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Katie Cruel

Karen Dalton
Langue: anglais


Karen Dalton

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[XVIII sec.]
Canzone di autore anonimo, di probabile origine scozzese, di cui Karen Dalton diede una sua personalissima interpretazione nell’album “In My Own Time” del 1971. Da quel momento il brano fu associato alla voce della grande musicista e cantante newyorchese.
Bob Dylan, Karen Dalton e Fred Neil al Cafe Wha? del Greenwich Village a New York, 1961.
Bob Dylan, Karen Dalton e Fred Neil al Cafe Wha? del Greenwich Village a New York, 1961.

karendalton
“Quando arrivai in città la prima volta
Allora mi chiamavano gioiello d’amore.
Ora hanno cambiato musica
E mi chiamano Katie la crudele…



Ho pensato di proporre questa bellissima canzone perché credo che possa essere dedicata a tutte le donne che in epoche diverse, ma tutte dominate dalla “virile” violenza e dalla sua declinazione di massa che è la guerra, sono state vittime della sopraffazione, dei soprusi, degli abusi inflitti loro senza requie dai “guerrieri”. Dalle violenze quasi ogni giorno inferte tra le “quiete” mura domestiche, alle ragazzine stuprate dai branchi…; dai corpi femminili da sempre bottino di guerra, passando per gli stupri di Nanchino del 1937 e per le donne coreane costrette a dare “conforto” ai soldati dell’imperial esercito giapponese nella seconda guerra mondiale, arrivando fino agli stupri di massa ed etnici dei recenti conflitti nell’ex Jugoslavia, in Cecenia, in Darfur…; dalla violenza sessuale come metodo di tortura da infliggersi agli oppositori politici (e non solo nei regimi totalitari… penso qui da noi a quanto successe a Franca Rame e ad altre donne negli anni 70 e alle intimidazioni a sfondo sessuale subite da decine di ragazze nel corso degli arresti di massa a Genova nel 2001) alla criminale tratta dei corpi che porta ogni anno sulle nostre strade decine di migliaia di ragazze, bianche e nere, destinate al pasto dei lupi…

E non c’è da stupirsi se, dopo tutto quello che ha visto e subìto, Katie – che tutta un’altra vita avrebbe voluto vivere - sia diventata “cruel”… che non significa solo cattiva e incrudelita, ma anche fiera.

“Katie (o Katy) Cruel” è una canzone risalente alla guerra d’indipendenza americana (1775-1783) e, quindi, si suppone racconti di una ragazza sfiorita tra le mura di un bordello per militari o comunque destinata al “conforto” delle truppe, una “camp follower” o, in ogni caso di una donna che non ha avuto migliore destino, che “se avesse potuto essere dove avrebbe voluto, non sarebbe certo stata lì, ma che ora lì si trova e deve starci, e non c’è niente da fare” .
Sicuramente, poi, “Katie Cruel” ha un’origine ancora precedente ed europea, vista la sua similitudine con la tradizionale scozzese intitolata “Licht Bob's Lassie”

Il produttore e critico musicale Stephen Thompson ha scritto a proposito dell’interpretazione di “Katie Cruel” data dalla Dalton: “E’ inquietante ascoltare Karen Dalton, che morì per strada e reietta, cantare di ponti bruciati e di spalle voltate” … E nelle mani e nella voce della reietta e “cruel” Karen Dalton io credo che questa canzone diventi il lamento e la protesta di tutte le donne i cui corpi e i cui desideri sono stati oltraggiati dalla violenza dei maschi e dalle loro guerre…
When I first came to town
They call me the roving jewel
Now they've change their tune
They call me Katie Cruel

Through the woods I go
And through the boggy mire
Straight way down the road
'Til I come to my heart's desire

If I was where I would be
Then I would be where I am not
Here I am where I must be
Where I would be, I can not

When I first came to town
They brought me drinks plenty
Now they've changed their tune
They bring me the bottles empty

If I was where I would be
Then I would be where I am not
Here I am where I must be
Where I would be, I can not

envoyé par Alessandro - 15/4/2010 - 10:27


Per chi volesse ascoltarsi altre canzoni di Karen Dalton...

Karen Dalton - "In My Own Time" (1971)

Alessandro - 15/4/2010 - 10:56




Langue: italien

Tentativo di traduzione di Alessandro
KATIE LA CRUDELE

Quando arrivai in città la prima volta
Allora mi chiamavano gioiello d’amore.
Ora hanno cambiato musica
E mi chiamano Katie la crudele

Attraverso i boschi
E le paludi fangose
Dritta per la mia strada
Finchè raggiungerò ciò che il mio cuore desidera

Se io fossi dove vorrei
Allora certo non vorrei essere dove sono
Ma sono qui, dove devo essere
Là dove vorrei essere, non posso

Quando arrivai in città la prima volta
Tutti mi offrivano da bere
Ora hanno cambiato musica
E mi gettano le bottiglie vuote

Se io fossi dove vorrei
Allora certo non vorrei essere dove sono
Ma sono qui, dove devo essere
Là dove vorrei essere, non posso

envoyé par Alessandro - 15/4/2010 - 12:01




Langue: français

Version française - KATIE LA CRUELLE – Marco Valdo M.I.– 2010 d'après la tentative de traduction d'Alessandro (KATIE LA CRUDELE) d'une chanson étazunienne de Karen Dalton, intitulée Katie Cruel

Une chanson qui traite de la bêtise, de la lâcheté, de l'ingratitude, de la méchanceté et de l'ignominie des hommes (pas nécessairement guerriers, pas nécessairement militaires...). Toutes attitudes qui se passent de commentaires... Sauf ceci que l'esclavage des un(e)s ne fait pas le bonheur des autres... (Jamais !)
Sur un thème assez proche, une variante de la même histoire, Fabrizio De André avait écrit Bocca di Rosa...
KATIE LA CRUELLE

Quand je suis arrivée en ville la première fois
Ils m'avaient appelé bijou d'amour
Maintenant ils ont changé de musique
Et ils m'appellent Katie la cruelle.

Je vais à travers bois
Et les marais fangeux
Droit devant moi
Pour arriver là où mon cœur veut

Si j'avais pu aller où je voulais être
Je n'aurais certes pas voulu être là
Mais je suis ici, où je dois être
Là où je voudrais être, je ne peux pas.

Quand je suis arrivée en ville la première fois
Tous m'offraient à boire
Maintenant ils ont changé de musique
Ils me jettent les bouteilles vides

Si j'avais pu aller où je voulais être
Je n'aurais certes pas voulu être là
Mais je suis ici, où je dois être
Là où je voudrais être, je ne peux pas.

envoyé par Marco Valdo M.I. - 15/4/2010 - 14:38


Clint Eastwood doveva aver ben presente questa canzone quando diresse il suo capolavoro "Unforgiven" ("Gli spietati"), quel bellissimo "The End" del genere western, scritto da David Webb Peoples, la cui storia prende l'avvio dalla vendetta di un gruppo di "roving jewels" per la violenza subita da una di loro, sfigurata da un cliente, un cow-boy dal coltello troppo facile e dal cazzo troppo piccolo...
Già..., spesso capita che più grossi sono i coltelli, le pistole e i cannoni e più piccoli sono i cervelli e i pirilli...

Alessandro - 15/4/2010 - 15:37




Langue: anglais

Versione di Nick Cave and The Bad Seeds, dall’album "Henry's Dream" del 1992.‎
WHEN I FIRST CAME TO TOWN

When I first came to town
All the people gathered round
They bought me drinks
Lord, how they quickly changed their tune

When I first came to town
People took me round from end to end
Like someone may take round a friend
O how quickly they changed their tune

Suspicion and dark murmurs surround me
Everywhere I go they confound me
As though the blood on my hands
Is there for every citizen to see

O sweet Jesus
There is no turning back
There is always one more town
A little further down the track

And from my window, across the tracks
I watch the juicers burn their fires
And in that light
Their faces leer at me
How I wish they'd just let me be

When I first came to town
Their favours were for free
Now even the doors of the whores of this town
Are closed to me

I search the mirror
And I try to see
Why the people of this town
Have washed their hands of me

O sweet Jesus
There is no turning back
There is always one more town
A little further down the track

O lord, every god-damn turn I take
I fear the noose, I fear the stake
For there is no bone
They did not break
In all the towns I've been before

Well those that sin against me are snuffed out
I know from every day that I live
God-damn the day that I was born
The night that forced me from the womb
And god-damn this town
For I am leaving now
But one day I will return
And the people of this town will surely see
Just how quickly the tables turn

O sweet Jesus
This really is the end
There is always one more town

envoyé par dead end - 28/6/2012 - 09:33




Langue: italien

Traduzione italiana della versione di “Nicola La Cava e i Semi Guasti”, da ‎‎NickCave.it
QUANDO PER LA PRIMA VOLTA ARRIVAI IN CITTÀ

Quando per la prima volta arrivai in città
Tutta la gente mi si fece intorno ‎
Mi offrirono da bere ‎
Signore, quanto velocemente cambiarono solfa

Quando per la prima volta arrivai in città ‎
La gente mi portò in giro da una parte all’altra ‎
Come si fa con un amico ‎
O, quanto velocemente cambiarono solfa

Sospetti oscuri, mormorii mi sopraffanno ‎
Ovunque i vada mi respingono ‎
Come se il sangue sulle mie mani ‎
Fosse palese a ogni cittadino

O dolce Gesù ‎
Non c’è modo di tornare indietro ‎
C’è sempre un’altra città ‎
Un po’ più in là lungo la strada

E dalla mia finestra, oltre la ferrovia ‎
Guardo gli ubriaconi intorno al fuoco ‎
E in quel bagliore ‎
I loro volti mi si rivolgono torvi ‎
Come vorrei che mi lasciassero perdere

Quando per la prima volta arrivai in città ‎
I loro favori mi erano offerti ‎
Ora anche le porte delle puttane di questa città ‎
Sono chiuse per me ‎

Cerco lo specchio ‎
E cerco di vedere ‎
Perché la gente di questa città ‎
Si è lavata le mani di me

O dolce Gesù ‎
Non c’è modo di tornare indietro ‎
C’è sempre un’altra città ‎
Un po’ più in là lungo la strada

O Signore, in ogni dannato posto io vada ‎
Temo il rogo, temo la forca ‎
Perché non c’è osso ‎
Che non mi abbiano spezzato ‎
In tutte le città in cui sono stato in precedenza

Bene, coloro che peccano contro di me sono condannati a morte ‎
Lo capisco ogni giorno della mia vita ‎
Dio maledica il giorno che sono nato ‎
La notte che mi ha strappato fuori dal grembo ‎
E Dio maledica questa città ‎
Perché ora me ne vado ‎
Ma un giorno ritornerò ‎
E la gente di questa città vedrà di sicuro ‎
Quanto velocemente cambiano le carte ‎

O dolce Gesù ‎
Questa è davvero la fine della storia ‎
C’è sempre un’altra città
Un po’ più in là girato l’angolo

envoyé par Dead End - 28/6/2012 - 09:33




Langue: allemand

Traduzione tedesca di Holger Saarmann
GRETE GRIMMIG

Als einst ich herzog, hieß es: He, schöne Dame! Nimm mich!
Heut herrscht ein andrer Ton: Man nennt mich "Grete Grimmig".
Tirili - Tirila - Tirilei - Tiri-Tandradei!

Man trank mir zu: Auf ein Glas! Wem nützen die halbleeren Flaschen?
Nun herrscht ein andrer Ton: Heut darf ich die Gläser waschen.
Tirili - Tirila - Tirilei - Tiri-Tandradei!

Könnt' ich nur hin, wo ich war,
dann wär' ich nicht hier, sondern glücklich.
Hier muss ich sein, das ist klar;
versperrt ist mir leider der Rückweg.
Tirili - Tirila - Tirilei - Tiri-Tandradei!

Der, der mich liebt, den kenn ich, liebe den, der mich leitet,
Weiß den Weg, den ich gehn muss und wer mich dabei begleitet.
Tirili - Tirila - Tirilei - Tiri-Tandradei!

Folge der inn'ren Stimme: Quer durch finstere Wälder,
wandre durchs Moor ohne Pfad und zieh über kahle Felder.
Tirili - Tirila - Tirilei - Tiri-Tandradei!

Könnt' ich nur hin, wo ich war, ...

envoyé par Bernart Bartleby - 24/2/2014 - 13:41


Ci segnalano che la notizia che Karen Dalton sia morta per le strade di New York è FALSA.
Come racconta molto bene il suo caro amico Peter Walker, è morta in una casa mobile nei pressi di Woodstock dove lui stesso l’aveva ospitata.

Si veda ad esempio In Her Own Time - The return of Karen Dalton

CCG Staff - 9/10/2016 - 22:14


Infatti nella bio c'è scritto:

"Poco si sa della sua fine, ma si racconta che abbia trascorso i suoi ultimi anni come una “hobo”, vivendo per strada, e che sulla strada sarebbe probabilmente anche morta, per le conseguenze dell’AIDS contratta, se un suo vecchio amico, il grande chitarrista folk Peter Walker, non l’avesse raccolta e assistita nelle ultime settimane di vita."

B.B. - 10/10/2016 - 08:14




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