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Primavera di Praga

Francesco Guccini
Langue: italien


Francesco Guccini

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(Francesco Guccini)


it.fan.musica.guccini

[1970]
Testo e musica di Francesco Guccini
Lyrics and music by Francesco Guccini

Dall'album "Due anni dopo"
(Anche dopo la primavera di Praga.)

Ricantata da Guccini, insieme ai Nomadi nell'Album Concerto del 1979
Francesco-Guccini-and-I-Nomadi-Album-Concerto

Un commento alla canzone di Riccardo Venturi, da Enciclopedia MultiMediale Attiva

NB: Il commento faceva originariamente parte della serie di recensioni di canzoni di Francesco Guccini (dette "Adozioni") organizzata tra il 1998 e il 1999 dal newsgroup it.fan.guccini.
 I funerali di Jan Palach. Fotografia di Josef Koudelka
I funerali di Jan Palach. Fotografia di Josef Koudelka


Personalmente, ma ritengo che sia un po' l'impressione di chiunque ascolti Primavera di Praga, m'immagino veramente l'atmosfera cupa della Praga di pochi mesi dopo l'invasione sovietica, cupa ma piena di speranze che tutti avevano voglia di urlare, quella stessa atmosfera che è stata magistralmente descritta dal praghese Milan Kundera nella Nenositelná leckost' bytí. Lascio il titolo originale ceco, perché da noi il romanzo è stato tradotto come "L'insostenibile leggerezza dell'essere", ma l'aggettivo nenositelná significa anche "insopportabile", e credo forse che Kundera volesse esattamente dire questo: l'atmosfera di quando non si è liberi, e tutti gli atti ed i gesti della vita quotidiana, anche i più semplici, da un lato appaiono insopportabili e dall'altro assurgono quasi ad un manifesto, ad un'affermazione di vita... Questa era la Praga della nostra canzone, la Praga che il libertario Francesco Guccini ha colto perfettamente".

Un po' di storia

Sono i tempi della contestazione, della strage di Piazza Fontana con l'avvio della "strategia della tensione", dell'"autunno caldo" del 1969, del tentativo di golpe fascista da parte del repubblichino Junio Valerio Borghese (8 dicembre 1970). Inutile ricordare quello che sta accadendo nel mondo, dalla guerra nel Vietnam in pieno svolgimento al Maggio Francese. Truppe del patto di Varsavia a Praga nell' agosto 1968. È in questi anni di crisi, che si inserisce l'invasione sovietica della Cecoslovacchia, per soffocare l'esperimento di "socialismo dal volto umano" (in pratica una vera e propria liberalizzazione e democratizzazione della vita politica) portata avanti dai dirigenti comunisti di quel paese a partire dalla fine del 1967, in primis da Alexander Dubček (che, per inciso, non era praghese ma slovacco di Bratislava). Tale esperimento, che fu presto chiamato la "Primavera di Praga", spazzò via in pochi mesi la stagnazione ed il conformismo tipici dei paesi socialisti del periodo brezhneviano: Praga era veramente ridiventata la "mitica" città mitteleuropea con la sua vita culturale vivacissima, la sua ironia (cui non è certo estraneo il retaggio ebraico) ed i suoi celebrati misteri. Come terminò tale esperimento lo sappiamo più o meno tutti: fra il 20 ed il 21 agosto 1968 i carri armati sovietici e di altri paesi del Patto di Varsavia invasero il paese per "ristabilire l'ordine". Dubček per un po' fu mantenuto nominalmente a capo del Partito, poi fu sostituito dal ligio Gustav Husák. Come racconta Milan Kundera, i primi tempi dopo l'invasione furono un periodo di "fibrillazione": tutti si sentivano in qualche modo coinvolti, dal podista Emil Zátopek che faceva la staffetta per portare messaggi nella città invasa (i cui cittadini avevano rimosso le targhe stradali in una notte per disorientare gli invasori), alle ragazze che esibivano davanti ai carristi russi delle minigonne da capogiro, ai professionisti (medici, avvocati, ingegneri) che, ridotti spesso a semplici impiegati (Dubček stesso si adattò a fare il giardiniere), venivano ancora clandestinamente consultati dai propri clienti. A tutto questo seguirono il grigiore e la stagnazione di ogni "normalizzazione".

Jan Palach
Jan Palach (11.8.1948 - 19.1.1969)
Jan Palach (11.8.1948 - 19.1.1969)

La sera del 16 gennaio 1969 un giovane studente di filosofia praghese, Jan Palach (in realtà era nato a Všetaty l'11 agosto 1948) si recò in Piazza San Venceslao. Teneva nascosta nel cappotto una bottiglia piena di benzina. Proprio all'inizio della grande piazza, davanti al Museo, con calma si tolse il cappotto, si versò addosso la benzina e si diede fuoco, senza un grido. Quando gli chiesero chi gli avesse fatto una cosa del genere, Jan rispose semplicemente: "Sono stato io". Non disse altro. Accorsero immediatamente gli agenti della Bezpecnost' e il ragazzo fu trasportato in ospedale, dove morì poco dopo. Il giorno dopo un trafiletto di poche righe avvertiva dell' "insano gesto di uno squilibrato", ma fu subito a tutti chiaro quale significato avesse il gesto disperato di Ján Pálach. I suoi funerali furono seguiti da migliaia di persone (circa 600.000 arrivati da tutto il paese) in silenzio, proprio come si racconta nella canzone di Francesco Guccini. Malgrado le (ovvie) strumentalizzazioni, il sacrificio di Jan Palach* fu e resta esclusivamente un gesto di libertà, un grido contro tutte le tirannie, di qualsiasi colore esse siano. Il punto dove Jan Palach si diede fuoco è stato sempre coperto di fiori. Prima del 1989, delle "solerti" mani provvedevano a rimuoverli ogni giorno; adesso vi sorge una piccola lapide con la foto del ragazzo. Nessuno toglie più i fiori, ma ce ne sono molti meno di prima.

*Jan Palach, va detto per amore di completezza, faceva parte di un'organizzazione antisovietica che lui stesso aveva fondato poco dopo l'invasione dell'agosto del 1968. Quando si diede fuoco fece ben attenzione a mettere in salvo una borsa contenente i documenti dell'organizzazione; tra di essi, il proprio, breve testamento politico:

"Poiché i nostri popoli sono sull'orlo della disperazione e della rassegnazione, abbiamo deciso di esprimere la nostra protesta e di scuotere la coscienza del popolo. Il nostro gruppo è costituito da volontari, pronti a bruciarsi per la nostra causa. Poiché ho avuto l'onore di estrarre il numero 1, è mio diritto scrivere la prima lettera ed essere la prima torcia umana. Noi esigiamo l'abolizione della censura e la proibizione di Zparvy (il giornale delle forze d'occupazione sovietiche). Se le nostre richieste non saranno esaudite entro cinque giorni, il 21 gennaio 1969, e se il nostro popolo non darà un sostegno sufficiente a quelle richieste, con uno sciopero generale e illimitato, una nuova torcia s'infiammerà".

Il gesto di Jan Palach non rimase isolato: almeno altri sette studenti, tra cui il suo amico Jan Zajíc, seguirono il suo esempio. [Aggiunta del 28/8/2008].
Di antichi fasti la piazza vestita
grigia guardava la nuova sua vita:
come ogni giorno la notte arrivava,
frasi consuete sui muri di Praga.

Ma poi la piazza fermò la sua vita
e breve ebbe un grido la folla smarrita
quando la fiamma violenta ed atroce
spezzò gridando ogni suono di voce.

Son come falchi quei carri appostati;
corron parole sui visi arrossati,
corre il dolore bruciando ogni strada
e lancia grida ogni muro di Praga.

Quando la piazza fermò la sua vita
sudava sangue la folla ferita,
quando la fiamma col suo fumo nero
lasciò la terra e si alzò verso il cielo,

quando ciascuno ebbe tinta la mano,
quando quel fumo si sparse lontano
Jan Hus di nuovo sul rogo bruciava
all'orizzonte del cielo di Praga.

Dimmi chi sono quegli uomini lenti
coi pugni stretti e con l'odio fra denti;
dimmi chi sono quegli uomini stanchi
di chinar la testa e di tirare avanti;

dimmi chi era che il corpo portava,
la città intera che lo accompagnava:
la città intera che muta lanciava
una speranza nel cielo di Praga.

dimmi chi era che il corpo portava,
la città intera che lo accompagnava:
la città intera che muta lanciava
una speranza nel cielo di Praga.



Langue: tchèque

Versione cèca di Riccardo Venturi (1998)
(dalle "recensioni", o "adozioni" del NG it.fan.guccini)
PRAŽSKÉ JÁRO
Francesco Guccini (1970)

Svojími starými paláci namestí
se dívalo na svůj nový život...
Kako každý deň, noc prilá obvyklými
řceními na prazských zedích.

Ale pak namestí zastavilo svůj život
a dav strhnul kratký krik
Kdy prudký a straný plamen
rozbil strhnouc zvuk každého hlasa...

Kako sokoly, ty tanky jsou počiháný,
slova begou na cervenený obličejí
Bolest beže a páli kadou ulice
a strhne kriky každy zed' v Praze.

Kdy namestí zastavilo svůj život
poranený dav krev vypotil
Kdy plamen svojím crným kouřem
vznesl z zeme do nebesa

Kdy každého ruky byly zamazaný,
kdy ten kouř se daleko proléval
Jan Hus znovu na hranici hořel
v obzoru prazského nebesa..

Řic mi, kdo jsou ty lidé, kteřé pomalé
jdou sevrenými pesty a zatí plní,
Řic mi, kdo jsou ty lidé omřelý
sklopením hlavy a zítím jaktak

Řic mi, kdo přinesl jeho teleso,
calé mesto jeho doprovodilo
Calé mesto kteřé nemé strhlo
krik nadeje do nebesa Prahy,

Řic mi, kdo prinesl jeho teleso,
calé mesto jeho doprovodilo
Calé mesto které nemé strhlo
krik nadeje do nebesa Prahy.



Langue: tchèque

Traduzione ceca di Luboš Galbavý
da Lyrics Translate

1969. Cittadini rendono omaggio a Jan Palach nella piazza dove il giovane si era immolato.
1969. Cittadini rendono omaggio a Jan Palach nella piazza dove il giovane si era immolato.
PRAŽSKÉ JARO

Náměstí oblečené ve starodávném přepychu
sledovalo svůj nový šedý život
jako každý den přišla noc
obvyklé fráze na stěnách Prahy

Ale pak náměstí zastavilo svůj život
a na chvíli zmatený dav pokřikoval
až násilný a příšerný plamen
přerušil jako křik každý zvuk hlasu

Ty číhající povozy jsou jak jestřábi
na zčervenalých tvářích se šíří slova
šíří se bolest, která spaluje každou ulici
a každá stěna Prahy vypouští křik

Když náměstí zastavilo svůj život
zraněný dav potil krev
když plamen se svým černým kouřem
opustil zemi a stoupal směrem k nebi

Když každý z nich měl pomalovanou ruku
když se ten kouř rozšiřoval do dálky
Jan Hus znovu upálen na hranici
v horizontu pražského nebe

Řekni mi, kdo jsou ti pomalí lidé
s zaťatými pěstmi a s nenávistí mezi zuby
řekni mi kdo jsou ti lidé unavení
ze sklánění hlavy a z táhnutí kupředu

Řekni mi, kdo to byl, co odnášel tělo
celé město, kterého doprovázelo
cele město, které zahájilo změnu
naději na pražském nebi

Řekni mi, kdo to byl, co odnášel tělo
celé město, kterého doprovázelo
cele město, které zahájilo změnu
naději na pražském nebi

26/5/2018 - 19:20




Langue: anglais

Versione inglese di Riccardo Venturi
English Version by Riccardo Venturi
17 giugno / June 17, 2005
PRAGUE SPRING

In its ancient luxury still dress’d
the square looked at his new life, grey.
Night was drawing near, as ev’ry day,
the walls of Prague did show usual words.

Suddenly life came to a standstill there
and the crowd had a short cry of despair
when the flames with their cruel violence
broke with their cry every sound, every voice.

The tanks are ready as hawks for catching preys
the words are running on people’s faces
sorrow is running and burning every street
and every wall in Prague is launching cries.

When life came to a standstill in the square
the wounded crowd was sweating blood,
when the flames, with their black smoke
left the ground and soared in the sky,

When everybody saw his hands stained,
when the smoke spread in the distance
Jan Hus was burning again at the stakes
in the horizon of the sky in Prague.

Tell me: who are those people walking slow
showing their fists and their mouths full of hatred?
Tell me: who are those people so tired
to bow their heads and to keep on surviving?

Tell me: his body was carried who by
follow’d by all those living in town?
‘Twas the entire town, that was launching, dumb,
a hope so high in the sky of Prague,
a hope so high in the sky of Prague.

Tell me: his body was carried who by
follow’d by all those living in town?
‘Twas the entire town, that was launching, dumb,
a hope so high in the sky of Prague,
a hope so high in the sky of Prague.

17/6/2005 - 02:06




Langue: croate

Versione croata di Monia Verardi
PRAŠKO PROLJECE

trg je nosio stare sjaje
gledao je suri svoj novi život
noć je došla kao svaki dan
obične rečenice u praškim zidovima

ali je poslije trg prestao svoj život
i kratko je izgubljeno mnoštvo zakričalo
kad je nasilna i užasna vatra prekinula
vikajući svaki zvuk glasa

kao sokoli su oni tankovi koji vrebaju
i riječi trče po pocrvenim licima
trči i bol porusšcći svaku ulicu
i svaki praški zid krikne

kad je trg prestao svoj život
ranjeno je mnoštvo kvarilo ga znoj probija
kad je vatra s njezinom crnom dimom
napustila je zemlja i dignula se prema nebu

kad je svaki imao ocrvenu ruku
onaj je dim širio daleko
Janus je još uvijek špaljen na lomači
na obzoru u praškom nebu

reci, tko su oni spori ljudi
s stisnutim šakama i s mržnjom do zubi?
Reci, tko su oni umorni ljudi
koji prignu glavu i ide dalje?

Reci, tko je nosio tijelo?
Cijeli je ga grad pratio
cijeli je nijemi grad bacio
jednu nadu u prasko nebo
jednu nadu u prasko nebo
jednu nadu u prasko nebo

15/4/2006 - 20:08




Langue: français

Version française – PRINTEMPS DE PRAGUE – Marco Valdo M.I. – 2010
Chanson italienne – Primavera di Praga – Francesco Guccini – 1970

PRINTEMPS DE PRAGUE est une chanson de Francesco Guccini qui fut écrite et chantée deux ans après l'événement qu'elle rapporte. Une chanson en mémoire du jeune militant communiste tchèque Jan Palach. Oui, mon ami Lucien l'âne, et sans doute pourras-tu le confirmer, toi qui passes les frontières humaines sans que nul ne s'en aperçoive et qui fut à Prague en ces temps-là... Oui, on peut être communiste et partisan de la liberté, oui, on pouvait être communiste et résistant à l'intérieur de l'URSS, de la Chine (et aujourd'hui encore), de la Yougoslavie, de Cuba... On peut être communiste et pour cette raison précisément, être désespéré par le régime imposé par le Parti Communiste, par un État communiste, par un régime communiste et être désespéré car ce régime est purement et simplement un régime capitaliste d’État et n'a donc rien de communiste, sauf l'étiquette. Tu sais comme moi que dans les camps sibériens du temps où le PCUS (Parti Communiste d'Union Soviétique) était au pouvoir, la plus grande partie des prisonniers politiques étaient des communistes, des communistes qui résistaient au nom même du communisme [de l'idéal communiste]. Tu te souviens comme moi du massacre des marins de Cronstadt par l'armée rouge. Ces communistes résistant au régime, certains les ont appelés dissidents, mais dissidents de quoi ? Je ne l'ai jamais vraiment compris... En vérité, les dissidents étaient les gens au pouvoir, ces apparatchiks, ces gens d'appareil, ces arrivistes, ces bureaucrates et autres technocrates qui avaient dévié (je choisis le mot à dessein) les désirs et les exigences de la révolution des Soviets, comme dans d'autres pays, leurs homologues dévièrent les désirs et les exigences des peuples révolutionnaires... En fait, ces hommes de pouvoir agissaient exactement comme les capitalistes et les libéraux qui ont inventé un régime qu'ils ont baptisé eux-mêmes de « démocratique » pour piper les dés et pour conserver leur emprise sur la société. En somme, sur le chapitre du pouvoir, ce sont les mêmes gens, ce sont des pratiques semblables, car dans un cas comme dans l'autre, le seul but est de tenir le pouvoir afin de protéger et de développer les privilèges des castes et des coteries au pouvoir. Peu importe le régime pourvu qu'on aie la richesse... et le pouvoir. L'une ne va pas sans l'autre.

Comment te donner tort, Marco Valdo M.I. mon ami ? Il suffit de regarder un peu le monde, même par le biais des téléviseurs et on découvre tous ces caïmans batifolant dans leur aquarium, on les voit tous là avec leur sourire de carnassiers, dégoulinant d'ambition et d'avidité. Rien qu'à les voir, j'en ai mal au ventre... et je ne te parle pas de la nausée que j'en ressens... Tu sais, nous les ânes, on n'a pas à cacher nos sentiments, nos idées (puisqu'officiellement, on n'en a pas)...

C'est évidemment une chance... Mais pour en revenir à la chanson de Francesco Guccini et à celui et même ceux qu'elle célèbre, je voudrais t'apporter deux trois précisions qui évidemment ne sont pas dans la chanson – si ce n'est de façon implicite. D'abord, qu'il n'y ait pas d'équivoque : c'est bien pour sauver le communisme de ses fossoyeurs que Jan Palach et ses amis se sont immolés par le feu. Comme en Hongrie, en Allemagne et en Pologne, comme en Russie et en Ukraine, des années avant, d'autres militants se rebellèrent... J'insiste, leur but n'était certainement pas de favoriser le retour des tenants du capitalisme. Pour dire les choses autrement, ils ne souhaitaient pas moins de communisme, bien au contraire; ils voulaient plus de communisme et un communisme vrai et débarrassé des manies et des oripeaux du pouvoir. Ensuite, sur la place Wenceslas, Jan Palach, qui avait tiré au sort le n°1, fut le premier des immolés, mais en fait, il y en eut sept autres encore (au moins) – tous issus de ce groupe d'étudiants, qui avaient décidé de mettre leur vie en jeu pour changer les choses... Dans leur geste désespéré, il y avait tout l'espoir d'un autre monde possible.

Comme je vois ce qui se passe aujourd'hui, dit Lucien l'âne en dressant les oreilles, ce monde n'est pas encore advenu, bien au contraire... Les choses ont encore empiré sous l'empire de l'Empire. Crois-moi, Marco Valdo M.I. mon ami, en mémoire de Jan Palach et de tous les autres qui portaient l'espoir d'un autre monde – Salvador Allende, Che Guevara, Puig Antich, Carlo Giuliani par exemple – tissons, comme le chantaient les Canuts de Lyon, le linceul de ce vieux monde avide et cacochyme.

Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane.
PRINTEMPS DE PRAGUE

Revêtue de ses vieux atours, la place grise
Regardait sa nouvelle vie
Comme chaque jour, la nuit arrivait
Phrases coutumières des murs de Prague.

Mais ensuite la place stoppa sa vie
Et un instant, il y eut un cri de la foule troublée
Quand la flamme violente et atroce
En criant éteignit tout son de voix.

Comme des faucons, les chars sont postés
Volent les paroles sur les visages rougis
Vole la douleur brûlant chaque rue
Et chaque mur de Prague pousse ses cris.

Quand la place stoppa sa vie
La foule blessée suait le sang,
Quand la flamme de sa fumée noire
Quitta la terre et s'éleva vers le ciel,

Quand chacun eut la main teintée
Quand cette fumée se dispersa au loin
Jean Huss de retour sur son bûcher brûlait
L'horizon du ciel de Prague

Dis-moi qui sont ces hommes lents
Aux poings serrés et avec la haine entre les dents
Dis-moi qui sont ces hommes fatigués
De baisser la tête et d'avancer,

Dis-moi de qui portait-on le corps,
Que la ville entière accompagnait;
La ville entière muette criait
Son espoir dans le ciel de Prague.

Dis-moi de qui portait-on le corps,
Que la ville entière accompagnait;
La ville entière muette lançait
Son espoir dans le ciel de Prague.

envoyé par Marco Valdo M.I. - 7/7/2010 - 16:14




Langue: espagnol

La versione spagnola di Joan Isaac e Sergio Secondiano Sacchi interpretata da Silvia Comes
dall'album "Cançons de les revoltes del 68" del 2018
testo tratto dal volume "Vent'anni di Sessantotto" a cura di Sergio Secondiano Sacchi, Sergio Staino e Steven Forti

PRIMAVERA DE PRAGA

De antiguos fastos la plaza vestida
muda estrenaba su trágica vida
todos los días la noche llegaba
frases sabidas en los muros de Praga.

Pero de pronto en la plaza sin vida
lanzó un grito breve la masa perdida
cuando la llama violenta y atroz
destrozó gritando un rastro de voz

Son como buitres los tanques parados
corren palabras en rostros rosados
corre el dolor que incendia la llaga
gritos de miedo en los muros de Praga

Cuando en la plaza se paró cada vida
sudaba sangre la gente herida
cuando la llama con su humo negro
dejó la tierra y se alzó hacia el cielo,

todos tenían manchada la mano
y aquel humo negro se hizo lejano
Jan Hus de nuevo en la pira quemaba
en el horizonte del cielo de Praga.

Dime quien son esos hombres silentes
el puño cerrado y el odio en los dientes
dime quien son esos hombres cansados
que tristes bajan los ojos agriados

Dime quien era que el cuerpo portaba
la ciudad entera que lo acompañaba
la ciudad entera que muda lanzaba
una esperanza al cielo de Praga

Dime quien era que el cuerpo portaba
la ciudad entera que lo acompañaba
la ciudad entera que muda lanzaba
una esperanza al cielo de Praga.

19/4/2019 - 09:37




Langue: allemand

Deutsche Übersetzung aus cantautori.at
Traduzione tedesca da cantautori.at
PRAGER FRÜHLING

Der im alten Glanz gekleidete Platz
blickte grau auf sein neues Leben
wie jeden Tag brach die Nacht herein
die gewohnten Phrasen prangten auf den Mauern Prags
Doch dann hielt das Leben auf dem Platz inne
ein kurzer Schrei drang aus der verwirrten Menschenmenge
als die heftige und grausame Flamme
jegliche menschliche Stimme durchbrach.

Sie gleichen Falken, diese in Stellung gebrachten Panzer,
Worte machen die Runde auf den roten Gesichtern
der Schmerz rast, er verbrennt jede Straße
und von jeder Wand in Prag schreit es hinaus
Als das Leben auf dem Platz stillstand
schwitzte Blut das verwundete Volk
als die Flamme mit ihrem schwarzen Rauch
die Erde verlies und sich gen Himmel erhob.

Als jeder schmutzige Hände hatte
als der Rauch sich verflüchtigt hatte
brannte Jan Hus ein weiteres Mal auf dem Scheiterhaufen
am Horizont des Prager Himmels.

Sag mir, wer sind diese langsamen Menschen,
mit den geballten Fäusten und dem Hass zwischen den Zähnen
sag mir: Wer sind diese Menschen, die so müde sind
mit gebeugtem Haupt einfach weiterzuleben
Sag mir: Wer hat seinen Körper getragen
gefolgt von der gesamten Stadt die ihn begleitete
die ganze Stadt, die einen stummen Schrei
der Hoffnung in den Prager Himmel entließ!

Sag mir: Wer hat seinen Körper getragen
gefolgt von der gesamten Stadt die ihn begleitete
die ganze Stadt, die einen stummen Schrei
der Hoffnung in den Prager Himmel entließ!

envoyé par Riccardo Venturi - 4/2/2014 - 20:26




Langue: polonais

Versione polacca (krzysiana) di Krzysiek Wrona
cantable
02.05.2014

Why not?

Vorrei dedicare questa mia traduzione al popolo ucraino nella sua lotta per indipendenza.
PRASKA WIOSNA

Plac obserwował zza pysznej zasłony
życia bieg spraw, tak stary, a nowy,
jak co dzień kurzem się pokrywały
slogany haseł na murach Pragi.

Lecz nagle o zmierzchu plac zamarł zmrożony
jęk krótki, jak skowyt, wzbił się ponad głowy,
gdy język płomienia rozedrgał powietrze,
głusząc dookoła strzępki słów na wietrze.

Czyhają czołgi, jak ptaki drapieżne
z ust do ust słowa i oczy łez pełne,
oświetla blask twarze i zbielałe wargi
i zastyga w kamień lament murów Pragi.

Gdy plac cały zamarł boleścią strwożony,
pot krwawy bruk zrosił, oblał tłum zraniony,
gdy pierwsza pochodnia, dymu chmurą czarną,
ku niebu pomknęła popiołem ślad znacząc.

Gdy dłonie każdego czerwony ślad barwił,
gdy kłąb dymu gorzki rozpływał się w dali,
jak gdyby Husa stos znowu się palił,
łuna daleka na krwi nieba Pragi.

Kim są ci ludzie w powolnym pochodzie,
gniew krtań im ściska, w pieści ściska dłonie.
Kim są ci ludzie, powiedz, tak zmęczeni
zginaniem karku, jarzmem umęczeni.

Kim byli, powiedz, co ciało dźwigali
ludzie zwyczajni, co hołd mu składali.
Ludzie, co w ciszy go odprowadzali,
niemy nadziei krzyk pod niebem Pragi.

Kim byli, powiedz, co ciało dźwigali
ludzie zwyczajni, co hołd mu składali.
Ludzie, co w ciszy go odprowadzali,
niemy nadziei krzyk pod niebem Pragi.

envoyé par Krzysiek Wrona - 2/5/2014 - 22:46




Langue: finnois

Traduzione finlandese / Finnish translation / Traduction finnoise / Suomennos: Juha Rämö
PRAHAN KEVÄT

Vanhaan loistoonsa pukeutunut aukio
katseli harmaana uutta elämäänsä.
Yö oli laskeutumassa niin kuin joka päivä,
Prahan muureilla tavanomaiset iskulauseet.

Äkkiä elämä aukiolla pysähtyi,
ja hämmentyneestä väkijoukosta kohosi lyhyt huuto,
ennen kuin liekkien julma roihu
peitti alleen kaikki äänet. 1)

Tankit valmiina kuin saalista vaanivat petolinnut,
punaisina hehkuvilla kasvoilla lausumattomia sanoja,
jokaisella kadulla kiirivä polttava tuska,
Prahan jokaisesta seinästä kantautuva huuto.

Kun elämä pysähtyi aukiolla,
haavoitettu väkijoukko itki verta
liekkimeren mustan savun
kohotessa ylös ja haihtuessa taivaalle.

Kun kaikkien kädet olivat ryvettyneet
ja kun savu oli haihtunut kaukaisuuteen,
oli kuin Jan Hus olisi poltettu uudelleen roviolla 2)
Prahan taivaanrannassa.

Kerro, keitä ovat nuo ihmiset, jotka kulkevat hiljaisina
kädet nyrkkiin puristettuina ja hampaat vihasta kirskuen.
Kerro, keitä ovat nuo ihmiset, jotka ovat väsyneet
elämään pää painuksissa.

Kerro, ketkä kantoivat hänen ruumistaan
seuranaan koko kaupungin asujaimisto,
kokonainen kaupunki, jonka suista kohosi äänetön
toivon huuto Prahan taivaalle,
toivon huuto Prahan taivaalle.

Kerro, ketkä kantoivat hänen ruumistaan
seuranaan koko kaupungin asujaimisto,
kokonainen kaupunki, jonka suista kohosi äänetön
toivon huuto Prahan taivaalle,
toivon huuto Prahan taivaalle.
1) Viittaa Jan Palachin polttoitsemurhaan Prahan Vàclavin aukiolla 19.1.1969. Palachin teko oli vastalause Varsovan liiton joukkojen 21.8.1968 suorittamalle Tšekkoslovakian miehitykselle, joka päätti Prahan keväänä tunnetun liberaalin ajanjakson kommunistisessa maassa.

2) Jan Hus (1369 - 1415) oli böömiläinen teologi, pappi, Prahan Kaarlen yliopiston rehtori ja uskonpuhdistaja, joka arvosteli katolisen kirkon ylenpalttista omaisuutta, anekauppaa ja papiston maallista elämäntapaa. Konstanzin kirkolliskokous tuomitsi Husin harhaoppisena kuolemaan, ja hänet poltettiin roviolla 6.7.1415.

envoyé par Juha Rämö - 22/8/2018 - 13:53


Nell'imminenza della gita a Praga (aprile 2000), al prof. Ubaldo Nicola - docente di Storia e Filosofia - è venuto in mente di spiegare nella sua classe la Primavera di Praga e la vicenda di Jan Palach.


LA PRIMAVERA DI PRAGA E LA VICENDA DI JAN PALACH
di Ubaldo Nicola
dal Sito del Liceo Copernico di Pavia.

Non ricordo il nome di quella grande piazza di Praga in cui vi è il monumento funebre di Jan Palach.

Non è un grande monumento, anzi. Ricordo solo una croce di legno, una targa e qualche mazzo di fiori che a stento riuscivano a farsi notare, quasi confusi con le aiuole di un giardinetto pubblico. Ma questo tono dimesso, pacato e civile, corrisponde, per quel poco che ne so, al carattere del popolo cecoslovacco (l'unico popolo, per fare un esempio, che è riuscito a scindere lo Stato in due Nazioni, ceca e slovacca, senza una guerra civile, anzi mantenendo poi buoni rapporti reciproci). Cosicché scommetterei che non c'è praghese che non ricordi Jan Palach con un misto di affetto e di strazio (questi, almeno sono i sentimenti miei e della mia generazione sessantottina): in fondo aveva poco più di vent'anni quando una sera di fine agosto 1968, proprio in quel giardinetto affollato dai suoi coetanei nell'ora di punta, si cosparse di benzina e poi si diede fuoco, bruciando come un bonzo.

Lo fece per protesta, per una protesta politica, e ciò può sembrare sciocco o grande, dipende dal punto di vista e forse dall'età, intendo dalla generazione di appartenenza, la vostra essendo, come si dice, post-ideologica, ossia incapace di fede e passione, in politica. Lascio a voi giudicare, quindi, se fu un povero illuso o un santo (un santo laico intendo, perché Palach era un comunista, lo era stato con orgoglio fino a pochi mesi prima e forse quel suo gesto disperato era l'unico modo per rimanerlo senza vergogna). Ma veniamo ai fatti, come sempre freddi e stupidi.

La primavera di Praga era iniziata molto presto, in gennaio, quando il segretario del Partito Comunista Cecoslovacco al potere, Novotný, un supersite dell'era staliniana, fu sostituito da Dubček, esponente della dissidenza interna e favorevole ad una progressiva liberalizzazione del regime (pluralità dei partiti, libertà di stampa, di opinione e di associazione). Riassumeva il senso del suo revisionismo nella formula di un socialismo dal volto umano, un tentativo di conciliare ciò che di buono vi è nella tradizione marxista (la giustizia economica) con il rispetto delle minime libertà individuali (i diritti naturali, proprietà privata esclusa). Timorosi che questo processo di liberalizzazione politica si estendesse agli altri paesi del blocco sovietico (la Romania di Ceauşescu era già fra i dissidenti, per non dire della Jugoslavia di Tito, ormai persa, su posizioni neutraliste), le truppe dell'URSS e di 4 Stati del Patto di Varsavia (Germania Est, Polonia, Ungheria, Bulgaria) invasero il paese, occuparono Praga, arrestarono Dubček, misero al suo posto un governo fantoccio filosovietico ed iniziarono la normalizzazione, ossia la caccia ai cosiddetti elementi antisovietici, antisocialisti, o meglio nazionalisti borghesi. Tutto qua; questo, almeno, è il suntino del manuale.

Tuttavia i fatti non sono stupidi in sé, lo diventano solo dopo, quando sono raccontati. Per chi li vive essi significano qualcosa, spesso ben diverso dalla verità del manuale. Ed a ben vedere questo è il primo fatto storico che io, in quanto prof., vi spiego avendolo vissuto. Questo è il mio ricordo di quei giorni: discussioni tanto violente, nel nascente movimento studentesco, da rasentare lo scontro fisico. (Un'immagine: alcuni compagni scrivevano i loro daze-bao per terra, invitando ad una manifestazione di protesta contro l'invasione; alcuni altri, contrari, se ne andarono calpestando i fogli, su cui stamparono le impronte delle scarpe. La violenza di quel gesto mi è rimasta impressa).

A questo punto dovrei spiegarvi tante cose, perché l'evento, a volerlo ben esaminare, diventa molto, molto complicato. Conta, ad esempio, il fatto che né Dubček, né Palach, né io e gli altri compagni italiani con loro solidali, eravamo elementi antisocialisti o nazionalisti borghesi; eravamo, per l'appunto compagni (più o meno filosovietici), ossia credevamo grosso modo nelle stesse cose in cui credevano i giovani carristi dell'Armata Rossa. Il che trasforma l'invasione di Praga in una planetaria guerra civile interna alla sinistra, con effetti devastanti nella coscienza di chi, allora, ci credeva. E quei giovani carristi erano palesemente imbarazzati, addirittura spesso piangevano anche loro mentre spingevano il carro armato in mezzo ad una folla immensa, pacifica e palesemente popolare. Piangevano tutti, aggressori ed aggrediti e la folla saliva fin sopra, fin dentro al carro armato per spiegare che non era possibile, era un equivoco, perché avevano tutti gli stessi ideali.

Queste vicende e tutto il clima sono ben illustrate in L'insostenibile leggerezza dell'essere di Milan Kundera (romanzo e film).

Se non ricordo male, il nome della piazza era San Venceslao.

Non ricordi male, infatti. Il nome della storica piazza praghese dove Ján Pálach si diede fuoco è "San Venceslao"; o meglio, questa è la resa italiana del nome ceco della piazza, dove non c'è ombra del "santo". Si chiama infatti Václavské namestí, che alla lettera significa soltanto "Piazza Venceslao" (o meglio: "venceslaiana", visto che Václavské è qui un aggettivo derivato dal nome proprio Václav "Venceslao", che si pronuncia [vàtslav].

26/6/2006 - 19:03


La adoro

alberto - 28/10/2007 - 15:23


trovo che sia splendidamente disarmante..

luce - 18/11/2007 - 22:59


Se anche la poesia, come la musica, può aiutare a non dimenticare la Primavera di Praga, eccone due tratte dalla rete

I RAGAZZI DI PRAGA
21 agosto 1968

I ragazzi di Praga
al suono di nuove chitarre
ballavano ieri lo shake,
oggi si sono seduti
a catena sul selciato
innanzi ai cingoli
del carro armato
e le chitarre suonano
canti di dispetto
e di dolore
contro l’invasore.
Le ragazze di Praga
oggi non ballano
danze erotizzanti,
ma sono più leste
con la minigonna
nel correre incontro
alla morte ed innalzare
una bandiera
e l’intesa con i loro compagni
è in un sorriso.
Tutto il mondo
ha parlato
dei ragazzi di Praga,
ma sempre senza
mai alzare troppo
la voce:
per non disturbare
chi “in casa propria”
può ammazzare
anche il fratello?
I ragazzi di Praga
non ballano oggi lo shake,
oggi si sono seduti
accanto ai feretri
dei loro caduti
e chiedono ”Perché, compagno?”
al soldato di Mosca
che non può spiegare
e si guardano
senza parlare.

(da: Antonio Pisanti, “Amore e contestazione”)

JAN PALACH
19 gennaio 1969

Jan, vorrei
ma non posso
fare politica
sulla tua morte:
ti sei immolato
come l’agnello sacro
nel giorno del Signore,
io prego solo
che il tuo fuoco
bruci
le ingiustizie
dell’uomo
e tutti i suoi rancori.

(da: Antonio Pisanti, “Amore e contestazione”
Poesie – Ed. Glaux, Napoli 1969, esaurita)

Sebetius - 28/8/2008 - 12:29


Le CCG/AWS - Sezione Intrattenimento sono liete di presentare il:
AWS/CCG - Entertainment Division is happy and proud to present the:

VINCENZO MINICI SHOW®
ovvero: Un itagliano degli anni zero


vminici


Viene mantenuta la grafia originale. TUTTO DA COMMENTI ORIGINALI SULLE CCG!!!

1.

"vincenzo minici

è facile essere comunisti e condannare il regime comunista spietato e sanguinario come quelo nazista ed anche di più vergogna v ergogna vergogna"

2.

"ricordiamo le vittime del comunismo da piazza tien a men a prAGA vergogna vergogna vergogna"

3.

"si prega di non effettuare la censura comunista vi"

4.

"comunisti rispondete 339 4730426 vincenzominici@tiscali.it"

5.

"c'e la censura comunistoanarcoide?"

6.

"voi siete la guerra e l'ingiustizia sociale altro che"

CCG/AWS Staff - 23/12/2009 - 22:54


Nel 1968 si chiedeva a gran voce un socialismo dal volto umano. Ma l'intervento sovietico e la passività degli occidentali (politica dei blocchi) hanno fatto sì che quello si riducesse a uno slogan . Vent'anni dopo cosa hanno ottenuto: la secessione (senza alcun referendum confermativo, che avrebbe sicuramente espresso un esito contrario, scombinando i calcoli degli investitori) e il capitalismo dal volto disumano. Praga si è trasformata in una gigantesca slot machine: qualsiasi angolo è stato sfruttato a scopi commerciali, alterando irrimediabilmente le caratteristiche architettoniche della più bella città della vecchia Europa. Noi abbiamo conservato qualche monumento di epoca fascista, come traccia del passato. Loro invece hanno rimosso tutto: da un estremo all'altro! Penso che nessuno, Palach in testa, volesse questo.

alessandro - 14/8/2010 - 18:02


la piazza veramente ha fermato la sua vita: ha reso possibile la povertà, lo sfruttamento, il consumismo, e la globalizzazione decidendo per il capitalismo, cose inimmaginabili nell'urss. purtroppo la maggioranza degli italiani pensa che sia stato un fatto positivo perche siamo plasmati dagli americani che ci impongono le loro idee senza che ce ne accorgiamo con le televisioni, i film, i vestiti, la musica, la lingua...

marco - 3/7/2012 - 11:55


"cose inimmaginabili nell'urss"

Certo i Gulag non erano centri di "sfruttamento" ma luoghi di villeggiatura per i proletari... il resto è delirium tremens...

Contro corrente - 3/7/2012 - 15:11


Intanto facciamo umilmente notare che, pur essendo nella sfera di influenza sovietica e nel patto di Varsavia, la Cecoslovacchia non era parte dell'URSS. Ma questo lo sapete benissimo entrambi. Inoltre per favore cerchiamo di non andare troppo off topic. In questa pagina si parla di Primavera di Praga (eventualmente anche dell'"evoluzione" delle Repubbliche Ceca e Slovacca dopo la caduta del muro), non si fanno discussioni sterili alla "Ballarò", grazie.

CCG/AWS Staff - 3/7/2012 - 15:24


lo sai quanto costano ai cittadini onesti i detenuti nelle carceri? tantissimo! è giusto far scontare la pena facendo lavorare, anche duramente, chi commette crimini o accenna a una sovversione a discapito della società (lo sftuttamento a cui mi riferisco è uno sfruttamento dell'uomo sull'uomo, le pene per i crimini sono un'altra cosa e non identificano un sitema)...
non parliamo di fatti diversi ma abbiamo una visione diversa degli stessi fatti abbiamo idee diverse su ciò che giusto e sbagliato.
ho paragonato l'urss perchè è quella che cercava di opporsi a quelle ingiustizie sopracitate...
d'accordo sul fatto delle discussioni sterili ma non è facile visto che parliamo di 40 anni fa...

marco - 3/7/2012 - 16:47


L'urss si opponeva alle ingiustizie degli americani solo per imporre le sue. Comunque come dice la moderazione restiamo in tema.

Contro corrente - 3/7/2012 - 21:23


non è esistita ingiustizia nell'urss, qualche volta errori (durante il periodo staliniano) ma nel sistema sovietico non vi era ingiustizia... quale sarebbe per te la via della giustizia?

marco - 5/7/2012 - 14:15


marco, mi sembra che tu abbia una versione un po' mitizzata ed ingenua dell'URSS. Tanto per fare un esempio in questa pagina si parla della Primavera di Praga e della successiva invasione e normalizzazione della Cecoslovacchia (Stalin era morto da 15 anni). Questa sarebbe la "via della giustizia"?

Lorenzo - 5/7/2012 - 14:22


"ma nel sistema sovietico non vi era ingiustizia..."

Holodomor

Gulag

« Per fare le camere a gas, ci mancava il gas »
(Aleksandr Isaevič Solženicyn)

Massacro di Katyń

Stato sovietico e persecuzione religiosa

Muro di Berlino

Guerra in Afghanistan (1979-1989)

I Gulag durarono fino (ufficialmente) fino al 1960.

Stalin e l'Arcipelago gulag

Contro corrente - 5/7/2012 - 23:05


a "contro corrente" ho gia risposto nei commenti precedenti quindi è inutile che continui una discussione dove dovrei ripetere le stesse cose o mettere link su siti che raccontano storie diverse dai link americani e fascisti che neanche guardo perche come ho già detto sarebbe inutile continuare la discussione... per quanto riguarda lorenzo non mi sono spiegato bene: ho fatto un resoconto dell'urss indipendentemente dall'evento di praga dicendo che non c'è stata ingiustizia tranne qualche errore nel periodo staliniano... nella domanda della "via della giustizia" era veramente una domanda non retorica, volevo sapere per uno che non si ritiene fioloamericano ne filosovietico quale potrebbe essere la cosa giusta, visto anche il nome "contro seenso"...

marco - 6/7/2012 - 18:03


PS. reprimere anche con la violenza una rivolta che avrebbe portato il capitalismo e i danni conseguenti per me è una cosa giusta...

marco - 6/7/2012 - 18:07


Link americani e fascisti? Ti sei bevuto troppa vodka ? Sembra di sentire gli "agit-prot" rossi del dopo-guerra che sfotteva Guareschi... Chi fa tali affermazioni merita di essere stato costretto a passare la frontiera del muro di Berlino prima dell'89 o a farsi vacanze in Siberia.

Contro corrente - 7/7/2012 - 00:02


Redazione vi risulta che Orwell (che scrisse il suo "1984" ispirato a quell'Urss staliniana di cui aveva conosciuto da anarchico in Spagna i suoi feroci metodi repressivi) era al servizio del capitalismo?

Contro corrente - 7/7/2012 - 00:07


mi risulta che wikipedia sia un sito americano o mi sbaglio? se la tua cultura te la fai lì è inutile che continuiamo a parlare... inoltre ho ripetuto per 2 volte di non essere staliniano. continui a fare affermazioni ignorando che ti ho già risposto a queste. nessuno era costretto ad attraversare il muro di berlino ed è una battuta ambigua quella della siberia... io ti auguro di soffocare nella povertà, nello sfruttamento, nell'ignoranza più a fondo possibile...

marco - 7/7/2012 - 00:41


nessuno era costretto ad attraversare il muro di berlino

No caro tutti erano costretti a non attraversarlo e le cose che hai elencato alla fine costituiscono gli esiti di uno stato comunista come lo era l'Urss a suo tempo.

Contro corrente - 7/7/2012 - 22:40


disse colui che non sapeva che:
- l'urss fu l'unico stato nella storia moderna a raggiungere lo 0% di povertà

- colui che non sapeva neanche che il secondo stato per tasso di alfabetizzazione attuale è cuba (preceduta da georgia (ex urss) e seguita da estonia e lettonia (ex urss))

- colui che ignorava il fatto che lo sfruttamento (delle persone oneste) non esiste nei paesi comunisti in quanto è abolito per costituzione lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo ( sfruttamento che è il pilastro fondamentale del liberismo e capitalismo)

ora dimmi dove sono povertà, ignoranza, e sfruttamento nei paesi comunisti? i dati parlano più delle opinioni!

il vostro problema è che con la televisione e gli altri strumenti di controllo delle menti vi hanno messo in testa idee sbagliate per sedarvi, e voi per colpa di queste idee difendete le storie di terrore che vi raccontano e formulate frasi senza conoscere i dati reali perchè l'importante è difendere questo sistema anche se magari non ragionate su quanto possa essere giusto o sbagliato...

marco - 8/7/2012 - 01:42


Aggiungiamoci anche che

Gli asini volano

Hitler era vegetariano

Ruby è la nipote di Mubarak

E abbiamo il quadro completo...

Contro corrente - 8/7/2012 - 14:09


There is a word very commonly used these days: "anti-communism." It's a very stupid word, badly put together. It makes it appear as though communism were something original, something basic, something fundamental. Therefore, it is taken as the point of departure, and anti-communism is defined in relation to communism. Here is why I say that this word was poorly selected, that it was put together by people who do not understand etymology: the primary, the eternal concept is humanity. And communism is anti-humanity. Whoever says "anti-communism" is saying, in effect, anti-anti-humanity. A poor construction. So we should say: that which is against communism is for humanity. Not to accept, to reject this inhuman Communist ideology is simply to be a human being. It isn't being a member of a party. (da un discorso pubblico tenuto a Washington il 30 giugno 1975; Aleksandr Isaevič Solzhenitsyn da The Voice of Freedom, p. 30)

Spero che nessuno di voi altri appartenga alla suddetta categoria leniniana:

http://it.wikipedia.org/wiki/Utile_idiota

Contro corrente - 8/7/2012 - 15:11


ahhahah la butti sull'ironico perche ai dati non sai rispondere, non c'è niente da fare non sapete di quello che parlate...
comunque per quanto riguarda la tua citazione ti vorrei dire una cosa che forse ignorate sia te che il tuo amichetto pro-capitalismo: il comunismo è una filosofia e in quanto tale non va confusa con quella che è la sua applicazione nelle divere forme in cui si è svilupata in urss, in cina, a cuba, in vietnam ecc.
non stiamo qui a parlare di filosofia bensì di storia e per rispondere a te e al tuo amico pro-capitalismo metto in evidenza solo l'evidente:
-pronunciata a washington (USA)
-the voice of freedom (USA)
-è russo ma pronuncia il discorso in inglese (USA)
inoltre questa ovviamente è un opinione del tuo amico pro-USA (che tra l'altro non cita ne dati ne fa un ragionamento sensato in quanto non si basa su cose reali ma su presupposti che ipotizza lui quindi parte dalle sue idee e arriva ad altre sue idee con la presunzione di dare una verità storica) e come ti ho già detto i dati parlano più delle opinioni e te ai dati non hai saputo rispondere diversamente che con l'ironia un pò come berlusconi...

PS. te avevi la possibilità di fare un copia incolla in italiano invece che in inglese ma lo hai fatto in inglese e questo mostra ancora di più il tuo conformismo all'ideologia di superiorità americana (continui a fare la tua cltura su wikipedia quindi l'idiota mi sembri te oltre che piuttosto incosciente della realtà, sei la marionetta dei potenti)...

marco - 8/7/2012 - 17:02


"Dati"? Scientifici e attendibili come quelli di Irving, Faurisson e compagnia bella sulle camere a gas... tutto fumo (ideologia) e niente arrosto come prova il ragionamento fazioso di chi vede la cose da un solo schematismo (se non sei nero sei per forza bianco e cosi via). Certe pseudo argomentazioni deliranti e mistificatrici (tese a difendere l'indifendibile) era facile vederli negli anni '50 ma quando in molti abboccavano alla favola del "paradiso dei lavoratori" ma oggi è impensabile! Il solito ritornello sul vero comunismo non applicato è patetico, specie alla luce del pensiero di Bakunin, Proudhon, Stirner e a quanti intuirono la natura totalitaria del marxismo. Con le menti faziose ottenebrate dall'idelogia (che ne faceva della mistificazione della realta' il proprio modus operandi) vale il vecchio detto: A lavar la testa all'asino ci rimetti il ranno e il sapone

Contro corrente - 9/7/2012 - 13:31


Pour ce qui est de laver la tête de l'âne, je vous en prie, je le ferai bien tout seul...


Lucien Lane

Lucien Lane - 9/7/2012 - 14:17


mi voui dire che:
l'urss non ha ragiunto lo 0% di povertà, cuba non è il secondo paese per alfabetizzazione, e nella costituzione dell'urss è ripudiato lo sfruttamento dell'uomo su l'uomo?

se neghi questi DATI REALI E INDISCUTIBILI (dati di fatto) è inutile continuare a parlare perchè sarebbe come discutere con uno che parla un' altra lingua

questo "difendere l'indifendibile" era facile vederlo negli anni 50 perchè negli anni 50 c'era anche chi pensava con la propria testa e non con quella che gli veniva messa sulle spalle dai padroni capitalisti (come è successo a te) dato che esisteva una potenza che combatteva lo sfruttamento borghese dell'occidente. dopo la caduta dell'urss la storia raccontata è diventata solo una: quella secondo gli americani.

per quanto riguarda il teorico e il reale, è ovvio come tu abbia torto e per farti accorgere di questo ti faccio una domanda: l'applicazione in urss, cuba, cina, vietnam, venezuela (oggi), corea del nord del comunismo è uguale? la risposta è no! quindi è ovvio che c'è una differenza tra toerico e reale.
prima di giudicare una filosofia bisognerebbe informarsi su questa, infatti di tutte le critiche che te hai fatto all'urss, non le avresi potute fare all'ideologia di marx in quanto nel manifesto del partito comunista non è citato niente che tu abbia criticato.

NB. rispondi alla prima domanda

marco - 9/7/2012 - 20:16


DATI REALI E INDISCUTIBILI

Ah ah ah ah ah ah ah ah ah lo puoi dimostrare? Di quali fantomatici dati vai delirando ancora? C'era scritto sulla costituzione? Anche quelle naziste e fasciste condannavano lo sfruttamento ma nei fatti avveniva? Ah no perchè solo voi comunisti non mentite... gia' il solo fatto di credere dogmaticamente a quello che sta scritto su un pezzo di carta denota la scarsita' di raziocinio. Le restanti sono pseudo argomentazioni che fanno solo ridere. A Cuba c'è solo poverta', miseria e repressione del dissenso cosi' come nel blocco sovietico dove la gente che scappava dall'est all'ovest veniva uccisa dai Vopos. L'urss di fatto non combatteva nessun "capitalismo" essendolo essa stessa (capitalismo di stato) L'applicazione del comunismo è identica ovunque nella sua visione totalitaria e antidemocratica, nella sua imposizione di un "pensiero unico" fatto attraverso la totale repressione del dissenso (,Berlino, Praga, Budapest, Tien an Man, Gulag, Laogai), di uno stato burocratico e poliziesco che nega i diritti umani (culto, dissenso etc...).

Contro corrente - 10/7/2012 - 00:18


allora, questo sarà l'ultimo messaggio che ti invio dato che i dati che ti ho fornito sono un presupposto fondamentale per proseguire questa discussione, sono presi:
-nela caso di cuba dall'ultimo rapporto dell' ONU sul tasso di alfabetizzazione (l'onu non è certo controllata da cuba)
-nel caso dello 0% è testimoniato, oltre che dall'informazione sovietica, avche da articoli di giornali, libri e documentazioni stilate dagli occidentali (guarda i resoconti degli inviati dei vari giornali italiani a mosca)
-nel caso della costituzione è ovvio che nero su bianco non si discute e che, il capitalismo di stato è un controsenso dato che non c'è uno sfruttatore perchè lo sfruttatore sarebbe anche lo sfruttato (lo stato sono tutti). inoltre sbagli ancora: nel fascismo e nel nazismo non è vero che era vietato lo sfruttamento dato che c'erano le leggi raziali...
vai a chiedere ai tuoi amici americani cosa è l'embargo, poi parliamo della povertà a cuba, che comunque ha il sistema sanitario e scolastico migliore del mondo... vai a chiedere ai bambini poveri di tutto il sud america come ricevono cure e istruzione gratuita a cuba che pur essendo un paese senza settore secondario e terziario si fa in 4 per mettere una pezza ai danni che voi capitalisti o pro-capitalismo create inpoverendo le popolazioni economicamente e culturalmente...

ti lascio con questa frase di un uomo da cui tutti dovremmo prendere esempio: IL COMUNISMO è LA SCIENZA DEL POPOLO

marco - 10/7/2012 - 16:45


A parte l'evidente falsita' dei fantomatici "dati" (da dove vengono dalla "Pravda"?) che se anche fossero veri (come il progresso dell'economia tedesca con Hitler) non smentiscono la natura totalitaria, militarista e illiberale si denota non solo l'evidente faziosita ideologica ("l'amici miei americani" puo' far solo ridere i polli!) ma anche l'assoluta ignoranza storica ed in materia di economia politica (da uno stalinista che inneggia alla repressione di Praga non ci si puo aspettare altro del resto...). Il capitalismo di stato vede lo stato che si sostituisce ai privati e agli imprenditori e quello sovietico non era altro che la burocrazia di partito che decideva il destino di tutti. Lo stesso stato che ha massacrato i suoi contadini (i kulaki) che avevano la colpa di possedere un pezzo di terreno e quelli ucraini di fame "HOLOMODOR" . LO STESSO STATO CHE MASSACRAVA E SFRUTTAVA ATTRAVERSO I GULAG.

Contro corrente - 11/7/2012 - 22:15


Giusto!

Krzysztof Wrona - 23/8/2013 - 22:18


ma chi e' 'sto marco?...qualche Cromanyon?

krzyś - 23/8/2013 - 22:22


Caro Krzysiek, e se tu traducessi in polacco anche questa canzone, che ne diresti?.... :-)

Riccardo Venturi - 24/8/2013 - 16:19


Vorrei dedicare questa mia traduzione al popolo ucraino nella sua lotta per indipendenza.
Krzysiek Wrona

Krzysiek Wrona - 2/5/2014 - 23:29


La stessa cosa per la mia versione di questo brano. È molto meglio adesso. Confermo imperterrito la mia dedica. La lotta dei ucraini, anche se dovrebbe durare più di cent'anni, come la guerra di "Cent'anni", ha le sue ben precise ragioni. Chi guida la Russia deve capire che non può scorrazzare in un paese libero per cavoli propri, come a suo tempo gli inglesi in Francia. E là, allora, la facenda era pur molto complessa, viste le parentele dei duchi regnanti, con tutti gli altri precedenti storici. Sono profondamente convinto che alla fine, sarà fra 100, 200....1000 anni, la cosa gioverà ai stessi russi, che sembrano ancora oggi non comprendere cos'è, la solo apparentemente "semplice" concezione della libertà.
(Krzysiek Wrona)

Grazie Krzys, naturalmente abbiamo sostituito la tua traduzione

6/5/2014 - 20:21


Salve a tutti,

la scorsa settimana sono stato in gita con la scuola e ho visitato il museo del comunismo di Praga: sono rimasto veramente incantato dal video che viene fatto vedere nella piccola saletta a metà percorso della primavera di Praga. Qualcuno di voi ci è mai stato? Se la risposta fosse si si ricorda del video (circa 10/15 minuti) che viene mostrato? Perché mi piacerebbe recuperare le canzoni che vengono riprodotte nel filmato e non so come recuperarle.

Grazie a tutti in anticipo

Giovanni

Giovanni - 30/3/2015 - 18:52


Buffo. Visitai il museo del comunismo di praga con i miei genitori, quando avevo qualcosa come otto anni.
Adesso, a oltre dieci anni di distanza, l'unica cosa che ricordo è quel video.

leoskini - 8/11/2015 - 16:55


Dear Contro corrente,

I can't make sense of what you write about understanding the etymology of communism. The origin of the concept is clear and indisputable: it's the Latin word communis, referring to things in common, public or shared by all or many. Early human societies survived by sharing hunting and fishing grounds and, more importantly, food. In view of this, I also fail to understand your equation of communism being inhuman. Of course, state communism in the Soviet Union failed and it will keep on failing in existing communist countries, and, of course, there were atrocities such as gulags, executions and military interventions in Hungary and Czechoslovakia. But what's inhuman about sharing, giving everyone according to their needs, which is one of the key ideas of communism - and of humanity for that matter?

Juha Rämö - 23/8/2018 - 13:16


Lorenzo - 29/11/2018 - 20:56




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