Hanno ucciso Víctor Jara
Libera voce del Cile
La sua voce era grido
La sua chitarra fucile.
Hanno ucciso Víctor Jara
E gli han spezzato le dita
Per far tacer il coraggio
Gli hanno levato la vita
Gli hanno ammazzato il sorriso
E l’allegria e il dolore
E la dolcezza e la lotta
Il desiderio e l’amore
Fascisti che imprigionate
La voce di Jara e di Allende
Non moriranno le idee
Il Cile no non si arrende
Hanno Ucciso Víctor Jara
Libera voce del Cile
Ogni canto è già speranza
Ogni chitarra un fucile
Il grido di Víctor Jara
Ora si chiama Miguel
Violeta Antonio María
Horacio Pedro José
Fascisti che imprigionate
La voce di Jara e di Allende
Non moriranno le idee
Il Cile no non si arrende
Libera voce del Cile
La sua voce era grido
La sua chitarra fucile.
Hanno ucciso Víctor Jara
E gli han spezzato le dita
Per far tacer il coraggio
Gli hanno levato la vita
Gli hanno ammazzato il sorriso
E l’allegria e il dolore
E la dolcezza e la lotta
Il desiderio e l’amore
Fascisti che imprigionate
La voce di Jara e di Allende
Non moriranno le idee
Il Cile no non si arrende
Hanno Ucciso Víctor Jara
Libera voce del Cile
Ogni canto è già speranza
Ogni chitarra un fucile
Il grido di Víctor Jara
Ora si chiama Miguel
Violeta Antonio María
Horacio Pedro José
Fascisti che imprigionate
La voce di Jara e di Allende
Non moriranno le idee
Il Cile no non si arrende
envoyé par adriana - 18/6/2005 - 10:42
La canzone per la precisione si chiama "LLANTO POR VICTOR JARA" e sarebbe attribuire al Canzoniere delle Lame visto che da questo fu pubblicata nel 1974 in Italia-Cile, tantopiù che il compositore delle musiche è Giuffrida, che del canzoniere delle lame faceva parte
DoNQuijote82 - 11/3/2012 - 18:12
@Alberto Scotti: la canzone era già presente con il titolo in spagnolo, che sembra essere quello originale.
CCG Staff - 12/1/2024 - 21:20
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Parole di Janna Carioli
Musica di Sebastiano Giuffrida.
Gli Inti Illimani li conoscemmo a Berlino nel giugno del 1973. In Cile c’era il Governo di Unidad Popular e le canzoni degli Inti erano quanto di più coinvolgente avessimo mai ascoltato. Loro erano simpatici, scanzonati e bravissimi. Diventammo amici perché spartimmo un pollo durante le prove di un concerto. Anzi, per essere precisi, furono loro a spartirlo con noi che eravamo senza cena. Li rividi a Roma in ottobre, alla Pensione Varese, dove furono ospitati da compagni italiani per più di un anno, dopo che si erano trovati per caso in Italia quando in Cile si era verificato il Golpe. Avevano con sé solo le valigie e gli strumenti e tutte le loro famiglie erano rimaste in Cile. Nella stanza di uno di loro c’era una rivista latino americana, con una foto di un bel ragazzo ricciuto e moro. Era la prima volta che vedevo il viso di Víctor Jara, il musicista che aveva scritto le più belle canzoni d’autore cilene. Era stato ucciso dai militari allo stadio di Santiago. Prima gli avevano spezzato le dita, perché non potesse più suonare, poi lo avevano ammazzato. Dentro lo stadio aveva scritto l’ultima poesia, mandata a memoria dai suoi compagni più vicini. Una poesia che non riuscì a terminare. I golpisti cileni non solo proibirono la vendita dei suoi dischi, ma distrussero anche le matrici. Le canzoni di Víctor Jara, diventarono famosissime ugualmente e continuarono ad essere cantate dagli Inti Illimani dai Quilapayún e da gruppi come il nostro che impararono e tradussero le sue canzoni. Oggi lo Stadio Chile si chiama Stadio Víctor Jara. Questa canzone fu composta dopo che gli Inti mi raccontarono cosa era successo al giovane dai ricci neri, che sorrideva dalle pagine di quella rivista.
Janna Carioli, dal suo sito