la ilusión de los que perdieron,
todas las promesas que se van,
y los que en cualquier guerra se cayeron.
Todo está guardado en la memoria,
sueño de la vida y de la historia.
El engaño y la complicidad
de los genocidas que están sueltos,
el indulto y el punto final
a las bestias de aquel infierno.
Todo está guardado en la memoria,
sueño de la vida y de la historia.
La memoria despierta para herir
a los pueblos dormidos
que no la dejan vivir
libre como el viento.
Los desaparecidos que se buscan
con el color de sus nacimientos,
el hambre y la abundancia que se juntan,
el mal trato con su mal recuerdo.
Todo está clavado en la memoria,
espina de la vida y de la historia.
Dos mil comerían por un año
con lo que cuesta un minuto militar
Cuántos dejarían de ser esclavos
por el precio de una bomba al mar.
Todo está clavado en la memoria,
espina de la vida y de la historia.
La memoria pincha hasta sangrar,
a los pueblos que la amarran
y no la dejan andar
libre como el viento.
Todos los muertos de la A.M.I.A.
y los de la Embajada de Israel,
el poder secreto de las armas,
la justicia que mira y no ve.
Todo está escondido en la memoria,
refugio de la vida y de la historia.
Fue cuando se callaron las iglesias,
fue cuando el fútbol se lo comió todo,
que los padres palotinos y Angelelli
dejaron su sangre en el lodo.
Todo está escondido en la memoria,
refugio de la vida y de la historia.
La memoria estalla hasta vencer
a los pueblos que la aplastan
y que no la dejan ser
libre como el viento.
La bala a Chico Méndez en Brasil,
150.000 guatemaltecos,
los mineros que enfrentan al fusil,
represión estudiantil en México.
Todo está cargado en la memoria,
arma de la vida y de la historia.
América con almas destruidas,
los chicos que mata el escuadrón,
suplicio de Mugica por las villas,
dignidad de Rodolfo Walsh.
Todo está cargado en la memoria,
arma de la vida y de la historia.
La memoria apunta hasta matar
a los pueblos que la callan
y no la dejan volar
libre como el viento.
envoyé par adriana e alessandro - 17/6/2005 - 18:42
I vecchi amori che non ci sono più,
le illusioni di coloro che hanno perso,
tutte le promesse che se ne vanno,
e coloro che caddero in qualche guerra.
Tutto è conservato nella memoria,
sogno della vita e della storia.
L'inganno e la complicità
dei genocidi che sono liberi,
l'indulto e il "punto final"
alle bestie di quell'inferno.
Tutto è conservato nella memoria,
sogno della vita e della storia.
La memoria si risveglia per ferire
i popoli addormentati
che non la lasciano vivere
libera come il vento.
I desaparecidos cercati
con il colore delle loro nascite
la fame e l’abbondanza che si uniscono,
i maltrattamenti con il loro malo ricordo.
Tutto è inchiodato* nella memoria,
spina della vita e della storia.
In duemila mangerebbero per un anno
con quel che costa un minuto militare
quanti cesserebbero di essere schiavi
con il prezzo di una bomba in mare.
Tutto è inchiodato* nella memoria,
spina della vita e della storia.
La memoria punge fino a far sanguinare
i popoli che la stringono
e non la lasciano andare
libera come il vento.
Tutti i morti della A.M.I.A.
e quelli dell’ambasciata di Israele,
il potere segreto delle armi,
la giustizia che guarda e non vede.
Tutto è nascosto nella memoria,
rifugio della vita e della storia.
Fu quando tacquero le chiese,
fu quando il calcio si mangiò ogni cosa,
che i Padri Pallottini e Angelelli
lasciarono il loro sangue nel fango.
Tutto è nascosto nella memoria,
rifugio della vita e della storia.
La memoria scoppia fino a vincere
i popoli che la opprimono
e che non la fanno esistere
libera come il vento.
La pallottola a Chico Mendes in Brasile,
150.000 guatemaltechi,
i minatori che affrontano il fucile,
repressione degli studenti in Messico.
Tutto è caricato nella memoria,
arma della vita e della storia.
America dalle anime distrutte,
i bambini uccisi dallo squadrone della morte,
supplizio di Mugica nei quartieri poveri,
dignità di Rodolfo Walsh.
Tutto è caricato nella memoria,
arma della vita e della storia.
La memoria punta fino a uccidere
i popoli che la mettono a tacere
e non la fanno volare
libera come il vento.
envoyé par Maria Cristina Costantini & Riccardo Venturi - 24/12/2005 - 13:20
* clavar è anche "torturare, tormentare"; las espinas clavaron a Jesús.
"punto finale" insieme alla "obedencia debida" ("obbedienza dovuta") sono le due leggi con cui il governo di Alfonsín ha mandato assolti torturatori e mandanti della dittatura argentina (1976-1983)
I Padri Pallottini sono i religiosi della congregazione di S. Vincenzo Pallotti (San Vicente Pallotti in spagnolo).
(Maria Cristina Costantini)
*
NOTE di Alessandro
Siccome questa canzone mi è piaciuta molto, ecco il mio contributo alla stesura delle note...
Sottolineo -contributo- perchè quel che ho messo giù deriva solo da qualche frettolosa ricerca in rete e certamente alcune questioni - penso soprattutto agli attentati contro la comunità ebraica argentina negli anni '90 - meritano un maggior approfondimento (anche perchè c'è di mezzo Hezbollah.. hai visto mai che si scrive qualcosa di sbagliato e Tsahal ci bombarda il sito!!!).
"...Todos los muertos de la A.M.I.A.
y los de la Embajada de Israel"
Il 18 luglio 1994 a Buenos Aires, un'auto carica di esplosivo fu fatta saltare in aria davanti alla sede dell'Asociación Mutual Israelita Argentina (AMIA). Vi furono 86 morti. Fu il più grave atto terrorista contro una comunità di religione ebraica dalla fine della seconda guerra mondiale.
(fonte es.wikipedia)
I governi argentino, israeliano e statunitense hanno sempre ritenuto che dietro questo attentato vi fosse la mano di Hezbollah libanese e dell'Iran. In realtà - a parte una dubbia rivendicazione proveniente dalla Jihad Islamica - i veri responsabili e mandanti restano ancor oggi ignoti, anche grazie a depistaggi e insabbiamenti: il giudice che seguì le indagini, Juan José Galeano, fu ad una certo punto allontanato; si parlò di una pista che portava al coinvolgimento della polizia della capitale argentina.. ma soprattutto, secondo l’intelligence israeliana, l’ex presidente argentino Carlos Menem, incassò, per ordine dell'iraniano Kamenei, una tangente da 10 milioni di dollari su una Banca Svizzera per depistare le indagine sull’attentato all’AMIA.
(fonte: Sbancor, "I tre fronti")
Due anni prima dell'auto-bomba all'AMIA, il 17 marzo 1992, c'era già stato un grave attentato con la medesima tecnica contro l'ambasciata israeliana a Buenos Aires. I morti eranto stati 29, 200 i feriti. Rivendicò la Jihad Islamica.
fonte: ANSA
"... Cuando el futbol se lo comió todo"
Il riferimento è ai mondiali di calcio in Argentina, nel 1978, in piena dittatura militare (il golpe è del 1976). Vinse 3 a 1 l'Argentina di Kempes contro l'Olanda priva del suo asso, Johan Cruijff, che si rifiutò di giocare in un paese in mano ai fascisti.
Per dovere di cronaca, il goleador Mario Kempes si rifiutò, durante la premiazione, di stringere la mano ai generali. Fu un gesto clamoroso, fatto in un paese nel quale i giovani contestatori, per molto meno, sparivano, magari lanciati da un aereo ancora vivi in mare.
(da "Sogni di cuoio" di César Meneghetti e Elisabetta Pandimiglio. Recensione a questo indirizzo:
fonte: cultframe.com)
"... los padres palotinos y Angelelli
dejaron su sangre en el lodo"
Il 4 agosto 1976, il vescovo di La Rioja, Enrique Angelelli, fu assassinato in quello che fu maldestramente presentato come un incidente d'auto. La chiesa ufficiale, quella del nunzio apostolico Pio Laghi, stette zitta su questo come su altri assassinii di preti e religiosi. Anzi, Curia e Vaticano incoraggiarono (e non solo indirettamente) questo "regolamento di conti" fra le proprie fila ai danni dei cosiddetti "sacerdoti del terzo mondo". Angelelli era uno di loro, così come Carlos Ponce de León, vescovo di San Nicolás, ucciso nello stesso modo circa un anno dopo.
fonte: po.org.ar
Nella foto: il card. Pio Laghi assieme al principale, quello che si affacciò benedicente a un balcone assieme a Pinochet.
Nel 1976, nella chiesa di San Patrizio a Belgrano, uno degli squadroni della morte messi in piedi dal generale golpista Massera, assassinò cinque religiosi dei Padri Pallottini: Alfredo Kelly, Alfredo Leaden, Pedro Dufau, Salvador Barbeito e Emilio Barletti. A ricordarli, a 30 anni dall'eccidio, c'era proprio Leon Gieco:
fonte: lafogata.org
"... La bala a Chico Méndez en Brasil"
Francisco Mendes Filho, detto "Chico" [La grafia "Méndez" è spagnolizzata, ndr] era figlio di seringueiros, i raccoglitori della gomma. Sindacalista fin dai primi anni '70, impegnato contro i soprusi dei latifondisti che avevano invaso Acre e Rondônia iniziando i grandi disboscamenti, partecipa alla nascita del Partito dei Lavoratori (PT) e raccoglie l'eredità di Wilson Pinheiro da Sousa, leader dei Movimento di Resistenza dei Seringueros, assassinato nel 1976. Nel 1986 Chico Mendes viene premiato dall'ONU per il suo impegno a difesa dell'ambiente. L'anno seguente viene ucciso sulla porta di casa, a Xapurí, da due latifondisti che l'avevano già minacciato di morte. Aveva 44 anni.
"...150.000 guatemaltecos"
Nel 1954, gli USA ordirono e attuarono un colpo di stato contro il legittimo governo guatemalteco presieduto da Jacobo Arbenz Guzmán. Il conseguente regime fantoccio, iniziato dal dittatore Carlos Castillo Armas, causò 36 anni di guerra civile durante i quali l'esercito si accanì in particolar modo contro i nativi maya, rei semplicemente di abitare nelle zone usate come rifugio dalla guerriglia. Il bilancio finale, quando nel 1996 furono firmati gli accordi di pace fra governo e resistenza, è stimato in circa 200.000 morti.
fonte: it.wikipedia
"...los mineros que enfrentan al fusil,
represión estudiantil en México"
Le lotte e gli scioperi, spesso stroncati nel sangue, dei minatori costellano la storia dell'intera America Latina.
Per quanto riguarda la repressione del movimento studentesco in Messico nel 1968, si veda il relativo percorso.
"... suplicio de Mugica por las villas"
Carlos Mugica era un sacerdote gesuita, come Angelelli e molti altri impegnato nel "Movimento dei Sacerdoti per il Terzo Mondo". Fu assassinato l'11 marzo 1974 sulla porta della chiesa di San Francisco Solano, nella periferia di Buenos Aires (i quartieri poveri intorno alla capitale sono chiamati "villas" - ndr). L'assassino era un poliziotto, capo locale del gruppo paramilitare Alianza Anticomunista Argentina (La Triple A).
fonte: es.wikipedia
"...dignidad de Rodolfo Walsh"
L'argentino Rodolfo Walsh era giornalista, scrittore, drammaturgo, traduttore e militante rivoluzionario. Il 25 marzo 1977, esattamente il giorno dopo avere pubblicato una "Lettera aperta alla giunta militare", cadde in un'imboscata tesagli da un reparto speciale dell'esercito della dittatura. Non si arrese, rispose al fuoco ferendo alcuni militari, ma fu ucciso.
fonte: es.wikipedia
Alessandro - 27/8/2006 - 23:59
Vecchi amori che non ci sono più,
le illusioni di coloro che han perduto,
di ogni qual promessa, nulla più,
e chiunque in qualche guerra sia caduto.
Tutto ciò che resta è la memoria, sogno della vita e della storia.
Dell’inganno, della complicità,
degli assassini ancora in libertà,
l’indulto e la soluzion final,
quando l’uomo cede alla bestialità.
Tutto ciò che resta è la memoria, sogno della vita e della storia.
La memoria si risveglia per ferir
il popolo assopito che non la lascia uscir
libera nel il vento.
Lo scomparso senza che rimanga traccia,
corpi che attendono un riconoscimento,
c’è chi ha fame e chi s’abbuffa, faccia a faccia
e il torturato con il suo lamento.
Tutto è là inchiodato alla memoria, spina della vita e della storia.
Mangerebbero in duemila per un anno
con il costo di un minuto militare
ed in quanti finirebber di esser schiavi
con lo spreco di una sola bomba in mare?
Tutto è là inchiodato alla memoria, spina della vita e della storia.
La memoria graffia fino a sanguinar
il popolo assopito che non la lascia andar
libera nel il vento.
Fu quando il calcio divorò ogni cosa
e tradì la chiesa muta la sua fede.
Il poter segreto chiuso nelle armi,
e la giustizia osserva ma non vede.
Tutto è là affidato alla memoria, rifugio della vita e della storia.
America dalle anime distrutte,
figli uccisi dalle squadre della morte
e i minator che affrontano il fucile,
studenti ed operai, la stessa sorte.
Tutto ora s’aggiunge alla memoria, arma della vita e della storia.
La memoria può esplodere e colpir
il popolo assopito che non la lascia uscir
libera nel il vento.
libera nel il vento.
envoyé par Andrea Buriani - 23/9/2010 - 13:19
(versione ridotta)
I vecchi amori che sono finiti
l'illusione di chi tutto ha perduto
tanti progetti che sono svaniti,
e chi in qualche guerra è già caduto,
di tutto ciò rimane la memoria
sogno della vita e della storia.
I depistaggi e le complicità
con gli assassini che ora sono assolti,
l’indulto e quella ingiusta impunità
per l’inferno in cui erano coinvolti,
di tutto ciò rimane la memoria
sogno della vita e della storia
La memoria ferisce per svegliare
i popoli dormienti
che non la fan volare
libera come il vento.
Cercare i cittadini imprigionati
senza ottenere alcun ritrovamento,
vedere l’abbondanza e gli affamati,
i torturati e il loro patimento.
Tutto resta inchiodato alla memoria
spina dell’esistenza e della storia.
Duemila mangerebbero in un anno
al costo di un minuto militare
e più non ci sarebbe nessun schiavo
al prezzo di una bomba dentro al mare.
Tutto resta inchiodato alla memoria
spina dell’esistenza e della storia.
La memoria riesce ad annientare
Il popolo che tace
e non la fa volare
libera come il vento.
envoyé par Giuseppe Di Modugno - 9/3/2022 - 22:50
August 28, 2006
The old loves now faded away,
the old illusions of the losers,
all the promises going away,
and those who fell in some war.
Everything is kept in memory,
the dream of life and history.
Deception and complicty
of genocidaires being still free,
the indult and the Punto Final
for the beasts of that hell.
Everything is kept in memory,
the dream of life and history.
Memory awakens to injure
the peoples fallen asleep
that don’t let it live
free like the wind.
The desaparecidos we’re looking for
with the color of their birth
hunger and abundance coming together
mistreatment with bad memories.
Everything is fixed* in memory,
the thorn of life and history.
Two thousand would eat for a year
with what a military minute costs
how many would stop being slaves
for the prince of one bomb thrown to the sea.
Everything is fixed* in memory,
the thorn of life and history.
Memory stabs until it bleeds
the peoples that hold it
and don’t let it go
free like the wind.
All the victims of AMIA,
and those of the Israeli Embassy,
the secret power of weapons
a justice system looking but unable to see.
Everything is hidden in memory,
the refuge of life and history.
It was when the churches kept silent,
it was when soccer devoured everything
when the Pallottian Father and Angelelli
left their blood in the mud.
Everything is hidden in memory,
the refuge of life and history.
Memory keeps blasting until it defeats
the peoples that trample on it
and that don’t let it be
free like the wind.
The bullet for Chico Mendes in Brazil,
150,000 Guatemalans,
the miners facing guns,
the repression of students in Mexico.
Everything is charged into memory,
weapon of life and history.
America with its destroyed sould,
the children killed by the death squad,
Mugica tortured in the slums,
the dignity of Rodolfo Walsh.
Everything is charged into memory,
weapon of life and history.
Memory aims until it kills
the peoples that silence it
and don’t let it fly
free like the wind.
Paula E. Kirman
"This is an English version of La Memoria by León Gieco. Much of the lyrics are based on Gieco's original, but I have "Canadianized" a lot of it, as some of what he is singing about would not translate well for a North American audience." - Paula E. Kirman
The elderly think of the past
The illusions through the years lost
Promises that slipped away
Wars and counting all the lives cost
All of this kept in the memory
Dreams of life and history
Deceitful, complicit in crimes
Of genocides, all those who fell
The monsters at blame for it all
Committed forever to hell
All of this kept in the memory
Dreams of life and history
The memories are wide awake
Even to those who are sleeping
All the hurt slips away
Free like the wind
The disappeared in Argentina
Where children search for their names
Hunger and longing together
An evil legacy of shame
All of this nailed to the memory
Puncturing life and history
As the troops use billions of dollars
Needed by schools, arts, and health
Were told theyre fighting for freedom
Not oil, gold, riches, or wealth
All of this nailed to the memory
Puncturing life and history
The memorys pierced till it bleeds
Into rivers through cities
Between shorelines and reeds
Free like the wind
Prejudice survives generations
Synagogues painted with hate
Stealing land from First Nations
Justice observes but is late
All of this hides in the memory
A refuge of life and history
Declared a security threat
With no charge or trial detained
Human rights are left behind
In prisons with torture and chains
All of this hides in the memory
A refuge of life and history
The memory bursts till it spreads
In the places its banished
Where they do not let it live
Free like the wind
Poisoning our own water
Selling our own sovereignty
All for some dirty oil
Needed by the military
All of this loaded in the memory
Arming the life and history
America whom we follow
Propping up puppet regimes
Making casualties of civilians
Losing our souls in their screams
All of this loaded in the memory
Arming the life and history
The memory aims for the kill
In the cities that keep it
From taking flight, against its will
Free like the wind
Free like the wind
envoyé par Riccardo Venturi - 24/10/2022 - 20:17
28 août 2006
Les vieux amours qui ont disparu,
les illusions de ceux qui ont perdu,
toutes les promesses qui s’en vont,
ceux qui sont morts à une guerre.
Tout est gardé dans la mémoire,
le rêve de la vie et de l’histoire.
La déception et la complicité
des genocidaires encore en liberté
l’indulte et le Punto Final
pour les bêtes de cet enfer-là.
Tout est gardé dans la mémoire,
le rêve de la vie et de l’histoire.
La mémoire s’éveille pour blesser
les peuples qui se sont endormis
et qui ne la laissent pas vivre
libre comme le vent.
Les disparus qu’on recherche encore
avec la couleur de leur naissance,
la faim et l’abondance allant ensemble,
les cruautés, les mauvais souvenirs.
Tout est cloué* à la mémoire,
l’épine de la vie et de l’histoire.
Deux mille mangeraient une année entière
sur ce qui coûte une minute de militaire
combien de gens ne vivraient plus en esclavage
au prix d’une seule bombe jetée à la mer
Tout est cloué* à la mémoire,
l’épine de la vie et de l’histoire.
Le mémoire pique jusqu’à faire saigner
les peuples qui la retiennent
et qui ne la laissent pas aller
libre comme le vent.
Toutes les victimes de l’AMIA
et celles de l’ambassade d’Israël,
le pouvoir secret des armes,
une justice qui regarde et ne voit pas.
Tout est caché dans la mémoire,
le réfuge de la vie et de l’histoire.
Ç’a été quand les églises se sont tues,
quand le football tout a englouti,
quand les Pères Pallottins et Angelelli
ont laissé leur sang dans la boue.
Tout est caché dans la mémoire,
le réfuge de la vie et de l’histoire.
La mémoire éclate jusqu’à défaire
les peuples qui l’oppriment
et qui ne la laissent pas être
libre comme le vent.
La balle à Chico Mendes au Brésil,
150.000 Guatémaltèques,
les mineurs face aux fusils,
la répression des étudiants au Mexique.
Tout va être chargé dans la mémoire,
l’arme de la vie et de l’histoire.
L’Amérique avec ses âmes détruites,
les enfants tués par l’escadron de la mort,
Mugica torturé quelque part dans la banlieue,
Rodolfo Walsh avec sa dignité.
Tout va être chargé dans la mémoire,
l’arme de la vie et de l’histoire.
La mémoire braque jusqu’à tuer
les peuples qui la font taire
et qui ne la laissent pas voler
libre comme le vent.
Os velhos amores que já não estão,
a ilusão dos que perderam,
todas as promessas que passaram,
e os que caíram em qualquer guerra.
Tudo está guardado na memória,
sonho da vida e da história.
O engano e a cumplicidade
dos genocidas que estão soltos,
o indulto e o ponto final
às bestas daquele inferno.
Tudo está guardado na memória,
sonho da vida e da história.
A memória desperta para ferir
os povos adormecidos
que não a deixam viver
livre como o vento.
Os desaparecidos que são procurados
com a cor de seus nascimentos,
a fome e a abundância que se juntam,
o mau trato com sua má recordação.
Tudo está cravado na memória,
sonho da vida e da história.
Dois mil comeriam por um ano
com o que custa um minuto militar
Quantos deixariam de ser escravos
pelo preço de uma só bomba ao mar.
Tudo está cravado na memória,
sonho da vida e da história.
A memória fere até sangrar,
aos povos que a amarram
e não a deixam andar
livre como o vento.
Todos os mortos da A.M.I.A.
e os da embaixada de Israel,
o poder secreto das armas,
a justiça que olha e não vê
Tudo está escondido na memória,
refúgio da vida e da história.
Foi quando as igrejas se calaram,
foi quando o futebol engoliu tudo,
que os padres palotinos e Angelelli
deixaram seu sangue no lodo.
Tudo está escondido na memória,
sonho da vida e da história.
A memória estrala até vencer
aos povos que a esmagam
e que não a deixam ser
livre como o vento.
A bala em Chico Mendes no Brasil,
150 mil guatemaltecos,
os mineiros que enfrentam o fuzil,
repressão estudantil no México.
Tudo está carregado na memória,
sonho da vida e da história.
América com almas destruídas,
os jovens que são mortos por esquadrões,
suplício de Mugica pelas vilas,
dignidade de Rodolfo Walsh.
Tudo está carregado na memória,
sonho da vida e da história.
A memória aponta até matar
os povos que a calam
e não a deixam voar
livre como o vento,
livre como o vento
envoyé par Riccardo Venturi - 28/8/2006 - 12:02
28. August 2006
Die alten Lieben, die verschwunden sind,
die Illusionen der Verlierenden,
all die unerfüllten Versprechungen
und die, die in einem Krieg gestorben sind.
Alles ist in der Erinnerung aufbewahrt,
der Traum des Lebens und der Geschichte.
Der Betrug und die Mittäterschaft
der Völkermörder noch in Freiheit,
der Straferlass und der Punto Final
für die Bestien aus jener Hölle
Alles ist in der Erinnerung aufbewahrt,
der Traum des Lebens und der Geschichte.
Die Erinnerung erwacht um zu verletzn
die Völker, die eingeschlafen sind
und die sie nicht leben lassen
frei wie der Wind.
Die Desaparecidos, die man noch sucht
mit der Farbe ihrer Geburt,
der Hunger und der Überfluss gehn zusammen,
die Misshandlung und ihr böses Andenken.
Alles ist an die Erinnerung genagelt*,
der Dorn des Lebens und der Geschichte.
Zweitausend ässen ein ganzes Jahr
mit dem, was eine Militärminute kostet
viewiel Leute würden nicht mehr Sklaven sein
zum Preis einer Bombe ins Meer geschossen
Alles ist an die Erinnerung genagelt*,
der Dorn des Lebens und der Geschichte.
Die Erinnerung stecht bis zum Blut
die Völker, die sie unterdrücken
und die sie nicht gehen lassen
frei wie der Wind.
All die Opfer der AMIA
und die der israelischen Botschaft,
die geheime Macht der Waffen,
eine Justiz, die anschaut und nicht sieht.
Alles ist in der Erinnerung versteckt,
Zuflucht des Lebens und der Geschichte.
Das war, als die Kirchen schwiegen
als der Fussball alles verschluckte,
als die Pallottiner Väter und Angelelli
ihr Blut in den Schlamm vergossen haben.
Alles ist in der Erinnerung versteckt,
Zuflucht des Lebens und der Geschichte.
Die Erinnerung berstet bis zum Sieg
über die, die sie unterdrücken
und die sie nicht sein lassen
frei wie der Wind.
Die Kugel an Chico Mendes in Brasilien,
150.000 Guatemalteken,
die Grubenarbeiter vor den Gewehren,
Studentenrepression in Mexico.
Alles ist in die Erinnerung geladen,
Waffe des Lebens und der Geschichte.
Amerika mit ihren zerstörten Seelen,
die Kinder getötet von der Todesschwadron,
Mugica gefoltert irgendwo in den Vororten,
die Würdigkeit von Rodolfo Walsh.
Alles ist in die Erinnerung geladen,
Waffe des Lebens und der Geschichte.
Die Erinnerung legt an bis zum Töten
der Völker, die sie zum Schweigen bringen
und die sie nicht fliegen lassen
frei wie der Wind.
Nello spedirmi la sua versione, Haralambos mi prega di riferire quanto segue: "Una volta richiestami questa traduzione, avevo pensato di prepararla riportando tutte le vicende della dittatura greca dei colonnelli. Cambiati i nomi, gli episodi sono gli stessi, come in ogni maledetta dittatura militare. Non l'ho fatto poi per rispetto alla canzone originale e alle sofferenze del popolo argentino e dei popoli dell'America latina, ma resta l'universale di questa meravigliosa canzone."
Λεών Γιέγκο, 2001
μετάφρασε o Xαραλάμπος Nικολαϊδης
Oι πάλιοι έρωτες που χαθήκανε,
οι αυταπάτες όλων όσων χάσανε,
όλες οι υποσχέσεις που χάνονται
κι οι πεθαμένοι σε κανέναν πόλεμο.
Óλα είναι φυλαγμένα στη μνήμη,
το όνειρο της ζωής και της ιστορίας.
O δόλος και η συνενοχή
με ακόμη ελευθέρους γενοκτόνους
η αμνηστία και το Punto Final
για τα τέρατα απ’εκείνη τη κόλαση
Óλα είναι φυλαγμένα στη μνήμη,
το όνειρο της ζωής και της ιστορίας.
H μνήμη ξυπνάει για να τραυματίσει
τους λαούς, που έχουν αποκοιμηθεί
και που δεν την αφήνουν να ζει
ελέυθερη σαν τον άνεμο.
Oι desaparecidos που τους αναζητούν
με το χρώμα της γεννήσεώς τους,
η πείνα και αφθονία όλες μαζί,
η κακοποίηση και οι άσχημες αναμνήσεις.
Óλα είναι καρφωμένα* στη μνήμη,
το αγκάθι της ζωής και της ιστορίας.
Δύο χιλιάδες θα τρώγανε μία χρονιά
με τον κόστο ενός λεπτού στρατιωτικού
και πόσοι δε ζούσαν πια στη σκλαβιά
στη τιμή μίας βόμβας στη θάλασσα
Óλα είναι καρφωμένα* στη μνήμη,
το αγκάθι της ζωής και της ιστορίας.
H μνήμη τσιμπά έως ότου αιμορραγούν
οι λαοί που την αλυσοδένουν
και που δεν την αφήνουν να πάει
ελέυθερη σαν τον άνεμο.
Óλα τα θύματα της AMIA
και αυτά της ισραηλιτικής πρεσβείας,
η μυστική δύναμη των όπλων,
μία δικαιοσύνη που κοιτάει και δε βλέπει.
Óλα είναι κρυμμένα στη μνήμη,
καταφύγιο της ζωής και της ιστορίας.
Συνέβη όταν οι εκκλησίες σωπάσανε,
όταν το ποδόσφαιρο κατάπιε όλα,
όταν οι πατέρες άγ. Παλλόττι και o Aνδζελέλλι
άφησαν το αίμα τους στη λάσπη.
Óλα είναι κρυμμένα στη μνήμη,
καταφύγιο της ζωής και της ιστορίας.
H μνήμη σκάζει έως ότου καταστρέφει
τους λαούς, που την καταπιέζουν
και που δεν την αφήνουν να υπάρξει
ελέυθερη σαν τον άνεμο.
H σφαίρα στον Tσίγκο Mέντες στη Bραζιλία,
150.000 στo Γουατεμάλα,
οι μεταλλωρύχοι ενώπιον των τουφεκιών,
η καταστολή των φοιτητών στο Mεξικό.
Óλα είναι γομωμένα στη μνήμη,
όπλο της ζωής και της ιστορίας.
H Aμερική με τις αφανισμένες της ψύχες,
παιδιά σκοτωμένα απ’την αστυνομία,
o Moυχίγκα βασανισμένος στα προάστια,
η αξιοπρέπεια του Pοντόλφο Γουαλς.
Óλα είναι γομωμένα στη μνήμη,
όπλο της ζωής και της ιστορίας.
H μνήμη σκοπεύει έως ότου σκοτώνει
τους λαούς, που την εξαναγκάζουν σε σιωπή
και που δεν την αφήνουν να πετάει
ελέυθερη σαν τον άνεμο.
envoyé par Riccardo Venturi - 28/8/2006 - 22:11
A múlt szerelmek, akik nem vannak többé,
a vesztők hamis reményei,
az egész igéretek, melyek eltűnnek
és azok, akik valamely háborúban esettek el.
Minden van megőrizve az emlékezetben,
az élet s a történet álma.
A szabadság való fajgyilkosok
csalásai és bűnrészessége,
a perbeszüntetés és a « punto final »
az a pokol ördögeiért.
Minden van megőrizve az emlékezetben,
az élet s a történet álma.
Az emlékezet támad fel, hogy megsebezze
az álomba merült népeket
akik nem engedik, hogy éljen
szabad mint a szél.
A desaparecidos, akiket keresik
a születésük színével,
az éhség, mely a bőséggel egyesül,
a kinzások az emlékükkel.
Minden van kötve (*) az emlékezethez,
az élet és a történet tüskéje.
Kétezeren ennének egy éven
egy katonai perc költségével
hányok rabszolgaságukat félbeszakítanák
egy tengerbe vetett bomba árával.
Minden van kötve (*) az emlékezethez,
az élet és a történet tüskéje.
Az emlékezet csíp amíg vérezteti
a népeket, melyek szorítják
és nem engedik, hogy repüljen
szabad mint a szél.
Az A.M.I.A. egész áldozatai
és azok az izraeli nagykövetségben
a fegyverek titkos hatalma,
néző, de nem látó birók.
Minden van rejtve az emlékezetben,
az élet és a történet menedéke.
Az volt, amikor az egyházak elhallgatottak,
amikor minden a futball martaléka lett,
amikor a Pallottiatyák és Angelelli
a vérét hagyták a sárban.
Minden van rejtve az emlékezetben,
az élet és a történet menedéke.
Az emlékezet felrobban amíg legyőzi
a népeket, akik elnyomják
és nem engedik, hogy létezzen
szabad mint a szél.
A golyó Chico Mendesre Brazíliában,
150.000 guatemalai,
a puskával szembenéző bányászok.
a tanulók elnyomása Mexikóban.
Minden van megtöltve az emlékezetben,
az élet és a történet fegyvere.
Amerika az elpusztított lelkeivel,
a gyermekek, akiket megöl a halálszázad,
Mugica gyötrelme egy szegénynegyedben,
Rodolfo Walsh méltósága.
Minden van megtöltve az emlékezetben,
az élet és a történet fegyvere.
Az emlékezet irányít amíg megöli
a népeket, akik elhallgattatják
és nem engedik, hogy repüljen
szabad mint a szél.
Guitar score of the song
G Em
Los viejos amores que no están
G Cmaj7
la ilusión de los que perdieron
G Bm7
Todas las promesas que se van
Em Em/D
y los que en cualquier guerra se cayeron
Am C D
Todo está guardado en la memoria
Am Am/G D/F#
sueño de la vida y de la historia
El engaño y la complicidad
de los genocidas que están sueltos
El indulto y el Punto Final
a las bestias de aquel infierno
Todo está guardado en la memoria,
sueño de la vida y de la historia
G G/F# D
La memoria despierta para herir
C G
a los pueblos dormidos
D
Que no la dejan vivir
C G
libre como el viento
Los desaparecidos que se buscan
con el color de sus nacimientos
El hambre y la abundancia que van juntas,
el mal trato con su mal recuerdo
Todo está clavado en la memoria,
espina de la vida y de la historia
Dos mil comerian por un año
con lo que cuesta un minuto militar
Cuantos dejarían de ser esclavos,
por el precio de una bomba al mar
Todo está clavado en la memoria,
espina de la vida y de la historia
La memoria pincha hasta sangrar,
a los pueblos que la amarran
Y no la dejan andar
libre como el viento
Todos los muertos de la A.M.I.A.
y los de la embajada de Israel
El poder secreto de las armas,
la justicia que mira y no ve
Todo está escondido en la memoria,
refugio de la vida y de la historia
Fue cuando se callaron las iglesias,
fue cuando el fútbol se lo comió todo
Que los padres Palotinos y Angelelli
dejaron su sangre en el lodo
Todo está escondido en la memoria
refugio de la vida y de la historia
La memoria estalla hasta vencer,
a los pueblos que la aplastan
Y que no la dejan ser,
libre como el viento
La bala a Chico Méndez en Brasil,
150.000 Guatemaltecos
Los mineros que enfrentan al fusil,
represión estudiantil en México
Todo está cargado en la memoria,
arma de la vida y de la historia
América con almas destruidas,
los chicos que mata el escuadrón
Suplicio de Mugica por las villas,
dignidad de Rodolfo Walsh
Todo está cargado en la memoria,
arma de la vida y de la historia
La memoria apunta hasta matar,
a los pueblos que la callan
Y no la dejan volar,
libre como el viento
Le leggi cosiddette "Punto Finale" e "Obbedienza Dovuta" approvate dalle Camere argentine sotto il governo di Raul Alfonsin (1983-1989) sono state in seguito dichiarate nulle: nel 2003, dallo stesso Congresso nazionale, e poi nel 2005, quando la Corte Costituzionale le ha sentenziate come definitivamente incostituzionali. Ciò vuol dire che almeno alcuni dei criminali della dittatura non andranno impuniti.
La sentenza della Suprema Corte (S. 1767. XXXVIII. "Simón, Julio Héctor y otros s/ privación ilegítima de la libertad, etc. — causa N° 17.768"):
Un estratto dal dispositivo della sentenza:
"3.- Declarar, a todo evento, de ningún efecto las leyes 23.492 y 23.521 y cualquier acto fundado en ellas que pueda oponerse al avance de los procesos que se instruyan, o al juzgamiento y eventual condena de los responsables, u obstaculizar en forma alguna las investigaciones llevadas a cabo por los canales procedentes y en el ámbito de sus respectivas competencias, por crímenes de lesa humanidad cometidos en el territorio de la Nación Argentina.."
Si legga anche questo commento da Umanità Nova:
Umanità Nova, numero 23 del 26 giugno 2005, Anno 85
Dopo vent'anni di impunità. La Corte suprema sulle norme salva-assassini in divisa
Alessandro - 15/9/2006 - 08:24
http://www2.jus.gov.ar/Amia/
Vi si possono trovare gli atti e le testimonianze.
In particolare, mi è parso emblematico il seguente comunicato stampa, dalla lettura del quale appare evidente quali, quante e quanto forti siano le pressioni di chi non ha interesse che su quelle orribili stragi sia fatta piena luce...
La considerazione che mi viene da fare è che guerre e terrorismo, da qualunque parte provengano, fanno solo comodo e rafforzano i potenti di turno, a discapito della libertà dei popoli...
Alessandro - 15/9/2006 - 09:07
In questa sezione su Walsh in un sito dedicato alla letteratura argentina si può leggere anche la famosa e bellissima "Carta Abierta a la Junta Militar":
"[...] Estas son las reflexiones que en el primer aniversario de su infausto gobierno he querido hacer llegar a los miembros de esa Junta, sin esperanza de ser escuchado, con la certeza de ser perseguido, pero fiel al compromiso que asumí hace mucho tiempo de dar testimonio en momentos difíciles.
Rodolfo Walsh. - C.I. 2845022
Buenos Aires, 24 de marzo de 1977."
Alessandro - 15/9/2006 - 09:21
La storia del movimento operaio in America Latina non può prescindere da un importante episodio: il grande sciopero dei minatori di Cananea, nello Stato messicano di Sonora, nel 1906.
A Cananea, le miniere di rame erano gestite da una società - guarda un po'! - statunitense, la Cananea Consolidated Copper Company. Vi lavoravano più di 7000 minatori, il 70% messicani e il restante statunitensi. Mentre gli yankees guadagnavano 5 pesos al giorno, i messicani prendevano 3.50 pesos... e, giustamente, il 5 maggio del 1906 (100 anni quest'anno!) si incazzarono. Quando poi i vigilantes statunitensi cominciarono a sparare loro addosso si incazzarono ancora di più e ne linciarono qualcuno. Una trentina di minatori rimasero uccisi. Poi, il console USA invocò l'intervento dell'esercito e il dittatore Porfirio Diaz lasciò che la situazione fosse risolta dai marines, com'è da sempre costume degli yankees. I leader dello sciopero si beccarono 15 anni di lavori forzati. Per loro fortuna poco dopo ci fu la Rivoluzione e vennero liberati.
http://en.wikipedia.org/wiki/Cananea#C...
http://www.uom.edu.mx/hoja/hojob64.htm
Sulla situazione passata e presente dei minatori messicani, con un racconto dettagliato de "La Huelga de Cananea", si veda: questo articolo
E' una vera e propria guerra quella che si combatte nelle miniere di tutto il mondo, ma i morti sono sempre solo da una parte: i minatori. L'Organizzazione Internazionale del Lavoro calcola che ogni anno nel mondo muoiano più di 15.000 minatori (6000 nella sola Cina), senza contare le decine di migliaia che muoiono dopo aver contratto silicosi e altre malattie connesse alle condizioni di lavoro:
http://www.ilo.org/public/spanish/dial...
http://www.ilo.org/public/spanish/bure...
La memoria deve farci ricordare, per esempio, i 65 lavoratori messicani che recentemente, il 19 febbraio scorso, hanno trovato la morte nella miniera di Pasta de Conchos, nello Stato di Coahuila. In quella miniera, gestita dalla società Grupo Mexico (la cui dirigenza è molto vicina al PRI, il partito che ha governato il Messico ininterrottamente per 80 anni), le condizioni di sicurezza e di lavoro sono assai precarie... d'altra parte, solo 25 degli operai morti erano regolarmente assunti, gli altri facevano variamente capo a fantomatiche imprese subappaltatrici...
Alessandro - 15/9/2006 - 13:33
Lia Molinari - 2/10/2006 - 14:11
Il giudice argentino Rodolfo Canicoba Corral ha spiccato un
mandato d'arresto internazionale nei confronti dell'ex
presidente iraniano Hashemi Rafsanjani e altri otto
funzionari di Teheran. Sono accusati di essere i mandanti
dell'attentato contro un'associazione ebraica a Buenos
Aires nel 1994 in cui sono morte 85 persone. L'attacco
sarebbe stato realizzato da Hezbollah:
La Nacion
Ma le nubi intorno ai sanguinosi attentati contro la comunità ebraica in Argentina negli anni '90 non si sono ancora diradate:
La Nacion
Alessandro - 10/11/2006 - 14:40
La riflessione che segue è tratta da Le Monde (la traduzione in italiano sul numero 671/2006 di Internazionale) ed è offerta da un ex prigioniero politico palestinese, Mahmoud Al Safadi, che ha trascorso 18 anni nelle carceri israeliane per la sua attività di resistenza all'interno del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (organizzazione laica e di ispirazione marxista)...
Permettez-moi tout d'abord de me présenter : Mahmoud Al-Safadi, ancien détenu originaire de Jérusalem occupé. J'ai été libéré il y a moins de trois mois de la prison israélienne où j'étais enfermé depuis dix-huit ans pour avoir appartenu au Front populaire de libération de la Palestine et pris une part active dans la résistance à l'occupation durant la première Intifada. Depuis que vous avez été élu président, j'ai suivi avec un grand intérêt vos déclarations - en particulier celles relatives à l'Holocauste. Je respecte votre opposition aux injonctions américaines et occidentales concernant le programme nucléaire iranien et estime légitime que vous vous plaigniez du double langage que le monde tient à l'égard du développement nucléaire de certains régimes.
Mais j'enrage devant l'insistance que vous mettez à affirmer que l'Holocauste n'a jamais eu lieu, et devant vos doutes sur le nombre de juifs qui ont été assassinés dans les camps de concentration et d'extermination, les massacres organisés, les chambres à gaz - niant par là même la signification historique universelle de la période nazie.
Permettez-moi de dire, Monsieur le Président, avec tout le respect que je vous dois, que vous avez fait ces déclarations sans vraiment connaître l'industrie de mort nazie. Avoir lu les ouvrages de quelques négationnistes semble vous suffire - un peu comme un homme qui crie au-dessus d'un puits et n'entend rien d'autre que l'écho de sa propre voix. J'estime qu'un homme dans votre position ne devrait pas commettre une erreur aussi énorme, car elle pourrait se retourner contre lui et, pis encore, contre son peuple.
Comme vous-même et des millions de personnes dans le monde - parmi lesquelles, malheureusement, d'innombrables Palestiniens et Arabes -, j'étais moi aussi convaincu que les juifs exagéraient et mentaient au sujet de l'Holocauste, et ce en dehors même du fait que le mouvement sioniste et Israël se servent de l'Holocauste pour justifier leur politique, en premier lieu contre mon propre peuple.
Ma longue incarcération m'a fourni l'occasion de lire des livres et des articles que notre idéologie et nos normes sociales nous rendent inaccessibles en dehors de la prison. Ces documents procurent une connaissance approfondie de l'histoire du régime nazi et du génocide qu'il a perpétré. Au début des années 1990, en lisant des articles rédigés par les intellectuels palestiniens Edward Saïd et Azmi Bishara, j'ai découvert des faits et des positions qui contredisaient les miennes et celles de nombreux Palestiniens. Leurs écrits ayant suscité ma curiosité et fait naître en moi le besoin d'en savoir plus, je me mis à lire des récits de survivants de l'Holocauste et de l'occupation nazie. Ces témoignages ont été écrits par des gens de diverses nationalités, juifs ou non juifs.
Plus j'en apprenais, plus je réalisais que l'Holocauste était bien un fait historique et plus je prenais conscience de la dimension monumentale du crime commis par l'Allemagne nazie contre les juifs, contre d'autres groupes sociaux et nationaux - et contre l'humanité en général. Je découvris que l'Allemagne nazie aspirait à instaurer un "nouvel ordre mondial" dominé par la "pure race aryenne" grâce à l'annihilation physique des "races impures" et à l'asservissement des autres nations. Je découvris que différentes institutions étatiques "normales" - bureaucraties, systèmes judiciaires, autorités sanitaires et éducatives, municipalités, compagnies de chemins et fer et autres - avaient pris part et collaboré à la mise en oeuvre de ce nouvel ordre mondial. D'un point de vue théorique, cet objectif, tout comme les victoires remportées à l'époque par les armées d'occupation nazies, menaçait tout autant l'existence des Arabes et des musulmans.
Quel que soit le nombre de victimes - juives et non juives -, le crime est monumental. Toute tentative de le nier prive le négateur de sa propre humanité et le renvoie directement du côté des bourreaux. Quiconque nie le fait que ce désastre humain ait réellement eu lieu ne doit pas s'étonner que d'autres nient les souffrances et les persécutions infligées à son propre peuple par des dirigeants tyranniques ou des occupants étrangers. Posez-vous, je vous prie, la question suivante : les centaines de milliers de témoignages écrits au sujet des camps de la mort, des chambres à gaz, des ghettos et des meurtres de masse commis par l'armée allemande, les dizaines de milliers de travaux de recherche basés sur les documents allemands, les nombreuses séquences filmées - dont certaines l'ont été par des soldats allemands -, toute cette masse de preuves a-t-elle été fabriquée de toutes pièces ?
Tout cela se résume-t-il simplement à un complot impérialiste-sioniste ? Les aveux faits par de hauts responsables nazis sur leur rôle personnel dans le projet d'extermination de nations entières ne sont-ils que le fruit de l'imagination de quelque esprit dérangé ?
Et tous ces faits héroïques accomplis par les peuples soumis à l'occupation allemande - au premier rang desquels Russes, Polonais et Yougoslaves - ne sont-ils que mensonges et exagérations grossières ? La lutte des Soviétiques contre l'Allemagne nazie ne serait-elle qu'un fantasme ? Les Russes continuent de célébrer leur victoire sur l'Allemagne nazie et de rappeler le souvenir des millions de leurs compatriotes civils et militaires qui ont perdu la vie dans cette lutte. Mentent-ils, eux aussi ?
Je vous invite à lire des études historiques et des témoignages sérieux avant de faire vos déclarations publiques. Vous partagez le monde en deux camps : les impérialistes-sionistes, qui ont fabriqué le mythe de l'Holocauste, et les adversaires de l'impérialisme, qui connaissent la vérité et démasquent le complot. Vous pensez peut-être que le fait de nier l'Holocauste vous place à la pointe du monde musulman, et que ce déni constitue un outil valable dans le combat contre l'impérialisme américain et l'hégémonie occidentale. Ce faisant, vous rendez en réalité un bien mauvais service aux luttes populaires de par le monde.
Au mieux, vous couvrez de ridicule votre peuple et vous-même aux yeux de forces politiques qui rejettent l'impérialisme mais ne peuvent prendre au sérieux vos conceptions et arguments, du fait que vous niez de façon obsessionnelle l'existence d'une période historique abondamment documentée et étudiée et dont les conséquences se font encore sentir et sont toujours discutées à l'heure actuelle.
Au pis, vous découragez et affaiblissez les forces politiques, sociales et intellectuelles qui, en Europe et aux Etats-Unis, rejettent la politique de confrontation et de guerre menée par George Bush, mais se voient contraintes de conclure que, vous aussi, vous mettez le monde en danger par vos déclarations niant le génocide et par votre programme nucléaire.
Concernant la lutte de mon peuple pour son indépendance et sa liberté : peut-être considérez-vous la négation de l'Holocauste comme une expression de soutien aux Palestiniens ? Là encore, vous vous trompez. Nous luttons pour notre existence et nos droits, et contre l'injustice historique qui nous a été faite en 1948. Nous n'obtiendrons pas notre victoire et notre indépendance en niant le génocide perpétré contre le peuple juif, même si les forces qui occupent aujourd'hui notre pays et nous en dépossèdent font partie de ce peuple.
http://www.lemonde.fr/web/article/0,1-...
Alessandro - 13/12/2006 - 08:33
A quanto pare i cari nostalgici neonazisti(???) si sono radunati a Teheran perche' e' l'unico stato libero da una magistratura ed istituzioni filosionisti che perseguitano e opprimono (consiglio a tutti di navigare un po' per vedere cosa succede a chi mette in discussione la shoah...) chi non e' d'accordo con la versione "ufficiale". Tenendo presente che al convegno c'erano anche dei rabbini... il sionismo senza "l'olocausto" non avrebbe mai potuto legittimare l'esistenza dello stato d'Israele !!!
(Willy)
Non sono tra coloro cui il presidente iraniano Ahmadi Nejad (forse non tutti sanno che non andrebbe scritto « Ahmadinejad » in una sola parola, come tutti fanno : sono due cognomi) sta granché simpatico. Tutt’altro. Lo considero più che altro il presidente iraniano perfetto per dare del suo paese l’immagine voluta in occidente e in Israele. Ahmadi Nejad sembra essere oramai perfettamente complementare ai Bush e agli Olmert, allo stesso modo di Bin Laden ; guai se non esistesse ! Sorvolo anche sul suo « congresso contro l’Olocausto », tanto lo ritengo una ridicola buffonata (compresi i « rabbini », certo) ; per quanto mi sia sforzato di cercare di capire quel che dicono e quel che vogliono i cosiddetti « negazionisti », non mi riesce prendere sul serio quell’accozzaglia di nazisti, di coglioni e di nazisti coglioni messi assieme, e continuo invece a prendere tremendamente sul serio, che so io, Auschwitz, il ghetto di Varsavia, Bergen-Belsen, Treblinka, Dachau, Mauthausen (campo in cui mio nonno è stato deportato), Terezín e così via. Non mi riesce non ricordarmi di « Se questo è un uomo » di Primo Levi. Quindi, per me, i negazionisti e chiunque li sostenga può tranquillamente continuare ad essere oggetto del mio più totale disprezzo.
Vi è un equivoco di fondo, quando si parla di queste cose : confondere la storia con lo stato di Israele e con la sua politica. Che l’attuale stato di Israele si serva pesantemente, e spesso in modo che considero criminale, della Shoah per giustificare la sua oppressione, è un fatto ; un fatto che potrebbe far rigirare nelle loro tombe tutti i milioni di persone che della follia nazista sono state vittime : ebrei, zingari (non scordiamoci del Porrajmos !), oppositori di qualsiasi genere, « Untermenschen » di ogni paese. Ma da qui a voler « negare » la storia ce ne corre, perdiana. Così come ce ne corre opporsi alla politica sionista in nome della giustizia per il popolo palestinese, ed opporvisi per reale antisemitismo di stampo nazifascista. E’ questa una delle cose più terribili : la voluta confusione, generata e fomentata dal sionismo israeliano ed internazionale, che consiste nell’appiccicare l’etichetta di « antisemita » a chiunque si opponga in qualche modo alla politica generalmente seguita dal governo israeliano. In questo, debbo dire, certi lacché italiani (penso a Giuliano Ferrara, al DS Fassino, alla vomitevole pennaiola Fiamma Nirenstein ed altri) si sono sempre particolarmente distinti. E’ possibile una buona volta accettare nella sua terribile semplicità l’esistenza dello sterminio nazista degli ebrei e di altri popoli e categorie di persone senza per questo avallare come servi la politica di uno stato ? Penso che sì, sia possibile, e che, anzi, sia l’unica cosa realmente possibile.
Da dire anche che, effettivamente, nel « dittatoriale » Iran, noto « paese del male », la TV di stato ha mostrato senza nessuna reticenza le contestazioni studentesche a Ahmadi Nejad ; cosa che in certi stati « democratici » non viene fatta passare (si pensi solo alla Russia di Putin). Ma posso anche capire che il trattamento riservato, in rete ed altrove, a chi nega la Shoah non sia dei migliori : questi deficienti vadano a negarla davanti a chi ha avuto tutta la famiglia sterminata in qualche lager, e poi ne riparliamo. Con questo rimango un oppositore feroce della politica dello stato israeliano, degli Olmert, delle bombe atomiche con la stella di David (e con qualsiasi altro simbolo o bandiera), dei muri di separazione, delle rappresaglie che definire sproporzionate è un eufemismo e dell’ipocrisia dell’ « occidente democratico » ; ma non intendo per questo diventare un sostenitore di un barbuto rappresentante di una teocrazia populista. Potessi anzi prendere tutte le manifestazioni del monoteismo tribunalizio (cristiano, ebraico, islamico), metterle nel frullatore e poi gettare il contenuto nello scarico del water, lo farei più che volentieri. Credo che con questo avrei avviato alle fogne buona parte della morte e della guerra presente su questa terra.
Per concludere, noto che,con il tuo commento, ti sei inserito nella canzone « La Memoria » di León Gieco. Probabilmente perché, nel testo, si nominano i due terribili attentati all’AMIA e all’ambasciata israeliana che hanno, negli anni passati, avuto come teatro la capitale argentina. Vorrei a tale riguardo ricordare che l’Argentina peronista e della dittatura militare assassina è stata uno dei principali ricettacoli di criminali nazisti sfuggiti alla cattura. Saluti. [RV]
completamente d'accordo con te.
Mi è venuto di postare la lettera di Mahmoud Al Safadi ad Ahmadi Nejad come commento a "La Memoria" di Gieco per diversi motivi...
Intanto perchè, come dimostra ancora una volta l'intervento di "Willy il Negazionista", della memoria c'è un disperato bisogno perchè ignoranza, stupidità, ideologismo e menzogna (al servizio dei diversi potenti di turno) sono sempre in agguato...
In secondo luogo, come osservi giustamente, l'Argentina è stata e continua ad essere un porto franco per i peggiori nazifascisti ed il paese dove si sono consumati i più gravi crimini contro la comunità ebraica internazionale dal secondo conflitto mondiale... e, guarda caso, per quei crimini impuniti (come peraltro tante stragi nostrane, in primis Piazza Fontana), che Gieco ricorda nella sua bellissima canzone, una pista porta proprio all'Iran che oggi organizza un'insulsa conferenza revisionista/negazionista sulla Shoah...
A "Willy Il Negazionista" dico solo di smetterla di credere al "complotto giudaico pluto-massonico", di buttare via i "Protocolli dei Saggi di Sion" che ha sul comodino e di cominciare a studiare seriamente la storia, per coltivare la verità e la memoria e non la menzogna e l'odio.
Alessandro - 14/12/2006 - 11:14
Lo puoi scaricare all'indirizzo : http://www.vho.org/aaargh/fran/livres3...
Da questo link puoi notare che non tutti i "negazionisti" o meglio "revisionisti" sono protonazisti,anzi:
italy.indymedia.org/mail.php?id=1143579 - 35k - Risultati supplementari -
Chi controlla il passato controlla il futuro (George Orwell)
Con questo, e ci terrei a ribadirlo definitivamente senza poi tornare eternamente sopra alla questione, pur riconoscendo ogni diritto ai "negazionisti" (o "revisionisti") di esprimere le loro buffe tesi (se per questo, c'è anche chi nega che l'uomo sia mai sbarcato sulla Luna, e circolano in gran copia interi trattati che "dimostrano" come l'11 settembre nessun aereo si sia schiantato sul Pentagono a Washington; così come molti hanno scritto libri interi sul loro incontro con lo Yeti, l'abominevole uomo delle nevi [antenato di Giuliano Ferrara, ndr], per non parlare di quando Jean-Claude Vorilhon, più noto come "Rael", è stato rapito dagli extraterresti sul Pic Sola nel 1973). Mi sia ancora perdonato se non do a queste persone alcun credito, neppure se non sono naziste e neppure se ci spiaccicano sopra uno o più articoli della momentaneamente defunta italy.indymedia. E si badi bene che non sono uno abituato a parlare per sentito dire: coi "negazionisti" ci ho a che fare da un discreto bel po', ho letto quel che hanno avuto e hanno da dire e mi sono formato le mie idee.
Ripeto di essere d'accordo (e come non esserlo?) quando si afferma che lo stato di Israele "marcia" sull'Olocausto, e ci marcia terribilmente. Che, poi, la Shoah sia stata uno dei motivi fondanti per la formazione di Israele è, francamente, come scoprire l'acqua calda. Ma la mia è un'opposizione che non intende negare la storia. E' un'opposizione che non ha bisogno di attaccarsi a strampalate tesi di storici o pseudo-tali per dire che la politica del governo israeliano è criminale. In sintesi, è l'opposizione di un antifascista e di un antinazista. Tutto qui. Saluti. [RV]
Provo a "spiegarmi meglio" : non bisogna negare che gli ebrei siano morti (malattie,tifo, o come Anna Frank per bombardamenti usa) ma da qui a parlare di genocidio di massa, o delle "fantomatiche" camere a gas,ce ne vuole.....a parte che il fatto che i primi Lager si impiantarono nell'URSS nel 1928, il caro presidente Roosevelt non interno' in campi di detenzione italiani e nipponici? Poi, ridico che ognuno puo' credere in cio' che vuole...perché se non credesi nella scoperta delle Americhe da parte di Colombo dovrei avere un processo? [Willy]
Willy - 14/12/2006 - 12:26
mi pare che tu sia un po' confuso: il pensiero di Finkelstein e il revisionismo/negazionismo sono due cose agli antipodi. Se Finkelstein a proposito della feroce occupazione israeliana ad esempio scrive "Ma se gli israeliani non voglio essere accusati di essere come i nazisti, devono semplicemente smettere di comportarsi da nazisti" (citato da Paolo Barnard - altro negazionista, secondo te? - da ultimo nel suo "Perchè ci odiano", BUR 2006) non nega nè ridimensiona l'Olocausto... quello che tu dici, e il modo in cui lo scrivi ("olocausto" o versione "ufficiale" tra virgolette), mi portano a pensare che, quanto meno, tu abbia letto con poca attenzione Finkelstein... Comunque, le sintesi di Mahmoud Al Safadi e Riccardo Venturi che puoi leggere qui sopra (ma le hai lette?) bastano da sole... A meno che tu non riesca a spiegarti meglio, per me rimani "Willy il Negazionista", un interlocutore con cui, detto questo, non intendo interloquire oltre.
Alessandro - 14/12/2006 - 13:34
Riccardo Venturi - 19/2/2007 - 19:18
Pochi i cittadini israeliani morti, tanti i civili agentini ma sopratutto molte vittime tra i bambini.
marcia - 24/7/2007 - 13:00
Nessun commento.
Riccardo Venturi - 7/8/2007 - 21:33
Questo l'indirizzo per scaricare il disco:
Alessandro - 21/5/2008 - 15:24
mi chiedo ancora come non ne possa esistere una versione italiana
vi è un altro brano molto bello (musicalmente non quanto questo) il titolo è "yo te nombro,libertad" scritta da gianfranco pagliaro venne cantata da nacha guevara.
sempre del trio guevara-favero-benedetti vi è anche il brano tratto dal lp "los patitos feos" 1983-84 ,porque cantamos,cantata da nacha guevara anche se molto bella è la versione di eugenia leon (cantante messicana).
potete scrivermi commenti al mio indirizzo che è:
westernelephones@yahoo.com
grazie
jason - 4/8/2008 - 16:37
dove posso trovare il cd?
jason
generalmente me li faccio arrivare dall'argentina...c'è qualcuno che lo distribuisce in italia?
jason
un bacio a tutte le madri di plaza de mayo!!!!!!
Se vuoi dargli un'ascoltata prima di comprarlo, prova a cercare in rete, per esempio qui:
taringa.net
Bandido de la Ciudad - 5/8/2008 - 08:16
Alessandro - 5/8/2008 - 13:12
La directora de un colegio primario de la localidad correntina de Mercedes ordenó que los alumnos de quinto grado en ese establecimiento arranquen de sus cuadernos de música una página con la letra de la canción "La memoria", compuesta por León Gieco.
La directora de la Escuela 82, Alicia Mónaco, dispuso la medida tras calificar la letra cuestionada de "inapropiada" para los estudiantes, presuntamente debido a la queja de un ex militar, padre de uno de los alumnos, que la calificó como "subversiva".
La decisión motivó una investigación por parte de organizaciones de Derechos Humanos, en tanto que el Ministerio de Educación de la provincia no formuló comentarios al respecto.
De acuerdo a lo relatado a una radio local por la profesora de música del establecimiento escolar, Mariel Vera, la directora le ordenó quitar la letra de la canción de los cuadernos de los alumnos.
La letra formaba parte de una obra que se realizó en la escuela con motivo de la conmemoración, el pasado 2 de abril, del inicio de la Guerra de las Malvinas.
Los alumnos del quinto grado del turno tarde terminaban la obra cantando las estrofas del tema compuesto por Gieco, que hace referencia a la necesidad de tener "memoria" respecto de los hechos históricos.
"Sacamos la música de una obra de tirada nacional. En realidad estoy muy disgustada porque desautorizan mi labor ante los chicos y además labraron un acta sobre lo sucedido, lo cual perjudica mi carrera", señaló la profesora.
La docente aclaró que "yo no fui la que tomó la decisión con respecto a ese tema. Dos docentes sacaron de una revista de tirada nacional la canción y recomendaron que en el cierre de la obra que estábamos preparando se cantara ese tema".
Vera comentó que "la directora, me llamó y me informó de la queja del padre y me dijo que se labraría un acta. Además, me pidió que retirara del cancionero ese tema. Yo fui y cumplí con la orden que me dieron, pero en ningún momento estuve de acuerdo con la medida".
Consideró por otra parte que "no se analizó en profundidad" la canción y recalcó que "estamos en democracia, no veo porque hay que tomar ese tipo de actitudes".
Por su parte, Mónaco admitió ante medios radiales de Mercedes que había ordenado retirar la letra del cuaderno de los chicos porque la consideraba "no adecuada" para los alumnos y que "varios padres se quejaron de la letra".
Por su parte, un grupo de profesores de distintas escuelas de esa ciudad, ubicada a 270 kilómetros al sur de la capital provincial, se aprestaban a emitir un documento de repudio hacia la actitud de la directora de la Escuela 82.
Hilda Pressman, referente de organizaciones defensoras de los Derechos Humanos en Corrientes, indicó que "el tema 'La Memoria' de León Gieco, habla únicamente acerca de tener memoria sobre lo sucedido en la historia" y manifestó que "no sólo porque a un padre o directivo se le ocurre borrar la historia, se le va a negar a los chicos conocer la verdad".
Alessandro - 5/8/2008 - 14:07
Ne sa purtroppo qualcosa il signor Jorge Julio López, argentino, di professione muratore, desaparecido due volte.
La prima volta, nel 1976, venne sequestrato dagli sgherri della dittatura, torturato e detenuto illegalmente, ma tre anni più tardi riuscì a "risorgere"...
30 anni dopo, Jorge Julio López è divenuto un testimone chiave nel processo contro Miguel Etchecolatz e un'altra sessantina di poliziotti e militari fascisti, torturatori e genocidi...
Ma proprio alla vigilia della sua testimonianza Jorge Julio López è scomparso una seconda volta e ad oggi non se ne sa più nulla...
Oggi come ieri, i fascisti - in divisa, in doppiopetto o in gessato o come sia - sono sempre gli stessi bastardi vigliacchi... e la memoria fa loro paura.
Alessandro - 26/8/2008 - 11:18
Che il Diavolo accolga la sua animaccia nera all'inferno.
Amen
L'Unità, 9 gennaio 2009
È morto Pio Laghi, il cardinale amico della dittatura argentina
E' morto la notte scorsa all'ospedale romano di San Carlo di Nancy il cardinale Pio Laghi, diplomatico Vaticano di rango. Il porporato, 86 anni non ancora compiuti, e' morto per una malattia ematologica che lo ha portato ad una insufficienza cardio-vascolare. La camera ardente e' stata allestita nell'ospedale San Carlo di Nancy e da domani verra' trasferita in Vaticano. I funerali saranno celebrati martedi' alle 11 a San Pietro.
Nella sua qualità di nunzio apostolico in Argentina, Pio Laghi, amico intimo di alcuni generali della dittatura (ammiraglio Emilio Massera, ex capo della Marina militare argentina), si è reso colpevole, secondo molti sopravvissuti, di aver giustificato la politica di persecuzione che porterà alla scomparsa di 30.000 argentini.
Si ricorda il discorso tenuto a Buenos Aires il 27 giugno 1976, tre mesi dopo il golpe militare: «Il Paese ha un'ideologia tradizionale e quando qualcuno pretende di imporre altre idee diverse ed estranee, la Nazione reagisce come un organismo, con anticorpi di fronte ai germi, e nasce così la violenza. I soldati adempiono il loro dovere primario di amare Dio e la Patria che si trova in pericolo. Non solo si può parlare di invasione di stranieri, ma anche di invasione di idee che mettono a repentaglio i valori fondamentali. Questo provoca una situazione di emergenza e, in queste circostanze, si può applicare il pensiero di san Tommaso d'Aquino, il quale insegna che in casi del genere l'amore per la Patria si equipara all'amore per Dio».
Alessandro - 11/1/2009 - 20:02
L'"angelo biondo della morte" torturò e uccise tre italo-argentini di origini calabresi
Da La Repubblica del 26/02/2009
di Anna Maria De Luca
Alfredo Ignacio Astiz
ROMA - Ergastolo per Alfredo Ignacio Astiz, l'ex intoccabile tenente della Marina argentina responsabile del sequestro, della tortura, della detenzione e dell'uccisione di Angela Maria Aieta, Susanna e Giovanni Pegoraro.
La prima sezione penale della Suprema Corte di Cassazione, ha confermato stasera la condanna emessa dalla Corte d'Assise d'Appello di Roma che il 24 aprile 2008 ha deciso l'ergastolo non solo per Astiz ma anche per altri quattro gerarchi argentini: Jorge Eduardo Acosta, Alfredo Ignacio Astiz, Jorge Raúl Vildoza, Antonio Vañek e Héctor Antonio Febres. Erano responsabili dell'Esma, la Scuola superiore di meccanica trasformata dalla dittatura nel più grande centro di detenzione clandestina di Buenos Aires. Si chiude così, oggi il primo storico processo aperto in Italia per restituire giustizia, dopo trent'anni, a tre desaparecidos italiani, uccisi dal regime instauratosi con il golpe militare del 24 marzo del 1976.
Susanna, originaria del Veneto, era una bellissima ragazza di soli 22 anni. Era incinta quando i militari la sequestrarono, il 18 giugno 1977. La portarono via con la forza mentre, insieme a suo padre, beveva un caffè in un bar di Buenos Aires. Giovanni Pegoraro cercò di segnare su un foglio la targa dell'auto che stava portando via la figlia. E per questo rapirono anche lui. Furono portati nell'Esma. Susanna, in quel posto infernale, partorì una bambina e poco dopo fu uccisa, come suo padre.
Angela Maria Aieta, emigrata dalla provincia di Cosenza, fu sequestrata clandestinamente dai militari nella sua casa di Buenos Aires il 5 agosto 1976 perché madre di uno dei capi dell'opposizione alla dittatura, Dante Gullo (ora deputato), detenuto, senza mai un processo, per ben otto anni e otto mesi, dal 1975 fino al ritorno della democrazia. Anche lei fu portata all'Esma e torturata per mesi. "Quando la riportavano dalla sala delle torture - ha testimoniato Ebe Lorenzo, ex sequestrata - la rimettevano per terra a fianco a me, legata e bendata. Ma lei invece di lamentarsi mi rincuorava: 'Coraggio, siamo ancora vive'". Grazie al suo silenzio ha salvato la vita a molte persone. Fu gettata viva da un aereo in uno dei voli della morte. Lo scorso anno la città di Buenos Aires le ha dedicato una piazza e il suo paese natale, Fuscaldo, le ha intitolato simbolicamente una scuola elementare.
La madre di Susanna Pegoraro, dopo molti anni, è riuscita a ritrovare la nipotina. Era stata destinata ad una coppia di sostenitori del regime. Ma per molti la tragedia continua: sono tanti i trentenni figli di desaparecidos che ancora oggi vivono, ignari, nella menzogna e chiamano "papà" e "mamma" perfetti estranei. Nell'Esma c'era infatti un reparto per le partorienti: le donne venivano tenute in vita fino al parto, legate e con i fucili puntati. Subito dopo i bambini venivano presi dai militari e allevati, venduti o dati in affidamento. L'unica cosa rimasta loro è il patrimonio cromosomico e per questo, le Nonne de Plaza de Mayo - nonne in cerca dei nipoti - hanno organizzato una banca del Dna. Ma trovare il coraggio di andarci vuol dire sconvolgere la propria vita e non tutti sono disposti a farlo.
I responsabili di questa tragedia senza fine hanno godute di amnistie su amnistie da parte dei governi argentini e molti di loro girano ancora liberi e ricchi per le strade di Buenos Aires. Il processo che si è chiuso stasera ha preso il via l'8 giugno 2006 davanti alla Seconda Corte d'Assise di Roma. Udienza dopo udienza, sono arrivati a Roma da ogni parte del mondo diversi ex compagni di prigionia delle tre vittime. Si sono incontrati per la prima volta, dopo la liberazione riaprendo ferite mai sopite per mantenere fede alla promessa fatta in prigionia - chi sopravviverà lotterà per gli altri - e contribuire a scrivere la parola giustizia sulla memoria di Angela Maria, Susanna e Giovanni. Hanno raccontato davanti ai giudici e alle telecamere una galleria di orrori e di violenze subite di difficilmente descrivibili.
Oltre ai sequestrati, hanno testimoniato quattro grandi voci: la bandiera della battaglia per i figli dei desaparecidos in Argentina: Estela Carlotto, presidente delle Nonne di Plaza de Mayo; il giornalista Rai Italo Moretti, allora inviato in America latina; Enrico Calamai, lo "Schindler" argentino che mise in salvo centinaia di oppositori politici del regime; il giornalista argentino Orazio Verbitsky (della giunta direttiva di Human Rights Watch/Americas) che con un'agenzia clandestina ha più volte denunciato, durante il golpe, le atrocità del regime militare e, negli anni successivi, i silenzi di chi li ha coperti.
Alessandro - 27/2/2009 - 12:48
da Página 12, ripreso da Internazionale n.839/2010
Dal ritorno alla democrazia, nel 1983, le coraggiose testimonianze dei sopravvissuti alla dittatura aiutano l’Argentina a recuperare la sua memoria. “Molti racconti”, scrive Las 12, “riguardano le violenze sessuali che hanno subìto le donne, ma in parte anche gli uomini, nei centri di detenzione clandestini. Durante il processo contro il generale Santiago Omar Riveros, per esempio, è emerso che gli abusi non erano un fatto isolato, ma facevano parte di un piano sistematico di repressione illegale che aveva l’obiettivo di disumanizzare i prigionieri. Quindi i giudici potrebbero giudicarli come crimini di lesa umanità”. Il 18 marzo, nel processo contro Jorge “Tigre” Acosta, capitano della marina e uno dei dirigenti della famigerata Escuela de mecánica de la armada (Esma), la giustizia ha fatto un altro importante passo avanti per far luce sui crimini dell’ultima dittatura militare. Acosta ha dichiarato “che in guerra è impossibile non violare i diritti umani”, ha ammesso di essere “militarmente responsabile di tutti gli ordini impartiti” e ha sottolineato che “il vero problema è stato lasciare gente viva”. Per la prima volta un militare ha riconosciuto che l’Esma era una prigione clandestina.
Alessandro - 25/3/2010 - 18:54
Morto Massera, l'ammiraglio spietato che guidò la repressione in Argentina
Aveva 85 anni ed era uno dei membri del regime militare che guidò il Paese fino all'83. Guidava la famigerata scuola della marina nella quale vennero torturate e fatte scomparire migliaia di persone. Incriminato anche per il sequestro dei figli dei desaparecidos
Da Repubblica Online
BUENOS AIRES - È morto a Buenos Aires l'ex ammiraglio della marina Emilio Eduardo Massera, uno dei membri della giunta militare che rovesciò Isabelita Peron e guidò l'ultima dittatura in Argentina, dal 1976 al 1983, insieme a Jorge Rafael Videla, Leopoldo Galtieri e Orlando Ramón Agosti. Lo ha reso noto l'agenzia Telam, precisando che Massera, che aveva 85 anni, è morto a causa di un ictus presso l'Hospital Naval della capitale. Già nel 2003 era stato colpito da un'emorragia cerebrale che non gli aveva permesso di essere presente in tribunale dove doveva rispondere all'accusa di crimini contro l'umanità.
Massera era infatti considerato uno dei simboli della repressione in Argentina. Come comandante in capo della Marina fino al settembre 1978, Massera era direttamente responsabile della scuola di meccanica della marina (Esma) dove, durante la dittatura, circa 4mila persone furono torturate e uccise sommariamente; alcune furono gettate vive in mare dagli aerei.
Nel 1985 fu condannato per violazione dei diritti umani ma, come i suoi colleghi, fu graziato nel 1990 dal presidente Menem. Nel 1998 fu però incriminato per il sequestro di centinaia di bambini, figli dei desaparecidos massacrati negli anni del regime. In Italia era sotto processo in contumacia, accusato di concorso, aggravato dalla crudeltà, nella morte di tre cittadini di origine italiana, Giovanni e Susanna Pegoraro e Angela Maria Aieta, avvenute tra il 1976 e il 1977, durante il regime militare. Il suo nome figurava fa i membri della loggia P2 [insieme a personaggi del calibro di Silvio Berlusconi, Roberto Calvi, Fabrizio Cicchitto, Publio Fiori, Licio Gelli, José López Rega - capo della Triple A, Alianza Anticomunista Argentina - gli spioni "deviati" La Bruna, Maletti e Miceli, Angelo Rizzoli, Vittorio Emanule di Savoia, Gustavo Selva, Michele Sindona e chi più ne ha più ne metta, ndr]
Bartleby - 9/11/2010 - 01:07
A los familiares de las vìctimas de la represiòn: toda mi comprensión...
A los 40 millones de argentinos: que no se repita.
Al gobierno (el mio, obviamente): basta de agitar la banderita de los derechos humanos y hagamos algo para sacar adelante este paìs!
Y no es porque yo no tenga memoria...pero seguir usando una causa tan noble para desviar la atención de otro tipo de problematicas me parece vergonzoso.
24 marzo Giornata della Memoria, Verità e Giustizia
Ai familiari delle vittime della repressione: tutta la mia comprensione...
Ai 40 milioni di argentini: che non succeda mai più.
Al governo (il mio, si intende....): sventoliamo un pò meno la bandiera dei diritti umani e facciamo di più per risollevare questo paese!!!
Non perchè io non abbia memoria, per carità! ma continuare a servirsi di una causa così nobile per distogliere lo sguardo dalle altre problematiche è vergognoso.
Marcia - 24/3/2011 - 18:05
Riccardo Venturi - 6/4/2011 - 22:53
Bartleby - 16/2/2012 - 10:03
Jorge Mario Bergoglio, ex arcivescovo di Buenos Aires, eletto papa con il nome di Francesco I, è un gesuita nato nella capitale argentina il 17 dicembre 1936 ed ha dedicato buona parte della vita all'insegnamento.
Bergoglio ha un passato oscuro in Argentina per le accuse che gli furono rivolte anni fa circa la tortura e la sparizione di un laico e due sacerdoti ai tempi della dittatura militare che cominciò nel 1976. Nonostante non si sia raggiunta una sentenza sul caso, cinque testimoni hanno confermato il coinvolgimento del nuovo papa con queste sparizioni. Il giornalista Horacio Verbitsky è stato il ricercatore più attivo nel portare alla luce le prove che potessero dimostrare il coinvolgimento di Bergoglio con questi episodi della "guerra sporca" in Argentina.
Ma le relazioni di Bergoglio con la dittatura non sono finite qui.
Più recentemente, infatti, le Nonne di Plaza de Mayo lo hanno chiamato a testimoniare davanti alla giustizia argentina per la sua presunta implicazione nel rapimento di bambini; citando in particolare il caso della nipote di Alicia "Licha" de la Cuadra, una delle fondatrici della associazione.
tradotto da Publico.es
*
Il nuovo papa Bergoglio: la dittatura argentina e le ombre sul passato
da Il Fatto quotidiano
[...] Ombre su Bergoglio riguardano il periodo della dittatura militare (1976-83). Tutta la gerarchia ecclesiastica argentina non fece una gran figura in quel periodo. I dubbi su di lui li ha sollevati il giornalista argentino Horacio Verbitsky, l’autore del celebre libro “Il volo” in cui per la prima volta si svela l’esistenza del piano sistematico di soppressione degli oppositori al regime attarverso i voli della morte (30mila vittime secondo le Madri di plaza de Mayo, ottomila secondo altre fonti).
Verbitsky ha ricostruito le responsabilità e le omertà della chiesa in Argentina durante la dittatura. Da quell’inchiesta Bergoglio non ne esce benissimo. Non ci sono testimonianze che lo inchiodano, come ci sono invece per monsignor Pio Laghi, che amava passare i pomeriggi a giocare a tennis con i capi della dittatura. Ma non risulta nemmeno essere stato un eroe nella difesa dai perseguitati del regime.
Non ci sono prove né indizi pesanti sulle sue responsabilità. C’è però una storia molto chiara raccontata da Verbitsky nel suo libro. Subito dopo il golpe del 24 marzo 1976 Bergoglio era Superiore provinciale della Compagnia di Gesù in Argentina. Da gesuita aveva un potere enorme sulle comunità ecclesiastiche di base, che lavoravano molto nelle baraccopoli di Buenos Aires.
Nel febbraio del ’76, un mese prima del colpo di stato, Bergoglio avrebbe chiesto a due sacerdoti, Orlando Yorio e Francisco Jalics, che lavoravano nelle comunità di base, di lasciar perdere, di andarsene, di abbandonare quel lavoro. Loro si rifiutarono. Verbitsky racconta che Bergoglio, dopo averli cacciati dalla Compagnia di Gesù senza averli informati della decisione, fece pressione sull’allora arcivescovo di Buenos Aires perché impedisse loro di dir messa.
Non è una accusa da poco. In quei tempi a Buenos Aires bastava essere lontanamente riconducibili a un’area progressista, risultare impegnati in un lavoro considerato “di sinistra” nelle baraccopoli, per essere additati come potenziali sovversivi. Togliere ai due sacerdoti protezione e ancora più punirli come disobbedienti – è il ragionamento di Verbitsky – equivaleva a far correre loro il serio rischio di finire nelle liste nere dei militari. Così fu.
Pochi giorni dopo il golpe i due sacerdoti furono rapiti. Erano i giorni in cui sparirono anche decine di sindacalisti, i primi ad essere segnalati come potenziali sovversivi poiché, appunto, considerati inclini alla disobbedienza. Dopo sei mesi di prigionia nei solai della Escuela mecanica del armada (Esma), il centro clandestino da cui partirono poi i voli della morte, i due religiosi furono rilasciati. Pare che furono pressioni esercitate dalla Chiesa da Roma a salvar loro la vita.
L’editoriale di oggi di Página12 firmato Horacio Verbitsky che torna ad accusare Papa Bergoglio. Di seguito in originale e in traduzione.
Traduzione italiana di Carla Mannocchi da Giornalismo Partecipativo
Tra le centinaia di telefonate ed e-mail ricevute, ne scelgo una. “Non ci posso credere. Sono così sconvolta e tanta è la rabbia, che non so cosa fare. Ha ottenuto quello che voleva. Sto vedendo Orlando [Yorio, uno dei due sacerdoti sequestrati, deceduto nel 2000] nella sala da pranzo di casa, qualche anno fa, mentre dice “vuole diventare papa”. E’ la persona giusta per nascondere il marciume. E’ esperto nell’occultare. Il mio telefono continua a squillare, Fito mi ha chiamato piangendo” L’email è firmato da Graciela Yorio, sorella del sacerdote Yorio Orlando, che ha denunciato Bergoglio come responsabile del suo rapimento e delle torture che subì per cinque mesi del 1976. Il Fito che l’ha chiamata piangendo è lo sconsolato Adolfo Yorio, altro fratello. Hanno dedicato molti anni della loro vita nel continuare a sostenere le accuse di Orlando, teologo e sacerdote del terzomondo [i sacerdoti aderenti alla teologia della liberazione che hanno pagato con decine di desaparecidos], morto nel 2000 con l’incubo di quello che ieri si è avverato. Tre anni prima, l’incubo [Bergoglio] era stato nominato Arcivescovo Coadiutore di Buenos Aires, e questo preannunciava il resto.
Orlando Yorio non ha potuto conoscere la dichiarazione di Bergoglio dinanzi al Tribunale Federale 5. Lì disse di aver appena saputo dell’esistenza di bambini appropriati dai militari alla fine dittatura. Ma il Tribunale Federale 6, che ha giudicato l’appropriazione sistematica dei bambini dei desaparecidos, ha ricevuto documenti che provano che già dal 1979 Bergoglio sapeva ed è intervenuto almeno in un caso su richiesta del superiore generale dei gesuiti di allora, Pedro Arrupe. Dopo aver sentito il racconto dei familiari di Elena de la Cuadra [al suo caso ci riferiamo qui], rapita nel 1977, al quinto mese di gravidanza, Bergoglio consegnò loro una lettera per il vescovo ausiliare di La Plata, Mario Picchi, chiedendogli di intercedere presso il governo militare. Picchi scoprì che Elena aveva dato alla luce una bambina, che è stata regalata ad un’altra famiglia. “Ce l’ha una coppia a posto e non si può tornare indietro”, disse alla famiglia.
Nelle dichiarazioni scritte nella causa della ESMA, per il sequestro di Yorio e del gesuita Francisco Jalics, Bergoglio disse che non esistevano documenti sui desaparecidos nell’Archivio Episcopale. Ma il suo successore e attuale Presidente, José Arancedo, spedì al Giudice Martina Forns una copia del documento che ho pubblicato qui, riguardante l’incontro tra il dittatore Videla ed i Vescovi Raul Primatesta, Juan Aramburu e Vicente Zazpe, nel quale dialogarono con estrema franchezza sul dire o non dire che i detenuti scomparsi erano stati assassinati, perché Videla voleva proteggere chi li aveva uccisi. Nel suo classico libro “Chiesa e Dittatura”, Emilio Mignone ha citato Bergoglio come esempio dei “pastori che consegnano le loro pecore senza difenderle né salvarle”. Bergoglio mi raccontò che in una delle sue prima messe da arcivescovo avvistò Mignone e tentò di avvicinarlo per dargli delle spiegazioni ma il presidente fondatore del CELS alzò la mano per indicargli di non avanzare.
Non sono sicuro che Bergoglio sia stato scelto per coprire il marciume che ha ridotto all’impotenza Joseph Ratzinger. Le lotte interne della curia romana seguono una logica così tanto imperscrutabile che si potrebbe sostenere che i fatti più oscuri sono da attribuire allo spirito santo, sia le operazioni finanziarie per le quali la Banca del Vaticano è stata esclusa dal clearing internazionale perché non compie con le regole imposte per controllare il riciclaggio del denaro sporco, sia per le pratiche pedofile in quasi tutti i paesi del mondo, che Ratzinger nascose dai tempi del Sant’Uffizio e per le quali ha chiesto scusa come Pontefice. Nemmeno mi sorprenderebbe se Bergoglio, pennello in mano e scarpe usurate, intraprendesse una crociata moralistica per sbiancare i sepolcri apostolici.
Ma quello che so di certo è che il nuovo vescovo di Roma sarà un “ersatz”, la parola tedesca alla quale nessuna traduzione fa onore, un surrogato di qualità inferiore come l’acqua mischiata alla farina che le madri indigenti usano per ingannare la fame dei loro figli. Il teologo brasiliano della liberazione Leonardo Boff, che Ratzinger escluse dall’istruzione e il sacerdozio, sperava che venisse eletto il francescano dagli antenati irlandesi Sean O’Malley, che sostiene la diocesi di Boston, che ha dichiarato fallimento per le troppe indennizzazioni pagate ai bambini abusati dai preti. “E’ una persona molto legata ai poveri perché ha lavorato per molto tempo in America Latina e nei Caraibi, sempre in mezzo ai poveri. E’ il segno che può essere un Papa diverso, il Papa di una nuova tradizione” ha scritto il sacerdote. Ma nella sedia apostolica non siederà un vero francescano ma un gesuita che si farà chiamare Francesco, come il poverello di Assisi. Un’amica argentina mi scrive agitata da Berlino che per i tedeschi, che non conoscono la sua storia, il nuovo Papa è terzomondista. Che grande confusione.
La sua biografia è quella di un populista conservatore, come lo furono Pio XII e Giovanni Paolo II: inflessibili nelle questioni della dottrina ma con un’apertura verso il Mondo e soprattutto verso le masse espropriate. Quando celebrerà la sua prima messa in una strada di Trastevere o nella stazione Termini di Roma e parlerà delle persone sfruttate e prostituite dai potenti insensibili che chiudono il loro cuore a Cristo; quando i giornalisti amici racconteranno che ha viaggiato in autobus o nella metropolitana; quando i fedeli ascolteranno le sue omelie recitate con le gesta di un attore e nelle quali le parabole bibliche si fondono con la parola semplice del Popolo, ci sarà chi andrà in delirio per il tanto sognato rinnovamento della Chiesa. Nei tre lustri che l’hanno visto a capo dell’Arcidiocesi di Buenos Aires ha fatto tutto questo e più di questo. Ma al contempo ha cercato di radunare l’opposizione contro il primo Governo che ha adottato una politica favorevole ai settori che tanto gli stanno a cuore e ha accusato il Governo di essere cristallizzato e conflittuale perché ha dovuto combattere con le instancabili accuse che gli venivano mosse.
Ora potrà farlo in altra scala, che non vuol dire che dimenticherà l’Argentina. Se Pacelli ha ricevuto i fondi dell’intelligence americana per puntellare la democrazia cristiana ed impedire la vittoria comunista delle prime elezioni del dopoguerra e se Wojtyla è stato l’ariete che ha aperto il primo buco nel muro europeo, il Papa argentino potrà compiere lo stesso ruolo su scala latinoamericana. La sua passata militanza nella Guardia di Ferro, il fare populista che non ha dimenticato e con il quale potrebbe persino adottare cause storiche come quella delle Malvinas/Falkland, gli permettono di sfidare la guida di questo processo, per apostrofare gli sfruttatori e predicare mitezza agli sfruttati.
Por Horacio Verbitsky
Entre los centenares de llamados y mails recibidos, elijo uno. “No lo puedo creer. Estoy tan angustiada y con tanta bronca que no sé qué hacer. Logró lo que quería. Estoy viendo a Orlando en el comedor de casa, ya hace unos años, diciendo ‘él quiere ser Papa’. Es la persona indicada para tapar la podredumbre. Es el experto en tapar. Mi teléfono no para de sonar, Fito me habló llorando.” Lo firma Graciela Yorio, la hermana del sacerdote Orlando Yorio, quien denunció a Bergoglio como el responsable de su secuestro y de las torturas que padeció durante cinco meses de 1976. El Fito que la llamó desconsolado es Adolfo Yorio, su hermano. Ambos dedicaron muchos años de su vida a continuar las denuncias de Orlando, un teólogo y sacerdote tercermundista que murió en 2000 soñando la pesadilla que ayer se hizo realidad. Tres años antes, su íncubo había sido designado arzobispo coadjutor de Buenos Aires, lo cual preanunciaba el resto.
Orlando Yorio no llegó a conocer la declaración de Bergoglio ante el Tribunal Oral Federal 5. Allí dijo que recién supo de la existencia de chicos apropiados después de terminada la dictadura. Pero el Tribunal Oral Federal 6, que juzgó el plan sistemático de apropiación de hijos de detenidos-desaparecidos, recibió documentos que indican que ya en 1979 Bergoglio estaba bien al tanto e intervino al menos en un caso a solicitud del superior general, Pedro Arrupe. Luego de escuchar el relato de los familiares de Elena de la Cuadra, secuestrada en 1977, cuando atravesaba el quinto mes de embarazo, Bergoglio les entregó una carta para el obispo auxiliar de La Plata, Mario Picchi, pidiéndole que intercediera ante el gobierno militar. Picchi averiguó que Elena había dado a luz una nena, que fue regalada a otra familia. “La tiene un matrimonio bien y no hay vuelta atrás”, informó a la familia. Al declarar por escrito en la causa de la ESMA, por el secuestro de Yorio y del también jesuita Francisco Jalics, Bergoglio dijo que en el archivo episcopal no había documentos sobre los detenidos-desaparecidos. Pero quien lo sucedió, su actual presidente, José Arancedo, envió a la jueza Martina Forns copia del documento que publiqué aquí, sobre la reunión del dictador Videla con los obispos Raúl Primatesta, Juan Aramburu y Vicente Zazpe, en la que hablaron con extraordinaria franqueza sobre decir o no decir que los detenidos-desaparecidos habían sido asesinados, porque Videla quería proteger a quienes los mataron. En su clásico libro Iglesia y dictadura, Emilio Mignone lo mencionó como paradigma de “pastores que entregaron sus ovejas al enemigo sin defenderlas ni rescatarlas”. Bergoglio me contó que en una de sus primeras misas como arzobispo divisó a Mignone e intentó acercársele para darle explicaciones, pero que el presidente fundador del CELS alzó la mano indicándole que no avanzara.
No estoy seguro de que Bergoglio haya sido elegido para tapar la podredumbre que redujo a la impotencia a Joseph Ratzinger. Las luchas internas de la curia romana siguen una lógica tan inescrutable que los hechos más oscuros pueden atribuirse al espíritu santo, ya sean los manejos financieros por los que el Banco del Vaticano fue excluido del clearing internacional porque no cumple con las reglas para controlar el lavado de dinero, o las prácticas pedófilas en casi todos los países del mundo, que Ratzinger encubrió desde el Santo Oficio y por las que pidió perdón como pontífice. Ni siquiera me extrañaría que, brocha en mano y con sus zapatos gastados, Bergoglio emprendiera una cruzada moralizadora para blanquear los sepulcros apostólicos.
Pero lo que tengo por seguro es que el nuevo obispo de Roma será un ersatz, esa palabra alemana a la que ninguna traducción hace honor, un sucedáneo de menor calidad, como el agua con harina que las madres indigentes usan para engañar el hambre de sus hijos. El teólogo brasileño de la liberación Leonardo Boff, excluido por Ratzinger de la enseñanza y del sacerdocio, tenía la ilusión de que fuera elegido el franciscano de ancestros irlandeses Sean O’Malley, que carga con la diócesis de Boston, quebrada por tantas indemnizaciones que pagó a niños vejados por sacerdotes. “Se trata de una persona muy vinculada a los pobres porque trabajó mucho tiempo en América Latina y el Caribe, siempre en medio de los pobres. Es una señal de que puede ser un papa diferente, un papa de una nueva tradición”, escribió el ex sacerdote. En la Silla Apostólica no se sentará un verdadero franciscano sino un jesuita que se hará llamar Francisco, como el pobrecito de Asís. Una amiga argentina, me escribe azorada desde Berlín que para los alemanes, que desconocen su historia, el nuevo papa es tercermundista. Menuda confusión.
Su biografía es la de un populista conservador, como lo fueron Pío XII y Juan Pablo II: inflexibles en cuestiones doctrinarias pero con una apertura hacia el mundo, y sobre todo, hacia las masas desposeídas. Cuando rece su primera misa en una calle del trastevere o en la stazione termini de Roma y hable de las personas explotadas y prostituidas por los poderosos insensibles que cierran su corazón a Cristo; cuando los periodistas amigos cuenten que viajó en subte o colectivo; cuando los fieles escuchen sus homilías recitadas con los ademanes de un actor y en las que las parábolas bíblicas coexisten con el habla llana del pueblo, habrá quienes deliren por la anhelada renovación eclesiástica. En los tres lustros que lleva al frente de la Arquidiócesis porteña hizo eso y mucho más. Pero al mismo tiempo intentó unificar la oposición contra el primer gobierno que en muchos años adoptó una política favorable a esos sectores, y lo acusó de crispado y confrontativo porque para hacerlo debió lidiar con aquellos poderosos fustigados en el discurso.
Ahora podrá hacerlo en otra escala, lo cual no quiere decir que se olvide de la Argentina. Si Pacelli recibió el financiamiento de la Inteligencia estadounidense para apuntalar a la democracia cristiana e impedir la victoria comunista en las primeras elecciones de la posguerra y si Wojtyla fue el ariete que abrió el primer hueco en el muro europeo, el papa argentino podrá cumplir el mismo rol en escala latinoamericana. Su pasada militancia en Guardia de Hierro, el discurso populista que no ha olvidado, y con el que podría incluso adoptar causas históricas como la de las Malvinas, lo habilitan para disputar la orientación de ese proceso, para apostrofar a los explotadores y predicar mansedumbre a los explotados.
CCG Staff - 15/3/2013 - 22:53
Maria Cristina Costantini - 30/3/2013 - 19:00
La foto è circolata all'epoca della sua elezione al soglio pontificio ma è stata ampiamente smentita.
Andrebbe rimossa o precisata, anche perchè nelle sue proprietà rimane la didascalia scorretta "bergvid".
(B.B.)
CCG/AWS Staff - 29/3/2016 - 17:28
Lo stesso Mangiardi in quel suo articolo afferma che "All'epoca, per la cronaca, Bergoglio aveva 54 anni, non ricopriva incarichi importanti nella Chiesa argentina ed era spesso in Germania per completare degli studi in teologia."
A me invece pare, sempre se non sbaglio, che fosse provinciale, cioè responsabile, della Compagnia di Gesù in Argentina, e dal 1973...
Della "Guardia de Hierro", movimento politico, mistico-religioso e paramilitare (almeno fino al 1974) cui Bergoglio era molto vicino e dei rapporti di alcuni esponenti della "Guardia" con l'ammiraglio Massera nell'articolo non si parla...
L'articolo poi conclude, salomonicamente, abbracciando la posizione di Gennaro Carotenuto: "Puntare il dito sembra troppo e l’assoluzione troppo poco. Bergoglio non fu né un Aramburu né un Von Wernich ma neanche un padre Mujíca, uno dei sacerdoti assassinati. Sta in una zona grigia, un quarantenne in ascesa, con un ruolo importante ma non ancora di spicco, in una chiesa argentina dove si mandava ad uccidere o si rischiava di essere uccisi".
Già, appunto: "Fue cuando se callaron las iglesias, [...] que los padres palotinos y Angelelli dejaron su sangre en el lodo."
Bernart Bartleby - 29/3/2016 - 22:50
Nel primo corsivo riportato, Mangiardi si riferiva a Bergoglio nel 1990, all'epoca delle vergognose amnistie governative e della foto della comunione a Videla... Io invece mi riferisco sempre a Bergoglio nel pieno dei sui 40 anni, capo dei gesuiti argentini tra il 1973 ed il 1979, cioè in piena dittatura...
B.B. - 30/3/2016 - 09:40
[2001]
Letra y música: León Gieco
Parole e musica: León Gieco
Lyrics and music: León Gieco
Paroles et musique: León Gieco
Vortoj kaj muziko: León Gieco
Album: Bandidos rurales
(Alejandro, el Cazador de Mp3)
Hai trovato una canzone, oltre che stupenda, importantissima per chi vi è nominato e per ciò di cui parla. La vera essenza del nostro sito, probabilmente. Anche se i fatti e i nomi che vi sono enunciati appartengono alla recente, tragica storia dell'Argentina, il valore di questa canzone è autenticamente universale.
You found a song not only wonderful, but also essential for what it names and tells. Probably the very essence of our site. Although the facts and names mentioned in it belong to Argentina's tragic history of past years, this song has universal value.[RV]
Si vedano le Note a cura di Alessandro e Maria Cristina Costantini.
La canzone, con un testo breve e incompleto, era stata in un primo momento spedita da Adriana. Alessandro ha poi reperito il testo completo, da da questa pagina, che inseriamo senz'altro al posto di quello abbreviato. È stata approntata anche una traduzione integrale.[RV]
QUICK INDEX OF VERSIONS AVAILABLE
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Accordi per chitarra
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Guitar Score
Per Chico Mendes e per la sua storia si rimanda a "Chico Mendes" dei Gang.
Su Chico Mendes:
Cuando los ángeles lloran dei Manà
Chico Mendes dei Gang
Ricordati di Chico dei Nomadi
Per la gloria di Mario Lavezzi
How Many People di Paul McCartney
Ambush dei Sepultura
Ao Chico di Tião Natureza
Enciendo una vela di Marianne
La memoria di León Gieco
Chanson pour Chico Mendès di Philippe Val
L'alet de la terra dei Los de l'Ouzoum
Louvor a Chico Mendes di Simone
Tëra dël 2000 dei Mau Mau
Chico Mendes di Brita Brazil
Chico Mendes di Michel Delpech
Amazzonia di Franco Simone
Chico Mendes dei Clarion
Canzone per Chico di Ugo Mazzei
The Tallest Tree di Roy Harper
Sacred Ground dei Living Colour
Chico Mendes degli Agrestia
The Murder of Chico Mendes di Michael McGuire
Curupira, Caipora, Chico Mendes di OBSP