Mon Dieu, nous n’avons plus sur terre
Un seul lieu pour fuir le danger.
Voyez nos pleurs, notre misère,
Secourez-nous, daignez nous protéger !
Tous ces enfants du Nord qui viennent
Guerroyer au nom de Jésus
Comme un torrent, renversent, prennent,
Par eux nos biens seront perdus !
Cependant nous ne pouvons croire
Que Vous nous ayez envoyé
Tous ces infâmes de la Loire,
Qui tant de maux ont déployé !
Un seul lieu pour fuir le danger.
Voyez nos pleurs, notre misère,
Secourez-nous, daignez nous protéger !
Tous ces enfants du Nord qui viennent
Guerroyer au nom de Jésus
Comme un torrent, renversent, prennent,
Par eux nos biens seront perdus !
Cependant nous ne pouvons croire
Que Vous nous ayez envoyé
Tous ces infâmes de la Loire,
Qui tant de maux ont déployé !
Langue: italien
Versione italiana di Daniel Bellucci e Emanuela Paolucci
(12.03.06 Nizza)
(12.03.06 Nizza)
PREGHIERA DEGLI ALBIGESI
Mio Dio, non ci resta più sulla Terra
alcun luogo per fuggire il pericolo.
Guarda i nostri pianti, la nostra miseria,
soccorrici, proteggici !
Tutti quei figli del Nord che vengono
guerreggiare nel nome di Cristo
come un torrente, travolgono, prendono,
per colpa loro i nostri beni saranno perduti !
Ciononostante non possiamo credere
che ci hai mandato
tutti quegli infami dalla Loira
che tanti mali hanno seminato!
Mio Dio, non ci resta più sulla Terra
alcun luogo per fuggire il pericolo.
Guarda i nostri pianti, la nostra miseria,
soccorrici, proteggici !
Tutti quei figli del Nord che vengono
guerreggiare nel nome di Cristo
come un torrente, travolgono, prendono,
per colpa loro i nostri beni saranno perduti !
Ciononostante non possiamo credere
che ci hai mandato
tutti quegli infami dalla Loira
che tanti mali hanno seminato!
envoyé par Daniel Bellucci (Nizza) - 12/3/2006 - 16:59
Queste testimonianze tramandano un dolore che varca i secoli e raggiunge il nostro cuore. I misfatti della Chiesa, compiuti nel corso dei secoli, per una legge di Armonia Cosmica non possono restare impuniti. L'architettura della Chiesa a breve crollerà. In India, nel mandir di Gandhi, in quello che era il suo studio, ho avuto una visione: il crollo della Cupola di San Pietro, una metafora del crollo della Chiesa. Nella mia mente, mentre guardavo la figura di Gandhi, ho visto il percorso della sua storia personale, poi ho visto la storia della Chiesa, con tutti i suoi secolari misfatti, al termine ho visto Piazza San Pietro e la cupola implodere su se stessa.
Raccontai la cosa ad un amico ed egli mi rispose, serafico: "Sarà quello che accadrà". Ed anch'io credo che accadrà, ed anche abbastanza presto.
Raccontai la cosa ad un amico ed egli mi rispose, serafico: "Sarà quello che accadrà". Ed anch'io credo che accadrà, ed anche abbastanza presto.
Mario Chigiotti - 17/3/2013 - 17:14
Egregio Sig. Chigiotti,
cosa si era fumato prima di visitare il Kirti Mandir per avere una visione del genere?
Ma si rende conto che la cupola di San Pietro è un gioiello dell'arte di ogni tempo? Lo sa, vero, che è frutto del genio di persone come Michelangelo Buonarroti, Donato Bramante, Raffaello Sanzio e Antonio da San Gallo?
La sua apocalittica visione - sicuramente generata dall'abuso di qualche sostanza psicotropa - mi ricorda tristemente scempi come la distruzione del Buddha di Bamiyan ad opera dei talebani nel 2001 od il più recente rogo della biblioteca di Timbuctù, sempre per mano di integralisti islamici che già l'anno scorso avevano lì distrutto uno dei secolari santuari di fango...
Potrebbe per cortesia smettere di farsi le canne e più semplicemente limitarsi ad invocare come molti - compreso il sottoscritto - la fine della Chiesa come istituzione di potere e di dominio?
Lasci stare, per favore, Er Cupolone, che quando finalmente il papa e tutta la gerarchia a scendere sarà scomparsa, lì ci faremo dei bellissimi concerti (ingresso gratuito).
cosa si era fumato prima di visitare il Kirti Mandir per avere una visione del genere?
Ma si rende conto che la cupola di San Pietro è un gioiello dell'arte di ogni tempo? Lo sa, vero, che è frutto del genio di persone come Michelangelo Buonarroti, Donato Bramante, Raffaello Sanzio e Antonio da San Gallo?
La sua apocalittica visione - sicuramente generata dall'abuso di qualche sostanza psicotropa - mi ricorda tristemente scempi come la distruzione del Buddha di Bamiyan ad opera dei talebani nel 2001 od il più recente rogo della biblioteca di Timbuctù, sempre per mano di integralisti islamici che già l'anno scorso avevano lì distrutto uno dei secolari santuari di fango...
Potrebbe per cortesia smettere di farsi le canne e più semplicemente limitarsi ad invocare come molti - compreso il sottoscritto - la fine della Chiesa come istituzione di potere e di dominio?
Lasci stare, per favore, Er Cupolone, che quando finalmente il papa e tutta la gerarchia a scendere sarà scomparsa, lì ci faremo dei bellissimi concerti (ingresso gratuito).
Dead End - 17/3/2013 - 19:27
Se si dovesse chiedere il conto a tutti gli attuali diretti e indiretti eredi dei misfatti dei loro predecessori, salterebbe in aria molto più di mezza Europa, prima fra tutte la regina inglese e le altre monarchie.
Finora solo i perdenti hanno avuto la loro Norimberga.
Finora solo i perdenti hanno avuto la loro Norimberga.
Ottone - 17/3/2013 - 23:38
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Armonizzazione di Bernard Lallement. Il testo è una traduzione dalla lingua provenzale antica.
Gli "Albigesi" erano seguaci del movimento ereticale sviluppatosi tra XII e XIII secolo nel Mezzogiorno occitanico della Francia (Linguadoca), soprattutto a Tolosa e ad Albi. Insieme ai numerosi e coevi focolai dell'Italia settentrionale, furono la principale manifestazione in Occidente della eresia orientale dei catari, già propagatasi attraverso bogomili e pauliciani nei Balcani. Il movimento si innestò sulla ripresa religiosa europea dell'XI secolo, che accompagnava la crescita economica e i suoi profondi rimescolamenti sociali. Esso però si spinse fino alla negazione completa della Chiesa, della sua liturgia e di alcuni dei suoi principali cardini teologici (divinità del Cristo, verità dell'Antico Testamento e dottrina della creazione). Le comunità ereticali trovarono un potente alleato nel conte di Tolosa Raimondo VI e in altri grandi signori provenzali. Intorno al 1170, a Saint-Félix-de-Caraman, l'eresia si diede una organizzazione territoriale diocesana. Di fronte al concreto pericolo di una nuova chiesa cristiana occidentale, Roma reagì. Dopo l'assassinio nel 1208 del legato pontificio, papa Innocenzo III considerò chiusa ogni prospettiva di conciliazione, scomunicò Raimondo VI e bandì la crociata contro gli albigesi, che si trasformò in una lunga e sanguinosa guerra ventennale, condotta dalla nobiltà cattolica ortodossa della Francia settentrionale, legata alla monarchia, contro i ricchi e potenti principati della Linguadoca. Lo scontro si risolse nel 1229, dopo l'intervento diretto del nuovo re Luigi VIII che sottopose alla corona gran parte della regione, e con l'ausilio dell'Inquisizione l'eresia fu estirpata.