Sie war‘n voller Neugier, sie war‘n voller Leben,
Die Kinder, und sie waren vierundvierzig an der Zahl.
Sie war‘n genau wie ihr, sie war‘n wie alle Kinder eben
Im Haus in Izieu hoch überm Rhônetal.
Auf der Flucht vor den Deutschen zusammengetrieben,
Und hinter jedem Namen steht bitteres Leid,
Alle sind ganz allein auf der Welt geblieben,
Aneinandergelehnt in dieser Mörderzeit.
Im Jahr vierundvierzig, der Zeit der fleiß‘gen Schergen,
Der Spitzel und Häscher zur Menschenjagd bestellt.
Hier wird sie keiner suchen, hier oben in den Bergen,
Die Kinder von Izieu, hier am Ende der Welt.
Joseph, der kann malen: Landschaften mit Pferden,
Théodore, der den Hühnern und Küh‘n das Futter bringt,
Liliane, die so schön schreibt, sie soll einmal Dichterin werden,
Der kleine Raoul, der den lieben langen Tag über singt.
Und Elie, Sami, Max und Sarah, wie sie alle heißen:
Jedes hat sein Talent, seine Gabe, seinen Part.
Jedes ist ein Geschenk, und keines wird man denen entreißen,
Die sie hüten und lieben, ein jedes auf seine Art.
Doch es schwebt über jedem Spiel längst eine böse Ahnung,
Die Angst vor Entdeckung über jedem neuen Tag,
Und hinter jedem Lachen klingt schon die dunkle Mahnung,
Daß jedes Auto, das kommt, das Verhängnis bringen mag.
Am Morgen des Gründonnerstag sind sie gekommen,
Soldaten in langen Mänteln und Männer in Zivil.
Ein Sonnentag, sie haben alle, alle mitgenommen,
Auf Lastwagen gestoßen und sie nannten kein Ziel.
Manche fingen in ihrer Verzweiflung an zu singen,
Manche haben gebetet, wieder andre blieben stumm.
Manche haben geweint und alle, alle gingen
Den gleichen Weg in ihr Martyrium.
Die Chronik zeigt genau die Listen der Namen,
Die Nummer des Waggons und an welchem Zug er hing.
Die Nummer des Transports mit dem sie ins Lager kamen,
Die Chronik zeigt, daß keines den Mördern entging.
Heute hör‘ ich, wir soll‘n das in die Geschichte einreihen,
Und es muß doch auch mal Schluß sein, endlich, nach all den Jahr‘n.
Ich rede und ich singe und wenn es sein muß, werd‘ ich schreien,
Damit unsre Kinder erfahren, wer sie war‘n:
Der Älteste war siebzehn, der Jüngste grad vier Jahre,
Von der Rampe in Birkenau in die Gaskammern geführt.
Ich werd‘ sie mein Leben lang sehn und bewahre
Ihre Namen in meiner Seele eingraviert.
Sie war‘n voller Neugier, sie war‘n voller Leben,
Die Kinder, und sie waren vierundvierzig an der Zahl.
Sie war‘n genau wie ihr, sie war‘n wie alle Kinder eben
Im Haus in Izieu hoch überm Rhônetal.
Die Kinder, und sie waren vierundvierzig an der Zahl.
Sie war‘n genau wie ihr, sie war‘n wie alle Kinder eben
Im Haus in Izieu hoch überm Rhônetal.
Auf der Flucht vor den Deutschen zusammengetrieben,
Und hinter jedem Namen steht bitteres Leid,
Alle sind ganz allein auf der Welt geblieben,
Aneinandergelehnt in dieser Mörderzeit.
Im Jahr vierundvierzig, der Zeit der fleiß‘gen Schergen,
Der Spitzel und Häscher zur Menschenjagd bestellt.
Hier wird sie keiner suchen, hier oben in den Bergen,
Die Kinder von Izieu, hier am Ende der Welt.
Joseph, der kann malen: Landschaften mit Pferden,
Théodore, der den Hühnern und Küh‘n das Futter bringt,
Liliane, die so schön schreibt, sie soll einmal Dichterin werden,
Der kleine Raoul, der den lieben langen Tag über singt.
Und Elie, Sami, Max und Sarah, wie sie alle heißen:
Jedes hat sein Talent, seine Gabe, seinen Part.
Jedes ist ein Geschenk, und keines wird man denen entreißen,
Die sie hüten und lieben, ein jedes auf seine Art.
Doch es schwebt über jedem Spiel längst eine böse Ahnung,
Die Angst vor Entdeckung über jedem neuen Tag,
Und hinter jedem Lachen klingt schon die dunkle Mahnung,
Daß jedes Auto, das kommt, das Verhängnis bringen mag.
Am Morgen des Gründonnerstag sind sie gekommen,
Soldaten in langen Mänteln und Männer in Zivil.
Ein Sonnentag, sie haben alle, alle mitgenommen,
Auf Lastwagen gestoßen und sie nannten kein Ziel.
Manche fingen in ihrer Verzweiflung an zu singen,
Manche haben gebetet, wieder andre blieben stumm.
Manche haben geweint und alle, alle gingen
Den gleichen Weg in ihr Martyrium.
Die Chronik zeigt genau die Listen der Namen,
Die Nummer des Waggons und an welchem Zug er hing.
Die Nummer des Transports mit dem sie ins Lager kamen,
Die Chronik zeigt, daß keines den Mördern entging.
Heute hör‘ ich, wir soll‘n das in die Geschichte einreihen,
Und es muß doch auch mal Schluß sein, endlich, nach all den Jahr‘n.
Ich rede und ich singe und wenn es sein muß, werd‘ ich schreien,
Damit unsre Kinder erfahren, wer sie war‘n:
Der Älteste war siebzehn, der Jüngste grad vier Jahre,
Von der Rampe in Birkenau in die Gaskammern geführt.
Ich werd‘ sie mein Leben lang sehn und bewahre
Ihre Namen in meiner Seele eingraviert.
Sie war‘n voller Neugier, sie war‘n voller Leben,
Die Kinder, und sie waren vierundvierzig an der Zahl.
Sie war‘n genau wie ihr, sie war‘n wie alle Kinder eben
Im Haus in Izieu hoch überm Rhônetal.
envoyé par Riccardo Venturi - 28/6/2005 - 21:31
Langue: italien
Versione italiana di Riccardo Venturi
4 maggio 2007
4 maggio 2007
I BAMBINI DI IZIEU
Erano pieni di curiosità, erano pieni di vita
i bambini, ed erano quarantaquattro.
Erano proprio come voi, erano come tutti i bambini
nella casa di Izieu, lassù sulla valle del Rodano.
Costretti a fuggire davanti ai tedeschi,
dietro ogni nome c'era un'amara pena,
tutti rimasero soli al mondo,
aggrappati l'un l'altro in quel tempo di morte.
Nell'anno '44, al tempo degli sbirri zelanti,
delle spie e degli infami preposti alla caccia all'uomo,
qui non li cercherà nessuno, quassù sui monti,
i bambini di Izieu, qui, alla fine del mondo.
Joseph sa dipingere: paesaggi con cavalli,
Theodore, che porta da mangiare ai polli e alle mucche,
Liliane, che scrive tanto bene, diventerà una poetessa,
il piccolo Raoul, che canta per tutto il santo giorno.
E Elie, Sami, Max e Sarah, come tutti si chiamano:
ognuno ha il suo talento, la sua dote, la sua parte,
ognuno ha un dono che nessuno gli strapperà
e che amano e custodiscono, ognuno alla sua maniera.
Ma su ogni gioco aleggia un cattivo presagio,
l'angoscia di essere scoperti, ogni giorno che passa.
E dietro ogni risata già risuona l'oscura minaccia
che ogni auto che arriva possa portare la sventura.
Arrivarono la mattina del Giovedì Santo.
Soldati in lunghi mantelli e uomini vestiti in borghese.
Un giorno di sole li hanno presi tutti via con sé,
li hanno infilati in dei camion senza dire la meta.
Molti presero, disperati, a cantare,
molti pregarono, altri rimasero muti.
Molti piansero e tutti, tutti andarono
sullo stesso cammino verso il martirio.
La cronaca fa veder bene gli elenchi di nomi,
il numero del vagone e a quale treno era attaccato.
Il numero del carico con cui arrivarono al lager,
la cronaca dice che nessuno scampò agli assassini.
Oggi sento dire che dovremmo inserire tutto questo nel contesto storico,
E che dovremmo farla finita, dopo tutti questi anni.
Ma io lo dico, e lo canto, e se necessario, lo griderò
perché i nostri figli sappiano chi erano:
Il più grande aveva 17 anni, il più piccolo solo quattro,
portati alle camere a gas dalla rampa di Birkenau.
Li avrò davanti agli occhi per tutta la vita e serberò
i loro nomi incisi nella mia anima.
Erano pieni di curiosità, erano pieni di vita
i bambini, ed erano quarantaquattro.
Erano proprio come voi, erano come tutti i bambini
nella casa di Izieu, lassù sulla valle del Rodano.
Erano pieni di curiosità, erano pieni di vita
i bambini, ed erano quarantaquattro.
Erano proprio come voi, erano come tutti i bambini
nella casa di Izieu, lassù sulla valle del Rodano.
Costretti a fuggire davanti ai tedeschi,
dietro ogni nome c'era un'amara pena,
tutti rimasero soli al mondo,
aggrappati l'un l'altro in quel tempo di morte.
Nell'anno '44, al tempo degli sbirri zelanti,
delle spie e degli infami preposti alla caccia all'uomo,
qui non li cercherà nessuno, quassù sui monti,
i bambini di Izieu, qui, alla fine del mondo.
Joseph sa dipingere: paesaggi con cavalli,
Theodore, che porta da mangiare ai polli e alle mucche,
Liliane, che scrive tanto bene, diventerà una poetessa,
il piccolo Raoul, che canta per tutto il santo giorno.
E Elie, Sami, Max e Sarah, come tutti si chiamano:
ognuno ha il suo talento, la sua dote, la sua parte,
ognuno ha un dono che nessuno gli strapperà
e che amano e custodiscono, ognuno alla sua maniera.
Ma su ogni gioco aleggia un cattivo presagio,
l'angoscia di essere scoperti, ogni giorno che passa.
E dietro ogni risata già risuona l'oscura minaccia
che ogni auto che arriva possa portare la sventura.
Arrivarono la mattina del Giovedì Santo.
Soldati in lunghi mantelli e uomini vestiti in borghese.
Un giorno di sole li hanno presi tutti via con sé,
li hanno infilati in dei camion senza dire la meta.
Molti presero, disperati, a cantare,
molti pregarono, altri rimasero muti.
Molti piansero e tutti, tutti andarono
sullo stesso cammino verso il martirio.
La cronaca fa veder bene gli elenchi di nomi,
il numero del vagone e a quale treno era attaccato.
Il numero del carico con cui arrivarono al lager,
la cronaca dice che nessuno scampò agli assassini.
Oggi sento dire che dovremmo inserire tutto questo nel contesto storico,
E che dovremmo farla finita, dopo tutti questi anni.
Ma io lo dico, e lo canto, e se necessario, lo griderò
perché i nostri figli sappiano chi erano:
Il più grande aveva 17 anni, il più piccolo solo quattro,
portati alle camere a gas dalla rampa di Birkenau.
Li avrò davanti agli occhi per tutta la vita e serberò
i loro nomi incisi nella mia anima.
Erano pieni di curiosità, erano pieni di vita
i bambini, ed erano quarantaquattro.
Erano proprio come voi, erano come tutti i bambini
nella casa di Izieu, lassù sulla valle del Rodano.
Langue: français
Version française – LES ENFANTS D’IZIEU – Marco Valdo M.I. – 2019
d’après la version italienne de Riccardo Venturi
d’une chanson allemande – Die Kinder von Izieu – Reinhard Mey – 1994
Paroles et Musique de Reinhard Mey
Les enfants d’Izieu du plus jeune au plus vieux
* Albert Bulka, 4
* Sami Adelsheimer, 5
* Jean-Claude Benguigui, 5
* Lucienne Friedler, 5
* Claudine Halaunbrenner, 5
* Emile Zucherberg, 5
* Liane Krochmal, 6
* Richard Benguigui, 7
* Marcel Mermelstein, 7
* Jacob Benassayag, 8
* Mina Halaunbrenner, 8
* Georges Halpern, 8
* Renate Krochmal, 8
* Max Leiner, 8
* Gilles Sadowski, 8
* Sigmund Springer, 8
* Egon Gamiel, 9
* Senta Spiegel, 9
* Charles Weltner, 9
* Hans Ament, 10
* Jean-Paul Balsam, 10
* Elie Benassayag, 10
* Isidore Kargeman, 10
* Claude Levan-Reifman, 10
* Alice-Jacqueline Luzgart, 10
* Paula Mermelstein, 10
* Martha Spiegel, 10
* Herman Tetelbaum, 10
* Liliane Gerenstein, 11
* Sarah Szulldaper, 11
* Max-Marcel Balsam, 12
* Esther Benassayag, 12
* Jacques Benguigui, 12
* Barouk-Raoul Bentitou, 12
* Joseph Goldberg, 12
* Max Tetelbaum, 12
* Otto Wertheimer, 12
* Nina Aronowicz, 12
* Majer Bulka, 13
* Maurice Gerenstein, 13
* Henri-Chaïm Goldberg, 13
* Fritz Loebmann, 15
* Theodor Reis, 16
* Arnold Hirsch, 17
d’après la version italienne de Riccardo Venturi
d’une chanson allemande – Die Kinder von Izieu – Reinhard Mey – 1994
Paroles et Musique de Reinhard Mey
Les enfants d’Izieu du plus jeune au plus vieux
* Albert Bulka, 4
* Sami Adelsheimer, 5
* Jean-Claude Benguigui, 5
* Lucienne Friedler, 5
* Claudine Halaunbrenner, 5
* Emile Zucherberg, 5
* Liane Krochmal, 6
* Richard Benguigui, 7
* Marcel Mermelstein, 7
* Jacob Benassayag, 8
* Mina Halaunbrenner, 8
* Georges Halpern, 8
* Renate Krochmal, 8
* Max Leiner, 8
* Gilles Sadowski, 8
* Sigmund Springer, 8
* Egon Gamiel, 9
* Senta Spiegel, 9
* Charles Weltner, 9
* Hans Ament, 10
* Jean-Paul Balsam, 10
* Elie Benassayag, 10
* Isidore Kargeman, 10
* Claude Levan-Reifman, 10
* Alice-Jacqueline Luzgart, 10
* Paula Mermelstein, 10
* Martha Spiegel, 10
* Herman Tetelbaum, 10
* Liliane Gerenstein, 11
* Sarah Szulldaper, 11
* Max-Marcel Balsam, 12
* Esther Benassayag, 12
* Jacques Benguigui, 12
* Barouk-Raoul Bentitou, 12
* Joseph Goldberg, 12
* Max Tetelbaum, 12
* Otto Wertheimer, 12
* Nina Aronowicz, 12
* Majer Bulka, 13
* Maurice Gerenstein, 13
* Henri-Chaïm Goldberg, 13
* Fritz Loebmann, 15
* Theodor Reis, 16
* Arnold Hirsch, 17
LES ENFANTS D’IZIEU
Ils étaient pleins de curiosité, ils étaient bien vivants,
Les enfants, et au nombre de quarante-quatre.
Ils étaient juste comme vous, comme sont tous les enfants.
Dans la maison d’Izieu en haut de la vallée du Rhône.
Rassemblés dans la fuite devant les Allemands,
Et derrière chaque nom se cache une souffrance amère,
Tous étaient alors tout seuls au monde,
Agrippés l’un à l’autre au moment du crime.
En l’an 44, au temps des policiers pleins de zèle,
Enquêteurs et flics commis à la chasse à l’homme.
Ici, personne ne les cherchera, ici, en haut de la montagne,
Les enfants d’Izieu, ici au bout du monde.
Joseph, qui sait peindre : des paysages avec des chevaux,
Théodore, qui apporte la nourriture aux poulets et aux veaux,
Liliane, qui écrit si bien, sera un jour poète,
Le petit Raoul qui tout au long de la journée chante,
Et Sami, Élie, Max et Sarah, comme on les appelle :
Chacun a son talent, son don, son rôle.
Un cadeau que personne ne pourra leur prendre,
Qu’ils gardent et qu’ils aiment, chacun à sa manière.
Pourtant, un mauvais pressentiment plane sur leurs jeux,
La peur d’être découverts entache chaque heure,
Et derrière chaque rire retentit l’obscur message,
Que chaque auto, qui vient, peut apporter le malheur.
Au matin du jeudi saint, sont arrivés
Des hommes en civil et des soldats aux manteaux longs .
Un jour de soleil les ont tous, tous emmenés,
Ils les ont entassés dans des camions et n’ont donné aucune indication.
De désespoir, certains ont commencé à chanter,
Certains restèrent silencieux, tandis que d’autres ont prié.
Certains ont pleuré et tous, tous partirent.
Par le même chemin vers leur martyre.
La chronique rapporte la liste des noms minutieusement,
Le numéro du wagon et à quel train, il était attaché.
Le numéro du transport par lequel ils sont arrivés au camp,
La chronique rapporte qu’aux tueurs, aucun n’a échappé .
J’entends aujourd’hui qu’on doit classer ça dans l’histoire,
Et que ça doit être clos, finalement, après tout ce temps.
Je parlerai, je chanterai et s’il le faut, je crierais dans le noir,
Pour que nos enfants sachent qui ils étaient :
L’aîné avait dix-sept ans, le cadet à peine quatre ans,
Quand de la rampe de Birkenau à la chambre à gaz, on les menait.
Je les verrai toute ma vie et je garderai
Dans mon cœur, leurs noms gravés.
Ils étaient pleins de curiosité, ils étaient bien vivants,
Les enfants, au nombre de quarante-quatre.
Ils étaient juste comme vous, comme sont tous les enfants.
Dans la maison d’Izieu en haut de la vallée du Rhône.
Ils étaient pleins de curiosité, ils étaient bien vivants,
Les enfants, et au nombre de quarante-quatre.
Ils étaient juste comme vous, comme sont tous les enfants.
Dans la maison d’Izieu en haut de la vallée du Rhône.
Rassemblés dans la fuite devant les Allemands,
Et derrière chaque nom se cache une souffrance amère,
Tous étaient alors tout seuls au monde,
Agrippés l’un à l’autre au moment du crime.
En l’an 44, au temps des policiers pleins de zèle,
Enquêteurs et flics commis à la chasse à l’homme.
Ici, personne ne les cherchera, ici, en haut de la montagne,
Les enfants d’Izieu, ici au bout du monde.
Joseph, qui sait peindre : des paysages avec des chevaux,
Théodore, qui apporte la nourriture aux poulets et aux veaux,
Liliane, qui écrit si bien, sera un jour poète,
Le petit Raoul qui tout au long de la journée chante,
Et Sami, Élie, Max et Sarah, comme on les appelle :
Chacun a son talent, son don, son rôle.
Un cadeau que personne ne pourra leur prendre,
Qu’ils gardent et qu’ils aiment, chacun à sa manière.
Pourtant, un mauvais pressentiment plane sur leurs jeux,
La peur d’être découverts entache chaque heure,
Et derrière chaque rire retentit l’obscur message,
Que chaque auto, qui vient, peut apporter le malheur.
Au matin du jeudi saint, sont arrivés
Des hommes en civil et des soldats aux manteaux longs .
Un jour de soleil les ont tous, tous emmenés,
Ils les ont entassés dans des camions et n’ont donné aucune indication.
De désespoir, certains ont commencé à chanter,
Certains restèrent silencieux, tandis que d’autres ont prié.
Certains ont pleuré et tous, tous partirent.
Par le même chemin vers leur martyre.
La chronique rapporte la liste des noms minutieusement,
Le numéro du wagon et à quel train, il était attaché.
Le numéro du transport par lequel ils sont arrivés au camp,
La chronique rapporte qu’aux tueurs, aucun n’a échappé .
J’entends aujourd’hui qu’on doit classer ça dans l’histoire,
Et que ça doit être clos, finalement, après tout ce temps.
Je parlerai, je chanterai et s’il le faut, je crierais dans le noir,
Pour que nos enfants sachent qui ils étaient :
L’aîné avait dix-sept ans, le cadet à peine quatre ans,
Quand de la rampe de Birkenau à la chambre à gaz, on les menait.
Je les verrai toute ma vie et je garderai
Dans mon cœur, leurs noms gravés.
Ils étaient pleins de curiosité, ils étaient bien vivants,
Les enfants, au nombre de quarante-quatre.
Ils étaient juste comme vous, comme sont tous les enfants.
Dans la maison d’Izieu en haut de la vallée du Rhône.
envoyé par Marco Valdo M.I. - 18/8/2019 - 22:30
I BAMBINI DI IZIEU
LES ENFANTS D'IZIEU
ילדי יזיאה
La seguente lettera fu scritta da una bambina di Izieu, Liliane Gerenstein, di 11 anni. Arrestata il 6 aprile 1944 da Klaus Barbie, fu deportata assieme a tutti gli altri al campo di transito di Drancy, e poi a Auschwitz dove morì in una camera a gas. Le fu scattata una foto, a Drancy, che la ritrae esausta e addormentata, abbracciata alla sua bambola.
La lettre qui suit a été écrite par une fillette d'Izieu, Liliane Gerenstein, 11 ans. Arrêtée le 6 avril 1944 par Klaus Barbie, elle fut déportée avec tous les autres petits prisonniers au camp de passage de Drancy, et puis à Auschwitz où elle mourut dans une chambre à gaz. On lui tira une photo à Drancy, où elle dort, morte de fatigue, accrochée à sa poupée.
LES ENFANTS D'IZIEU
ילדי יזיאה
La seguente lettera fu scritta da una bambina di Izieu, Liliane Gerenstein, di 11 anni. Arrestata il 6 aprile 1944 da Klaus Barbie, fu deportata assieme a tutti gli altri al campo di transito di Drancy, e poi a Auschwitz dove morì in una camera a gas. Le fu scattata una foto, a Drancy, che la ritrae esausta e addormentata, abbracciata alla sua bambola.
La lettre qui suit a été écrite par une fillette d'Izieu, Liliane Gerenstein, 11 ans. Arrêtée le 6 avril 1944 par Klaus Barbie, elle fut déportée avec tous les autres petits prisonniers au camp de passage de Drancy, et puis à Auschwitz où elle mourut dans une chambre à gaz. On lui tira une photo à Drancy, où elle dort, morte de fatigue, accrochée à sa poupée.
Lettre à Dieu
« Dieu ? Que vous êtes bon, que vous êtes gentil et s'il fallait compter le nombre de bontés et de gentillesses que vous nous avez faites il ne finirait jamais... Dieu ? C'est vous qui commandez. C'est vous qui êtes la justice, c'est vous qui récompensez les bons et punissez les méchants. Dieu ? Après cela je pourrai dire que je ne vous oublierai jamais. Je penserai toujours à vous, même aux derniers moments de ma vie. Vous pouvez être sûr et certain. Vous êtes pour moi quelque chose que je ne peux pas dire, tellement que vous êtes bon. Vous pouvez me croire. Dieu ? C'est grâce à vous que j'ai eu une belle vie avant, que j'ai été gâtée, que j'ai eu de belles choses, que les autres n'ont pas. Dieu ? Après cela, je vous demande qu'une seule chose : FAITES REVENIR MES PARENTS, MES PAUVRES PARENTS, PROTÉGEZ-LES (encore plus que moi-même) QUE JE LES REVOIS LE PLUS TÔT POSSIBLE, FAITES LES REVENIR ENCORE UNE FOIS. Ah ! Je pouvais dire que j'avais une si bonne maman et un si bon papa ! J'ai tellement confiance en vous que je vous dis un merci à l'avance. »
"Dio? Quanto sei buono, quanto sei gentile, e se si dovesse contare il numero di cose buone e getili che ci hai fatto, non si finirebbe mai...Dio? Sei tu che comandi. Sei tu la giustizia, sei tu che ricompensi i buoni e punisci i malvagi. Dio? Dopo tutto questo potrò dire che non ti scorderò mai. Penserò sempre a te, anche negli ultimi istanti della mia vita. Ne puoi essere del tutto certo. Sei per me qualcosa che non so dire, da quanto sei buono. Puoi credermi. Dio? E' grazie a te che ho avuto una bella vita, prima, che sono stata viziata, che ho avuto belle cose che altri non hanno. Dio? Dopo tutto questo, ti chiedo una sola cosa: FAI RITORNARE I MIEI GENITORI, I MIEI POVERI GENITORI, PROTEGGILI (ancor più di me stessa), FA' CHE LI RIVEDA IL PRIMA POSSIBILE, FALLI TORNARE ANCORA UNA VOLTA. Ah! Potevo dire di avere una mamma e un papà così buoni! Ho talmente tanta fiducia in te, che ti ringrazio in anticipo."
« Dieu ? Que vous êtes bon, que vous êtes gentil et s'il fallait compter le nombre de bontés et de gentillesses que vous nous avez faites il ne finirait jamais... Dieu ? C'est vous qui commandez. C'est vous qui êtes la justice, c'est vous qui récompensez les bons et punissez les méchants. Dieu ? Après cela je pourrai dire que je ne vous oublierai jamais. Je penserai toujours à vous, même aux derniers moments de ma vie. Vous pouvez être sûr et certain. Vous êtes pour moi quelque chose que je ne peux pas dire, tellement que vous êtes bon. Vous pouvez me croire. Dieu ? C'est grâce à vous que j'ai eu une belle vie avant, que j'ai été gâtée, que j'ai eu de belles choses, que les autres n'ont pas. Dieu ? Après cela, je vous demande qu'une seule chose : FAITES REVENIR MES PARENTS, MES PAUVRES PARENTS, PROTÉGEZ-LES (encore plus que moi-même) QUE JE LES REVOIS LE PLUS TÔT POSSIBLE, FAITES LES REVENIR ENCORE UNE FOIS. Ah ! Je pouvais dire que j'avais une si bonne maman et un si bon papa ! J'ai tellement confiance en vous que je vous dis un merci à l'avance. »
"Dio? Quanto sei buono, quanto sei gentile, e se si dovesse contare il numero di cose buone e getili che ci hai fatto, non si finirebbe mai...Dio? Sei tu che comandi. Sei tu la giustizia, sei tu che ricompensi i buoni e punisci i malvagi. Dio? Dopo tutto questo potrò dire che non ti scorderò mai. Penserò sempre a te, anche negli ultimi istanti della mia vita. Ne puoi essere del tutto certo. Sei per me qualcosa che non so dire, da quanto sei buono. Puoi credermi. Dio? E' grazie a te che ho avuto una bella vita, prima, che sono stata viziata, che ho avuto belle cose che altri non hanno. Dio? Dopo tutto questo, ti chiedo una sola cosa: FAI RITORNARE I MIEI GENITORI, I MIEI POVERI GENITORI, PROTEGGILI (ancor più di me stessa), FA' CHE LI RIVEDA IL PRIMA POSSIBILE, FALLI TORNARE ANCORA UNA VOLTA. Ah! Potevo dire di avere una mamma e un papà così buoni! Ho talmente tanta fiducia in te, che ti ringrazio in anticipo."
* Albert Bulka, 4
* Sami Adelsheimer, 5
* Jean-Claude Benguigui, 5
* Lucienne Friedler, 5
* Claudine Halaunbrenner, 5
* Emile Zucherberg, 5
* Liane Krochmal, 6
* Richard Benguigui, 7
* Marcel Mermelstein, 7
* Jacob Benassayag, 8
* Mina Halaunbrenner, 8
* Georges Halpern, 8
* Renate Krochmal, 8
* Max Leiner, 8
* Gilles Sadowski, 8
* Sigmund Springer, 8
* Egon Gamiel, 9
* Senta Spiegel, 9
* Charles Weltner, 9
* Hans Ament, 10
* Jean-Paul Balsam, 10
* Elie Benassayag, 10
* Isidore Kargeman, 10
* Claude Levan-Reifman, 10
* Alice-Jacqueline Luzgart, 10
* Paula Mermelstein, 10
* Martha Spiegel, 10
* Herman Tetelbaum, 10
* Liliane Gerenstein, 11
* Sarah Szulldaper, 11
* Max-Marcel Balsam, 12
* Esther Benassayag, 12
* Jacques Benguigui, 12
* Barouk-Raoul Bentitou, 12
* Joseph Goldberg, 12
* Max Tetelbaum, 12
* Otto Wertheimer, 12
* Nina Aronowicz, 12
* Majer Bulka, 13
* Maurice Gerenstein, 13
* Henri-Chaïm Goldberg, 13
* Fritz Loebmann, 15
* Theodor Reis, 16
* Arnold Hirsch, 17
* Sami Adelsheimer, 5
* Jean-Claude Benguigui, 5
* Lucienne Friedler, 5
* Claudine Halaunbrenner, 5
* Emile Zucherberg, 5
* Liane Krochmal, 6
* Richard Benguigui, 7
* Marcel Mermelstein, 7
* Jacob Benassayag, 8
* Mina Halaunbrenner, 8
* Georges Halpern, 8
* Renate Krochmal, 8
* Max Leiner, 8
* Gilles Sadowski, 8
* Sigmund Springer, 8
* Egon Gamiel, 9
* Senta Spiegel, 9
* Charles Weltner, 9
* Hans Ament, 10
* Jean-Paul Balsam, 10
* Elie Benassayag, 10
* Isidore Kargeman, 10
* Claude Levan-Reifman, 10
* Alice-Jacqueline Luzgart, 10
* Paula Mermelstein, 10
* Martha Spiegel, 10
* Herman Tetelbaum, 10
* Liliane Gerenstein, 11
* Sarah Szulldaper, 11
* Max-Marcel Balsam, 12
* Esther Benassayag, 12
* Jacques Benguigui, 12
* Barouk-Raoul Bentitou, 12
* Joseph Goldberg, 12
* Max Tetelbaum, 12
* Otto Wertheimer, 12
* Nina Aronowicz, 12
* Majer Bulka, 13
* Maurice Gerenstein, 13
* Henri-Chaïm Goldberg, 13
* Fritz Loebmann, 15
* Theodor Reis, 16
* Arnold Hirsch, 17
Riccardo Venturi - 4/5/2007 - 14:10
non ho ascoltato la canzone,ma ho visto ieri sera il programma di minoli,non conoscevo questa altra tragedia,mai piu' mai piu'.....
Di tutti i crimini commessi dai nazisti, quello di Izieu - nel mio cuore - è il più abominevole, spregevole, assurdo.
Credo che nessuno abbia il dovere di perdonare. E nessuno il diritto di esser mai perdonato.
Francesca
Credo che nessuno abbia il dovere di perdonare. E nessuno il diritto di esser mai perdonato.
Francesca
Francesca Carlucci - 27/1/2018 - 19:36
×
Testo e musica di Reinhard Mey
Text und Musik von Reinhard Mey
Paroles et Musique de Reinhard Mey
L'episodio raccontato in questa bella canzone di Reinhard Mey è purtroppo notissimo, anche per un recente film ad esso ispirato. Su di esso si veda anche Izieu di Claude Hazan.
Nel 1944 la Gestapo di Lione, agli ordini del criminale Klaus Barbie, mandò due camion nel villaggio di Izieu. La missione era quella di sterminare i bambini di un orfanotrofio conosciuto come "La Maison d'Izieu". In un raid assolutamente insensato, 44 bambini ebrei tra i 4 e i 13 anni e sette tutori adulti furono ammassati in un camion, inviati a Auschwitz e immediatamente gassati.
Sui fatti di Izieu si vedano i seguenti due siti:
1. auschwitz.dk
2. izieu.alma.fr
Nell'ultima strofa della canzone si avverte chiaramente l'influenza di Nuit et brouillard di Jean Ferrat.
In 1944 the Nazi Gestapo from Lyon, under Klaus Barbie, sent two vans to the French village of Izieu. The mission was to exterminate the children of an orphanage known as La Maison d'Izieu. In a senseless raid, 44 Jewish children aged 4 to 13 years, and 7 adult caretakers were thrown into a van and sent to Auschwitz and immediately gassed.
The following two websites are dedicate to the children of Izieu:
1. auschwitz.dk
2. izieu.alma.fr
The last verse of the song shows clear influence by Jean Ferrat's Nuit et brouillard.