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Le basi americane (Rossa provvidenza)

Rodolfo Assuntino
Langue: italien


Rodolfo Assuntino

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Testo e musica di Rudy Assuntino.

Rudy Assuntino. Sesto Fiorentino, Istituto “Ernesto de Martino”, 14 maggio 2006. Foto di Riccardo Venturi.
Rudy Assuntino. Sesto Fiorentino, Istituto “Ernesto de Martino”, 14 maggio 2006. Foto di Riccardo Venturi.


Scritta appena ieri, o forse oggi. Ora più che mai, che le basi americane in Italia e in tutto il mondo dovrebbero essere semplicemente smantellate, e non buttate a mare. Lo inquinerebbero in un modo insostenibile.


... visto che se ne vanno i sommergibili nucleari USA dalla Maddalena... C'è comunque poco da festeggiare: non è certo perchè hanno accolto una protesta che dura da più di 30 anni, ma si tratta solo di un tassello del progetto di ridislocazione strategica mondiale che i militari USA stanno attuando... Il governo italiano continua purtroppo a fare "da spalla agli assassini".
(Alessandro)


bsi


IL 17 FEBBRAIO TUTTI A VICENZA A PROTESTARE CONTRO L'AMPLIAMENTO DELLA BASE AMERICANA DAL MOLIN!

Scarica Lo SPOT VIDEO sulla manifestazione da Global Project!
La cosa più penosa in giorni come questi
è di trovar tra voi le facce di sempre
E invece sta cambiando la storia di ciascuno
perché dai grandi fatti matura una lezione

Buttiamo a mare le basi americane
cessiamo di fare da spalla agli assassini
giriamo una pagina lunga di vent'anni
andiamo a guadagnare la nostra libertà

In una ragnatela di fatti quotidiani
abbiam dimenticato di essere compagni
Nel mondo c'è una lotta che non si è mai placata
rompiamo le abitudini torniamo ad esser uomini

Buttiamo a mare le basi americane
cessiamo di fare da spalla agli assassini
giriamo una pagina lunga di vent'anni
andiamo a guadagnare la nostra libertà

Non serve domandare se poi ce la faremo
lasciamo alle parole il tempo di aspettare
O forse qui si aspetta la rossa provvidenza
per cui gli altri decidono, e noi portiam pazienza

Buttiamo a mare le basi americane
cessiamo di fare da spalla agli assassini
giriamo una pagina lunga di vent'anni
andiamo a guadagnare la nostra libertà



Langue: anglais

English version, expressly prepared by Riccardo Venturi on February 13, 2007, for the Anti-US Base demonstration in Vicenza.
LET'S THROW US BASES INTO THE SEA

The saddest thing in days like these
is seeing always the same old faces
while everybody's history is changing
and all the great facts teach us this lesson:

Let's throw US bases into the sea,
let's give up being puppets of these killers
let's turn a twenty years long page,
let's go and regain our liberty

In this daily spiderweb of facts
we forget being comrades.
But there's a struggle that will never cease,
let's break the rules for our humanity

Let's throw US bases into the sea,
let's give up being puppets of these killers
let's turn a twenty years long page,
let's go and regain our liberty

It's no use wondering if we shall overcome
let's words take their time to wait
or maybe we're waiting for the red providence
so that others decide, while we've to be patient

Let's throw US bases into the sea,
let's give up being puppets of these killers
let's turn a twenty years long page,
let's go and regain our liberty

13/2/2007 - 18:23




Langue: espéranto

Ĝin kantis en la kasedo "Horo da opozicio" Gianfranco Molle kaj Giulio Cappa. Dankon al Renato Corsetti kiu sendis ĝin!
(NR)
USONAJ ARMEAJ BAZOJ

afero zorgodona en ĉi epoko estas
retrovi inter vi vizaĝojn ĉiamajn
kaj tamen iĝas ade alia la historio
ĉar el okazintaĵoj jam venis grava instruo

forĵetu ni al mar' usonajn armeajn bazojn
ni plu ne volas helpi la usonajn murdistojn
ni turnu malbelan paĝon dudek jarojn longvan
ni marŝu por la akiro de nia liberec'

en aranea tolo de ĉiutagaj aĵoj
forgesis ni ke funde ni estas kamaradoj
en mondo nun estas lukto kaj ĝi certe ne finiĝis
disrompu ni la kutimojn reiĝu ni vere homoj

forĵetu ni al mar' usonajn armeajn bazojn
ni plu ne volas helpi la usonajn murdistojn
ni turnu malbelan paĝon dudek jarojn longan
ni marŝu por la akiro de nia liberec'

ni ne demandu plue ĉu ni sukcese venkos
ni lasu por niaj vortoj la taskon de atendado
aŭ eble ni tre esperas pri ruĝa providenco
laŭ kiu iu ekdecidos dum ni vivas en pacienco

forĵetu ni al mar' usonajn armeajn bazojn
ni plu ne volas helpi la usonajn murdistojn
ni turnu malbelan paĝon dudek jarojn longan
ni marŝu por la akiro de nia liberec'

envoyé par Nicola Ruggiero - 16/2/2007 - 11:57




Langue: espéranto

Kompreneble bazo en tiu ĉi okazo estas fortike defendata pozicio, servanta kiel apogpunkto, provizejo, arsenalo, deirpuntko (NPIV2002).
Espereble baldaŭ ni disponigos kanteblan tradukon por tiuj kiuj manifestacios publike aŭ klopodos same plibonigi la mondon kaj skui la konsciencojn.
vendrede, la 16an de Februaro, 2007a
Nicola Ruggiero
LA BAZOJ AMERIKAJ (RUĜA PROVIDENCO)

La afero plej peniga en tagoj kiaj tiaj
estas trovi inter vi la vizaĝojn ĉiamajn
Kaj male ŝanĝiĝas ĉies vivo
ĉar el grandaj faktoj maturiĝas leciono.

Ni lanĉu en maron la bazojn amerikajn
ni ĉesu finfine apogi ĉi krimulojn
ni turnu ĉi paĝon dudek jare maljunan
ni iru perlabori nian liberecon.

En araneaĵo el ĉiutagaj faktoj
ni estas forgesintaj pri kamaradeco
En la mondo estas lukto kiu neniam havis pacon
ni rompu la kutimojn ni reestu homoj.

Ni lanĉu en maron la bazojn amerikajn
ni ĉesu finfine apogi ĉi krimulojn
ni turnu ĉi paĝon dudek jare maljunan
ni iru perlabori nian liberecon.

Ne utilas demandadi ĉu poste ni sukcesos
ni lasu al la vortoj la tempon por atendi
Aŭ eble tie ĉi oni atendas la ruĝan providencon
ĉi tial la aliaj decidas kaj ni paciencas.

Ni lanĉu en maron la bazojn amerikajn
ni ĉesu finfine apogi ĉi krimulojn
ni turnu ĉi paĝon dudek jare maljunan
ni iru perlabori nian liberecon.

envoyé par Nicola Ruggiero - 16/2/2007 - 00:09


Ma come mai i militari italiani non possono accedervi ?
Per me questo e' un vero e proprio colonialismo mascherato da una presunta collaborazione.
Non facciamoci U.S.Are !
(Guglielmo)

Qui ti posso rispondere da livornese che ha abitato a lungo a breve distanza dalla base militare americana di Camp Darby (tra Livorno e Pisa). L'accesso alla base (e, presumo, a ogni base analoga) è strettamente vietato alle forze armate italiane in quanto tali basi, secondo l'"accordo" (=diktat) tra i singoli stati e la NATO, non sono territorio nazionale. Sono territorio degli Stati Uniti d'America e sottoposte alla giurisdizione militare di quel paese. Intere porzioni di territorio italiano (pensa anche a Aviano, a Martina Franca...) e di tutti gli altri stati che fanno parte della NATO sono state cedute agli Stati Uniti. Questo ovviamente vale anche per i civili. All'interno delle basi vige la legislazione militare americana; indi per cui, ad esempio, qualsiasi reato che è commesso al loro interno è giudicato da tribunali militari americani, anche se l'eventuale vittima proviene da un altro paese (poni caso, la moglie italiana di un militare USA). La base militare di Camp Darby, che copre un territorio costiero vastissimo, ha privato sia la popolazione di Livorno che quella di Pisa di un territorio che sarebbe stato il "polmone verde" delle due città (è in gran parte ricoperta da una folta pineta marittima). Sull'Aurelia nel tratto che va da Livorno a Pisa, l'estensione del reticolato di protezione ad alta sicurezza che impedisce a chiunque l'accesso alla base è di oltre dieci chilometri. Ogni trecento metri, cartelli avvertono del pericolo di morte e del divieto assoluto di accesso a chiunque. Questa è la situazione. Saluti.

22/8/2006 - 15:25


Segnalo un'imminente manifestazione che mi pare importante:

Vicenza, 2 dicembre: appello per una manifestazione nazionale contro le servitù militari e contro la guerra
Osservatorio contro le servitù militari di Vicenza

Per info e adesioni: nodalmolin@libero.it

Alessandro - 27/11/2006 - 16:45


Segnaliamo anche che ieri 15 gennaio 2007 il grande "governo di sinistra" italiano presieduto da mons. Romano Prodi, e del quale fa parte anche una cosiddetta "sinistra radicale" (rotfl), ha dato il suo beneplacito all'ampliamento della base militare americana di Vicenza (ampliamento che era stato deciso dal precedente "governo di destra"). Tutto ciò, naturalmente, in mezzo alla consueta esultanza di tutto l'italico servitorame. Cambiano i "governi" ma la politica rimane sempre quella: inclinarsi ad angolo retto e....

Riccardo Venturi - 17/1/2007 - 14:52


... e aggiungo che prendere una decisione simile nel modo in cui è stata presa, cioè addossando la responsabilità al precedente governo e all'amministrazione comunale vicentina (che pure ha una responsabilità pesante) come se si trattasse di un piccolo affare locale, e ignorando completamente le proteste della popolazione (che nè i rappresentanti locali nè quelli nazionali pare rappresentino affatto - ma non siamo in una "demo-crazia" e pure rappresentativa?!?) è stata semplicemente una VIGLIACCATA!!!
Prodi dovrebbe VERGOGNARSI!!!

Alessandro - 17/1/2007 - 15:27


No comment...e' solo un volgare lecchinaggio !!!

Willy - 17/1/2007 - 19:30


Bussoleno, Valle di Susa: circa 800 persone ieri sera alle 18.30 si sono incontrate per portare solidarietà ai cittadini vicentini che si stanno battendo contro il raddoppio dell’aeroporto Dal Molin. Il corteo si è mosso dopo le 19 attraversando le vie del paese per finire sui binari della stazione ferroviaria di Bussoleno; per circa 30 minuti il traffico feroviario della linea Torino – Modane è stato bloccato mentre si apriva un ponte radio con il presidio di Vicenza che applaudiva convinto l’azione dei no tav valsusini.
Ribadiamo ancora una volta la totale solidarietà a chi si sta battendo contro un’ opera devastante e dannosa come solo può essere una base militare e invitiamo i cittadini e i comitati vicentini a continuare a resistere e a non mollare, ricordando a tutti che in Valle di Susa speravano nella nostra rassegnazione ma hanno poi dovuto fare i conti con la nostra determinazione!
No tav No dal Molin una sola lotta - Resistere per esistere!
Comitato no tav Spinta dal bass.

adriana - 19/1/2007 - 08:37


IL 17 FEBBRAIO TUTTI A VICENZA!

NO ALLA BASE DI VICENZA
RIDISCUTIAMO LE SERVITÙ MILITARI
IL GOVERNO APPLICHI IL PROGRAMMA DELL’UNIONE ASCOLTANDO LE COMUNITÀ
LOCALI E IL POPOLO DELLA PACE

hittite - 11/2/2007 - 19:19


Del mitico Rudy Assuntino sul sito ci sono due canzoni... Una è questa e l'altra è "Nostro Messico"...
Ed è proprio dal Mexico Insurgente che arriva l'invito a buttare a mare le basi statunitensi sul suolo italiano. Firma a nome dell'EZLN (Commisiione Esteri) il Tenente Colonnello Insurgente Moisés:

Contro la base militare di Vicenza
Lettera di solidarietà degli zapatisti ai comitati "No Dal Molin" di Vicenza

"Abbiamo saputo delle intenzioni dell'esercito degli Stati Uniti di raddoppiare la sua base militare in Italia. [...] In Messico e in Chiapas sappiamo di che cosa si tratta. Le occupazioni militari hanno cercato di distruggere la cultura e di appropriarsi della terra. [...] Qui stiamo difendendo la nostra terra, che è nostra madre e continuiamo a difenderla. [...] Difendete la vostra terra, che è vostra e non dell'esercito invasore!"

Testo completo su ZNet:
http://www.zmag.org/Italy/ezln-controb...

Alessandro - 7/3/2007 - 23:48


Dodicimila in Piazza. La risposta al Consiglio di Stato

Una manifestazione senza precedenti con dodicimila persone che, poche ore dopo la sentenza del Consiglio di Stato, riempono il centro cittadino con migliaia di fiaccole. Vicenza il 5 ottobre decide: il referendum si farà comunque.


Piazza dei Signori che risplende alla luce di migliaia di fiaccole; un'immagine commovente, per chi ama Vicenza. Dodicimila persone – «una manifestazione senza precedenti, almeno diecimila in piazza», secondo Repubblica online – hanno risposto in questo modo all'atto di arroganza e autoritarismo del Consiglio di Stato.

Nel primo pomeriggio era arrivata la notizia da Roma: il Consiglio di Stato ha bocciato il referendum previsto per domenica 5 ottobre perché «ha per oggetto un auspicio del Comune al momento irrealizzabile». La democrazia annullata con una sentenza che non permette ai vicentini di esprimersi sul futuro dell'aeroporto Dal Molin. A gioire subito coloro che dell'imposizione hanno fatto la propria religione, con il governatore del Veneto Giancarlo Galan in testa a dichiarare che questa è la sconfitta di Vicenza. Ma nella città berica non c'è rassegnazione, ma rabbia e indignazione; e, in poche ore, il tam tam degli sms porta in piazza migliaia di persone, come mai si era visto prima.

Perché questa manifestazione ha un qualcosa di straordinario; di fronte all'arroganza di un Governo che mette in campo tutti gli strumenti per calpestare la democrazia, i vicentini continuano ad avere la forza di indignarsi. Ed ora che Vicenza è tornata in piazza, dimostrando la sua vocazione maggioritaria contro la nuova base statunitense, ad essere piccoli piccoli sono coloro che questa consultazione hanno voluto farla annullare, ricorrendo prima al Tar e poi all'amichevole Consiglio di Stato. Piccoli, nella loro arroganza: perché la democrazia si può calpestare, ma rinasce sempre; stupidi, nella loro ostinazione, perché il loro voler impedire ai vicentini di costruire il proprio futuro li ha resi insignificanti all'interno di una città che non ha alcuna intenzione di accettare quest'imposizione.

In piazza c'erano le famiglie, e tutti i gruppi che si oppongono al progetto statunitense; c'erano gli assessori, e il Sindaco. C'era Vicenza, che domenica farà comunque la propria consultazione popolare. A renderla possibile saranno centinaia di volontari che raccoglieranno le schede nei gazebo di fronte ai seggi. Vicenza, il 5 ottobre, decide.
Alla faccia di chi vuol schiacciare con l'autoritarismo la sua dignità.

Fonte:http://www.nodalmolin.it

adriana - 2/10/2008 - 09:02


Blitz alla base Usa di Vicenza
in 200 occupano l'aeroporto

VICENZA - Gli attivisti del movimento "No Dal Molin" sono entrati nei terreni dell'aeroporto vicentino dove deve sorgere la nuova base militare Usa, occupandoli. Lo hanno reno noto gli stessi rappresentanti del presidio anti-base.

I manifestanti, alcune centinaia, intendono protestare così contro l'avvio dei lavori nel Dal Molin, dove da alcuni giorni sono tornate in azione le ruspe per abbattere le vecchie strutture dell'aeroporto e preparare l'area per la Camp Ederle 2.

I dimostranti, ora controllati dalle forze dell'ordine, sono penetrati da un varco nella recinzione, e hanno occupato pacificamente la parte civile dell'aeroporto.

Fonte :Repubblica

adriana - 31/1/2009 - 11:20


Standing Army
di Thomas Fazi, Enrico Parenti
Documentario + Libro
pp. 64 + dvd- euro 19,90
In libreria 11 giugno 2010

Sono oltre settecento, questa la cifra ufficiale, le basi militari americane nel mondo. Avamposti di future guerre e sempre più spesso risultato finale e ragione degli interventi militari. In Standing Army, documentario realizzato da Thomas Fazi ed Enrico Parenti attraverso tre anni di ricerche e indagini sul campo, gli autori danno voce alle popolazioni che convivono con i militari americani e attraverso le interviste ad esperti quali Noam Chomsky, Gore Vidal, Chalmers Johnson e molti altri, riflettono sulla politica estera e militare statunitense.
Standing Army è stato selezionato al Bafici-Festival Internazionale del Cinema Indipendente di Buenos Aires e al Tek Festival di Roma, dove ha vinto il Premio per la miglior Fotografia.


L'elezione di Obama è stata accolta in tutto il mondo come l'inizio di una stagione politica radicalmente diversa da quella di Bush. Una stagione orientata alla pace e al dialogo. E gli appassionati discorsi del neopresidente americano sembrerebbero giustificare questa speranza.
Ma nell'ambito della politica estera e militare, la nuova amministrazione differisce davvero così tanto da quelle precedenti? Al di là dei titoli della stampa internazionale - e del Nobel per la pace assegnato al presidente per le sue buone intenzioni - si scopre una realtà molto lontana da quella ufficiale: ad esempio, il primo budget militare del nuovo governo (ben 680 miliardi di dollari) supera persino gli ultimi stanziamenti per le truppe dell'era Bush. Dove vanno a finire tutti questi soldi? In gran parte servono a finanziare l'immensa rete di basi militari americane all'estero: a vent'anni dalla caduta del muro di Berlino, ne restano ancora 716, sparse in quaranta paesi nel mondo. Come si spiega, quindi, questa aggressiva politica espansionistica alla luce della crisi economica e della retorica pacifista di Obama? Chi tira le fila della politica estera USA?
Su questi temi riflettono gli autori del documentario e del volume di approfondimento Standing Army. Un'inchiesta a trecentosessanta gradi sulle basi militari americane nel mondo, che unisce alle parole di esperti mondiali- quali Noam Chomsky, Gore Vidal, Chalmers Johnson, Edward Luttwak- le scioccanti testimonianze di chi è stato toccato in prima persona dalla presenza delle basi: gli abitanti di Vicenza, che si oppongono a una nuova struttura militare a pochi passi dal centro cittadino; la popolazione dell'isola giapponese di Okinawa, che condivide il suo piccolo lembo di terra con 25.000 soldati statunitensi; gli indigeni dell'isola di Diego Garcia (Oceano Indiano), cacciati per far spazio a un campo militare americano; e gli uomini e le donne che spesso vengono spediti a prestare servizio in paesi lontani, senza sapere cosa esattamente li aspetterà.
Il montaggio del documentario è di Desideria Rayner, pluripremiata montatrice di documentari quali L'orchestra di Piazza Vittorio e Improvvisamente l'inverno scorso.

Thomas Fazi è nato nell'82, è traduttore e interprete per varie case editrici italiane.

Enrico Parenti è nato nel '78, si è formato presso la scuola di cinema IDEP di Barcellona ed è oggi un film maker freelance. Lavora regolarmente per varie televisioni e produzioni italiane e straniere. Ha da poco finito un documentario sul problema della cecità in Etiopia e ha lavorato come direttore della fotografia su vari documentari, tra cui Giving Voice di Alessandro Fabrizi.

«Le basi militari sono l'impero». Noam Chomsky

«L'unità dei vecchi imperi europei era la colonia. L'unità dell'impero americano è la base militare». Chalmers Johnson

«La nostra rete di installazioni militari nel mondo è alla base della potenza bellica americana». Dipartimento americano della difesa

segnalata da Fazi Editore - 15/6/2010 - 10:50


adriana - 4/8/2016 - 15:41


MAURITIUS: PROTESTE PER L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA NEL “PARADISO TURISTICO”

Gianni Sartori

Di sicuro, tra manifestazioni, scontri e arresti, non si può certo dire che l'ultima settimana nella Repubblica di Maurizio (Republic of Mauritius, République de Maurice, in lingua creola mauriziana Moris) sia trascorsa tranquillamente.

Colonizzata successivamente da Olanda, Francia e Gran Bretagna, è indipendente dal 1968. Ma con l'esclusione del conteso arcipelago di Chagos (vedi il caso emblematico di Diego Garcia, base militare statunitense) e della piccola Isola Tromelin sotto amministrazione francese.

Oggetto comunque di sfruttamento neo-coloniale sotto varie forme (deforestazione, riduzione a “paradiso” turistico per gli occidentali...) con conseguente riduzione della biodiversità. Del resto era l'isola dell'estinto Dodo, massacrato dalle fameliche ciurme in transito.

In questi ultimi giorni gli annunciati ulteriori aumenti del prezzo delle derrate alimentari di prima necessità (farina, latte...) così come di gas e carburante, ha innescato dure proteste da parte della popolazione esasperata.

Nel pomeriggio e nella serata del 21 aprile i primi scontri con la polizia nel quartiere di Camp-Levieux, poco a sud di Port Louis. Altre manifestazioni, sostanzialmente pacifiche il 22.

Ma la protesta si riaccendeva in diverse zone dell'isola il giorno successivo (sabato 23 aprile), proseguendo per tutta la serata e nelle prime ore notturne. Con barricate, lanci di pietre, incendi di mezzi della polizia e dei camion dei pompieri.

Dal canto loro le forze dell'ordine avevano risposto con granate lacrimogene e – sembrerebbe - anche sparando.

Diversi poliziotti dovevano ricorrere alle cure mediche, così come anche alcuni pompieri.

In nottata un padre di famiglia, Jean-Francois Gowin, veniva ferito da un colpo di arma da fuoco (di provenienza finora non accertata) nel quartiere Résidence-Barkly di Beau-Bassin.

Al momento (25 aprile) è ancora ricoverato in gravi condizioni e sottoposto a cure intensive nell'ospedale Victoria di Candos. Secondo i medici – che disperano di salvarlo – potrebbe sopravvivere soltanto se sottoposto a delicati interventi impossibili da realizzare nell'isola. Dovrebbe quindi venir trasportato all'estero. Non possedendo il denaro necessario, i suoi familiari hanno chiesto un aiuto alle istituzioni statali in modo da poterlo trasferire e curare adeguatamente.

Forse per ridurre la tensione, il 25 aprile è stato rimesso in libertà (sotto cauzione) Dominique Seedeeal (Darren) un manifestante arrestato per aver preso parte alle manifestazione di Camp-Levieux. Già noto come attivista (vedi la sua pagina Facebook, Radio Mo Pep), al momento è accusato di “sedizione”. Dovrà comunque presentarsi quotidianamente per firmare in commissariato, rispettare il “coprifuoco” dalle ore 21 alle cinque del mattino e astenersi dal partecipare ad ogni genere iniziativa pubblica.

Gianni Sartori

Gianni Sartori - 25/4/2022 - 09:46


Capisco anche la necessità di aggiornare le vecchie canzoni ma vi assicuro che il rifacimento che ha proposto oggi Assuntino all'istituto de Martino ha lasciato perplesso buona parte del pubblico.

Va bene dire tutto il male possibile dello zar Putin e in questo sito mi sembra che non ci siamo mai tirati indietro nelle denunce contro il regime putiniano, ma trasformare Le basi americane in Fermiamo la guerra del drago del Cremlino (vado a memoria) con un appoggio spassionato a Zelenski ci sembra davvero poco appropriato e poco rispettoso per questa canzone storica.

Lorenzo - 17/9/2023 - 20:49




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