Debajo de las multiplicaciones
hay una gota de sangre de pato;
debajo de las divisiones
hay una gota de sangre de marinero.
Debajo de las sumas, un río de sangre tierna.
Un río que viene cantando
por los dormitorios de los arrabales,
y es plata, cemento o brisa
en el alba mentida de Nuyol.
Existen montañas, lo sé.
Y anteojos para la sabiduría,
Lo sé. Pero yo no he venido a ver el cielo.
Yo he venido a ver la turbia sangre,
la sangre que lleva las máquinas a las cataratas
y el espíritu a la lengua de la cobra.
Todos los días se matan en Nuyol
cuatro millones de patos,
cinco millones de cerdos,
dos mil palomas para el gusto de los agonizantes,
un millón de vacas,
un millón de corderos
y dos millones de gallos
que dejan los cielos hechos añicos.
Más vale sollozar
afilando la navaja
o asesinar a los perros
en alucinantes cacerías
que resistir en la madrugada
los interminables trenes de leche,
los interminables trenes de sangre,
y los trenes de rosas maniatadas
por los comerciantes de perfumes.
Los patos y las palomas
y los cerdos y los corderos,
ponen sus gotas de sangre
debajo de las multiplicaciones;
y los terribles alaridos de las vacas estrujadas
llenan de dolor el valle
donde el Hudson se emborracha con aceite.
Yo denuncio la conjura
de estas desiertas oficinas
que no radian agonías,
que borran los programas de la selva.
Y me ofrezco a ser comido
por las vacas estrujadas
cuando sus gritos llenan el valle
donde el Hudson se emborracha con aceite.
hay una gota de sangre de pato;
debajo de las divisiones
hay una gota de sangre de marinero.
Debajo de las sumas, un río de sangre tierna.
Un río que viene cantando
por los dormitorios de los arrabales,
y es plata, cemento o brisa
en el alba mentida de Nuyol.
Existen montañas, lo sé.
Y anteojos para la sabiduría,
Lo sé. Pero yo no he venido a ver el cielo.
Yo he venido a ver la turbia sangre,
la sangre que lleva las máquinas a las cataratas
y el espíritu a la lengua de la cobra.
Todos los días se matan en Nuyol
cuatro millones de patos,
cinco millones de cerdos,
dos mil palomas para el gusto de los agonizantes,
un millón de vacas,
un millón de corderos
y dos millones de gallos
que dejan los cielos hechos añicos.
Más vale sollozar
afilando la navaja
o asesinar a los perros
en alucinantes cacerías
que resistir en la madrugada
los interminables trenes de leche,
los interminables trenes de sangre,
y los trenes de rosas maniatadas
por los comerciantes de perfumes.
Los patos y las palomas
y los cerdos y los corderos,
ponen sus gotas de sangre
debajo de las multiplicaciones;
y los terribles alaridos de las vacas estrujadas
llenan de dolor el valle
donde el Hudson se emborracha con aceite.
Yo denuncio la conjura
de estas desiertas oficinas
que no radian agonías,
que borran los programas de la selva.
Y me ofrezco a ser comido
por las vacas estrujadas
cuando sus gritos llenan el valle
donde el Hudson se emborracha con aceite.
envoyé par Alessandro - 21/1/2010 - 10:53
Langue: italien
Traduzione della poesia originale di Carlo Bo
(Federico García Lorca “Poesie”. Milano : RCS Quotidiani, 2004)
I versi tra parentesi quadre sono quelli non inclusi nella canzone.
(Federico García Lorca “Poesie”. Milano : RCS Quotidiani, 2004)
I versi tra parentesi quadre sono quelli non inclusi nella canzone.
NEW YORK
Ufficio e denuncia
Sotto le moltiplicazioni
c'è una goccia di sangue d'anitra;
sotto le divisioni
c'è una goccia di sangue di marinaio.
Sotto le somme, un fiume di sangue tenero.
Un fiume che scorre cantando
nei dormitori delle periferie,
ed è argento, cemento, o brezza
nell'alba ingannevole di New York.
Esistono le montagne, lo so.
E le lenti per la sapienza.
Lo so. Ma io non sono venuto a vedere il cielo.
Sono venuto a vedere il torbido sangue,
il sangue che porta le macchine alle cateratte
e lo spirito alla lingua del cobra.
Tutti i giorni si ammazzano in New York
quattro milioni di anitre,
cinque milioni di porci,
duemila colombe per il piacere degli agonizzanti,
un milione di vacche,
un milione di agnelli
e due milioni di galli,
che fanno i cieli a pezzi.
È meglio singhiozzare affilando il coltello
o assassinare i cani
nelle allucinanti partite di caccia,
che sopportare all'alba
gli interminabili treni di latte,
gli interminabili treni di sangue
e i treni di rose ammanettate
dai commercianti di profumi.
Le anitre e le colombe,
i maiali e gli agnelli
metton le loro gocce di sangue
sotto le moltiplicazioni,
e i terribili urli delle vacche munte
riempiono di dolore la valle
dove l'Hudson s'ubriaca d'olio.
[Denuncio tutta la gente che ignora l'altra metà,
la metà irredimibile
che alza i suoi monti di cemento
dove battono i cuori
degli animali che si dimenticano
e dove cadremo tutti
nell'ultima festa delle buche.
Vi sputo sulla faccia.
L'altra metà m'ascolta
divorando, cantando, volando, nella sua purezza,
come i bambini nelle portinerie
che tolgono fragili bastoncini
ai buchi dove si ossidano
le antenne degli insetti.
Non è l'inferno, è la strada.
Non è la morte, è la bottega della frutta.
C'è un mondo di fiumi spezzati e di distanze inaccessibili
nella zampina di questo gatto spezzata dall'automobile,
e io sento il canto del lombrico
nel cuore di molte bambine.
Ossido, fermento, terra scossa.
Terra tu stesso che nuoti nei numeri dell'ufficio.
Che faccio? Ordinare i paesaggi?
Ordinare gli amori che dopo sono fotografie,
che dopo sono pezzi di legno e rigurgiti di sangue?
No, no; io denuncio.]
Denuncio la congiura
di questi uffici deserti
che non trasmettono le agonie,
che cancellano i programmi della selva,
e m'offro per essere mangiato dalle vacche munte
quando i loro gridi riempiono la valle
dove l'Hudson s'ubriaca di olio.
Ufficio e denuncia
Sotto le moltiplicazioni
c'è una goccia di sangue d'anitra;
sotto le divisioni
c'è una goccia di sangue di marinaio.
Sotto le somme, un fiume di sangue tenero.
Un fiume che scorre cantando
nei dormitori delle periferie,
ed è argento, cemento, o brezza
nell'alba ingannevole di New York.
Esistono le montagne, lo so.
E le lenti per la sapienza.
Lo so. Ma io non sono venuto a vedere il cielo.
Sono venuto a vedere il torbido sangue,
il sangue che porta le macchine alle cateratte
e lo spirito alla lingua del cobra.
Tutti i giorni si ammazzano in New York
quattro milioni di anitre,
cinque milioni di porci,
duemila colombe per il piacere degli agonizzanti,
un milione di vacche,
un milione di agnelli
e due milioni di galli,
che fanno i cieli a pezzi.
È meglio singhiozzare affilando il coltello
o assassinare i cani
nelle allucinanti partite di caccia,
che sopportare all'alba
gli interminabili treni di latte,
gli interminabili treni di sangue
e i treni di rose ammanettate
dai commercianti di profumi.
Le anitre e le colombe,
i maiali e gli agnelli
metton le loro gocce di sangue
sotto le moltiplicazioni,
e i terribili urli delle vacche munte
riempiono di dolore la valle
dove l'Hudson s'ubriaca d'olio.
[Denuncio tutta la gente che ignora l'altra metà,
la metà irredimibile
che alza i suoi monti di cemento
dove battono i cuori
degli animali che si dimenticano
e dove cadremo tutti
nell'ultima festa delle buche.
Vi sputo sulla faccia.
L'altra metà m'ascolta
divorando, cantando, volando, nella sua purezza,
come i bambini nelle portinerie
che tolgono fragili bastoncini
ai buchi dove si ossidano
le antenne degli insetti.
Non è l'inferno, è la strada.
Non è la morte, è la bottega della frutta.
C'è un mondo di fiumi spezzati e di distanze inaccessibili
nella zampina di questo gatto spezzata dall'automobile,
e io sento il canto del lombrico
nel cuore di molte bambine.
Ossido, fermento, terra scossa.
Terra tu stesso che nuoti nei numeri dell'ufficio.
Che faccio? Ordinare i paesaggi?
Ordinare gli amori che dopo sono fotografie,
che dopo sono pezzi di legno e rigurgiti di sangue?
No, no; io denuncio.]
Denuncio la congiura
di questi uffici deserti
che non trasmettono le agonie,
che cancellano i programmi della selva,
e m'offro per essere mangiato dalle vacche munte
quando i loro gridi riempiono la valle
dove l'Hudson s'ubriaca di olio.
envoyé par Maria Cristina Costantini - 3/9/2015 - 14:12
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Album “Nuyol”
Da “New York”, una delle poesie scritte da Federico García Lorca tra il 1929 e il 1930 durante la sua permanenza presso la Columbia University e che compongono la raccolta “Poeta en Nueva York”. Nel settimo capitolo, “Vuelta a la ciudad”, Lorca descrive l’orgia di sangue che accompagna la vita quotidiana della grande città che tutto divora, uomini ed animali.
Nuyol è New York, così la chiamano i portoricani.