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La mort d'un globe

Eugène Pottier
Language: French


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(Eugène Pottier)
Guillaume et Paris
(Eugène Pottier)


[1849, Jouy-en-Josas]
A. B. MALON, membre de la Commune.


chantsrev Eugène Pottier fu frequentatore di circoli rivoluzionari repubblicani già dal 1832 per poi approdare a quelli socialisti e fourieristi nel 1848, anno in cui partecipò alle rivoluzioni di gennaio e giugno: fu in questo periodo, frequentando anche i locali dove venivano declamate poesie e canzoni, che inizia a comporre canti di propaganda a sfondo politico-sociale stampati e diffusi su fogli volanti.

Tra i tanti testi è degno di nota quel “Propaganda delle canzoni” che rappresentava, all’epoca, il suo manifesto politico: In tempo di pace, l’esercito è una morsa / Nelle mani di chi governa, / Per serrare la gogna al collo / Del popolo senza giberne. / ... Aderì all’Internazionale e nel 1870 organizzò una Camera del lavoro con 500 membri aderenti anch’essi all’Internazionale, fu uno strenuo antimilitarista, oltre che pacifista; partecipò attivamente alla Comune di Parigi nel marzo 1871 ed alla sua caduta venne ricercato e condannato a morte in contumacia ma riuscì ad espatriare rifugiandosi prima in Belgio e poi a Londra e negli Stati Uniti dove soggiornò poi sette anni continuando il suo impegno sociale.

Rientrò in Francia nel 1880, in seguito all’amnistia. La raccolta “Chants révolutionnaires" fu pubblicato per la prima volta solo nel 1887, stampato in 1.500 copie qualche mese prima della scomparsa dell’autore. “Muore il 6 novembre 1887. Seimila persone seguono, il giorno dopo, il suo funerale (tra gli oratori, per gli anarchici, Luisa Michel), la polizia interviene perchè non sopporta la bandiera rossa dietro al feretro ma dovette cedere, di fronte alla protesta di quei vecchi cospiratori ex galeotti, ex garibaldini, poeti e ribelli, che conducevano al finale riposo la salma di tanto battagliero militante”.

Caserne et forêt - Défends-toi, Paris !‎ - Don Quichotte - Elle n'est pas morte! - En avant la classe ouvrière - Guillaume et Paris - J’ai faim‎ - Jean Misère - L’anthropophage - L’auge - L'abolition de la peine de mort - L'insurgé - L'Internationale - La grève - La grève des femmes - La guerre - La mort d'un globe - Le pressoir - La Terreur Blanche - Laissez faire, laissez passer! - Le chômage - Le défilé de l'Empire - Le grand Krack - Le Moblot - Les classes dirigeantes - Leur bon Dieu - Madeleine et Marie‎ - N’en faut plus‎ - Propagande des chansons - Quand viendra-t-elle ?‎ - Tu ne sais donc rien ?‎


Aux mers d'azur où nagent les étoiles,
Notre oeil de chair se noie en se plongeant,
Mais l'infini parfois lève ses voiles
Pour notre esprit, cet oeil intelligent.
Peuples du ciel, les astres ont une âme,
Leur tourbillon peut jouir ou souffrir,
L'amour unit tous ces frères de flamme :
Pleurez, soleils, un globe va mourir !

Il pivotait dans son noble équilibre,
Pour que jamais on n'y connût la faim.
L'homme groupé pouvait, heureux et libre,
Tirer de lui des récoltes sans fin.
Mais ses erreurs ont causé ses désastres,
Sous la contrainte il s'est laissé pourrir,
De son typhus il gangrène les astres,
Pleurez, soleils, un globe va mourir !

Fleuve de sang, la guerre s'y promène,
L'Idée y porte un bâillon outrageant,
L'anthropophage y vit de chair humaine,
De chair humaine y vit l'homme d'argent.
C'est le bourreau qui, dans ses mains infâmes,
Porte ce globe et qui semble l'offrir
Au Dieu vengeur, au dieu bourreau des âmes,
Pleurez, soleils, un globe va mourir !

Pourtant le code est écrit dans nos veines ;
L'attrait conduit les esprits et les corps.
Du grand concert des volontés humaines
Les passions sont les divins accords.
Non, le poids ment ! l'âme à tort se dilate,
En amputant la hache croit guérir :
De Prométhée on fait un cul-de-jatte !
Pleurez, soleils, un globe va mourir !

On entendra comme un sanglot qui navre,
Dernier soupir du condamné géant,
L'Éternité prendra ce grand cadavre
Pour l'enfouir aux fosses du néant.
Les univers, au sein des nuits profondes,
Cherchant ses os les pourront découvrir
Au champ de lait, cimetière des mondes.
Pleurez, soleils, un globe va mourir !

Contributed by Riccardo Venturi - 2005/11/8 - 16:40




Language: Italian

Versione italiana di Riccardo Venturi
10 novembre 2005
LA MORTE DI UN PIANETA

Nei mari azzurri dove navigano le stelle
il nostro occhio mortale si tuffa e s’annega,
ma l’infinito, a volte, leva le sue vele
per la nostra mente, quest’occhio intelligente.
Popoli del cielo, gli astri hanno un’anima,
il loro turbinìo può gioire o soffrire ;
fratelli di fuoco, uniti dall’amore :
piangete, astri, un pianeta sta morendo !

Girava nel suo nobile equilibrio
perché giammai fame vi si conoscesse.
L’uomo, tutto assieme, poteva trarne
raccolti senza fine, libero e felice.
Ma i suoi errori han provocato i disastri,
e, nelle strette, s’è lasciato rovinare
e col suo tifo incancrenisce gli astri :
piangete, astri, un pianeta sta morendo !

Come un fiume di sangue la guerra lo percorre,
L’Idea è ammutolita da un bavaglio oltraggioso,
il cannibale vive nutrendosi di carne umana,
di carne umana vive l’uomo, e di denaro.
E’ il boia che, nelle sue mani infami,
comanda il mondo e pare che lo offra
al Dio vendicatore, al dio carnefice d’anime :
piangete, astri, un pianeta sta morendo !

Ma il codice lo abbiamo impresso nelle vene ;
l’attrazione comanda alle menti ed ai corpi.
Del gran concerto delle volontà umane
son le passioni le armonie divine.
No, la gravità mente ! L’anima a torto si dilata,
e la scure, amputando, crede di guarire :
di Prometeo hanno fatto uno storpio !
Piangete, astri, un pianeta sta morendo !

S’udrà come un singhiozzo straziante,
l’ultimo respiro del gigante condannato.
L’Eternità prenderà quell’enorme cadavere
per seppellirlo nelle fosse del Nulla.
E gli universi, dentro alle notti profonde
lo scopriranno cercandone le ossa
per la via Lattea, cimitero dei mondi.
Piangete, astri, un pianeta sta morendo !

2005/11/10 - 17:34




Language: Italian

Versione italiana di Salvo Lo Galbo
MORTE DI UN PIANETA

Nel mare blu delle stelle che copre
gli occhi mortali, ai sognatori desti
leva le vele l'Infinito e scopre
i suoi segreti: popoli celesti,
gli astri hanno un'anima, sono fratelli
di fuoco e uniti dall'eguale amore.
Ridono o piangono nei loro anelli.
Piangete, astri, ché un pianeta muore!

Girava nel suo equilibrio altero
perché mai fame vi si conoscesse
e ne cogliesse l'Uomo, tutto intero,
felice e libero l'immensa messe.
Non provocando invece che disastri,
si è condannato errore dopo errore.
Ora il suo tifo incancrenisce gli astri.
Piangete, astri, ché un pianeta muore!

La guerra ovunque, come una fiumana
di sangue, lo percorre. Un re mannaro
si nutre, avido, di carne umana,
di carne umana l'uomo, e di denaro.
L'Idea imbavagliata rugge e soffre
il boia che al suo dio vendicatore,
carnefice di anime, lo offre.
Piangete, astri, ché un pianeta muore!

Ma il codice ci è impresso nelle vene:
l'attrazione comanda menti e corpi.
No! La scure è amputando che fa il bene
d'innumeri prometei resi storpi.
No, la gravità mente! Si espande
a torto l'anima: giù, mietitore
su tutto ciò che vuol farsi più grande.
Piangete, astri, ché un pianeta muore!

Finché si udrà un rantolo di strazio,
l'ultimo del gigante infermo, informe...
L'Eternità, le fosse dello spazio
spalancherà al suo feretro enorme.
E i suoi fratelli, nel buio profondo,
raccoglieranno i resti con dolore
per la via Lattea, la tomba di un mondo.
Piangete, astri, ché un pianeta muore!

Contributed by Salvo Lo Galbo - 2018/7/4 - 19:14




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