[La canzone inizia con la registrazione radiofonica con la notizia in diretta dell’irruzione della polizia nella scuola Diaz di Genova, il 20 luglio 2001, la sera del giorno in cui è stato ucciso Carlo Giuliani].
L'arido suolo divampa già d'immotivati lamenti,
anche precari e candidi cieli limitano l’indelicato spazio.
Ogni resistenza diventa già antiolistica metà;
ragione di vuoti che atroce saluta ciò che diventa…
Mistica pietà.
[Ogni resistenza diventa già antiolistica metà;
ragione di vuoti che atroce saluta ciò che diventa…]
Anche la voce della tormenta neri fulmini agita.
Radi tamburi della violenza pagano l'inadeguato dazio.
E non serve cantare, né ostentare mani ferite
[Anche la voce della tormenta neri fulmini agita.]
Lingue rapite da bianchi fumi e consunto e celato spazio
[Radi tamburi della violenza pagano l'inadeguato dazio.]
Ogni resistenza diventa già antiolistica metà;
ragione di vuoti che atroce saluta ciò che diventa mistica pietà.
Ogni resistenza diventa già antiolistica metà;
ragione di vuoti che atroce saluta ciò che diventa mistica pietà.
Ogni resistenza diventa già antiolistica metà;
ragione di vuoti che atroce saluta ciò che diventa …
[Pardo Fornaciari canta le prime due strofe di Vi ricordate quel venti di luglio sull’aria di “Vi ricordate quel diciotto aprile]:
Vi ricordate quel 20 di luglio
Genova calda e incatenata
da otto gangster che a mano armata
il mondo intero voglion dominar
Che cosa fa Gianfranco Fini
con la sua mobile in questura
ma il movimento non ha paura:
"Difenderemo la libertà."
[Si sente la voce di Heidi Giuliani]
“All’unisono si alzi in piedi e dica No.”
L'arido suolo divampa già d'immotivati lamenti,
anche precari e candidi cieli limitano l’indelicato spazio.
Ogni resistenza diventa già antiolistica metà;
ragione di vuoti che atroce saluta ciò che diventa…
Mistica pietà.
[Ogni resistenza diventa già antiolistica metà;
ragione di vuoti che atroce saluta ciò che diventa…]
Anche la voce della tormenta neri fulmini agita.
Radi tamburi della violenza pagano l'inadeguato dazio.
E non serve cantare, né ostentare mani ferite
[Anche la voce della tormenta neri fulmini agita.]
Lingue rapite da bianchi fumi e consunto e celato spazio
[Radi tamburi della violenza pagano l'inadeguato dazio.]
Ogni resistenza diventa già antiolistica metà;
ragione di vuoti che atroce saluta ciò che diventa mistica pietà.
Ogni resistenza diventa già antiolistica metà;
ragione di vuoti che atroce saluta ciò che diventa mistica pietà.
Ogni resistenza diventa già antiolistica metà;
ragione di vuoti che atroce saluta ciò che diventa …
[Pardo Fornaciari canta le prime due strofe di Vi ricordate quel venti di luglio sull’aria di “Vi ricordate quel diciotto aprile]:
Vi ricordate quel 20 di luglio
Genova calda e incatenata
da otto gangster che a mano armata
il mondo intero voglion dominar
Che cosa fa Gianfranco Fini
con la sua mobile in questura
ma il movimento non ha paura:
"Difenderemo la libertà."
[Si sente la voce di Heidi Giuliani]
“All’unisono si alzi in piedi e dica No.”
envoyé par Riccardo Venturi - 3/8/2005 - 14:29
Langue: allemand
Versione tedesca di Riccardo Venturi
Deutsche Fassung von Riccardo Venturi
28 febbraio / 28. Februar 2006
Deutsche Fassung von Riccardo Venturi
28 febbraio / 28. Februar 2006
MYSTISCHES MITLEID
[Das Lied beginnt mit der Radioaufnahme der Direktnachricht vom Polizeieinbruch in die Schule Diaz in Genua am 20. Juli 2001, am selben Abend des Tages wenn Carlo Giuliani ermordet wurde].
Der trockne Boden entflammt schon in unbegründete Klageschreie,
auch bedenkliche weisse Himmel begrenzen den groben Raum.
Aller Widerstand wird schon zu seiner unholistischen Hälfte
zum Grund von Leeren, die grausam begrüßt was wird zu...
mystischem Mitleid.
[Aller Widerstand wird schon zu seiner unholistischen Hälfte
zum Grund von Leeren, die grausam begrüßt was wird zu...]
Auch die Stimme des Sturmes regt schwarze Blitze.
Seltene Trommeln zahlen den unpassenden Gewaltzoll.
Es hilft nicht zu singen oder verletzte Hände zu zeigen
[Auch die Stimme des Sturmes regt schwarze Blitze.]
Zungen durch weisse Räuche entrissen, verborgenen und abgenutzten Raum.
[Seltene Trommeln zahlen den unpassenden Gewaltzoll.]
Aller Widerstand wird schon zu seiner unholistischen Hälfte
zum Grund von Leeren, die grausam begrüßt was zu mystischem Mitleid wird.
Aller Widerstand wird schon zu seiner unholistischen Hälfte
zum Grund von Leeren, die grausam begrüßt was zu mystischem Mitleid wird.
Aller Widerstand wird schon zu seiner unholistischen Hälfte
zum Grund von Leeren, die grausam begrüßt was wird zu...
[Pardo Fornaciari singt die ersten zwei Strophen von Vi ricordate quel venti di luglio auf dem Motiv von “Vi ricordate quel diciotto aprile”]
Erinnert ihr an den 20. Juli,
So heiß in Genua, gefesselt
von acht Banditen, die mit den Waffen
die ganze Welt herrschen wolln.
Und was tut der Gianfranco Fini
mit seinem Schergen im Polizeiamt?
Aber die Movement hat keine Furcht:
“Wir verteidigen Freiheit.”
[man hört die Stimme von Heidi Giuliani]
“...im Einklang stehe er auf und sage Nein.”
[Das Lied beginnt mit der Radioaufnahme der Direktnachricht vom Polizeieinbruch in die Schule Diaz in Genua am 20. Juli 2001, am selben Abend des Tages wenn Carlo Giuliani ermordet wurde].
Der trockne Boden entflammt schon in unbegründete Klageschreie,
auch bedenkliche weisse Himmel begrenzen den groben Raum.
Aller Widerstand wird schon zu seiner unholistischen Hälfte
zum Grund von Leeren, die grausam begrüßt was wird zu...
mystischem Mitleid.
[Aller Widerstand wird schon zu seiner unholistischen Hälfte
zum Grund von Leeren, die grausam begrüßt was wird zu...]
Auch die Stimme des Sturmes regt schwarze Blitze.
Seltene Trommeln zahlen den unpassenden Gewaltzoll.
Es hilft nicht zu singen oder verletzte Hände zu zeigen
[Auch die Stimme des Sturmes regt schwarze Blitze.]
Zungen durch weisse Räuche entrissen, verborgenen und abgenutzten Raum.
[Seltene Trommeln zahlen den unpassenden Gewaltzoll.]
Aller Widerstand wird schon zu seiner unholistischen Hälfte
zum Grund von Leeren, die grausam begrüßt was zu mystischem Mitleid wird.
Aller Widerstand wird schon zu seiner unholistischen Hälfte
zum Grund von Leeren, die grausam begrüßt was zu mystischem Mitleid wird.
Aller Widerstand wird schon zu seiner unholistischen Hälfte
zum Grund von Leeren, die grausam begrüßt was wird zu...
[Pardo Fornaciari singt die ersten zwei Strophen von Vi ricordate quel venti di luglio auf dem Motiv von “Vi ricordate quel diciotto aprile”]
Erinnert ihr an den 20. Juli,
So heiß in Genua, gefesselt
von acht Banditen, die mit den Waffen
die ganze Welt herrschen wolln.
Und was tut der Gianfranco Fini
mit seinem Schergen im Polizeiamt?
Aber die Movement hat keine Furcht:
“Wir verteidigen Freiheit.”
[man hört die Stimme von Heidi Giuliani]
“...im Einklang stehe er auf und sage Nein.”
Spirito di appartenenza
La Repubblica online, 13 giugno 2007.
Genova, la testimonianza del vicequestore, uno dei 28 poliziotti imputati per la sanguinosa irruzione nella scuola Diaz.
G8, Fournier: "Sembrava una macelleria"
"Non dissi nulla per spirito di appartenenza"
GENOVA - "Sembrava una macelleria messicana": è con queste parole che Michelangelo Fournier, all'epoca del G8 del 2001 a Genova vicequestore aggiunto del primo Reparto Mobile di Roma, descrive quello che vide al momento dell'irruzione nella scuola Diaz. Una descrizione ben diversa da quella che Fournier, uno dei 28 poliziotti imputati per la vicenda, fornì inizialmente. "Durante le indagini non ebbi il coraggio di rivelare un comportamento così grave da parte dei poliziotti per spirito di appartenenza", ha confessato oggi in aula a Genova, rispondendo alle domande del pm Francesco Cardona Albini.
Nelle dichiarazioni rese inizialmente da Fournier ai pubblici ministeri Zucca e Cardona Albini, il poliziotto aveva raccontato di aver trovato a terra persone già ferite e non pestaggi ancora in atto.
"Arrivato al primo piano dell'istituto - ha detto - ho trovato in atto delle colluttazioni. Quattro poliziotti, due con cintura bianca e gli altri in borghese stavano infierendo su manifestanti inermi a terra. Sembrava una macelleria messicana".
"Sono rimasto terrorizzato e basito - ha spiegato - quando ho visto a terra una ragazza con la testa rotta in una pozza di sangue. Pensavo addirittura che stesse morendo. Fu a quel punto che gridai: 'basta basta' e cacciai via i poliziotti che picchiavano", ha raccontato ancora Fournier.
Sollecitato dalle domande del Pm Cardona Albini, ha aggiunto: "Intorno alla ragazza per terra c'erano dei grumi che sul momento mi sembrarono materia cerebrale. Ho ordinato per radio ai miei uomini di uscire subito dalla scuola e di chiamare le ambulanze".
Fournier ha poi raccontato di aver assistito la ragazza ferita fino all'arrivo dei militi con l'aiuto di un'altra manifestante che aveva con sè una cassetta di pronto soccorso. "Ho invitato però la giovane - ha raccontato - a non muovere la ragazza ferita perché per me la ragazza stava morendo".
Fournier però ha anche cercato di ridimensionare in parte le responsabilità dei poliziotti: "Sicuramente nella scuola c'erano persone che hanno fatto resistenza, issato barricate, per cui non mi sento di dare la patente di santità a tutti gli occupanti dell'istituto". "Non posso escludere in modo assoluto che qualche agente del mio reparto abbia picchiato", ha detto ancora.
In merito poi all'episodio del vice questore Troiani, il poliziotto che avrebbe portato le due bottiglie molotov nella scuola, come prova a carico dei 93 no global, poi arrestati, Fournier ha raccontato di aver visto il collega vicino alla camionetta con addosso il casco del Reparto Mobile di Roma. "Casco e cinturone del nostro reparto - ha spiegato - erano stati distribuiti in occasione del G8 anche ad altri reparti mobili".
La Repubblica online, 13 giugno 2007.
Genova, la testimonianza del vicequestore, uno dei 28 poliziotti imputati per la sanguinosa irruzione nella scuola Diaz.
G8, Fournier: "Sembrava una macelleria"
"Non dissi nulla per spirito di appartenenza"
GENOVA - "Sembrava una macelleria messicana": è con queste parole che Michelangelo Fournier, all'epoca del G8 del 2001 a Genova vicequestore aggiunto del primo Reparto Mobile di Roma, descrive quello che vide al momento dell'irruzione nella scuola Diaz. Una descrizione ben diversa da quella che Fournier, uno dei 28 poliziotti imputati per la vicenda, fornì inizialmente. "Durante le indagini non ebbi il coraggio di rivelare un comportamento così grave da parte dei poliziotti per spirito di appartenenza", ha confessato oggi in aula a Genova, rispondendo alle domande del pm Francesco Cardona Albini.
Nelle dichiarazioni rese inizialmente da Fournier ai pubblici ministeri Zucca e Cardona Albini, il poliziotto aveva raccontato di aver trovato a terra persone già ferite e non pestaggi ancora in atto.
"Arrivato al primo piano dell'istituto - ha detto - ho trovato in atto delle colluttazioni. Quattro poliziotti, due con cintura bianca e gli altri in borghese stavano infierendo su manifestanti inermi a terra. Sembrava una macelleria messicana".
"Sono rimasto terrorizzato e basito - ha spiegato - quando ho visto a terra una ragazza con la testa rotta in una pozza di sangue. Pensavo addirittura che stesse morendo. Fu a quel punto che gridai: 'basta basta' e cacciai via i poliziotti che picchiavano", ha raccontato ancora Fournier.
Sollecitato dalle domande del Pm Cardona Albini, ha aggiunto: "Intorno alla ragazza per terra c'erano dei grumi che sul momento mi sembrarono materia cerebrale. Ho ordinato per radio ai miei uomini di uscire subito dalla scuola e di chiamare le ambulanze".
Fournier ha poi raccontato di aver assistito la ragazza ferita fino all'arrivo dei militi con l'aiuto di un'altra manifestante che aveva con sè una cassetta di pronto soccorso. "Ho invitato però la giovane - ha raccontato - a non muovere la ragazza ferita perché per me la ragazza stava morendo".
Fournier però ha anche cercato di ridimensionare in parte le responsabilità dei poliziotti: "Sicuramente nella scuola c'erano persone che hanno fatto resistenza, issato barricate, per cui non mi sento di dare la patente di santità a tutti gli occupanti dell'istituto". "Non posso escludere in modo assoluto che qualche agente del mio reparto abbia picchiato", ha detto ancora.
In merito poi all'episodio del vice questore Troiani, il poliziotto che avrebbe portato le due bottiglie molotov nella scuola, come prova a carico dei 93 no global, poi arrestati, Fournier ha raccontato di aver visto il collega vicino alla camionetta con addosso il casco del Reparto Mobile di Roma. "Casco e cinturone del nostro reparto - ha spiegato - erano stati distribuiti in occasione del G8 anche ad altri reparti mobili".
Riccardo Venturi - 13/6/2007 - 19:34
LETTERA APERTA AI GIORNALISTI DI REPUBBLICA E UNITÀ
di Enrica Bartesaghi
da Arcoiris TV
In qualità di presidente del Comitato Verità e Giustizia per Genova, vi scrivo per chiedere scusa.
Chiedo scusa a nome delle centinaia di manifestanti arrestati, feriti, umiliati e torturati nel mese di luglio del 2001 a Genova, nelle strade, nelle piazze, alla scuola Diaz, nelle caserme di Bolzaneto e Forte San Giuliano.
Noi allora non lo sapevamo che avremmo (dopo ben sei anni) causato l’allontanamento di De Gennaro dal vertice della Polizia italiana. Che quei giorni avrebbero macchiato la sua onorata carriera (anche se si tratta di una macchia davvero piccola, di quelle che il Ministro degli Interni, Amato, ha subito lavato nominandolo a capo del suo gabinetto). Che, per colpa nostra, De Gennaro sarebbe stato indagato per istigazione e induzione a falsa testimonianza.
Giustamente nei giorni scorsi sui quotidiani La Repubblica e L’Unità avete ripetutamente sottolineato tutto l’orrore di questa faccenda incresciosa, ridando all’uomo ed al poliziotto tutta la sua onorabilità. E non siete stati i soli, numerosi parlamentari (di destra, di centro e di sinistra), a partire dall’on. Violante hanno fatto lo stesso. Perché De Gennaro è stato un capo della polizia “bipartisan” nominato dal centro-sinistra, confermato dal centro-destra, nuovamente confermato dal centro-sinistra, un uomo “quattro-stagioni” come la pizza.
E’ vero, alla Diaz, abbiamo fatto di tutto per farci massacrare, fingendo di dormire, alzando le mani di fronte ai manganelli e chiedendo pietà. Abbiamo anche costretto un poliziotto a fingere un accoltellamento, altri a dover portare nella scuola due bottiglie molotov, altri a firmare verbali falsi, ma che altro potevamo fare? Mettetevi nei nostri panni e, cercate di non sporcarvi, perché sono ancora pieni di sangue. E il sangue, come ogni casalinga che si rispetti sa bene, non si lava facilmente.
Meno male che nel frattempo altri solerti poliziotti hanno provveduto a distruggere le due molotov!
E a Bolzaneto? Abbiamo fatto di tutto per costringere poliziotti, carabinieri, guardie penitenziarie, medici ed infermieri a divertirsi con noi. Non sapendo come passare il tempo, abbiamo giocato a nascondino, rimanendo anche dieci ore in piedi con le braccia alzate contro il muro e le gambe divaricate. Ma i nostri torturatori sono stati buoni con noi e non si sono nascosti tanto bene. Così si sono fatti scoprire, da noi e dalla Magistratura. Che risate ci siamo fatti mentre spaccavano la mano ad uno di noi e la cucivano senza anestesia, ci spruzzavano gas irritanti, ci accompagnavano al bagno con la testa per terra tra insulti e botte, ci minacciavano di morte e di stupro. Ancora mi piangono gli occhi al ricordo.
Ma non è stata solo colpa nostra. Siamo poi stati ingannati da quei “terroristi” di Amnesty International che hanno dichiarato che a Genova c’è stata la più grande violazione dei diritti umani in un paese occidentale dal dopoguerra. E noi ci abbiamo creduto, voi no per fortuna.
Che ne sapevano noi, allora, che De Gennaro, Manganelli, Gratteri ed altri, avevano un solido trascorso nell’antimafia, addirittura a fianco di Falcone e Borsellino? Vi assicuro: non ce l’hanno detto, né alla Diaz, né a Bolzaneto, altrimenti non ci saremmo fatti massacrare e torturare con il rischio di rovinare la loro splendida ed onorata carriera. Meno male che il governo Prodi ha sistemato decorosamente De Gennaro e Manganelli. Oggi sull’Unità si parla di Gratteri come uno dei probabili vice e, giustamente, il giornalista ha tralasciato di scrivere che Francesco Gratteri è uno dei 29 imputati per il processo Diaz; ringrazio il giornalista per la dimenticanza, altrimenti avrei dovuto scusarmi anche con lui.
Chiedo scusa anche al dottor Manganelli, che non era a Genova nel 2001, anzi stando a quanto riportato dai vostri quotidiani era in ferie. Ebbene, sappiate che il 21 luglio, prima, durante e dopo l’irruzione alla Diaz, fu comunque in costante contatto con i dirigenti imputati, come lui stesso ha riconosciuto quando e' stato chiamato in tribunale come testimone nel processo Diaz, il giorno 2 maggio del 2007. Per alcuni davvero non ci sono mai vacanze.
Per fortuna, nonostante tutto il casino che abbiamo fatto, né De Gennaro, né il governo Berlusconi, né il governo Prodi si sono lasciati sviare dalle nostre testimonianze. Infatti gli imputati, più alti in grado, per i fatti della Diaz e di Bolzaneto sono stati tutti promossi. Questori, vice-questori, dirigenti:
Gilberto Caldarozzi, Francesco Gratteri, Giovanni Luperi, Spartaco Mortola, Filippo Ferri, Vincenzo Canterini, Alessandro Perugini.
A tutti loro, a De Gennaro, a Manganelli, ed a voi giornalisti di Repubblica e dell’Unità impegnati quotidianamente nel duro lavoro di informare correttamente gli italiani, ancora grazie!
Grazie a loro ed a voi abbiamo definitivamente capito cosa significano in Italia le parole: libertà, verità e giustizia.
Enrica Bartesaghi
Presidente Comitato Verità e Giustizia per Genova
da Arcoiris TV
In qualità di presidente del Comitato Verità e Giustizia per Genova, vi scrivo per chiedere scusa.
Chiedo scusa a nome delle centinaia di manifestanti arrestati, feriti, umiliati e torturati nel mese di luglio del 2001 a Genova, nelle strade, nelle piazze, alla scuola Diaz, nelle caserme di Bolzaneto e Forte San Giuliano.
Noi allora non lo sapevamo che avremmo (dopo ben sei anni) causato l’allontanamento di De Gennaro dal vertice della Polizia italiana. Che quei giorni avrebbero macchiato la sua onorata carriera (anche se si tratta di una macchia davvero piccola, di quelle che il Ministro degli Interni, Amato, ha subito lavato nominandolo a capo del suo gabinetto). Che, per colpa nostra, De Gennaro sarebbe stato indagato per istigazione e induzione a falsa testimonianza.
Giustamente nei giorni scorsi sui quotidiani La Repubblica e L’Unità avete ripetutamente sottolineato tutto l’orrore di questa faccenda incresciosa, ridando all’uomo ed al poliziotto tutta la sua onorabilità. E non siete stati i soli, numerosi parlamentari (di destra, di centro e di sinistra), a partire dall’on. Violante hanno fatto lo stesso. Perché De Gennaro è stato un capo della polizia “bipartisan” nominato dal centro-sinistra, confermato dal centro-destra, nuovamente confermato dal centro-sinistra, un uomo “quattro-stagioni” come la pizza.
E’ vero, alla Diaz, abbiamo fatto di tutto per farci massacrare, fingendo di dormire, alzando le mani di fronte ai manganelli e chiedendo pietà. Abbiamo anche costretto un poliziotto a fingere un accoltellamento, altri a dover portare nella scuola due bottiglie molotov, altri a firmare verbali falsi, ma che altro potevamo fare? Mettetevi nei nostri panni e, cercate di non sporcarvi, perché sono ancora pieni di sangue. E il sangue, come ogni casalinga che si rispetti sa bene, non si lava facilmente.
Meno male che nel frattempo altri solerti poliziotti hanno provveduto a distruggere le due molotov!
E a Bolzaneto? Abbiamo fatto di tutto per costringere poliziotti, carabinieri, guardie penitenziarie, medici ed infermieri a divertirsi con noi. Non sapendo come passare il tempo, abbiamo giocato a nascondino, rimanendo anche dieci ore in piedi con le braccia alzate contro il muro e le gambe divaricate. Ma i nostri torturatori sono stati buoni con noi e non si sono nascosti tanto bene. Così si sono fatti scoprire, da noi e dalla Magistratura. Che risate ci siamo fatti mentre spaccavano la mano ad uno di noi e la cucivano senza anestesia, ci spruzzavano gas irritanti, ci accompagnavano al bagno con la testa per terra tra insulti e botte, ci minacciavano di morte e di stupro. Ancora mi piangono gli occhi al ricordo.
Ma non è stata solo colpa nostra. Siamo poi stati ingannati da quei “terroristi” di Amnesty International che hanno dichiarato che a Genova c’è stata la più grande violazione dei diritti umani in un paese occidentale dal dopoguerra. E noi ci abbiamo creduto, voi no per fortuna.
Che ne sapevano noi, allora, che De Gennaro, Manganelli, Gratteri ed altri, avevano un solido trascorso nell’antimafia, addirittura a fianco di Falcone e Borsellino? Vi assicuro: non ce l’hanno detto, né alla Diaz, né a Bolzaneto, altrimenti non ci saremmo fatti massacrare e torturare con il rischio di rovinare la loro splendida ed onorata carriera. Meno male che il governo Prodi ha sistemato decorosamente De Gennaro e Manganelli. Oggi sull’Unità si parla di Gratteri come uno dei probabili vice e, giustamente, il giornalista ha tralasciato di scrivere che Francesco Gratteri è uno dei 29 imputati per il processo Diaz; ringrazio il giornalista per la dimenticanza, altrimenti avrei dovuto scusarmi anche con lui.
Chiedo scusa anche al dottor Manganelli, che non era a Genova nel 2001, anzi stando a quanto riportato dai vostri quotidiani era in ferie. Ebbene, sappiate che il 21 luglio, prima, durante e dopo l’irruzione alla Diaz, fu comunque in costante contatto con i dirigenti imputati, come lui stesso ha riconosciuto quando e' stato chiamato in tribunale come testimone nel processo Diaz, il giorno 2 maggio del 2007. Per alcuni davvero non ci sono mai vacanze.
Per fortuna, nonostante tutto il casino che abbiamo fatto, né De Gennaro, né il governo Berlusconi, né il governo Prodi si sono lasciati sviare dalle nostre testimonianze. Infatti gli imputati, più alti in grado, per i fatti della Diaz e di Bolzaneto sono stati tutti promossi. Questori, vice-questori, dirigenti:
Gilberto Caldarozzi, Francesco Gratteri, Giovanni Luperi, Spartaco Mortola, Filippo Ferri, Vincenzo Canterini, Alessandro Perugini.
A tutti loro, a De Gennaro, a Manganelli, ed a voi giornalisti di Repubblica e dell’Unità impegnati quotidianamente nel duro lavoro di informare correttamente gli italiani, ancora grazie!
Grazie a loro ed a voi abbiamo definitivamente capito cosa significano in Italia le parole: libertà, verità e giustizia.
Enrica Bartesaghi
Presidente Comitato Verità e Giustizia per Genova
“Diaz – Don’t Clean Up This Blood” (Diaz – Non pulire questo sangue), un film di Daniele Vicari, vincitore del Premio del Pubblico al Festival del cinema di Berlino 2012.
Bartleby - 19/2/2012 - 15:08
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[2005]
Testo e musica di Davide Giromini
Federico Bogazzi [Genova 2001/Cronache]
Voce: Nicoletta Lenelli
Chitarre elettrice: Franco Rossi
Voce e fisarmonica: Davide Giromini
Per “Vi ricordate quel venti di luglio”:
Voci: Pardo Fornaciari e Davide Giromini
Chitarra: Marco del Giudice
Voce finale: Heidi Giuliani
Siamo finalmente in grado di inserire il testo corretto grazie a Davide Giromini, che ce lo ha spedito. Gli vadano ovviamente, più che i nostri ringraziamenti, i nostri abbracci.