalizzato in questo sito, perché il materiale che vi si può raccogliere è ancora cospicuo e di buona qualità. Chi ha letto il secondo libro di Antonia Arslan, "la Strada di Smirne" (che continua "La masseria delle allodole" sulla tragedia degli Armeni), si è potuto fare un'idea di quanto accadde in quei luoghi.