Dans un village minuit sonne
Un forgeron frappe le fer
Auprès du brasier qui rayonne
Son marteau s'élève dans l'air
Il retombe, et sa main velue
S'accompagne d'une chanson
En forgeant un soc de charrue
Pour une prochaine moisson
C'est pour la paix, dit-il, que je travaille
Loin des canons, je vis en liberté
Je façonne l'acier qui sert à la semaille
Et ne forge du fer que pour l'humanité
Soudain par la porte qui s'ouvre
Entre une femme au teint bronzé
Sous le long manteau qui la couvre
Elle tient un glaive brisé
Sa poitrine est toute sanglante
Et l'homme en fronçant les sourcils
Lui demande avec épouvante
"Femme, que viens-tu faire ici ? "
C'est pour la paix, dit-il, que je travaille
Loin des canons, je vis en liberté
Je façonne l'acier qui sert à la semaille
Et ne forge du fer que pour l'humanité
Moi, répond alors l'étrangère
Dans les sillons, je mets du sang
Reconnais moi, je suis la Guerre !
Et Forge mon sabre à l'instant !
Le forgeron saisit la lame
Mais la broyant sous ses outils
Il lui dit : "Sois maudite, ô femme !
Toi qui m'as, un jour, pris mon fils.
C'est pour la paix, que mon marteau travaille
Loin des canons, je vis en liberté
A jamais, soient maudits les engins de bataille
Je ne forge du fer que pour l'humanité
Un forgeron frappe le fer
Auprès du brasier qui rayonne
Son marteau s'élève dans l'air
Il retombe, et sa main velue
S'accompagne d'une chanson
En forgeant un soc de charrue
Pour une prochaine moisson
C'est pour la paix, dit-il, que je travaille
Loin des canons, je vis en liberté
Je façonne l'acier qui sert à la semaille
Et ne forge du fer que pour l'humanité
Soudain par la porte qui s'ouvre
Entre une femme au teint bronzé
Sous le long manteau qui la couvre
Elle tient un glaive brisé
Sa poitrine est toute sanglante
Et l'homme en fronçant les sourcils
Lui demande avec épouvante
"Femme, que viens-tu faire ici ? "
C'est pour la paix, dit-il, que je travaille
Loin des canons, je vis en liberté
Je façonne l'acier qui sert à la semaille
Et ne forge du fer que pour l'humanité
Moi, répond alors l'étrangère
Dans les sillons, je mets du sang
Reconnais moi, je suis la Guerre !
Et Forge mon sabre à l'instant !
Le forgeron saisit la lame
Mais la broyant sous ses outils
Il lui dit : "Sois maudite, ô femme !
Toi qui m'as, un jour, pris mon fils.
C'est pour la paix, que mon marteau travaille
Loin des canons, je vis en liberté
A jamais, soient maudits les engins de bataille
Je ne forge du fer que pour l'humanité
envoyé par Tovarich1917 - 22/9/2005 - 21:51
Langue: italien
Traduzione italiana di Riccardo Venturi
28 gennaio 2014
28 gennaio 2014
Immagine dalla collezione di Claire Simon-Boidot
IL FABBRO DELLA PACE
In un villaggio batte la mezzanotte,
un fabbro sta forgiando il ferro
presso il braciere che irraggia
il suo martello si leva nell'aria.
Ricade, e la sua mano pelosa
s'accompagna con una canzone
forgiando un vomere d'aratro
per una messe a venire
È per la pace, dice, che lavoro
lungi dai cannoni vivo in libertà,
do forma all'acciaio che serve alla semina
e forgio il ferro soltanto per l'umanità
S'apre la porta ed entra all'improvviso
una donna dal colorito scuro,
sotto il lungo mantello che la ricopre
ella tiene una spada spezzata.
Il suo petto è tutto insanguinato
e l'uomo, aggrottando le ciglia,
le domanda, tutto spaventato :
« Donna, che vieni a fare qui ? »
È per la pace, dice, che lavoro
lungi dai cannoni vivo in libertà,
do forma all'acciaio che serve alla semina
e forgio il ferro soltanto per l'umanità
Io, risponde allora la sconosciuta,
nei solchi della terra metto sangue ;
non mi riconosci ? Sono la Guerra !
E forgia la mia spada, su, all'istante !
Il fabbro allora prende la lama
ma, mentre la distrugge coi suoi attrezzi,
le dice : « Sii maledetta, o donna !
Tu, che un giorno hai preso mio figlio. »
È per la pace, dice, che lavoro
lungi dai cannoni vivo in libertà,
do forma all'acciaio che serve alla semina
e forgio il ferro soltanto per l'umanità.
In un villaggio batte la mezzanotte,
un fabbro sta forgiando il ferro
presso il braciere che irraggia
il suo martello si leva nell'aria.
Ricade, e la sua mano pelosa
s'accompagna con una canzone
forgiando un vomere d'aratro
per una messe a venire
È per la pace, dice, che lavoro
lungi dai cannoni vivo in libertà,
do forma all'acciaio che serve alla semina
e forgio il ferro soltanto per l'umanità
S'apre la porta ed entra all'improvviso
una donna dal colorito scuro,
sotto il lungo mantello che la ricopre
ella tiene una spada spezzata.
Il suo petto è tutto insanguinato
e l'uomo, aggrottando le ciglia,
le domanda, tutto spaventato :
« Donna, che vieni a fare qui ? »
È per la pace, dice, che lavoro
lungi dai cannoni vivo in libertà,
do forma all'acciaio che serve alla semina
e forgio il ferro soltanto per l'umanità
Io, risponde allora la sconosciuta,
nei solchi della terra metto sangue ;
non mi riconosci ? Sono la Guerra !
E forgia la mia spada, su, all'istante !
Il fabbro allora prende la lama
ma, mentre la distrugge coi suoi attrezzi,
le dice : « Sii maledetta, o donna !
Tu, che un giorno hai preso mio figlio. »
È per la pace, dice, che lavoro
lungi dai cannoni vivo in libertà,
do forma all'acciaio che serve alla semina
e forgio il ferro soltanto per l'umanità.
La versione degli Avel Trez
La version d'Avel Trez
Gli Avel Trez sono un gruppo musicale bretone di Pont-Aven. Qui li vediamo esibirsi su un camion durante la "Caccia ai borghesi": si tratta di una festa popolare, e non di una rivoluzione, ma sul camion dello scultore Marc Morvan cantano una versione modificata e...aggiornata del Forgeron de la paix, la famosa canzone pacifista ottocentesca di Villemer e Delormel (dell'originale viene mantenuto solo il ritornello). A presto per la trascrizione del testo!
La version d'Avel Trez
Gli Avel Trez sono un gruppo musicale bretone di Pont-Aven. Qui li vediamo esibirsi su un camion durante la "Caccia ai borghesi": si tratta di una festa popolare, e non di una rivoluzione, ma sul camion dello scultore Marc Morvan cantano una versione modificata e...aggiornata del Forgeron de la paix, la famosa canzone pacifista ottocentesca di Villemer e Delormel (dell'originale viene mantenuto solo il ritornello). A presto per la trascrizione del testo!
Riccardo Venturi - 28/1/2014 - 18:05
Le nom du compositeur est Taccoen, ne a Zegerscappel Flandres.
Onno Dekker Taccoen
www.zwartemaan.nl
ondekker@xs4all.nl
Onno Dekker Taccoen
www.zwartemaan.nl
ondekker@xs4all.nl
J. Onno Dekker - 19/10/2006 - 11:42
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Testo di Lucien Delormel e Gaston Villemer
Musica di Tac-Coen (Pierre Joseph Auguste Taccoen)
Paroles: Lucien Delormel et Gaston Villemer
Musique: Tac-Coen (Pierre Joseph Auguste Taccoen)
"Une chanson pacifiste, une rareté à cette époque. Surtout si l'on songe que les auteurs Delormel et Villemer avaient fait leur fond de commerce sur le thème très porteur des chansons revanchardes: Le Fils de l'Allemand, Vous n'aurez pas l'Alsace et la Lorraine, La Fiancée Alsacienne, ou encore Le maître d'école alsacien... Créée par mademoiselle Doriga au Caf'Conc' et reprise avec succès par Rosalne à La Scala. Cette chanson deviendra vite un classique du répertoire pacifiste."
(da Histoire de France en chansons)
Una canzone pacifista, un'autentica rarità per l'epoca. Soprattutto se si considera che gli autori (Delormel e Villemer) erano specializzati nel tema delle canzoni di rivendicazione delle terre conquistate alla Francia dai tedeschi : "Le Fils de l'Allemand", "Vous n'aurez pas l'Alsace et la Lorraine", "La Fiancée Alsacienne", o ancora "Le maître d'école alsacien".
Lucien Delormel (1847-1899) e Gaston Villemer (1847-1892) furono, assieme al collega Léon Garnier, prolificissimi autori di canzoni; i loro nomi sono legati indissolubilmente a quello del grande Paulus, una delle principali vedettes del Caffè Concerto parigino fin de siècle. Tra i due, considerati una sorta di "gemelli della canzone" (erano persino nati nello stesso anno), Lucien Delormel era stato anche chansonnier in proprio. Le forgeron de la paix, scritta per l'interpretazione di M.lle Doriga, star del Caffè Concerto "XIX Siècle" (ma eseguita anche da Rosalne al Caffè "La Scala"), rappresenta davvero un "unicum" nella loro produzione di canzoni patriottarde e revansciste, ed è diventata un classico della canzone pacifista. L'anno di composizione è incerto: se per Du Temps des Cerises aux Feuilles Mortes l'anno resta sconosciuto, per il blog La Pointe de la Gauche è il 1876, che qui accogliamo. Gli anni '70 del XIX secolo sono confermati anche dall'articolo di fr.wikipedia su Auguste Taccoen.
L'autore della musica, Pierre Joseph Auguste Taccoen (indicato sugli spartiti perlopiù come "Tac-Coen") era nato a Zegerscappel, presso Roubaix (in territorio francese di lingua fiamminga) nel 1844; fu autore di operette, tanto da essere definito l' "Offenbach fiammingo". Secondo altre fonti era nato a Lille. [RV]